La nuova Yamaha Genos2 vale la nostra attenzione? Scopriamolo insieme!
Abbiamo avuto in prova il nuovo arranger workstation al top di gamma e siamo qui oggi con voi per condividere le impressioni indotte dalla nostra esperienza diretta.
Su SM Strumenti Musicali, abbiamo già affrontato il tema Yamaha Genos2: dapprima Riccardo Gerbi ha dedicato un proprio articolo per commentare gli aspetti principali che emergevano dall’annuncio del nuovo strumento e, successivamente, il sottoscritto vi ha riportato la cronaca della presentazione del prodotto stesso in casa Yamaha, lo scorso dicembre.
In quelle circostanze, ci siamo entrambi concentrati sul dare risalto alle differenze principali fra il modello originale Genos e questa nuova edizione. Qualche confronto sarà inevitabile anche in questo nuovo scritto, ma stavolta lo scopo è quello di esaminare lo strumento in sé, indipendentemente dai confronti, perché è evidente come Yamaha non stia proponendo un qualcosa di sconvolgente per i possessori del primo modello (che è, tutto sommato, ancora attuale) ma stia piuttosto promuovendo un prodotto stimolante per convincere i suonatori di Tyros/PSR a fare il salto o per attrarre clienti esigenti ma oggi fedeli ad altri marchi.
In virtù della disponibilità di un esemplare concesso in prova per alcune settimane da Yamaha Music Europe (grazie Danilo Donzella!), ora possiamo cercare di comprendere il valore caratterizzante del nuovo arranger workstation Yamaha, i punti di forza e anche gli altri eventuali aspetti valutativi di cui tenere conto.
Avvertenza: considerate questo test come un approfondimento concreto dei due articoli pubblicati a dicembre, molti concetti sono stati già chiariti in quelle occasioni e, quindi, non ripeterò tutto questa volta onde evitare di annoiarvi.
Yamaha Genos2 - Plastiche e connessioni
Le operazioni di apertura imballo e di installazione sono molto agevoli. Yamaha Genos2 pesa 14,2 kg e si presenta come un ottimo elemento centrale in un Home Studio. I 76 tasti (più fianchetti) lo portano ad occupare un metro e 23 centimetri di lunghezza. Coloro che hanno spazi ridotti dovranno tenerne conto, mentre dal vivo lo strumento fa la sua notevole figura e vi permette di sfoggiare una ragguardevole presenza con forme e curve innovative.
Dal punto di vista costruttivo, tutto è all'altezza degli standard elevati di Yamaha, tranne che per l’assenza di scocca in metallo che molti avrebbero gradito, visto il notevole prezzo. L'aspetto generale è elegante con un pannello superiore di robusti polimeri in colore nero corvino; la sponda curva sul retro consente dall’alto di guardare oltre e vedere facilmente le numerose prese, agevolando le operazioni di controllo delle connessioni. In generale, l’impressione è di lavorare con uno strumento molto solido con cursori, manopole e pulsanti rigidi.
Genos2 è suonabile dopo 18 secondi circa dall'accensione (due secondi in meno rispetto il modello primigenio), mentre per spegnere occorre premere lo stesso pulsante di accensione per un secondo circa.
Sono consapevole di entrare nel terreno dei termini soggettivi e alcuni potrebbero non essere d’accordo, ma - a mio giudizio - i tasti FSX confermano una valida sensazione, quella che ci possiamo attendere da tasti semi-pesati di buona fattura. Questo tipo di sensibilità è quella che personalmente mi attenderei in qualsiasi tastiera portatile ed è un peccato ritrovarla solo su strumenti dal prezzo di vendita così elevato.
Il rimbalzo del tasto mi è sembrato buono e, seppure mi sembra già di sentire borbottare i “puristi” che ammettono esclusivamente il tasto pesato da pianoforte, non posso che trovarmi a mio agio sia nelle corse veloci con le dita sia nel ribattuto dello stesso tasto. Oltre alle sette configurazioni possibili di risposta al tocco, anche il controllo dell’Aftertouch può essere personalizzato su tre livelli (Soft, Medium e Hard) mentre agisce in modo specifico per ogni suono in layer.
