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Reportage – Mountain Studios: il paradiso svizzero dei Queen!


Una fresca mattina di agosto sono partito con moglie e amici dalla Valle di Aosta, per raggiungere Montreux e visitare “Queen The Studio Experience”. Si tratta del museo allestito in quello che fu lo studio di registrazione della band inglese a cavallo tra il 1979 e il 1993, sito all’interno del Casinò Barrière nella tranquilla cittadina svizzera. Ma andiamo con ordine: per chi non conosce questi studi, ecco in pillole alcuni cenni storici.

 

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Il casinò Barrière a Montreux

 

Mountain Studios: la genesi

Tutto parte dall’incendio che distrusse il casinò nel 1971, durante un concerto di Frank Zappa al Montreux Jazz Festival. Un fan cecoslovacco di Zappa pensò bene di sparare un razzo illuminante su legni e stoffe del soffitto, scatenando il rogo: fortunatamente non ci furono vittime. I Deep Purple erano a Montreux in quel periodo per registrare il loro album, e osservando l’incendio dall'hotel presero spunto per realizzare il celebre brano “Smoke On The Water”.  Ci vollero ben quattro anni per ricostruire il casinò, e dell’uso di alcuni locali un collaboratore del Montreux Jazz Festival aveva già le idee ben chiare...

 

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4 dicembre 1971: il fumo dell'incendio nel Casinò aleggia sul Lago del Lemano

 

Mountain Studios: personaggi e interpreti

Forte del supporto economico di alcuni azionisti olandesi, il Producer/manager svizzero Alex Grob affittò i locali del Casinò e insieme a sua moglie, la cantante americana Anita Kerr, fondò i Mountain Studios, che aprirono ufficialmente i battenti il 3 luglio 1975.

Ad affiancare Grob in questa avventura giunse David Richards, un giovane fonico inglese che divenne l’ingegnere del suono dello studio. Una curiosità: per sei anni ha lavorato nello studio come tecnico del suono anche Eugène Chaplin, figlio del più famoso Charlie, che dal 1953 si era stabilito con la famiglia in una residenza a Vevey.

Dopo soli tre anni di attività i soci olandesi decisero di svincolarsi dall’operazione, quindi Alex Grob scelse di cedere l’attività e ne parlò con Jim Beach, il manager dei Queen, che avevano appena finito di registrare a Montreux l’album “Jazz”. Benché Freddie Mercury inizialmente non fosse entusiasta della location (se ne innamorò solo in seguito), la band fu convinta da Beach all'acquisto per motivi fiscali. Il 15 luglio 1979 i Queen diventarono proprietari dei Mountain Studios.

 

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Freddie Mercury in una foto d'epoca nella regia dei Mountain Studios

 

Dopo la morte di Freddie Mercury, i Queen vendettero lo studio nel 1993 a David Richards che proseguì l’attività fino all’estate del 2002. A seguito di ulteriori lavori di ristrutturazione nel casinò (e un forte ritocco dei canoni di affitto), Richards dovette lasciare i locali trasferendo gli studi ad Attalens, a pochi chilometri da Montreux. Il sogno di David Richards di allestire un museo dei Queen negli storici studi del casinò si è avverato pochi giorni prima della sua morte, avvenuta nel dicembre del 2013.

 

 

Last but not least, un altro personaggio degno di nota in questa storia è Justin Shirley Smith, che fu a partire dal 1984 assistente di David Richards ai Mountain Studios. In seguito il fonico inglese è divenuto Audio Producer dei Queen curando diversi lavori per la band, tra cui le musiche del film “Bohemian Rhapsody”.

 

 

Mountain Studios: l’architettura

La regia e la sala di ripresa principale erano poste su piani differenti: la comunicazione avveniva in principio con un semplice interfono, e in seguito anche con un sistema video a circuito chiuso. La regia fu uno dei primi progetti oltreoceano realizzati dall’americana Westlake, che all’interno installò i suoi celebri Main Monitor TM1. Alex Grob non lesinò nemmeno sui materiali per rivestire le sale: si dice abbia importato circa 32 tonnellate di legno dall’America e pietre per i muri addirittura dalle Hawaii!

Una seconda sala di ripresa più ampia era ricavata nella Concert Hall del Casinò (l’odierna sala da gioco), che Grob affittava all’occorrenza per progetti più impegnativi. Per allestire i Mountain Studios, Alex Grob e soci spesero circa due milioni di franchi svizzeri dell’epoca.

 

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Una foto della Concert Hall dei Mountain Studios nella cover interna dell'album "Jazz"

 

Mountain Studios: pillole di setup

Per scoprire buona parte dell’attrezzatura storica e gli artisti che hanno registrato ai Mountain Studios giunge in soccorso il web, dove trovate conservate pagine del sito internet ufficiale.

