Come deve prepararsi un musicista per un evento come il Festival di Sanremo? La kermesse sanremese si consuma nel giro di pochi giorni, ma la sua preparazione comincia qualche mese prima per i musicisti coinvolti: una “full immersion” da dividersi tra lo studio dei brani, il setup più congeniale da impiegare e infine una lunga serie di prove con l’orchestra e i cantanti in gara per affinare ciascuna esibizione. Un lavoro impegnativo ma affascinante per chi fa musica, quindi ho deciso di dare spazio su SM Strumenti Musicali a un addetto ai lavori come Maurizio Campo, per farci raccontare la sua esperienza: ecco il suo curriculum.
Diplomato in Pianoforte e Musica jazz presso il conservatorio di Bari, vince una borsa di studio presso la scuola APM di Saluzzo, specializzandosi in arrangiamento e nuove tecnologie applicate alla musica. Maurizio Campo è docente nei corsi della Scuola di alto Pefezionamento Musicale di Saluzzo dal 2000 e presso il Conservatorio di Parma dal 2012. Nel 2005 compone e realizza la sigla televisiva delle Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Dal 2007 è tastierista dell’Orchestra del Festival di Sanremo, ma in televisione è stato musicista, arrangiatore e programmatore per diversi programmi delle reti RAI e Mediaset, tra cui “Casa Mika”, “Domenica In”, “Io Canto” o “Amici”. In teatro, Maurizio Campo è stato musicista, programmatore e direttore in vari musical tra cui “Jesus Christ Superstar”, “Grease”, “Aggiungi un posto a tavola” e “La febbre del sabato sera”. Ha seguito in Tour artisti come Raf, Fabio Concato, Patty Pravo e L’Aura, ma nel corso degli anni ha collaborato con Carl Anderson, Amedeo Minghi, Daniele Luttazzi, Loretta Goggi, Tosca, Platinette, Massimo Ranieri, Armando Trovajoli, Pietro Garinei, Peppe Vessicchio, Steven Mercurio, Celso Valli, Pippo Caruso, Geoff Westley, Valeriano Chiaravalle. In orchestra ha suonato con artisti quali Anastacia, Zucchero, Michael Boublè, Charles Aznavour, Leona Lewis, Claudio Baglioni, Joseph Calleja e molti altri.
Riccardo Gerbi: ciao Maurizio, partiamo dalla classica domanda: come si arriva a suonare nell’orchestra ritmico sinfonica di Sanremo?
Maurizio Campo: ho iniziato a suonare nell’orchestra del Festival nel 2007 e successivamente nell’edizione 2010, nel 2011 invece ho diretto l’orchestra per un artista in gara, infine dal 2013 ho ripreso a fare il tastierista partecipando a tutte le edizioni fino al 2018. Per far parte di un’orchestra di questo tipo, oltre a una solida preparazione musicale sia a livello tecnico che teorico, è richiesta competenza nella programmazione nella lettura, infine il lato caratteriale e l’attitudine a lavorare in gruppo completano il pacchetto. In una produzione di questo tipo è necessaria una buona autogestione, per affrontare i meccanismi ed i tempi di una produzione televisiva che spesso possono rivelarsi impegnativi. Un esempio: a volte è capitato di dover provare qualcosa addirittura durante la manciata di minuti di una pausa pubblicitaria. Essere reattivi fa la differenza in queste situazioni.
RG: veniamo alla preparazione prima del Festival…
MC: partiamo dall'inizio: la sezione ritmica di cui faccio parte viene convocata e contrattualizzata dalla produzione RAI, mentre l’orchestra è sotto la gestione artistica e contrattuale della Fondazione Orchestra Sinfonica di Sanremo. Per la ritmica la scelta dei singoli musicisti è sempre concordata tra la produzione RAI ed il direttore designato che in questa edizione è stato il grande Geoff Westley. La prima tranche di prove è partita il 2 gennaio negli studi di Cinecittà a Roma dove erano allestite la regia audio per la messa in onda e quella per il monitoraggio. Qui abbiamo provato per due settimane sia le canzoni in gara che le varie sigle e gli stacchi da utilizzare nel corso della trasmissione, poi terminata questa fase dal 18 gennaio ci siamo trasferiti a Sanremo nel teatro Ariston dove abbiamo continuato le prove con gli artisti. A Sanremo si è aggiunta la regia video, quella dell’audio di sala, grafica luci, etc. L’ultima settimana prima del Festival è stata dedicata principalmente alle prove con Baglioni e gli altri presentatori, inoltre abbiamo iniziato a dare una lettura ai brani dei vari ospiti. La settimana del festival comincia per noi il lunedì, con la prova generale in cui si eseguono tutti i brani in gara, poi dal martedì parte una vera maratona: prove dalle 11.00 alle 19.00 con gli ospiti della puntata a cui segue la diretta che termina verso l’una di notte.
