E chi lo avrebbe mai detto che un rinomato produttore di microfoni, che si è guadagnato sul campo la fama, sarebbe riuscito a creare una interfaccia audio con una qualità così elevata e una grande semplicità?
Cosa dovrebbe avere oggi una interfaccia audio moderna? Ci vogliono connessioni con mini-jack per cuffie, controllo fisico sul pannello per il volume e parametri, diversi ingressi analogici e digitali e altrettante uscite, porte USB per collegare smartphone o tablet, anche in modo nativo. Deve essere portatile, ancora meglio se alimentata a USB ma con un ingresso accessorio per l’alimentazione.
La grande fetta di pubblico che è interessato a questo tipo di interfaccia è spesso un musicista o un produttore alle prime armi, che però vuol partire con una buona qualità con una interfaccia che duri degli anni, prima di fare il salto vero il professionale. Contemporaneamente, stanno arrivando i gamer, spesso con due computer, o i digital creator, che lavorano anche in streaming e richiedono semplicità e alta flessibilità.
Queste considerazioni devono essere passate anche sulla scrivania di Lewitt, perché Connect 6 si presta a essere il prototipo dell’interfaccia moderna, con un bilanciamento perfetto tra ingressi, uscite e funzioni software. Il numero magico è sei, come gli ingressi composti da due preamplificatori con ingressi XLR/combo a cui collegare anche via jack strumenti musicali come chitarre elettriche, un ingresso stereo analogico non bilanciato, e un ingresso digitale stereo su USB-C per un secondo computer compatibile con smartphone e tablet sia iOS che Android. Le uscite analogiche comprendono coppia stereo non bilanciata, due uscite L/R bilanciate e due uscite cuffie indipendenti. Quando si parla di streaming, Connect 6 mette a disposizione un canale loopback e il monitoraggio a bassa latenza, e utilizza la porta USB-C Mobile come un’uscita digitale stereo per registrare su smartphone e tablet. Siamo dunque passati dalle uscite digitali AES/EBU, ADAT o S/PDIF direttamente alla connessione USB-C, segno dei tempi. Non male per queste dimensioni! Il tutto è gestito da un’applicazione di controllo che prevede anche due scene Mix differenti, che vedremo in seguito.
Ci sono un paio di altri punti importanti per chi fa streaming ma non solo: i due ingressi analogici con preamplifcatore sono dotati, ciascuno, di un equalizzatore, di un compressore e, finalmente, di un expander che si rivela essere indispensabile per gestire il rumore dell’ambiente. I due Mix, A e B, hanno un maximizer che agisce su dinamica ed equalizzazione, non programmabile se non nell’intensità, che migliorano il mix finale per adattarlo allo streaming.
Hardware
Nella confezione di Lewitt Connect 6 arriva l’interfaccia audio, con una forma non descrivibile. Costruita in plastica, ha un encoder di grandi dimensioni, a scatto, che funziona anche come pulsante. Quasi a ricordare film fantascientifici futuristici, Connect 6 non ha una forma liscia o curvilinea. Dove ci sono, per esempio, i due ingressi XLR troviamo una torretta. Così pure accade per le uscite su jack standard da ¼", bilanciati, la connessione USB-C da cui deriva l’alimentazione. Non c’è un pulsante di accensione. Nella confezione sono compresi un cavo USB-C a USB-A e un cavo USB-C a USB-C, che serve per collegare direttamente il tablet o lo smartphone. Entrambi i cavi sono robusti e di ottima qualità, compresa la fascetta in velcro targata Lewitt.
Le uniche due connessioni anteriori sono dedicate alle due uscite cuffia, indipendenti, una su mini-jack da 3,5 mm e una su classico jack TRS a un quarto di pollice, che possono lavorare con due segnali differenti. Il pannello posteriore è occupato dalla connessione USB-C per computer, da una seconda connessione USB-C usata solo come alimentazione (benvenuta registrazione sul campo), un ingresso stereo analogico su mini-jack a cui collegare strumenti musicali o qualsiasi device audio, una terza porta USB-C chiamata Mobile per il collegamento con un secondo computer o uno smartphone (ricordate le interfacce per gaming con due ingressi USB?) compatibile con iPhone, iPad e Android, l’uscita su mini-jack per speaker portatili (sbilanciata), due uscite R e L su jack bilanciato standard per monitor audio, e due ingressi XLR Combo a cui connettere microfoni o strumenti musicali come chitarre e bassi.
