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Test: Waldorf Iridium, il synth digitale del futuro


I sintetizzatori digitali stanno recuperando terreno rispetto alla grande ondata di analogici polifonici degli ultimi anni. In un settore ormai maturo, il synth digitale sembra avere due compiti, a volte separati, a volte integrati. Da una parte l’emulazione sempre più precisa dei classici analogici,  dall’altra lo sviluppo di synth digitali nati per produrre finalmente nuovi suoni. Iridium unisce i due mondi e si proietta nel futuro.

C’è voluta Waldorf, con tutto il suo bagaglio ibrido digitale analogico, partito negli anni ‘80 con il primo PPG con filtri SSM, ancora oggi mai emulato nelle sue capacità timbriche, a rimettere in riga tutti i produttori di synth digitali degli ultimi dieci anni. Molti produttori boutique si sono dedicati a particolari aspetti del suono, in digitale, ma solo con Quantum e con Iridium troviamo un sunto degli ultimi quarant’anni di sintesi digitale con aperture inedite per la sintesi del suono. Iridium è un synth digitale a 16 voci bitimbrico, ognuna delle quali è basata su una catena classica con tre oscillatori, due filtri digitali che emulano i classici di Waldorf e non solo, e una matrice di modulazione.

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Ogni oscillatore può lavorare come synth virtual analog, strizzando l’occhio anche ad alcuni polifonici di grandissima classe come Moog One, o un classico synth Waldorf/PPG con wavetable, che l’utente può creare importando singole forme d’onda o interi campioni. Iridium è anche un campionatore e i suoi oscillatori possono importare e riprodurre campioni a volontà. Si passa alla sintesi granulare dal campione, che è una rarità nei synth hardware, che può essere usata anche in live con gli ingressi audio inclusi. Con o senza campioni, l’oscillatore può usare un risonatore eccitato con un impulso, pronto a creare nuovissimi timbri modificando il rapporto tra le armoniche. E poi c’è la grande sorpresa: ogni oscillatore può essere creato partendo da sei blocchi individuali, chiamati Kernel, che permettono di creare degli algoritmi dove combinare nello stesso tempo sintesi FM, modulazione d’ampiezza, ring modulator e wavetable, il tutto con una semplicità disarmante!

 

Iridium e Quantum si candidano quindi a essere le punte di diamante tra i synth digitali moderni, con ampie capacità di mantenere questa posizione grazie all’importazione di campioni e alla programmazione profonda. La differenza tra i due è che Iridium è completamente digitale, raddoppia le voci a 16 e include una serie di filtri digitali differenti tra loro, mentre Quantum, a parte il pannello di controllo differente, è a otto voci con due filtri analogici a 12 e 24 dB per voce ma senza altri filtri digitali, escludendo dalla lista i filtri offerti di Digital Former. La scelta dunque si riduce a una sola variabile: due filtri analogici su Quantum, o cinque modelli digitali, in diverse varianti, su Iridium.

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L’interfaccia

Iridium è più facile da programmare di quel che si pensi: il grande touchscreen a colori permette di navigare e programmare con una serie di menu ben congegnati ma, soprattutto, diventa esso stesso fonte di modulazione quando ci si sposta in tempo reale sulla forma d’onda tridimensionale per cambiare il suono. Non tutto può essere programmato da touch screen: Waldorf ha assegnato alcuni importanti parametri direttamente agli encoder su pannello che vanno visti come espansione dei parametri di sintesi e non solo come controller fisici.

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Gli oscillatori

Da pannello di controllo troviamo sette encoder, di cui il primo a sinistra è anche uno switch, le cui funzioni sono pre-assegnate secondo il modello di oscillatore. Si può quindi modulare il suono in tempo reale e assegnare all’encoder un Control Change in ricezione. Quattro pulsanti retro-illuminati permettono di accedere al modello di sintesi tra Wavetable, Waveform, Particle e Resonator. Il pannello offre tre sezioni dedicate ad altrettanti oscillatori, i cui parametri sono visualizzati con la scelta dei pulsanti superiori OSC 1/3. Tutta la programmazione si esegue da touch screen, diviso in Control, con parametri di Semtione/Octave, Fine Pitch, Pitch Keytrack, Osc Vol, Osc Pan e Osc Destination tra Main, VCA e Digital Former con valori differenti.

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Con la pagina Timbre si accede alla possibilità di modificare velocemente le impostazioni del timbro, richiamando anche alcuni Template timbrici classici scegliendo tra una lista di 15 possibilità, che comprendono anche Saw e Square Kernel. In base alla scelta, sono mostrati cinque parametri per modificare velocemente il timbri. Oltre ai Template, è possibile salvare l’OSC come elemento unico, da caricare quando è necessario. Durante queste operazioni, il blocco degli Effects è sempre attivo, ma basta passare sulla pagina Effects e premere Bypass per escluderli al volo. Purtroppo non c’è un bypass generale da questa pagina: occorre richiamare ognuno dei cinque Effect e disabilitarli.