RG: passiamo alla scelta del setup: quanto c’è di tuo e quanto della produzione?
MC: siamo tre tastieristi e cerchiamo di distribuirci i compiti, perciò pur mantenendo la massima flessibilità sulle timbriche cerchiamo di fare scelte più specifiche, e personalmente mi occupo di synth analogici e lead. La produzione RAI provvede a fornire a ciascuno il backline richiesto, e per quanto mi riguarda il mio set quest’anno era composto in primis da Nord Stage 3 (lo strumento principale con cui spesso remoto il resto del setup) e lo Yamaha Montage7. Come synth monofonico, dopo aver utilizzato per alcune edizioni il Moog Voyager, quest’anno ho scelto il Sub37, a cui ho aggiunto il DSI Prophet 6. Il setup hardware fin qui descritto viene completato da quello software che gira sul mio Macbook Pro con Mainstage. Tra le librerie utilizzate segnalo NI Komplete 11 o Arturia V-Collection 6, l’indispensabile Omnisphere di Spectrasonics, più varie ed eventuali a richiesta delle singole produzioni. Infine, oltre al mixer Mackie con cui ho premixato tutto, il setup era completato dalla nuova interfaccia audio Arturia Audiofuse e dalla mia vecchia ma ancora valida interfaccia midi Emagic MT4.
RG: setup hardware e virtuale del tastierista in un’orchestra ritmico sinfonica: solo preset tastieristici o anche suoni volti a emulare strumenti acustici di supporto?
MC: la verità è che si suona un po’ di tutto perciò possono capitare parti di archi ma anche altre cose; per esempio, quest’anno mi sono fatto carico delle parti di arpa perché lo strumento non era presente nell’organico sinfonico. Ho cercato di avere l’approccio più simile allo strumento reale quindi ho scelto di utilizzare una patch del Montage, perché oltre ad essere sufficientemente realistico mi consentiva (in particolare nei glissato), mediante il tuning degli oscillatori (+/- 1 semitono), di replicare lo stesso meccanismo dell’arpa, che di fatto opera modificando l’intonazione (+/- 1 semitono) meccanicamente con dei pedali. Ho dovuto creare parecchi template ma il risultato nei glissato era veramente credibile.
RG: sei un esperto di Computer Music: quando un brano prevede una serie di sequenze, esse vengono mantenute inalterate o in fase di prova di tende a farle eseguire dai musicisti?
MC: siamo molto vincolati alla volontà dei team degli artisti in gara di replicare al massimo le sonorità delle rispettive produzioni discografiche. Suoni particolarmente elaborati o di difficile riproduzione rimangono in sequenza, mentre altre parti vengono assegnate ai tastieristi a cui solitamente viene fornito in anticipo un file audio di riferimento, perché si possa riprogrammare la stessa timbrica. A volte ti viene indicato il virtual instrument e la relativa patch con cui il suono è stato realizzato ed in alcuni casi ti viene proprio fornito il file della patch o il channel strip di Mainstage (previa compatibilità con la tua library).
RG: una curiosità che molti si pongono è: l’orchestra è mai intervenuta per modificare sul campo una brano in gara?
MC: può succedere che si debba adattare qualcosa rispetto alle parti assegnate, magari anche per risolvere qualche inesattezza; l’esperienza in questi casi corre in aiuto ma si tratta pur sempre di piccoli interventi, non di stravolgimenti. Qualsiasi modifica sostanziale dell’arrangiamento è sempre concordata con il direttore del brano.