La porta USB-C Mobile è interessante: oltre a poter ricevere l’alimentazione dal device connesso, consente un flusso bidirezionale: si può usare per riprodurre da un device esterno o per registrare sul device ciò che arriva dall’interfaccia. Quando si collega un secondo computer, quest’ultimo potrà sia riprodurre che registrare. Connect 6 si candida quindi a essere una interfaccia per gaming per chi ha due computer e ne usa uno per lo streaming! Da non dimenticare la possibilità di registrare sul proprio smartphone o tablet!
I convertitori lavorano a 44.1, 48 e 96 kHz (non sono previste frequenze intermedie) a 24 bit con porta per computer in USB Class 2 e per Mobile in Class 1. L’alimentatore esterno, quando usato, deve essere almeno di 27 Watt. L’alimentazione avviene attraverso le due porte USB-C per computer e Mobile. Il peso è di 295 grammi. I sistemi operativi devono essere almeno Windows 10 a 64 bit e MacOS 10.15 con 4 GB di RAM.
I controlli del pannello
L’encoder funziona come da pulsante per scegliere, a rotazione, l’ingresso di cui si vuole controllare un parametro. Nel caso dei due ingressi Input, esso gestirà il gain il cui livello è mostrato sulla barra led superiore, lasciando a quella inferiore il livello reale in ingresso. Tenendo premuto l’encoder dopo aver selezionato uno dei due Input, si attiva l’alimentazione Phantom per microfoni a condensatore, che sarà segnalato dall’accensione del led sul pannello. I due Input hanno un led che cambia colore in base al livello del segnale generato dal gain. Selezionando le due cuffie e lo Speaker Out, si gestisce il livello relativo al fader nel mixer. Dopo pochi secondi la barra led torna a mostrare il livello sorgente in arrivo. Muovendo l’encoder, la barra led si commuta all’istante a indicare la quantità di gain aggiunta.
Control Center
Disponibile per Mac e PC, per la gestione completa dell’interfaccia e dei plug-in per i due ingressi microfonici, è la centrale di controllo per Connect 6 che, una volta impostata, potete anche dimenticare! La parte superiore è dedicata alla creazione e gestione dei preset, alla scelta della frequenza di campionamento e a un paio di impostazioni: Map Native Volume Controls To assegna l’encoder all’uscita Speaker o a una delle cuffie, così che appena si accende l’interfaccia l’encoder sia assegnato di default; Led Brightness permette di scegliere tre livelli di intensità; Buffer Size cambia il valore relativo al driver ASIO che usa Connect 6. In questa finestra è possibile controllare gli update e gestirli.
I due ingressi hanno controlli di gain (-5 dB/+72 dB), opzioni di alimentazione Phantom, filtro Low Cut (valore non specificato), inversione di polarità e mute. Dispongono di tre plug-in messi in serie. L’expander ha lo scopo di ridurre i rumori più bassi e aumentare, di conseguenza, la dinamica, con i suoi classici parametri di soglia, rapporto di espansione, attacco e rilascio. Se non sapete come impostarlo, ci pensa l’Autosetup!
Il comportamento del compressore è dettato dai classici parametri e può trasformarsi in un limiter grazie al rapporto di compressione infinito:1. Expander e compressione hanno una finestra che analizza in tempo reale il livello, con barra della soglia molto comoda. L’equalizzatore offre quattro bande, ognuna della quali può essere configurata con Low Cut, Low Shelf, Peak, Notch, High Shelf, High Cut, con frequenza, gain e Q sono programmabili (per il controllo del Q è necessario usare la combinazione di CMD o CTRL e mouse).