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Il passaggio successivo è il controllo dei parametri di sintesi accedendo al terzo tab del display, che riporta sempre il modello di sintesi attivo al momento. Cliccandoci sopra si accede alla scelta tra Wavetable, Waveform, Particle, Resonator e Kernels. Da notare, prima di proseguire, che alcuni parametri si trovano in Layer, come la modulazione della velocity per l’inviluppo dell’amplificatore, il livello di Layer e relativo Pan, il Glide con modalità Onset e Legato, la distribuzione del layer sulla tastiera in Single, Split e Layered o il numero di voci, fino a 8, per Unison. I parametri di Ring Modulator, che troveremo successivamente, si applicano solo a OSC 2 e 1.

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I filtri

Ognuno dei tre oscillatori digitali confluisce nella sezione digitale dei filtri, che offre due filtri indipendenti a scelta tra i modelli state variable filter, Largo, Nave, PPG e Quantum. Per farsi un’idea veloce di come funzionano, oltre a provarli, è presente un analizzatore di spettro in tempo reale che visualizza il comportamento. Due sono gli aspetti fondamentali per definire il comportamento del filtro: la scelta del modello e del suo comportamento e la curva di attacco e di rilascio dell’inviluppo. Il modello del filtro si sceglie dal touch screen mentre la sua modalità (varianti a 12 e 24 dB/Oct, LPF, HPF, BPF con opzione Saturation e Dirty per dare ulteriore colore). L’SVF è il filtro più analogico come comportamento e diventa ancora più interessante nelle varianti Sat e Dirty.

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Largo è più risonante sulle medio alte. Nave è il primo da scegliere quando si cerca lo snap e un suono più metallico. PPG e Quantum sono LPF a 12/24 dB/Oct con opzioni Dirty e Sat. PPG è molto interessante per le armoniche che lascia passare e la qualità della risonanza, ma non si avvicina al filtro SSM del classico PPG, rimanendo nell’alveo del sapore digitale. Quantum è ancora più percussivo rispetto a Nave ma con un suono più legnoso.

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Inviluppi

Sono sei in tutti gli inviluppi a disposizione: uno collegato al VCA, due per i filtri 1 e 2, e tre Free da usare come modulatori. La programmazione è veloce: da pannello si sceglie l’assegnazione ai controlli fisici di due inviluppi alla volta, scegliendo con Select. In questo si selezionano coppie di inviluppi: al primo led corrisponde Filter 1 e Amp, entrambi con encoder assegnati ad Attack, Decay, Sustain e Release. Per Filter 1, 2 e Free 2 è presente anche gli encoder di Velocity e Amount per la modulazione. Esiste un altro segmento per gli inviluppi, identici tra loro, che è Delay da applicare prima della fase di attacco. L’aspetto migliore di questi inviluppi, come visto anche per Modal Electronics Argon 8 e Yamaha Montage, è la facoltà di scegliere per ogni segmento l’andamento della curva, che determina un comportamento molto differente per lo sweep del filtro o l’attacco del VCA.

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LFO

I sei LFO sono richiamati da pannello premendo e ruotando il primo encoder della sezione, a cui si associano gli encoder di Speed e Amount per l’LFO selezionato. Ogni LFO può avere forma d’onda sinusoidale, triangolare, quadrata, Saw Up, Saw Down e S&H. La frequenza ha un range da 240 secondi a 100 Hz con possibilità di sync al tempo interno e, come sugli oscillatori, Warp consente di modificare la forma d’onda nelle relativi varianti (vedi Waveform).

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Effetti

Al momento la catena di effetti è piuttosto semplice: cinque slot, chiamati Effect, sono messi in serie tra loro, senza altra possibilità di combinazione. Ogni slot può generare un effetto di Phaser, Chorus, Flanger, Delay, Reverb, EQ, Drive e Compressor, con facoltà di usare lo stesso algoritmo anche per gli altri slot. In base all’effetto si modificano i parametri su display, per un massimo di sei parametri. Nel caso del riverbero sono disponibili solo Gain, Time, Color e Pre-delay. Quasi tutti i parametri degli effetti sono modulabili. Non c’è un bypass generale ma è necessario disattivare singolarmente ogni slot. Disponibili anche preset da richiamare per ogni singolo effetto.