Ecco qualche pillola che ho raccolto durante la mia ricerca per questo reportage: i due registratori Studer A80 a 24 tracce analogici potevano essere linkati tra loro per ottenere fino a 48 tracce, mentre l’ascolto in regia fu esteso successivamente al supporto della quadrifonia.

La console Neve 8048 del 1975 fu aggiornata nel 1982 con l’introduzione dell’automazione NECAM sui fader: oggi questa console è in uso nello Studio A degli Svenska Grammofonstudion a Goteborg, in Svezia.

 

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L'ingresso dei Mountain Studios oggi chiuso e divenuto il "Queen Tribute Wall"

 

Queen The Studio Experience

Il museo è posto al piano terra del casinò in Rue de Theatre, ma prima di entrare è d'obbligo una tappa sulla sinistra dell’edificio, per visitare (e firmare) il “Queen Tribute Wall” e fare un “selfie” davanti a quello che un tempo era l’ingresso degli studi.

L’accesso al museo è gratuito. All’entrata, ecco alcuni cimeli dei Queen: un costume di scena di Freddie Mercury, un flipper dedicato al film “Flash Gordon” – di cui la band curò le musiche – infine una coppia di “Freddie Lions”, delle sculture in vetroresina realizzate nel 2013 per l’evento "Pride of Cape Town" in Sudafrica. La sala espositiva odierna in passato ospitava un bar del casinò, ma per pareti e pavimento del Booth che ospita gli strumenti sono stati utilizzati legni e pietre provenienti dalla Small Room smantellata.

 

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La sala espositiva

La mostra propone un percorso filologico legato ai lavori nello studio dei Queen e quelli solisti di Freddie Mercury: si parte dalla vetrina con i cimeli dell’album “Jazz”, fino ad arrivare a quelli dedicati a “Made in Heaven”, l’ultimo lavoro della band registrato a Montreux. Nelle vetrine che fino a pochi mesi fa ospitavano i cimeli legati al film “Bohemian Rhapsody”, oggi trovate copie speciali degli album “A Day at The Races” e “A Night At The Opera”, più altre memorabilia.

Al centro della sala sono esposti alcuni storici costumi, tra cui quelli “alati” indossati da Freddie Mercury e Brian May nei live del 1974/1975. Siccome le divagazioni rispetto alle tematiche della mostra non mancano, sarebbe bello in futuro trovare in sala anche dei cimeli legati ai lavori solisti registrati qui da Brian May (come l’album “Back To The Light” del 1992) o da Roger Taylor, anche con i Cross, la band da lui fondata sul finire degli anni ottanta.

I manoscritti

Per chi scrive, una vera chicca della sala sono gli appunti: fogli di agende, alberghi, ristoranti o di block notes dove Mercury e soci hanno steso testi e musiche di alcune hit storiche dei Queen. Per finire, in un angolo dell’area è stata ricavata una piccola sala di proiezione, in cui si può visionare un filmato di 18 minuti dedicato ai Queen a Montreux e agli ultimi anni di vita di Freddie Mercury.

 

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Il drumset Ludwig di Roger Taylor

 

Gli strumenti

In un Booth protetto da una spessa vetrina, tra i cimeli esposti trovate sulla sinistra la possente Ludwig anni ottanta utilizzata da Roger Taylor in studio e sul palco del “Live Aid”. Al centro, una replica di Guild della “Brian May Red Special”, e un basso Music Man Sting Ray appartenuto a John Deacon. Sulla destra è esposto infine un sintetizzatore Yamaha DX7 prima serie.

In una vetrina, accanto al costume a rombi colorati utilizzato da Mercury nel tour del 1977/1978, potrete osservare il microfono Shure SM85, la capsula preferita dal cantante nei live. Riguardo all’amplificazione delle chitarre, un piccolo combo Marshall fa capolino dietro la batteria, mentre la chitarra di May è appoggiata su un classico Vox AC30.

Mi sarebbe piaciuto vedere esposta anche una semplice replica del “Deacy”, l’amplificatore “hand made” realizzato da John Deacon, che molto incise sul suono di chitarra in alcuni album dei Queen.

 

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Le chitarre esposte nel Booth degli strumenti

 

La regia

L’unica sala rimasta pressoché inalterata dal 1975, e per l’occasione equipaggiata con un sistema surround di ultima generazione. L’acustica di questa regia è incredibile, una “Experience” di ascolto che ripaga del lungo viaggio! In qualsiasi posizione vi troviate, il suono resta omogeneo e naturale: davvero un bel lavoro quello fatto all’epoca da Westlake.