La gestione dei livelli e dei due mix (A e B) occupa la restante parte della finestra, che può essere dimensionata a piacere. In alto sono presenti gli ingressi fisici stereo Aux In e USB-C, che si attivano solo quando sono collegati, e i tre canali stereo software Out 1/2, 3/4 e 5/6, quest’ultimo utilizzato anche per collegare un secondo computer o lo smartphone. La parte inferiore gestisce invece le uscite che corrispondono a Loopback, Speaker, Headphone 1, Headphone 2 e Mobile Out. Per ognuna di esse si può scegliere la sorgente tra Mix A, Mix B, Input 1, Input 2, Input 1/2, Aux In, Mobile In, Out 1/2, Out 3/4 e Out 5/6. Dal driver ASIO apprendiamo che è presente il monitoraggio a bassa latenza. La DAW vedrà, come possibili ingressi, i singoli canali mono relativi a Input, Aux, Mobile In, Loopback, Mix A e Mix B. Per quanto riguarda le uscite, la DAW vede tutti i sei canali software di Output.
L’ultima funzione, molto utile per chi di audio ne capisce poco o per chi fa streaming, è il Maximizer previsto per i due Mix, che agisce come limiter ed equalizzatore. Più si alza la sua intensità, più il suono acquista impatto e riduce la dinamica. Se si usa con giudizio, si ottengono risultati perfetti per lo streaming. Tutte le impostazioni eseguite sono salvate automaticamente su Connect 6, così da poter lavorare in standalone senza la necessità del software di controllo quando si riaccende.
E se non sono capace….
Tra le funzioni accessorie di Lewitt Connect 6 c’è l’Autosetup per i due ingressi microfonici, cioè una procedura guidata per impostare tutti i parametri. Autosetup apre una pagina dove scegliere cosa si sta connettendo, tra strumento musicale, microfono a condensatore o dinamico, cosa si intende fare (cantare, parlare o suonare) e per cosa si sta usando (live o recording). Fatte le scelte, si passa alla misurazione: si canta o si parla nel microfono (o si suona) per almeno 10 secondi, dopo di che si registra il rumore ambientale per altri 10 secondi, che servirà per impostare l’expander, terminando in una pagina per confermare, o meno, l’attivazione dell’alimentazione Phantom, del filtro Low Cut, dell’expander e del compressore.
In prova
Il primo impatto con Connect 6 è un leggero stupore misto curiosità per una forma così insolita. Non appena si mettono le dita sull’encoder, l’impressione di solidità è forte. Non abbiamo avuto bisogno del manuale, sotto forma di pagina Internet, per capire come funziona, se non per alcuni particolari come l’assegnazione fissa di Out 5/6 al computer/device mobile come ingresso. Le connessioni ci sono tutte: un vero sollievo vedere entrambe le connessioni per cuffie con formato differente, ma anche la doppia uscita analogica sbilanciata e bilanciata che lascia liberi di collegare Connect 6 a qualsiasi monitor. Mancava solo la trasmissione Bluetooth, ma l’interfaccia sarebbe costata più dello speaker Bluetooth.
Dal punto di vista hardware le scelte di Lewitt sono perfette per questi tempi, compreso lo spazio minimo occupato. L’encoder di generose dimensioni è piacevolissimo da usare, uno dei migliori di sempre. La barra led non spara led rossi in riproduzione quando i livelli del computer sono al massimo: in pratica Lewitt ha filtrato il messaggio di clip quando esce un livello di 0 dBFS. Ci ha già pensato anche qualche altro produttore. La possibilità di programmare i livelli e il gain dei pre da pannello è ottima, come pure l’uso in standalone dell’interfaccia. Con un battery pack o un alimentatore esterno, Connect 6 diventa un piccolo mixer analogico e digitale di cui controllare in tempo reale i livelli e acquisire il segnale da smartphone o tablet. Ben pensato!
