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Joe Satriani, l'inventore del sound da Guitar Hero


Se dovessimo eleggere una santissima trinità dei Guitar Hero non credo avremmo molti dubbi nel nominare, confortati anche dai dati discografici, Yngwie Malmsteen, Steve Vai e Joe Satriani. Quest'ultimo, essendo anche il più vecchio anagraficamente ed a suo tempo insegnante dello stesso Steve Vai, può essere considerato il fondatore della categoria propriamente detta.
So che ora qualcuno potrebbe avere da obbiettare sulla definizione stessa e sul fatto che molti chitarristi precedenti come Jimi Hendrix, Ritchie Blackmore, Tony Iommi ed altri ancora potrebbero essere elettri a decani ancora prima del nostro Satch, tuttavia quel movimento di chitarristi solisti che fece il suo maggior successo tra gli anni '80 e '90 deve chiaramente gran parte del suo traino a questi tre maestri delle sei corde.

 

joe satriani chitarrista strumenti musicali

 

Tra qualche giorno il nostro Frank Caruso vi porterà a ricreare il sound di Joe Satriani con le emulazioni virtuali che tutti potete utilizzare anche a casa. Oggi invece proprio per conoscere al meglio il suono ed i 'segreti' di questo mitico chitarrista ne andremo ad esplorare e conoscere la strumentazione reale, cercando di capire come si è evoluto un timbro così iconico nel tempo.

DUE PAROLE SULLE CHITARRE DI SATCH

A parte i primi due album, per altro fondamentali per la sua carriera solista, che sono "Not of this Earth" ed il magico "Surfing with the Alien" in cui Satch ha suonato per lo più chitarre Kramer Pacer, noi conosciamo Joe principalmente per la sua ormai lunga e proficua collaborazione con Ibanez per quanto riguarda le chitarre.
La sua Ibanez signature JS1 è uno dei modelli più venduti nella storia del marchio giapponese, assieme alla JEM di Steve Vai, ed è divenuta una vera e propria serie con numerosi modelli. Possiamo citare ad esempio il modello più accessibile chiamato JS100, un modello a 24 tasti come la JS2400, la JS1600 con un imprevedibile ponte fisso ed infine la JS1CR30 con il pickup DiMarzio Satchur8 al ponte ed il sistema Sustainiac al manico.
Ovviamente parte indispensabile di questa ricetta 'segreta' sviluppata da Satriani assieme ai maestri liutai orientali sono il ponte tremolo tipo Floyd Rose con sistema di bloccaggio corde, che gli permette di portare all'estremo l'uso della leva, ed i pickup DiMarzio che lo aiutano ad avere un suono versatile ma sempre rotondo e riconoscibile.

 

ibanez chitarra JS1 joe satriani strumenti musicali

UN CHITARRISTA, DUE ANIME: IN STUDIO E LIVE

Possiamo veramente vedere le due diverse anime di Joe Satriani facendo la differenza tra quello che sentiamo nei suoi dischi e quello che poi sentiamo e vediamo nei suoi live. In studio Satch è un vero e proprio sperimentatore che probabilmente ha utilizzato qualsiasi tipo di effetto e chitarra in circolazione per ottenere sfumature, texture e sonorità differenti del suono di chitarra. Dal vivo invece torna l'anima da chitarrista rock 'n roll, con un suono molto riconoscibile e personale ma senza decine di variazioni, anche oggi che con i modeler digitali sarebbe ampiamente possibile riprodurre per filo e per segno il suono dei dischi.

 

Satriani rimane fedele al suo approccio semplice e, sembra strano a dirlo per un guitar hero, piuttosto scarno nei suoi elementi fondamentali. Nonostante la sua identità sonora si sia consolidata principalmente negli anni '80, Joe non usa amplificatori iper-distorti o tirati al massimo. Anzi, il suo suono di base potrebbe essere descritto brevissimamente con due elementi: un distorsore classico davanti ad un ampli con un suono pulito leggermente compresso.

SATRIANI IN TRE PAROLE: DISTORSIONE, DELAY, WAH

Dal vangelo secondo Joe Satriani anni '80 e '90: non avrai altro distorsore al di fuori del BOSS DS-1. A parte qualche ovvia ed occasionale escursione su altre tipologie di overdrive, il DS-1 è stato, ed è ancora per certi versi, la saturazione principale del suo suono. La sua versione preferita è quella modificata da Robert Keeley, una delle più famose e molto amata anche dal suo compagno di scorrerie chitarristiche Steve Vai. Attualmente la sua filosofia del suono non è cambiata ma si è leggermente evoluta con l'aggiunta del suo pedale signature VOX Satchurator e di un BB-Preamp di Xotic. Nonostante ciò l'approccio è rimasto lo stesso.

