A volte non ci rendiamo conto, come musicisti, di quanto siamo fortunati a vivere in un'epoca in cui praticamente chiunque può registrare un proprio brano in casa. La tecnologia ha fatto talmente tanti passi in avanti che ci sono dischi che hanno vinto Grammy o spopolato nelle classifiche che di fatto sono stati realizzati in toto o in gran parte in piccoli studi.
Quello che spesso manca però è l'utilizzo appropriato degli strumenti che ormai per poche centinaia di euro tutti possono avere a disposizione. Ed a volte ci sono tecniche, mutuate dai grandi studi professionali, che oggi sono diventate totalmente accessibili ma che in pochi ancora conoscono. Oggi quindi, senza la pretesa di essere esaustivi, voglio consigliarvi cinque tecniche che possono davvero fare la differenza tra una registrazione così così ed una dal "tiro" più professionale.
REAMPING
Molto in voga da una decina d'anni a questa parte negli studi di tutto il mondo, il Reamping consiste nel ri-amplificare in un secondo momento una traccia che è stata registrata in diretta dallo strumento. Solitamente si registra una traccia con il suono scelto ed una traccia completamente in dry, così che abbiamo per ogni registrazione una versione adatta ad essere ri-amplificata.
Ma perchè farlo?
Ci sono diversi vantaggi:
- oltre alla traccia "ufficiale" o provvisoria abbiamo sempre una traccia ri-amplificabile se dovessimo cambiare idea sui suoni;
- possiamo lavorare in più studi diversi e mandare a ri-amplificare le tracce presso uno studio con migliori microfoni e attrezzatura;
- possiamo pianificare meglio i suoni e fare variazioni organiche del suono in tempo reale;
- possiamo aggiungere tutte le copie ri-amplificate che vogliamo per creare più layer della stessa take.
Soprattutto questi due ultimi punti sono quelli che danno agli studi professionali la possibilità di trasformare, ad esempio, una sola traccia di chitarra in un muro di suono ed avere sempre il suono giusto nel momento giusto, inserendo anche elementi creativi come la manipolazione di parametri di pedali e ampli in tempo reale.
COME SI FA?
Il re-amping sembra difficile ma in realtà non lo è per nulla quando si è capito come farlo.
Senza comprare DI esterne o re-amp box (potete vederne qualcuna di Radial fatta appositamente per lo scopo QUI) possiamo lavorare anche solo con la nostra interfaccia audio:
- Entriamo con lo strumento (es. la chitarra) nell'ingresso dedicato della scheda audio;
- Creiamo nella nostra DAW un uscita bus supplementare per il reamp;
- Creiamo due nuove tracce: una (chiamiamola DRY) con l'ingresso strumento e uscita Reamp, la seconda (chiamiamola AMP) con un altro ingresso e uscita main consueta;
- Colleghiamo l'uscita Reamp all'ingresso dell'ampli e l'uscita dell'ampli (se ha uscita diretta) o il microfono della cassa all'ingresso precedentemente assegnato alla traccia AMP;
- attivando entrambe le tracce in registrazione a questo punto avremo sia la registrazione della traccia DRY (non amplificata) e della traccia AMP (amplificata).
Ecco fatto! Provare per credere.
MIX PARALLELO
Molto spesso i mix realizzati in home studio hanno molta meno dinamica e sembrano decisamente piatti. Questo deriva dal fatto che i plugin, soprattutto se utilizzati pesantemente per le correzioni, tendono a impoverire il suono e le dinamiche.
Poter riportare nel mix una percentuale variabile del suono originale permette di fare un mix non distruttivo che preserva meglio i transienti, le dinamiche e le frequenze del segnale. E' una tecnica che può essere utilizzata su qualsiasi traccia, fate attenzione però all'utilizzo di effetti che variano la fase perchè la somma a valle potrebbe generare cancellazione di fase.
COME SI FA?
Ci sono diversi modi e alcuni plugin contengono già al loro interno la possibilità di un mix parallelo (come alcuni compressori). Tuttavia te ne consiglio un paio:
- usare le Mandate Effetti (Send) che sono dei veri e propri canali paralleli che possono essere miscelati a piacere.
- quindi se ad esempio c'è un effetto o una catena di effetti che viene usata su più tracce, meglio creare una Mandata, aggiungere gli effetti a questa e poi regolarne il volume.
- creare più copie della stessa traccia: soprattutto se vogliamo catene effetti molto diverse, magari con automazioni diverse, allora possiamo creare le nostre copie e mantenere sempre una traccia "dry" o quasi, e poi con i volumi miscelare le diverse catene effetti e l'originale.