I plug-in per il pre e il Maximizer sono indispensabili per chi fa streaming live ma anche per chi registra: la qualità dei risultati è sopra la media, per una interfaccia di questo prezzo. Si poteva magari invertire l’eq con il compressore, ma sono sottigliezze che un creatore di contenuti digitali non comprenderebbe. E’ l’equilibrio delle funzionalità e della flessibilità che rende questa Connect 6 un campione tra le interfacce di questo prezzo. Fino a qui il nostro giudizio sul progetto e la sua flessibilità è stato ottimo, anche se mancano le app per Android e iOS per il controllo da smartphone o tablet.
La sorpresa arriva quando Connect 6 si utilizza in studio! La conversione è di una qualità impensabile per questo prezzo: campo tridimensionale e stereo esteso e dettagliato, suono rotondo e ricco di particolari, senza quella durezza digitale che si può trovare talvolta in questa fascia di prezzo. Abbiamo avuto la netta impressione che Connect 6 abbia un circuito di clock molto performante, perché questi risultati ci sono solo quando tutti i componenti lavorano ben sincronizzati. I preamplificatori sono stati un’altra sorpresa insperata: finalmente sono in grado di reagire proporzionalmente ai livelli dei transienti, senza generare inaspettati clip.
La qualità è molto più alta di quel che ci aspettassimo: anche usando un microfono dinamico da 40 euro, Connect 6 riesce a restituire un suono dettagliato, mai ingolfato sulle medio basse, preciso nei transienti e amplificato con una certa brillantezza, che non stona, senza però essere invasivo. Sono preamplificatori da prendere a esempio. Non avremmo problemi a usare una Connect 6 per un progetto professionale. I plug-in per i due ingressi audio sono molto buoni: un tocco di compressore e uno di equalizzazione e il gioco è fatto. L’Autosetup ha sempre funzionato molto bene: chiunque può ottenere un suono ben equilibrato seguendo pochi semplici step. Anche il Maximizer è molto musicale e naturale: incrementa da subito il livello percepito e, senza esagerare, migliora qualsiasi segnale. Per lo streaming sarà un must! L’unica pecca? Quando si usano monitor con ingressi non bilanciati (per esempio gli eccellenti IK iLoud Micro Monitor, c'è il rischio di interferenze dal computer. Di per sé Connect 6 è silenziosissima, ma con monitor sbilanciati si può incorrere in qualche problema con l'alimentatore del computer e interferenze digitali. La qualità di alimentazione del computer, per quanto riguarda le interferenze, è un punto cruciale per tutte le interfacce alimentate via USB connesse a monitor con connessione non bilanciata.
Un altro punto a favore è la capacità di pilotare cuffie con valore di impedenza molto variabili: Connect 6 non ha avuto alcun problema di amplificazione con cuffie come le AKG 702 a 62 Ohm, Neumann NDH 30 a 120 Ohm, Neumann NDH 20 a 150 Ohm o le recentiRØDE NTH 100a 32 Ohm. Usando Connect 6 come ascolto con plug-in di emulazione (per esempio Acustica Audio Sienna), i risultati sono sempre stati ottimi e più ricchi di dettagli di quanto ci si potesse aspettare.
Conclusioni
Ci sono più di 50 interfacce audio nella fascia tra i 250 e 350 euro, alcune delle quali sono molto ben realizzate e hanno una base importante di utenti. Quasi tutte, però, si sviluppano partendo dal classico concetto di interfaccia audio da studio di registrazione. Lewitt Connect 6 parte da presupposti differenti, che comprendono anche lo studio di registrazione, abbinando il mondo della registrazione a quello dello streaming live e del content creator che nascono dal mobile. Considerate anche gli ottimi risultati sonori, superiori alla fascia a cui appartiene questa interfaccia, e avrete un quadro di quanto Lewitt Connect 6 possa essere una sorpresa per chi è in cerca di una interfaccia facilmente trasportabile e, volendo, anche indipendente da computer. Un’idea vincente sotto tutti i punti di vista!
Pro
Qualità di conversione
Preamp musicali
Plug-in per ingressi audio
Doppia connessione USB-C
Possibilità di collegamento di un secondo computer
Connessioni fisiche differenti
Contro
Manca un app per iOS o Android per il controllo dell'interfaccia
Distributore
Prezzo: € 299