 

Boss DS-1 Keeley Mod

 

Il secondo ingrediente fondamentale è il delay. Il sound da guitar hero che ha contribuito a ridefinire è fortemente caratterizzato dalle parti soliste impregnate di delay in modo importante. Satch ha sperimentato molti delay, partendo sempre negli anni '80 con il Boss DM-2 analogico o il DD-2 digitale. Il suo setup prevedeva allora l'utilizzo tramite pedali ed effetti a rack di tre delay in cascata, utilizzati con tempi di delay crescenti in modo da creare riflessioni multiple, tipo riverbero, ma avere sempre il controllo sulla definizione del suono.
Ovviamente nel tempo i delay sono divenuti sempre più complessi e qualitativamente evoluti, ma Joe è passato poi all'utilizzo di un solo delay, che può essere il suo vecchio DM-2 oppure il suo VOX signature chiamato Time Machine.

Boss-Delay-DM-2

Molti chitarristi hanno fatto del wah una delle loro armi preferite, ma pochi come Satriani lo hanno sfruttato così a fondo esplorandone ogni possibilità e sfumatura. Essendo un effetto abbastanza semplice e che non si è evoluto molto, negli anni '80 partì utilizzando un vecchio modello VOX come l'847, per poi passare ovviamente anche per il Cry Baby Dunlop. Ora ha il suo modello signature Big Bad Wah realizzato da VOX che è stato modificato leggermente per sposarsi meglio con il suo suono ed ha un drive interno per incattivirlo e poter variare la timbrica e renderlo più tagliente in alcuni pezzi.
Una particolare citazione da fatta per il Whammy che Satch ha utilizzato diverse volte in pezzi come "Searching" o "Cool #9".

Satriani Big Bad Wah Vox

AMPLIFICAZIONE, UN RITORNO A CASA MARSHALL

Proprio per questa sua propensione a non usare nei suoi progetti solisti quasi mai il canale distorto degli amplificatori, Satriani nonostante abbia ovviamente cambiato molte soluzioni di amplificazione, ha sempre mantenuto la stessa struttura del suo timbro. Negli anni '80 è partito con le classiche Marshall JCM800 e JCM900 negli anni '90. Negli anni '90 ha utilizzato molto le Marshall Anniversary, sempre però utilizzando più che altro il suono pulito nelle sue esibizioni soliste.

 

Negli anni 2000 Satriani accetta di collaborare con Peavey alla creazione di una sua linea signature di amplificatori. La sua testata principale era la JSX da 120 Watt e 3 canali, un amplificatore davvero potente e versatile basato sulla sua Marshall 6100, di cui però Joe da vivo continuava ad usare prevalentemente il canale clean per affidare le distorsioni sempre ai pedali suddetti. Il suono distorto abbastanza particolare e riconoscibile di questi amplificatori lo potete sentire ad esempio nella tanto discussa "If I Could Fly" del 2004 che poi fu riconosciuta essere fonte di plagio da parte dei Coldplay per "Viva la Vida".

 

Satriani Peavey JSX

 

Nel 2009, registrando il primo album del super-gruppo Chickenfoot, Joe ha ritrovato l'amore per gli amplificatori Marshall, optando inizialmente per le testate JVM210H. Marshall ha colto la palla al balzo proponendogli poi di tornare in famiglia con una sua nuova serie di amplificatori signature più moderni e ritagliati per le esigenze specifiche in ogni contesto. Ne è nata la JVM410HJS, una testata davvero complessa con quattro canali (Clean, Crunch, OD1, OD2) e quattro impostazioni indipendenti di Noise Gate integrati ed una quantità di opzioni notevole, compreso il pieno controllo MIDI.
Nemmeno a dirlo il suono di Satch, pur essendo leggermente cambiato rispetto agli anni '90 in cui utilizzava ancora Marshall, non è molto variato dal vivo, basandosi ancora principalmente su di un distorsore a pedale in stile DS-1 e su di un canale pulito un po' spinto in stile 6100.

 

JVM410HJS Head

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