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Focus - L'ecosistema Zen-Core di Roland


Al NAMM 2020, Roland alza il sipario sul progetto che ruota intorno allo Zen-Core di cui vi abbiamo parlato fin dal suo esordio, quando era installato sotto mentite spoglie...

 

Siamo partiti a inizio 2019 testando la Keytar AX-Edge, in cui Roland ribattezzò lo Zen-Core provvisoriamente con la denominazione "Synth-EX". Ad ottobre dello scorso anno, presentando le Groove Box MC, e i sintetizzatori Jupiter-Xm e Fantom (qui il nostro reportage), il nuovo motore di sintesi è stato completamente svelato, ma solo oggi possiamo apprezzare l'intero progetto che vi ruota intorno.

 

roland zen core

Roland Ax-Edge, il primo synth Roland a introdurre a fine 2018 lo Zen-Core

Cos'è lo Zen-Core?

Come abbiamo già letto negli articoli dedicati a Jupiter-Xm e a Fantom, Zen-Core è il cuore pulsante degli ultimi strumenti Roland. Possiede una duplice natura: una PCM e una VA, con polifonia di 256 note. Ad oggi sono già sette gli strumenti Roland che lo utilizzano. Nello Zen-Core convergono quasi 50 anni di storia: infatti, oltre all'affermata struttura basata su Partial-Tone-Scene, troviamo un archivio di forme d'onda provenienti da D-50, JD-800, XV-5080 e altri storici strumenti, gli oscillatori SuperSAW di JP-8000, il Motional Pad di V-Synth. A questo si aggiunge una serie di novità tra cui modelli di filtri ispirati a Prophet-5, Moog, Jupiter e modelli di processori effetto come il chorus SDD-320, il chorus di Juno-106, il flanger SBF-325 e molti altri, con parametri che godono di una risoluzione a 1024 step, quindi molto superiore a quella cui siamo abituati dalla nascita del MIDI. Tutto questo arsenale può girare grazie ai nuovi potenti chip BMC di Roland che abbiamo iniziato ad apprezzare con System-8.

 

roland zen core

L'ecosistema

Fin qui, nulla di rivoluzionario: si tratta di un “tradizionale” aggiornamento tecnologico. La novità, che ora è ben chiara dopo quanto comunicato da Roland, è legata al fatto che alcuni strumenti rilasciati recentemente, a partire da AX-Edge fino ad arrivare allo Stage Piano RD-88 annunciato al NAMM, vantano al loro interno uno Zen-Core. Così facendo, Roland ha creato un ecosistema composto da strumenti di diversa natura che condividono le potenzialità di un motore comune. La Keytar, il pianoforte digitale, la workstation, la groove box e il sintetizzatore portatile e quello da studio, seppure con funzioni accessorie e numero di chip BMC differente, possono generare suoni nello stesso identico modo e con la stessa qualità.

 

I primi accenni di ecosistema

Una gamma di strumenti musicali che condividono il motore di sintesi è un approccio nuovo e potenzialmente molto interessante. Solo Native Instruments ad oggi aveva creato qualcosa di simile con le sue due serie di master keyboard Kontrol e le superfici di controllo Maschine. Queste, pur avendo natura diversa, condividono lo stesso parco di suoni e procedure operative, facilitando interscambio di materiale e cambio di macchina a seconda delle situazioni. Oppure Yamaha con Montage e MODX, che sono entrambi strumenti della stessa tipologia, con potenzialità differente, ma lo stesso motore AWM2+FM-X.

 

Zen-Core: il concetto

La pioggia di novità di Roland di questi giorni però non si ferma qui. Sono stati pubblicati cinque Sound Pack dedicati allo Zen-Core. Questi suoni possono essere caricati da Jupiter-Xm e Fantom a patto di aggiornarli con i firmware datati 15.01.2020. RD-88 sarà già pronto quando uscirà. Le due Groove Box lo saranno entro l’estate 2020 e AX-Edge entro fine anno. Ovviamente, fra i vari dispositivi, cambiano le risorse a disposizione, il numero di parti, effetti simultanei, alcune funzioni (pensiamo ad esempio al filtro analogico di Fantom o ai Model Bank di Jupiter e Fantom), ma sarà possibile accedere alla sonorità dell'ammiraglia di Roland anche con uno strumento non di punta, dal costo adatto alle tasche di tutti.

 

Applicazioni pratiche, presente e futuro

A cosa può servire condividere il motore di sintesi tra strumenti differenti, vi starete chiedendo? Le applicazioni sono molteplici e solo con la diffusione di questi modelli potremo apprezzarne appieno la comodità. Pensiamo ad esempio ad un Sound Designer che possiede Jupiter. Potrebbe creare dei Tone da trasferire poi al pianista/tastierista che sale sul palco con un RD-88. Oppure caricare su una Groove Box MC-101 gli stessi Tone di un ben più impegnativo Fantom. O ancora decidere di suonare un assolo sulla AX-Edge e spostarlo quindi da una tastiera tradizionale alla Keytar. Ci viene lecito chiederci: chissà se in futuro ci sarà la possibilità di scambiare i suoni anche attraverso il servizio Roland Cloud, estendendo l’ecosistema alle versioni software degli strumenti Roland?

 

Piccolo glossario

In conclusione, vi fornisco qualche spiegazione su alcune denominazioni adottate da Roland per una serie di tecnologie proprietarie e hardware dedicati all'emulazione:

Analog Circuit Behaviour (ACB)

La tecnologia alla base di System-8 e System-1

Analog Behaviour Modelling (ABM)

La tecnologia alla base dei Model Banks di Jupiter X e Xm

Behaviour Modelling Core (BMC)

I chip che contengono i DSP e le CPU che fanno girare gli algoritmi ACB e ABM

 

 

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ROLAND

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