La dotazione di porte di connessione in Yamaha Genos2 non teme confronti: di fronte abbiamo i comodi ingressi per le cuffie e per una memoria Flash USB; sul retro possiamo collegare i tre cavi del sistema di altoparlanti opzionali GNS-MS01, uno schermo esterno tramite HDMI (evviva!), un’altra penna USB, due coppie di porte MIDI tradizionali, il cavo USB per connettere PC/Mac, il cavo per il sub-woofer satellitare, due coppie Line Out per cavi jack, due ingressi mini-jack Aux-In, tre pedali (volume, sustain e uno assegnabile) ed ingresso microfonico.
Lo storage interno è di 15GB: sembrano un po’ pochini se confrontati ai 58GB della prima Genos. Per compensare, il nuovo modello è in grado di gestire memorie USB fino a 256GB (contro i 64GB antecedenti).
Osservando il pannello globale dello strumento nella sua fisicità, si possono cogliere a colpo d’occhio tre aree diverse di controllo ed interazione, ognuna con proprie logiche coerenti.
Area 1: il display touch-screen
Spicca l’ampio display LCD VGA a colori TFT di 9”. Non è lo stesso schermo montato in precedenza: si percepisce una luminosità superiore e controllabile tramite funzioni touch sul display stesso. È dotato di protezione antiriflesso che ho notato funzionare a dovere solo in determinate posizioni della testa. La sensibilità del tocco è buona ma, non essendo il sottoscritto un nativo digitale, mi sono ritrovato spesso a ruotare preferibilmente la manopola (data dial), piuttosto che toccare la corrispondente impostazione sul display, quando si tratta di agire sui valori per incrementi minimi.
L’interfaccia utente del display è la stessa che vediamo da anni e che, dalla prima Genos, era stata poi applicata sui modelli della serie PSR-SX usciti successivamente. Al lancio della Genos originale, ricordo che gli aficionados ai vecchi modelli avevano lagnato una certa difficoltà d’uso: ormai queste difficoltà sono acqua passata e devo confessarvi che l’usabilità di Genos2 si è rivelata molto intuitiva. Di più: per facilitare la navigazione sul touch screen, è pregevole il mantenimento dei sei pulsanti fisici Gateway, di colore bianco, che rappresentano un’immediata scorciatoia per raggiungere comodamente la funzione desiderata sullo schermo tattile: Home, Menu, Style, Voice, Song e Playlist.
Per la cronaca, personalmente non provo nostalgia dello schermo reclinabile della mia amata vecchia Tyros, per cui non ritengo che questa sia un’assenza dolorosa: ovviamente, la mia è una valutazione soggettiva.
Area 2: il Live Control
Tramite le diverse manopole e gli slider fisici del pannello, è possibile governare i parametri di Live Control visualizzati sul display secondario LCD: anche questo schermo è nuovo e adotta la tecnologia VA (Vertical Alignment) quella che consente elevati livelli di contrasto. Ho trovato vantaggiosa la capacità di configurare lo schermo con sfondo scuro e testo chiaro o viceversa ed entrambi con due livelli di intensità.
Questo schermo può visualizzare tre tipi di parametri assegnati alle manopole e, premendo il pulsante accanto KNOB ASSIGN, si può alternare il controllo dei parametri principali di una voce (Cutoff, Resonance, Attack, Release, Reverb e Chorus). Alla stessa stregua, agendo sul tasto SLIDER ASSIGN, il display secondario può visualizzare i valori assegnati agli slider fisici in merito al bilanciamento dei volumi delle varie parti e dei canali delle Song. Manopole e slider sono circondati da indicatori LED retroilluminati e identificano lo stato di ciascun parametro con immediatezza.
Il potenziometro inizia la rotazione sempre con il valore indicato dal LED grazie alla manopola girevole a 360 gradi. Negli slider, al fine di evitare sbalzi inattesi, il parametro viene mantenuto finché la posizione del cursore non raggiunge il valore, cosa che non succede nelle voci Organ Flutes perché – come i drawbar originali – cambiano immediatamente il valore selezionato. I comandi dell’ambiente Live Control danno il benvenuto al Joystick che entra “logicamente” a farne parte ed è assegnabile a varie funzioni.
Area 3: Pulsanti luminosi
La terza area di controllo occupa la parte più vicina alla tastiera e scorre da sinistra fino alla destra del pannello. Si caratterizza da una schiera di pulsanti che si accendono, si spengono, lampeggiano o cambiano colore per indicare lo stato della funzione corrispondente. Fra questi si distinguono tre nuovi pulsanti assegnabili (1-2-3) sulla sinistra che si aggiungono ai noti sei pulsanti A-F sulla destra: qualsiasi esigenza operativa ora può essere richiamabile al volo da uno di questi nove pulsanti luminosi del pannello.
