Bentornati per un altro episodio della serie dedicata a Pigments di Arturia! Oggi affrontiamo le modulazioni: pronti a partire?
Nell’episodio precedente avevamo esplorato la sezione dei filtri, cercando di capirne le diverse tipologie e dando qualche suggerimento sul loro utilizzo. In questo nuovo articolo, invece, ci concentreremo sulle modulazioni, una parte importantissima delle nostre patch, essenziali per animare i parametri, creare movimento, tensione, unicità e imprevedibilità all’interno dei nostri suoni. Nonostante possa sembrare complicato orientarsi tra tutte le sorgenti di modulazioni disponibili all’interno di Pigments, una volta compresi alcuni concetti fondamentali sarà semplice e intuitivo modulare i nostri parametri.
Bando alle ciance e cominciamo subito.
Chi – Cosa - Quanto
Mi piace parlare delle modulazioni partendo da una definizione molto imprecisa ma spero efficace. Modulare un parametro significa muoverlo nel tempo, fargli cambiare posizione, più o meno rapidamente, entro un certo range, solamente quando premiamo una nota, oppure ciclicamente, o randomicamente, tutto è possibile!
Immaginiamo di voler aprire e chiudere la Cutoff del nostro filtro Low-Pass ogni volta che premiamo una nota, in modo che alla nostra pressione questa, da chiusa, si apra immediatamente per poi tornare sui suoi passi. Stiamo parlando di una modulazione. Bene, ma come moduliamo? Come possiamo orientarci all’interno di questo mare sterminato? Pensiamola in questi termini, o meglio, concetti:
- Sorgente
- Destinazione
- Indice di modulazione (Amount)
O come mi piace definirli:
- Chi modula
- Cosa modula
- Di quanto
La sorgente è variabile, può essere un inviluppo, un LFO, il Function Generator, ecc., ed è il tipo di segnale che guiderà la modulazione, che farà muovere il nostro parametro.
Quale parametro andremo a muovere? Ecco definita la destinazione. La destinazione solitamente può essere qualsiasi parametro del sintetizzatore, dal Pitch alla Cutoff, per citarne due molto comuni. Quanto si muoveranno questi parametri? Immaginiamo la nostra Cutoff completamente chiusa e una sorgente che la “animerà”, spostando il knob verso destra. Quanto verso destra? Dove si fermerà la Cutoff? Nell’immagine possiamo vedere un cerchio arancione attorno al parametro che indica proprio l’amount, ossia il punto massimo che raggiungerà il knob.
Mettiamo in pratica il Chi – Cosa – Quanto. Vogliamo modulare la Cutoff del Filtro con un Inviluppo. In questo caso la Cutoff sarà la destinazione della modulazione, e l’Inviluppo la sorgente. Il quanto, ossia l’amount, dipenderà dal nostro gusto e dalle nostre esigenze.
Come moduliamo in Pigments 2
Modulare i parametri in Pigments 2 è semplicissimo, e possiamo farlo in due modi. Nel primo caso possiamo fare clic sullo slot corrispondente alla sorgente che intendiamo utilizzare, ad esempio il secondo rettangolo arancione per selezionare il secondo inviluppo. Una volta selezionata la sorgente, muoviamoci verso il parametro che abbiamo scelto come destinazione, e dopo aver fatto clic sulla parte esterna del knob, trasciniamo per disegnare un arco colorato, che rappresenterà l’amount. Con doppio clic azzereremo l’indice di modulazione. Mentre per uscire dalla modalità di assegnazione, facciamo clic sulla “X” a destra, nella striscia centrale delle sorgenti.
Nel secondo caso possiamo invece decidere prima il parametro di destinazione e quindi indugiare su di un controllo fino a che non comparirà un piccolo “+” nell’angolo in alto a destra del knob. Se ci clicchiamo, tutta la striscia centrale si trasformerà offrendoci degli slider per decidere l’amount di modulazione. In questo caso sarà piuttosto semplice assegnare più di una sorgente alla destinazione.
Una piccola curiosità: anche i parametri delle sorgenti di modulazione possono essere modulati! In questo modo potremo controllare non solo il modo in cui i parametri si muovono, ma creare movimenti interessanti. Lo so, può sembrare complesso, ma una volta compreso come queste sorgenti agiscono, sarà piuttosto intuitivo.
