Guitar: Plug-in o Hybrid?
Dal Vintage al Digitale - Conclusioni
di Frank Caruso
E dopo questa digressione neppure troppo breve, oggi al terzo episodio, ci troviamo a tirare le somme di questo viaggio nell’evoluzione dell’ outboard del chitarrista.
Episode 1: https://www.smstrumentimusicali.it/guitar-vintage-virtual-plug-in-o-hybrid/
Episode 2: https://www.smstrumentimusicali.it/guitar-vintage-virtual-plug-in-o-hybrid-episodio-2/
Nudo e crudo agli albori nella sua configurazione di base chitarra/amplificatore (‘60/70), un breve passaggio negli anni ‘80 con interposizione infinita di stompbox, fino alla versione più "digitale" degli anni ‘90 fatta di chitarra e rack e alla successiva versione “virtuale” degli anni 2000 con l’avvento dei plug-in. Oggi forse è possibile constatare una certa inversione di tendenza, una “risacca” quasi naturale, così come avviene dopo evoluzioni epiche o come la quiete dopo la tempesta, una sorta di normalizzazione dopo eventi avversi e/o violenti.
Non per nulla strano e neppure un passo indietro, anzi! Le conoscenze sviluppate con il digitale consentono paradossalmente di tornare all’analogico con consapevolezze diverse, ma soprattutto possiamo finalmente concederci il piacere di miscelare tecnologie diverse.
Personalmente credo sia finito il tempo di piattaforme uniche per il trattamento del suono (immaginando così plug-in storici come Guitar Rig oggi alla versione 7 o Amplitube alla versione 5) che continuano ad esistere e a far valere la loro potenza in contesti di home studio anche di tipo professionale, ma più orientati a contesti di sound library o alla realizzazione veloce ed estemporanea di brani musicali. Tutti quei contesti insomma dove occorre un suono preciso, che già esiste, e laddove è ben più semplice ricercare qualcosa di molto simile in piattaforme oramai dotate di library di preset davvero generose e con una indubbia qualità sonora.
Diverso invece è se dobbiamo “creare”un suono, dove la ricerca personale e il tocco distintivo sono un plus, e noi chitarristi o l’artista per cui stiamo lavorando, non desiderano che quel suono sia uguale a 1000 altri, fosse anche solo per una sfumatura.
E’ esattamente in questi contesti, quindi nella produzione vera e propria, che inizia ad intravedersi il “limite” di una sound library, disponibile a tutti ma magari con poca flessibilità in termini di personalizzazione.
E il mercato conferma questa tendenza offrendo sempre più frequentemente, piccoli componenti separati per il trattamento di una sola porzione del sound design e della intera catena. Potremmo fare un elenco puntuale di tutto ciò che in questo senso si è affacciato sul mercato in questi ultimi due anni, ma solo per fare delle citazioni potremmo ricordare Revalver (ora della famiglia Headrush) o Bias fino all’ultimo Omnyss di Positive Grid per parlare di plug-in dedicati praticamente al solo stadio di pre-amplificazione o alla emulazione della testata e in qualche caso di cabinet. Per non citare allora software ancora più di nicchia come Recabinet di Kazrog per la sola emulazione del cabinet.
E potremmo continuare con l’emulazione degli stomp, ma con modelling digitale, di Ik Multimedia, oppure la produzione di Eventide, o persino l’ultimo arrivato di casa IK Multimedia (Tonex) per l’emulazione di amplificatori (ma senza la sezione DSP, seppur con la incredibile e fortunata possibilità di integrazione del modelling con la piattaforma Amplitube 5).
Certamente, esiste Headrush, Kemper, Line 6 o Neural DSP, piattaforme potentissime ma pensate più per il live che per il sound design, ovvero strumenti Hardware in grado di portare con sé tutto ciò che possa servire, e dubito fortemente per lasciare il segno con un proprio sound.
Ma in studio, laddove il suono si crea, tutto si sta frazionando in piccole sezioni (e di eccellenza), perché poi il riverbero sarà un Lexicon, e l’Harmonizer un Eventide, e magari il cabinet un vero e proprio amplificatore oppure un altro plugin ancora con un profilo IR, il compressore un SSL di Waves e via ancora.
Questa è la realtà innegabile dello studio di registrazione, della produzione, che il mercato ha saputo intercettare in anticipo e che forse un poco ha condizionato esso stesso; un contesto fatto di elementi “a sezioni” dove ciascun elemento sonoro è fine a se stesso e dove la sola abilità del musicista o del suo sound designer può portare a compimento, con orizzonti illimitati, dando nuovamente un ruolo identificativo a chi il suono lo “crea”, e non “lo cerca”.
E certamente anche con grandissimi rischi; non dimentichiamo infatti l'efficacia di piattaforme "all-in-one" dove il timbro finale è perfetto, fin troppo, ben compresso e sempre “nel pezzo”. Quell'essere nel pezzo che in alcuni casi può essere il valore aggiunto se non addirittura la “manna dal cielo”, ma che nei contesti più artistici e creativi al tempo stesso può diventare una catena difficile da cui liberarsi.
Questo è il futuro: il coraggio di guardarsi indietro e ricostruire la storia, per guardare inesorabilmente sempre avanti, riconquistando così un ruolo primario.
Leggi gli articoli dei prodotti testati da Frank Caruso:
www.smstrumentimusicali.it/headrush-prime-test
www.smstrumentimusicali.it/overloud-th-u-marty-friedman-review
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