Come visto in precedenza, il mixer Neve è stato venduto e oggi troneggia nella sala una riproduzione fotografica dell’originale. Al centro della replica c’è una postazione con 10 fader, per ascoltare e mixare alcuni storici brani dei Queen: un’occasione irripetibile!

 

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Le mani sui Mix

Seduto sullo (scomodo) sgabello posto al centro della saletta scelgo il primo brano disponibile: “Made in Heaven”. Roger Taylor nel video introduttivo fornisce alcuni suggerimenti sui volumi degli stem di batteria, ma quando parte il brano chiudo tutti i fader lasciando aperta solo la traccia vocale. Quando la maestosa voce di Freddie Mercury riempie la sala l’emozione è forte anche tra i visitatori che mi circondano.

Scelgo di dar spazio alle tastiere, creando una versione pianoforte e voce da brividi della hit dei Queen. Incredibile! Su “Mother Love” mi sono concentrato sull’intreccio delle chitarre di May poste su una coppia di stem, mentre “Bicycle Race” e “Invisible Man” sono semplici mix in formato surround, ma in questa regia la resa è davvero notevole.

 

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Il setup in regia

Alle mie spalle fa bella mostra all’interno della postazione originale uno dei due recorder analogici Studer A80 in forza allo studio, e donato da Dave Richards. L’outboard esposto in due vetrine è semplicemente rappresentativo del parco processori presente all’epoca nello studio, perché molto è stato recentemente venduto attraverso delle aste online dal figlio di Richards. Nei due rack ho trovato esposti:

 

Rack di sinistra

  • EQ stereo White Model 4100A
  • EQ grafico Klark Teknik 27s
  • Stereo Pitch Music Francinstien – Stereo Enhancement System
  • 2 BSS DPR-901 Dynamic Equalizer Compressor
  • Dolby Spectral Processor Model 740

 

Rack di destra

  • Jeanius Russian Dragon Sync Box
  • DBX De-Esser 263X
  • Drawmer Dual Gate DS201
  • Sintetizzatore EMU Morpheus
  • Eventide Instant Flanger Model FL201
  • EMS DMX 15-80 Digital Stereo Delay

 

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Uno dei due rack effetti esposti in regia

 

Nello specifico, mi ha lasciato perplesso la presenza di un EMU Morpheus, un expander commercializzato due anni dopo la morte di Freddie Mercury… andiamo oltre. In un altro angolo della regia, nella vetrina che un tempo ospitava il secondo recorder Studer, oggi trovate una statua di Freddie Mercury. Una targa commemorativa sul pavimento indica il punto esatto dove il frontman dei Queen ha cantato “Mother Love”, l’ultima traccia incisa con la band prima di morire.

 

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La statua di Freddie Mercury sul lungolago di Montreux

 

Altri luoghi da visitare

A poche centinaia di metri dal casinò, costeggiando il lungolago, potete raggiungere la celebre statua eretta in onore di Freddie Mercury nel 1996. Sotto la piazza è disponibile inoltre un ampio (ed economico) parcheggio sotterraneo, per muoversi agevolmente per Montreux a piedi.

Altri luoghi resi celebri dalle frequentazioni della band e dagli artisti che hanno partecipato al Montreux Jazz Festival sono la Brasserie Bavaria o il Bar Funky Claude's. Spostandosi a Clarens, in Rue du Lac al civico 165 troverete la “Duck House”, la storica dimora dei Queen durante i loro soggiorni sulle rive del Lemano; la struttura non è visitabile, ma dall’esterno è ben visibile la casetta in legno immortalata sulla copertina dell’album “Made in Heaven”.

 

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La Brasserie Bavaria, tappa abituale di Freddie Mercury durante i soggiorni a Montreux

 

Conclusioni

Anche se non siete fan dei Queen, ma volete scoprire una regia all’avanguardia in Europa come acustica a cavallo tra gli anni settanta/ottanta, una visita in questo museo va sicuramente pianificata. Il mio consiglio è di compierla nel periodo invernale, perché la neve dona al luogo una suggestione particolare, inoltre il minor flusso turistico rende ancora più rilassata (e godibile) la visita al museo.

Valicando il confine al rientro in Italia sono stato pervaso da un pizzico di amarezza, pensando a cosa potremmo fare di analogo in alcune strutture storiche del nostro paese. Gli studi della RCA di Roma sono oramai adibiti ad altro uso, ma quelli della CGD a Milano in totale stato di abbandono si potrebbero recuperare: vogliamo fare qualcosa? Io non dispero.

 

Il video

Ecco alcune immagini realizzate all’interno del museo svizzero e sullo splendido lungolago, di fronte alla statua di Freddie Mercury. Buona visione.

 

 

INFO

QUEEN THE STUDIO EXPERIENCE

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