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Shabrang (Sevdaliza), il disco che prevede il futuro del pop europeo


Ricordo ancora distintamente quando ascoltai per la prima volta il disco di Billie Eilish. Pur non essendo il mio genere prediletto ebbi la netta sensazione che quel geniaccio di Finneas, fratello della pop-star americana, avesse tracciato una linea, o meglio due. Una linea la tirava dietro di se, come a rimarcare che dopo la proposta di un sound innovativo e generazionale come quello non si poteva tornare indietro. Un'altra linea, una direzione, la proiettava verso il futuro, indicando una strada da seguire per tutte le altre produzioni pop.

 

Billie Eilish e suo fratello hanno definito un sound americano generazionale, un dark pop che ha immediatamente fatto presa e contagiato i giovani perchè ne ha saputo leggere il momento meglio di altri. L'Europa musicale però, oltre a farsi contaminare ampiamente dai trend USA, ha un'anima più secolare, una profondità millenaria che oggi è fortemente scossa dai cambiamenti. Shabrang è un album che esce e si deposita su di noi proprio come se avesse la forma di questi cambiamenti, che lo accettiamo o no, Sevdaliza è riuscita ad incarnare nella sua unicità l'immagine di questo momento. Ed è proprio per questo che ho avuto la sensazione, ascoltandolo in questi pochi giorni dalla sua uscita - venerdì scorso - di assistere ad una musicista che ha tracciato quelle due linee.

 

E non è un caso che abbia citato proprio Billie Eilish, poichè la giovane cantante californiana è tra le più grandi ammiratrici di Sevda Alizadeh, in arte Sevdaliza, artista per metà iraniana e per metà olandese classe 1987 che in diversi aspetti ha anticipato molti elementi musicali che poi sono divenuti chiave del sound di "When We All Fall Asleep, Where Do We Go?", multi-vincitore di Grammy e album leader mondiale del 2019.
Da musicista però non amo per nulla gli articoli biografici, copia manipolata di Wikipedia, quindi vi parlerò di musica, di contenuti e del perchè, a mio parere questo disco e questa artista non possono mancare negli ascolti di chi vuole produrre musica oggi.

UNA FUSIONE DI GENERI

Nata a Tehran, emigrata da rifugiata politica in Olanda a 5 anni, con discendenze persiane, russe ed azere, parla olandese, farsi, inglese, francese e portoghese, ha un passato da giocatrice della nazionale olandese di basket. Ce n'è già abbastanza per capire il perchè Sevdaliza riassuma l'Europa di oggi, un continente unito e diviso al tempo stesso, in cui le mille striature etniche e culturali creano una fusione di generi che sembra impossibile da sintetizzare, e invece no. Tutto questo compare nella musica di Shabrang.

 

sevdaliza strumenti musicali

 

Elettronica, industrial R&B, trip hop, pop sperimentale e avant-pop sono solo alcune delle etichette che sono state appiccicate a questa artista, proprio perchè è difficile da definire e con innumerevoli anime che si incontrano solo nel suo flusso creativo, forte e potente, che fa si che ogni pezzo possa prendere una direzione differente. Certo ora molti la accostano a Billie Eilish, ma sarebbe forse da dire il contrario. Se dovessimo proprio risalire i suoi affluenti principali forse troveremmo nel trip hop anni '90, in certi aspetti di FWA twigs ed in Björk alcune delle sue maggiori influenze. Ed è anche in quel tipo di estetismo, sia musicale che di immagine, che Sevdaliza si rispecchia. I suoi video sono più opere d'arte concettuali spesso, o racconti in cui reale e surreale si succedono senza soluzione di continuità.
Ma come è successo per Billie Eilish, sarà il pop dei prossimi mesi/anni ad assorbire il suo genere, piuttosto che il contrario.

COSTANTE INSTABILITA' DEL SUONO

Entrando più nel dettaglio, in Shabrang, che è prodotto assieme al suo collaboratore di lunga data e produttore olandese Mucky, una delle cose che più saltano all'orecchio è la una continua ricerca dell'instabilità del suono. Questa idea è declinata in diversi modi ma è costante in tutto il disco e riflette l'anima in continua evoluzione e perennemente incerta di questa musica. Segno inevitabile di un tempo come il nostro in cui il "troppo" in ogni campo genera un senso di pressione, ansia, inquietudine ed instabilità.