Le sorgenti di modulazione in Pigments
Quali sono le sorgenti disponibili in Pigments 2? Le possiamo vedere divise in comodissime Tab: Envelopes, LFO, Functions, Random e Combinate. Il color-coding renderà più semplice riconoscerle. Gli inviluppi saranno probabilmente i volti più noti all’interno del parco modulazioni, infatti per controllare l’evoluzione del volume, solitamente faremo affidamento all’inviluppo collegato al VCA. Spesso lo sentiamo chiamare ADSR, ma attenzione, ADSR è un tipo di inviluppo, non un sinonimo. Cosa significa? Che possono esserci molti altri tipi di inviluppo diversi dall’ADSR! A sta per attack, D per Decay, S per Sustain e R per Release. Pensiamo banalmente al volume della nostra patch. Un attacco immediato (pochi millisecondi, tendente a 0) significherà che il volume schizzerà in alto appena premiamo la nota. Viceversa, un attacco lento farà crescere il volume più lentamente.
Lasciamo il Decay da parte un secondo. Se teniamo la nota premuta sentiremo un volume costante, “sostenuta”. Se proviamo ad abbassare il Sustain, sempre tenendo premuta la nota, sentiremo il volume decrescere, fino a scomparire. Se tenete premuta comunque la nota, e nuovamente alzate il Sustain, sentirete il suono tornare. In questo caso, parlando di inviluppo agganciato al VCA, il Sustain controlla il volume, e non si misura in millisecondi/secondi come l’attacco, ma in dB. Torniamo al Decay. Quanto tempo, dopo la fase di attacco, ci mette il suono a passare a quella di Sustain? Ecco il tempo di Decay! Si misura in millisecondi/secondi. Per comprenderlo meglio, provate ad utilizzare un Attacco veloce, un Sustain molto basso e un Decay lungo, sentirete come dopo l’Attacco il suono tenda a calare fino a raggiungere il livello di Sustain. Release, ossia quanto tempo impiega il suono ad estinguersi dopo che la nota è stata rilasciata? Quest’ultima parte è fondamentale: la fase di Release è innescata quando lasciamo andare il tasto o quando la nota MIDI è conclusa. Questo inviluppo gestiva il VCA, ma abbiamo a disposizione altri due inviluppi “liberi”, che cioè possiamo assegnare a quello che desideriamo (una destinazione) e farla muovere secondo questi tempi. Notare che l’inviluppo è “triggerato”, ossia comincia la sua corsa o si attiva, quando premiamo una nota o quando inizia una nota MIDI. Un classico utilizzo dell’inviluppo come sorgente è per creare “Pluck”, suoni pizzicati, percussivi. Per farlo, impostiamo Attacco immediato nell’inviluppo sul VCA (il primo), Sustain a zero e Decay a piacere. Copiamo i settaggi sul secondo inviluppo e assegniamo quest’ultimo alla Cutoff di un filtro Low-Pass. Se la Cutoff, da chiusa, viene rapidamente aperta, il suono risulterà particolarmente percussivo. Naturalmente in questo caso il Sustain non controlla il volume, ma il livello di “tenuta” della Cutoff, non dobbiamo pensarlo in dB in questo caso. È fondamentale che anche l’inviluppo sul VCA segua il movimento della Cutoff. Possiamo giocare con il Decay, con l’amount di modulazione e con la posizione della Cutoff. Troppo spesso si dimentica che anche piccoli aggiustamenti regalano tantissimo. Non dimentichiamo nemmeno che tempi di decadimento più corti porteranno il suono ad essere più breve. Un altro piccolo tip: aumentate il rilascio di entrambi gli inviluppi per un comportamento più naturale e meno brusco.
A seguire troviamo la sezione degli LFO. Questo acronimo sta per Low Frequency Oscillator, e per questo motivo è importante ragionare pensando di avere a che fare con…degli oscillatori! Questi hanno forma d’onda, ampiezza e frequenza, tutti parametri regolabili dalle relative tab.
La loro frequenza solitamente è molto bassa (low frequency), nel range sub-audio, ossia sotto i 20Hz. Non potremmo sentirlo come oscillatore, quindi non lo utilizziamo come sorgente sonora, ma lo agganciamo ad un parametro per farlo muovere ciclicamente, in accordo con l’oscillatore, rispettando anche la forma d’onda, ossia i cambiamenti nel movimento.
La frequenza può essere nominata Rate, e può essere sincronizzata al tempo del progetto in modo che le oscillazioni siano in divisioni ritmiche precise (1/4, 1/8, 1/16, ecc.).