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Modulazioni

La matrice di modulazione lavora con 40 slot indipendenti, ognuno con sorgente, amount, destinazione. Ogni slot può essere attivato o disattivato e può essere richiamato programmando direttamente la modulazione di un parametro delle varie sezioni, indicato con Mod quando disponibile. Non ci sono limiti al numero di sorgenti da assegnare a un parametro. La sorgente di modulazione può essere a sua volta oggetto di modulazione assegnando un Controller con relativo Amount, che include tutte le sorgenti di modulazioni che meritano un cenno per capire le potenzialità della matrice.

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I controlli generali

Master, Perform, Layer e Global permettono di accedere a una serie di funzioni per la programmazione dei due layer. In master troviamo due parametri molto critici sul suono, che possono passare inosservati e dare origine a dubbi sulla qualità finale. Sono un compressore, che è programmabile solo nella quantità d’effetto, e un equalizzatore che innalza la quantità di basse frequenze. I due layer hanno pan e volume indipendenti. In layer troviamo la gestione dei livelli, la risposta alla velocity, la programmazione del Glide (Onset e Legato) e la gestione su tastiera tra Single, Split e Layered. Gli ingressi audio possono essere indirizzati al Main Out, a FX Layer ½, Filter Layer ½ e Former Layer ½.

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L’utilizzo dal vivo

Iridium non è solo un synth da programmare, ma può essere portato su palco. Utilizzando la pagina Perform, si accede al controllo, su touch screen, delle wheel virtuali di Modulation, Pitch, Aftertouch e Pad Velocity. Fino a venti Sound Program possono essere ordinati nella pagina Favorites per richiamarli velocemente. La programmazione dello step sequencer e dell’arpeggiatore si trova in Perform>Autoplay, non proprio alla portata di mano. La lunghezza della sequenza e il gate di rilascio sono parametri modulabili. Lo step sequencer dispone di un massimo di 32 step e la grafica da pannello è molto chiara per individuare lo step e la sua programmazione.

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Ogni step può gestire contemporaneamente eventi di Note, Velocity, Gate e otto parametri, ognuno dei quali è associato a una sorgente di modulazione, un amount e una destinazione, esattamente come nella matrice di modulazione. Troviamo diverse modalità di playback come nell’arpeggiatore, oltre alla facoltà di selezionare una scala musicale e relativa trasposizione. L’XY Pad trasforma il touch screen in un pad con modalità differenti. I sedici pad nascondo con quattro funzioni richiamate da altrettanti pulsanti alla loro sinistra: Notes, Scale, Chord e Trigger che, combinati con l’arpeggiatore e lo step sequencer, consentono la creazione di linee armoniche molto facili da realizzare.

In prova

Abbiamo voluto approfondire le potenzialità di sintesi di Iridium perché è molto probabile che per molti anni sarà un punto di riferimento per la potenza timbrica e sintetica. Viaggiare tra i suoi parametri è stato un gran divertimento, perché abbiamo riconosciuto il meglio di alcune funzioni che sono state implementate su altri synth. Il Warp per le forme d’onda richiama il lavoro di Moog One, le wavetable e le loro modulazioni riprendono tutto il lavoro di Waldorf dal Microwave II in su, lasciando però il Microwave e il PPG in un settore a parte grazie al loro filtro analogico. Quando siamo entrati nella sintesi FM abbiamo letteralmente gioito per aver trovato una serie di parametri e possibilità che da anni erano assenti su altri synth in FM: la possibilità poi di disegnare il proprio algoritmo con sintesi differenti sotto un un unico oscillatore ci ha aperto nuove dimensioni nel suono.

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Di certo c’è che la sintesi FM di Iridium non suona così cristallina e dinamica come in Yamaha Montage: sembrano due modelli differenti, anche se l’evoluzione armonica dell’FM è chiaramente simile in entrambi i modelli. In alcuni momenti, nel Kernels, abbiamo ripensato alla VAST di Kurzweil e ai suoi blocchi da programmare. Iridium è però molto più facile da programmare e più intuitivo, grazie a una interfaccia grafica che ci ha ricordato la semplicità di Spectrasonics Omnisphere. Resonator e Particle sono due metodi di sintesi che si trovavano più facilmente su software: poterli programmare velocemente da display e dagli encoder è una esperienza che merita un premio, perché in pochi secondi si capisce molto di più che non leggere pagine di manuale, quest’ultimo ben fatto.

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Parlando di emulazione dell’analogico, il blocco Waveform è ben concepito ma il suono non risulta mai rotondo o pieno come altre realizzazioni digitali. In parte è il suono teutonico che conosciamo dalla realizzazioni digitali Waldorf, in parte ci è sembrato troppo rigido. Tuttavia le capacità di modulazioni sono ottime e si possono ottenere timbri cangianti molto velocemente. Il filtro digitale che abbiamo apprezzato maggiormente, per le sue qualità musicali, è l’SVF. Gli altri filtri sono molto interessanti, ma si allontanano dal sapore analogico per la loro precisione quasi chirurgica. Nulla che non vada bene, intendiamoci, ma Iridium non sembra nato per essere un vero virtual analog ma per dare invece nuove sonorità nella sintesi sottrattiva. Il Digital Former è un’altra possibilità in più e ci aspettiamo nel futuro che siano forniti più modelli di elaborazione digitale del suono, come già visto su Modal Electronics Argon 8.

