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Diritto d'autore 2.0, la battaglia tra un web più giusto ed uno più libero


Sono anni decisivi questi per il diritto d'autore, per la tutela delle opere d'ingegno - come vengono definite tutte le creazioni che possono essere sottoposte a tutela - e anche per la parte economica che deve derivare dal loro sfruttamento da parte di terzi.
Si, perchè questi non sono anni come gli altri, l'evoluzione tecnologica e l'arrivo di nuovi big player dei media sulla rete ha cambiato tutto. Il concetto stesso di diritto d'autore sta vacillando ed è oggetto di discussione e pressioni continue sui legislatori.

copyright diritto autore

 

Per quanto riguarda quest'ultimo periodo abbiamo visto due avvenimenti estremamente importanti che, probabilmente non per caso, sono arrivati dopo anni a concretizzarsi e diventare legge. Sto parlando della nuova Direttiva sul Copyright approvata a settembre dall'Unione Europea ed il Music Modernization Act che negli stessi giorni dello scorso mese ha visto il traguardo al Senato americano. Per quanto riguarda l'UE, la battaglia è stata decisiva soprattutto per la musica e l'editoria che chiedevano da tempo di vedere difesi sia la possibilità di decidere se essere diffusi sulle piattaforme digitali che di essere remunerati quando questo avviene. Negli Stati Uniti invece ci sono voluti anni per modernizzare il sistema e renderlo adeguato al nuovo trend di consumo della musica mondiale, lo streaming, ed ora gli artisti e le label avranno dovrebbero ottenere una remunerazione più equa ed i distributori un sistema unico e moderno per la gestione del diritto d'autore.

 

L'Unione Europea, che varando la nuova Direttiva sul Copyright ha posto quanto meno rimedio ad un problema ormai divenuto urgente, nel percorso di questa legge ha visto una fortissima pressione ed attività di lobby da parte dei grandi player internazionali come Google e Facebook soprattutto. I due colossi del web si erano opposti fortemente a soprattutto ai due articoli più critici, l'11 ed il 13, che in sostanza richiederanno loro di remunerare gli editori per l'utilizzo delle notizie pubblicate anche solo in anteprima sulle loro piattaforme - la cosiddetta "Link Tax" - e di attivare degli "Upload Filters" che garantiscano in maniera preventiva agli autori che i loro contenuti non finiscano sulle piattaforme senza il loro consenso e senza un accordo anche economico tra le parti.

 

 La posta in gioco era infatti molto alta, la direttiva, che nell'ultimo passaggio è stata ammorbidita, se fosse stata applicata rigidamente avrebbe potuto mettere in seria difficoltà i due giganti della Silicon Valley, innescando una battaglia con l'editoria e le società di protezione del diritto d'autore senza precedenti e senza un esito prevedibile. Questa battaglia in punta di articoli e commi ha visto in modo del tutto singolare affiancati contro l'approvazione della direttiva soggetti ed istanze molto diversi. Google e Facebook, che si opponevano principalmente per motivi economici e di sopravvivenza delle loro piattaforme, si sono trovati affiancati a Wikipedia e ad un assembramento sparso di partiti e associazioni, che volevano la cancellazione di questi due articoli per difendere la libertà di pubblicazione sul web paventando una possibile censura sui contenuti. 

 

 

Lasciatemi fare un esempio pratico per noi musicisti, giusto per calare questa nuova direttiva nella realtà quotidiana.
Se internet è uno spazio libero, la mia libertà di pubblicare quello che desidero dovrebbe essere in qualche modo tutelata. Ma voi musicisti, che avete investito risparmi, tempo ed energie per registrare, promuovere e diffondere la vostra musica, come giudicate la libertà di qualcuno che prende i vostri contenuti e li pubblica su di una qualsiasi piattaforma senza il vostro permesso? La risposta praticamente unanime sarebbe che l'utente che lede il diritto d'autore va punito e la piattaforma che ne permette la diffusione sanzionata se non rimedia. Nella pratica questo non solo non è possibile, a causa del numero quasi illimitato di canali di diffusione, ma è anche scivolosamente vicino al principio della censura, poichè i filtri che si utilizzano per impedire l'upload sono regolati dalle piattaforme, che acquisiscono così un potere enorme su ciò che è possibile pubblicare o meno sul web.

 

Nella pratica, sul filo di lana dell'approvazione finale, si è venuti ad una mediazione che però ha stabilito alcuni punti fermi ed importanti precedenti che vanno verso la definizione di un internet sempre meno visto come un Far-West privo di regole ma come uno spazio ormai reale in cui diritti e responsabilità devono essere attribuiti e tutelati.
Vediamo semplificando per punti ciò che è stato stabilito:

 

  • Responsabilità e Compensazione Economica - i grandi player come Facebook e Google sono in pratica stati equiparati a degli editori (posizione che fino ad ora avevano sempre rifiutato per ovvi motivi) e dovranno non solo essere responsabili dei contenuti e delle violazioni presenti sulle loro piattaforme globali (come Facebook, Google, YouTube, Instagram ed altri) ma anche riconoscere un corrispettivo economico per lo sfruttamento (commerciale, visto che questi player realizzano miliardi di dollari ogni anno anche grazie a questi contenuti) dei contenuti prodotti da terzi.
  • Salvi Wikipedia, le piccole e medie piattaforme e l'open source - coloro che hanno piattaforme senza scopo di lucro o con una bassa redditività, sono esclusi dal rispetto delle direttive. Per cui, ad esempio, viene tutelato il diritto dell'enciclopedia globale a lasciar partecipare alla scrittura dei contenuti gli utenti, senza dover esercitare un controllo puntuale e preventivo su ogni contenuti, che avrebbe rischiato di oscurare milioni di pagine.
  • Niente Filtri automatici - quella che sembrava la soluzione più immediata ma che spaventava i difensori della libertà del web è stata eliminata. Gli algoritmi filtro che avrebbero dovuto lasciar passare solo i contenuti non protetti da copyright non dovranno essere implementati per forza - nonostante alcune piattaforma già li utilizzino - ma le piattaforme dovranno istituire delle procedure rapide e canali veloci per i reclami in entrambi i sensi, sia per l'utilizzo improprio di contenuti protetti che per la cancellazione erronea di contenuti non protetti.
  • Artisti e Giornalisti dovranno essere pagati - le piattaforme e gli editori dovranno corrispondere un adeguato importo economico per l'utilizzo delle opere di artisti e produttori di contenuti come i giornalisti e tutte le nuove forme di scrittori e blogger. Inoltre questo compenso dovrà tenere conto anche delle entrate indirette delle piattaforme e prevedere un'integrazione se il corrispettivo fino ad ora previsto è esiguo ed ingiusto rispetto alle entrate delle piattaforme.

 

Insomma si apre un nuovo capitolo che dovrebbe interessare e riguardare tutti gli artisti, che ora come non mai dovrebbero essere consapevoli che i loro contenuti sono una parte importante di questo "petrolio digitale" che fa girare queste enormi macchine miliardarie che sono i colossi del web.
Come diceva Ben Parker, "da grandi poteri derivano grandi responsabilità", ed ora probabilmente è stato messo un gradino in più per arrivare ad un web più giusto, poichè sarà probabilmente lo spazio virtuale quello dove nei prossimi anni si combatteranno le più grandi e decisive battaglie.

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