RG: passiamo al monitoraggio, perché quest’anno sul palco di Sanremo ho rivisto nuovamente dei wedge monitor…
MC: i wedge monitor ci sono ogni anno, ma sono pochi gli artisti che li utilizzano perché la maggioranza preferisce gli in-ear monitor. L’ascolto di tutta l’orchestra avviene mediante in-ear e ogni componente dell’orchestra dispone di un monitor mixer – nello specifico Roland M48 – in cui confluiscono i canali utili a dare ad ogni musicista l’ascolto più flessibile: per intenderci, nel mixer di Maurizio dei Lazzaretti (batterista dell’orchestra ndr) arrivano singolarmente tutti i canali del set della batteria, mentre per gli altri musicisti la batteria arriva come premix su un canale solo. Il mio setup che, come detto in precedenza, viene premixato all’origine e arriva su un canale stereo, mentre con gli altri canali del mixer posso gestire i singoli elementi della sezione ritmica: l’orchestra sinfonica su un singolo canale, il click, lo speakerato, le sequenze, infine il canale dedicato alla voce del cantante.
RG: l’orchestra al Festival assegna il premio “G.Bigazzi” per il miglior arrangiamento, ma siete sempre d’accordo in fase di votazione?
MC: tutto sommato, l’orchestra converge sempre su quelle tre o quattro canzoni tra quelle in gara. Per qualità di orchestrazione - per esempio – il brano di Max Gazzè quest’anno ha messo d’accordo un po’ tutti.
RG: una canzone o un’artista che ti ha emozionato sentire o vedere su quel palco?
MC: beh, nel corso degli anni è successo varie volte. E’ sempre emozionante suonare canzoni di valore universale come “Mad About You” con Sting, di cui sono un fan da sempre, “Fire & Rain” con James Taylor o i più grandi successi di Claudio Baglioni.
RG: e il trattamento economico al Festival?
MC: ricordo che i componenti della ritmica concordano il proprio cachet con l’ufficio scritture RAI. Ritengo che i compensi siano in linea con i quelli di una produzione televisiva.
RG: ritieni che il Festival di Sanremo possa ancora essere una bella vetrina per la musica, oppure resta solo il più grosso evento televisivo italiano?
MC: sono vere entrambe le cose, ma è bene precisare che il Festival rappresenta una tradizione per la musica leggera italiana e non solo, e soprattutto non va confuso con i talent. Sanremo è un contenitore in cui coesistono la gara, il varietà, il talk show. Nella settimana in cui va in onda regala una visibilità pazzesca agli artisti ed alle loro canzoni, non solo sul mezzo televisivo o radiofonico, ma adesso anche in rete tramite i social network. Sul Festival si tende spesso a generalizzare e fare commenti superficiali; obiettivamente in ogni edizione ci sono canzoni belle ed altre meno, ma è altrettanto vero che tante di queste canzoni - anche quelle finite nella parte bassa della classifica - in seguito siano diventate patrimonio della cultura pop italiana. Il senso del Festival per me è questo.
RG: hai accennato ai talent, che ne pensi?
MC: viviamo tempi frenetici e i talent ne sono una rappresentazione. Io li paragono agli allevamenti intensivi… allevamenti intensivi di artisti. Questo non significa che a parteciparvi non ci sia gente con del talento o con delle qualità, ma il percorso artistico dei concorrenti è funzionale esclusivamente allo show televisivo. Puoi partecipare, persino vincere, ma quando esci da questi paradisi artificiali nella maggioranza dei casi non succede più nulla.
RG: tra l’insegnamento e le varie attività che svolgi resta lo spazio per qualche sogno da realizzare?
MC: in questi mesi sono impegnato intensamente nell’attività di docenza presso il Conservatorio di Parma dove seguo il corso di musica d’insieme pop e seguo un gruppo di oltre 50 studenti. Ho da poco terminato un progetto di musica orchestrale che sarà pubblicato prossimamente e di cui ho curato l’intera produzione, un impegno durato oltre un anno tra preproduzione, arrangiamento, orchestrazione, registrazione e mix. Per questo lavoro ho avuto la possibilità di dirigere una grande orchestra a Budapest. Mi piace molto scrivere e lavorare con l’orchestra e per il futuro intendo intensificare questa attività, inoltre desidero dare spazio al mio lato più artistico con un progetto tastieristico. Riguardo ai tour il prossimo autunno ci saranno delle novità.
RG: grazie Maurizio.