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Abbiamo amato molto gli inviluppi, grazie alla possibilità di modificare il tipo di curva del segmento: è questa una funziona critica per arrivare a emulazioni analogiche veritiere e dovrebbe essere di serie su qualsiasi synth digitale moderno. Venendo ai preset, elaborati anche da Richard Devine e BT, essi rappresentano un ventaglio delle possibilità sintetiche di Iridium ma, chissà perché, quasi tutti tendono a pad evocativi, molto digitali ma esteticamente interessanti e musicali, adatti a soundtrack d’effetto e spesso inediti. A volte ci è sembrato di navigare nei pad di Omnisphere, sebbene siano molto diversi i risultati. Prendete per esempio il preset 49 Dark Passage di Devine: ci potete costruire intorno un pezzo musicale con una sola nota. Oppure 62 Detroit Deepness di Mike Huckaby, adatto tanto all’R&B più raffinato che alla trap o all’hip hop.

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Per chi cerca gli anni ‘80 suggeriamo l’ascolto di 73 Commodore 64 di Don Solaris o la splendida patch 1902 Hisaichi in FM che vi fa tornare indietro a Miami Vice e Jan Hammer. La sintesi granulare è ben rappresentata dal preset 18 Ghostly Apparitions di Devine, con un suono etereo ma ancora vocale. Generalmente parlando le patch di Devine sono un passo sopra le altre per fantasia e sono le prime che vi conviene provare per capire dove si può arrivare. Aprendo maggiormente sulle prestazioni sonore globali, Iridium non si discosta dal suono tedesco di Waldorf ed è chiaramente una scelta. Ciò che non riusciamo ad apprezzare è la qualità del riverbero, che abbiamo disabilitato molte volte scoprendo un preset migliore. E’ secondo noi il punto debole più evidente di Iridium, che lo rende meno appetibile al primo ascolto.

Gli altri due aspetti che non ci sono piaciuti sono il compressore integrato e il boost sui bassi, entrambi artificiali e in grado di ridurre la dinamica timbrica. Ne avremmo fatto volentieri a meno, soprattutto perché non ci sono parametri generali per disabilitarli in tutte le patch. Di fatto Iridium non smetterà mai di essere un synth interessante, perché la possibilità di caricare o creare campioni, anche dalla sua uscita audio, lo rende poco incline all’obsolescenza digitale. Detto in altri termini, lo comprate oggi e lo userete anche tra dieci anni con nuovi campioni, se proprio non volete mettere le mani nel Kernels. A tal proposito è meglio partire con una idea molto precisa del suono da produrre con la scelta della corretta curva degli inviluppi di ampiezza e di filtro fin dall’inizio.

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Partendo dal classico inviluppo On Off da organo elettronico, si perdono per strada opzioni timbriche fenomenali. L’assenza di aliasing anche per note molto alte lo rende uno dei digitali più eleganti di sempre, con produzione di inediti risultati trasportando il suono su note impossibili che possono costituire un ulteriore fonte timbrica. La costruzione infine è molto buona per quel che riguarda gli encoder, forse un po’ troppo alti perché coprono le serigrafie su pannello quando si lavora a 40 cm di distanza, un po’ meno per i pad che non sono sensibili alla velocity, funzione sopperita dalla possibilità di indicare un livello di velocity per ogni pad.

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Conclusione

Waldorf Iridium raccoglie in una interfaccia uomo macchina molto efficace ed elegante il meglio delle sintesi digitali degli ultimi quarant’anni, proponendo nuove strade racchiuse nella logica del Kernels. Una potenza timbrica molto al di sopra del convenzionale e del già conosciuto, con un suono che rimane personale, evocativo e preciso. È la rivincita del digitale sull’analogico, proiettato al futuro. Entra di diritto nei synth che faranno storia e saranno ricordati come un punto di svolta nella produzione dei sintetizzatori.

PRO

Cinque modelli di sintesi

Algoritmi programmabili

Modulazione di frequenza e di ampiezza

Wavetable programmabili

Filtri di ottima qualità

Eccellente programmabilità

Facilità d’uso

CONTRO

Riverbero

Qualità dei pad

Compressore senza bypass generale

 

Info

SOUNDWAVE

Prezzo : Euro 1960 + IVA

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