REGISTRAZIONE STEREO
Sembra una banalità, soprattutto per quegli strumenti che escono già nativi in stereo (vedi le tastiere) però non è così scontato. Forse perchè spesso registrare in stereo è più complicato e laborioso, e raddoppia il numero delle tracce, ma non molti lo fanno con strumenti come le chitarre o il basso.
Perchè farlo?
- una registrazione stereo può essere divisa in due canali da processare diversamente;
- in stereo avremo un impatto maggiore nel mix ed il posizionamento nel panorama risulta più versatile;
- anche se si possono usare plugin Mono-to-Stereo, una traccia stereo nativa suonerà meglio e regolando l'ampiezza del pan potremo far sentire meglio tutte le tracce senza esagerare con i volumi;
- l'utilizzo di effetti stereo già in registrazione spesso permette di utilizzare meno tracce e meno risorse del vostro computer.
USARE LE AUTOMAZIONI IN MODO ESTESO
Le automazioni sono delle tracce che non registrano audio ma dati che vanno a modificare uno o più parametri di una traccia. Le DAW di oggi sono estremamente potenti e praticamente tutti i plugin consentono di creare delle automazioni ad-hoc per ogni parametro.
Non esiste un vero e proprio limite, poichè con le automazioni si può raggiungere un livello così profondo e chirurgico di programmazione dei parametri che la traccia può diventare anche totalmente un'altra cosa. Per di più il vantaggio è che le automazioni sono non-distruttive e modificabili in ogni momento.
Qualche esempio?
- i volumi delle voci, se usiamo le automazioni possiamo ridurre il numero delle tracce ed avere sempre il livello giusto al momento giusto nel mix;
- automatizzando il tempo di un delay analogico possiamo ottenere effetti psichedelici in stile Led Zeppelin;
- automatizzando un filtro passa-banda possiamo ottenere un effetto Wah con curve e variazioni a piacere;
- con una automazione sul mix di un delay possiamo inserire le ripetizioni solo sul finire delle frasi così che il delay sia meno invadente;
- automatizzando il gain di un distorsore possiamo controllare il suono di una chitarra o basso con precisione.
Come detto non c'è un limite, bisogna solo avere tempo di provare e sperimentare.
GRUPPI INNESTATI
Usare i canali gruppo è un abitudine che non tutti hanno ma è abbastanza comune, una pratica di "igiene" nelle produzioni e mixing che deriva direttamente dalle console analogiche e che ci permette di mandare più tracce in un unico canale che poi può essere processato come un singolo canale e consente una somma migliore ed anche un risparmio delle risorse del computer.
Lo step successivo, che ho avuto modo di imparare da ingegneri del suono molto più bravi ed esperti di me, è quello di innestare diversi gruppi così che la somma dei canali ed il tipo di funzione che hanno rispecchi l'arrangiamento stesso del brano. Questo però è il classico caso in cui un esempio spiega più di mille parole.
Supponiamo di avere: una batteria, registrata su 8 canali, un basso, un paio di tracce di chitarra ritmica, una chitarra solista, quattro tracce di cori ed una voce solista. Classica registrazione di un pezzo rock classico insomma.
Ecco come procediamo utilizzando i gruppi innestati:
- Un gruppo per tutti i canali della batteria (DRUM);
- Un gruppo che contenga il precedente gruppo (DRUM) ed il basso (BASS);
- Un gruppo che contenga DRUM, BASS e le chitarre ritmiche (RHYTHM);
- Un gruppo che contenga i cori (CHOIR);
- Un gruppo che contenga tutte le voci, quindi CHOIR e la voce solista (VOICE).
Innestando diversi gruppi il controllo sulle sezioni sarà massimo, potendo lavorare anche con equalizzazione e compressione in diversi step. Ovviamente bisogna ricordarsi di non esagerare, ad esempio non mettendo tre compressori aggressivi sui gruppi DRUM, DRUM+BASS e RHYTHM, poichè così la batteria ne verrebbe completamente schiacciata. Però comprimere il gruppo di batteria con un compressore adeguato per livellare i pezzi e poi mettere un altro compressore sul gruppo RHYTHM per amalgamare tutta la sezione ritmica, è un "trucco" che molti professionisti usano.
Dopo aver processato i gruppi ricordatevi che su ogni gruppo potete utilizzare delle automazioni indipendenti, dandovi la completa gestione, ad esempio dei volumi, in ogni momento, così che il pezzo risulti molto più dinamico.
Ecco quindi 5 tecniche che magari non conoscevate, o che conoscevate ma non avete mai utilizzato, per migliorare il vostro prodotto finale così che suoni un po' più professionale. Mixare o masterizzare un pezzo è un'arte, ricordiamocelo, quindi rimane inteso che i veri professionisti, in uno studio ad-hoc sapranno probabilmente fare un lavoro migliore. Ma in questo modo se non abbiamo molto budget possiamo sicuramente fare le cose meglio.