Tra i parametri che abbiamo a disposizione c’è un Fade In, il parametro Waveform, Rate e Phase, per decidere il punto di partenza del ciclo della forma d’onda. L’LFO potrebbe ricominciare il suo ciclo ogni volta che premiamo una nota, oppure correre libero. Nel primo caso, se abbiamo una modulazione ritmica, questa si ripeterà uguale ogni volta che verrà premuta una nota, mentre nel secondo caso, solitamente chiamato Free Run, l’LFO non ricomincerà la sua corsa. In Pigments 2, però, abbiamo un intero menu per scegliere chi/cosa /quando l’LFO verrà resettato.
L’LFO è utile perché, a differenza dell’inviluppo, crea modulazioni cicliche, si ripetono nel tempo, e non transitorie. Con l’inviluppo, una volta che la modulazione è partita non torna indietro. La modulazione, inoltre, potrà essere unipolare o bipolare, cioè correre in una sola direzione o meno. Immaginiamo un LFO sulla Cutoff del nostro Low-Pass: se unipolare l’LFO aprirà la Cutoff muovendola in una direzione, mentre se bipolare la Cutoff si muoverà in entrambe le direzioni, seguendo la semionda positiva e negativa che vedremo sul display. Due classici utilizzi dell’LFO sono il Tremolo, ottenuto agganciando l’LFO al volume, e il Vibrato, ottenuto agganciando un LFO al Pitch. Se utilizziamo un LFO molto lento in modalità free run in modo da muovere il pitch di pochi centesimi possiamo emulare l’instabilità degli oscillatori analogici: l’LFO stonerà di poco l’oscillatore di pochi centesimi, regalandoci piccole imperfezioni. Come per gli inviluppi, abbiamo a disposizione tre LFO. Le prossime sorgenti sono più semplici da comprendere una volta che abbiamo fatto la conoscenza di LFO e inviluppi. Function è un generatore di “Funzioni”. In parole povere, come accade nel popolarissimo Serum, possiamo disegnare la nostra curva di modulazione liberamente. Ci basterà cliccare sul profilo della curva due volte per far comparire un nuovo breakpoint. Possiamo anche alterare la pendenza dei segmenti tra un breakpoint e il successivo tenendo premuto sull’icona con la doppia freccia e trascinando verso l’alto o verso il basso. Le potenzialità qui sono infinite: possiamo agganciare i breakpoint ad una griglia in modo da creare pattern ritmici molto precisi, oppure creare curve meno ordinate. Ancora, possiamo far sì che questa curva si ripeta ciclicamente ad una certa velocità (ricorda qualcosa? LFO!), oppure che la curva corra una volta sola (in stile Inviluppo). Anche in questo caso avremo tre Function Generators a disposizione.
Le ultime due sorgenti di modulazione sono anche le più sperimentali. Random ha tre tipi di generatori di segnale randomico, Turing, Sample & Hold e Binary. In tutti i casi noteremo un segnale piuttosto squadrato. Mentre Binary potrà assumere solo due valori, 0 oppure 1, minimo oppure massimo, Turing e Sample & Hold possono essere più complessi. Turing potrà addirittura creare dei loop o pattern di valori identici, in modo da avere una sorta di modulazione ripetitiva che ci aiuterà, magari, a creare variazioni ritmiche interessanti sui nostri parametri.
Sample & Hold può confondere. Per capire come funziona, inserite come sorgente un LFO, portate al minimo Rise, Fall e al massimo Rate. Vedrete la forma d’onda dell’LFO, solamente meno definita e più squadrata. Sample & Hold prende un segnale in Input e lo campiona (lo misura) a intervalli regolari, mantenendo il livello di ognuna misurazione costante fino a che non catturerà il valore successivo.
È come se fotografasse il segnale in Input alla velocità che gli imponiamo con il parametro Rate. Se il Rate è lento, cosa succede tra una fotografia e l’altra? L’immagine viene mantenuta costante, fino a che non ne verrà scattata un’altra che prenderà il suo posto. Se sostituiamo l’ampiezza del segnale in Input alle fotografie, possiamo comprendere meglio come lavora. Provate a cambiare i valori di Rate per vedere come agiscono sul segnale che viene generato. Combinate, infine, ci permette di essere molto creativi. Possiamo infatti creare nuovi e incredibili segnali di modulazione sommando, sottraendo, moltiplicando, dividendo due sorgenti di modulazione o altri segnali!
Conclusioni
Le modulazioni in Pigments 2 sono semplici e potenti, le sorgenti tantissime e le possibilità semplicemente infinite. Speriamo che la disamina abbia chiarito le idee su come funzionino e che vi abbiano spinto a provarle immediatamente.
Buone modulazioni e…alla prossima!
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