 

Possiamo partire dall'utilizzo della voce. Sevdaliza, pur ammettendo di non aver mai preso una lezione di canto, usa continuamente modulazioni ed oscillazioni di semitoni e microtoni, una tecnica molto utilizzata nella musica tradizionale medio-orientale ma mutuata da molti produttori moderni per generare parti vocali interessanti e meno incollate alle note dell'armonia, in contrapposizione con il pop recente che ne ha fatto un clichè tramite l'uso/abuso di Autotune.
La title-track Shabrang è un esempio lampante di questa ricerca sonora dell'instabilità, in cui non solo la voce ma anche gli altri strumenti, come la chitarra, i synth ed i bassi sono sempre alla deriva nell'intonazione. Questo ci da la sensazione di non avere un punto di riferimento, di scivolare continuamente da un accordo all'altro senza però mai avere quella sensazione di riposo della nota che vi si appoggia perfettamente.

ACUSTICO ED ELETTRONICO IN CONTINUO DIALOGO

Sono convinto che non sia un caso, Shabrang condivide in modo intrigante molte sonorità ed aspetti compositivi con la colonna sonora di Tenet, l'intricato film di Christopher Nolan attualmente nelle sale. Uscita dalla penna del talentuoso svedese Ludwig Göransson, è una colonna sonora in cui l'approccio alla deriva tonale è molto simile a quello di questo disco. Condivide poi un altro aspetto caratterizzante della produzione di questo album: la convivenza naturale di strumenti acustici ed elettronici.

 

 

Questo aspetto non è certo una novità, ma ogni compositore e produttore ha il suo approccio. Spesso si va verso un tentativo di rendere omogenee le sonorità acustiche con quelle elettroniche tramite gli effetti, la compressione ed i filtri. Qui la direzione invece è opposta, ed anche più vincente a mio parere. Gli strumenti acustici, anche se mixati con cura, danno l'impressione di essere più puri, più dinamici ed immersi nel loro ambiente. E' un risultato difficile da ottenere, la ricerca sonora deve essere fatta a priori, sapendo immaginare già il risultato finale e come si potranno inserire le parti elettroniche, che per loro natura hanno caratteristiche diverse. I molti livelli dell'arrangiamento riescono a mantenere un equilibrio, sempre instabile, ma davvero credibile.
Un approccio al suono da puristi ma non da fondamentalisti.

POETICA E VEGGENTE

Sevdaliza è un'artista pop, che utilizza gli strumenti più pop di quest'epoca come social e video con estrema naturalezza ma portando comunque avanti la sua necessità di non omologarsi. Il suo primo EP del 2015 si chiama "The Suspended Kid", un vero titolo programmatico per una carriera sempre al limite tra la ricerca dell'ampio consenso che ogni artista desidera ed il senso di disagio verso la socialità. Senza fare paragoni inopportuni, questa è un'impronta che spesso caratterizza gli artisti dallo stile "borderline" come appunto Björk, o altri quali Kurt Kobain o Thom Yorke.

 

Sevdaliza costruisce la sua musica attorno al messaggio che vuole veicolare. Ciò che mi piace e convince è la sua contrapposizione con la massa enorme di musica pretestuosa e senza alcun contenuto che ci circonda e assedia oggi. Dietro ad ogni pezzo c'è un messaggio, c'è una poetica personale ed un taglio che ti fanno venire voglia di pensare, di approfondire e farti influenzare da queste parole e note.
Shabrang è il nome del cavallo di uno dei più grandi eroi della mitologia persiana, letteralmente significa "purosangue del colore della notte". Qui ritroviamo le sue radici persiane, la ricerca di un simbolo di giustizia eroica che risalga a prima delle ingiustizie e dei regimi attuali - che Sevdaliza ha apertamente criticato - ed inoltre l'eterna contrapposizione tra giorno e notte, tra bene e male come due entità non sempre distinte ma che sfumano una nell'altra continuamente. Quest'ultimo è un tema che ricorre frequentemente nei testi di questo disco.

 

Chiudo parlandovi brevemente della copertina di questo disco, che da artista musicale ma anche visiva qual è Sevdaliza non è stata lasciata al caso. Il riferimento è esplicito al tema della violenza contro le donne. Presentare un primo piano di se stessa con un occhio pesto e lividi - nel retro di copertina - è una presa di posizione forte, una dichiarazione di emancipazione, per portare alla luce un tema scomodo, da trattare e da rivelare. E' tuttavia anche un'immagine che rivela tutta la fragilità del mondo femminile ed interiore che in questo disco è contenuta. Tanti livelli su cui riflettere. Ne sentiremo parlare.

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