Per evitare l’effetto luci variopinte di Akihabara, anche la luminosità dei pulsanti è regolabile. La disposizione fisica dei pulsanti ricalca quella tradizionale Yamaha con l’eccezione della comparsa di due pulsanti dedicati al Chord Looper: la loro presenza ha costretto il tasto Direct Access a migrare solo soletto sulla parte destra del pannello. Queste eccezioni sono le uniche a richiedere un periodo di adattamento per i veterani di modelli anteriori (non lamentatevi, ce la potete fare…).
Esecuzione e personalizzazione degli stili
Con 800 stili di serie, Yamaha intende stabilire il record di accompagnamenti di fabbrica in un arranger, a favore degli insaziabili sempre alla ricerca di scaricare stili addizionali. Gli stili nuovi sono ben 215, gli altri sono ereditati dalla prima Genos o da altri arranger delle serie Tyros/PSR. Yamaha segnala di aver rivisitato le memorie OTS andando ad impiegare al meglio i suoni FM nativi, mentre – per le tracce di accompagnamento – la mia impressione è che suonino meglio in modo indotto dalla presenza di nuovi suoni ed effetti, ma senza un particolare lavoro di programmazione.
In totale, Genos2 ha:
- 78 stili Pop: fatti per la musica popolare in voga dagli anni 90 ad oggi.
- 90 stili RetroPop: validi soprattutto per il repertorio degli anni 70 e 80.
- 57 stili Oldies: musica anni 50 e 60, qui troverete materia per suonare Elvis, Beatles e Rolling Stones, per capirci.
- 51 stili Rock: non allarmatevi, è tutto abbastanza convenzionale.
- 43 stili Dance: roba buona per EDM, DJ Set e compagnia danzante.
- 60 stili R&B: dedicati alla musica nera in genere, da Blues a Soul, da Shuffle al Funk e fino al Gospel.
- Ben 90 stili Entertainer: sono buoni per chi suona Schlager e l’alto spazio concessogli si spiega tenendo presente i numeri astronomici di vendite di Tyros e Genos in Germania e dintorni.
- 51 stili Country: nonostante le esigue vendite di arranger negli USA, Yamaha cerca comunque di strizzare l’occhiolino ad un mercato potenzialmente molto ricco.
- 46 stili Jazz: rinnovano la buona fama di Yamaha in materia.
- 45 stili EasyListening, 20 Classic&Events e 40 BallRoom: tre categorie di arrangiamenti utilissimi per chi suona in famiglia o intrattiene il pubblico nelle case di riposo.
- 45 stili Latin: un repertorio che si presta facilmente ad essere suonato con gli arranger.
- 38 stili Trad&Folk: ritmi da tutto il mondo, mentre il mercato italiano è un po’ trascurato (solo 3 titoli: ItalianWaltz, ItalianMazurka e Tarantella; gli amanti del liscio e del folk del Belpaese, dovranno necessariamente scaricare i pacchetti di espansione ad hoc: Greetings From Italy Version 2 realizzato da Michele Mucciacito contiene 32 stili e 20 voci di alta qualità.
- 46 stili Movie&Show: non mancano mai negli arranger Yamaha, per chiudere in bellezza.
Durante il mio test, mi sono soffermato con maggiore interesse sui 215 stili nuovi. Ve ne cito alcuni, quelli che ho posto in cima alla lista dei miei preferiti. 60sPsychedelicRock riporta alla memoria il giorno in cui Jimi Hendrix chiudeva il festival di Woodstock nel 1969; DiscoPopJam ci rimanda alla DiscoMusic degli anni 70. Ben curati e riusciti gli anni 80 con stili come 80sDancePop, 80sLoveSong, 80sDX Ballad, 80s8Beat, 80sSoftRock e Throwback Pop. Nel repertorio jazz ho trovato notevoli JazzGroove e DrawbarSwing, anche se l’assenza dei recenti suoni Hammond che Yamaha ha riservato in modo esclusivo alle serie YC qui avrebbero fatto la loro bella figura.
Nella categoria Latin, vanno menzionati BossaFast e Samba60s. Per le colonne sonore, ci si può sbizzarrire con MovieHorns e DesertAdventure. Molti di questi nuovi stili sembrano costruiti verticalmente su specifici brani famosi; tuttavia, la qualità dei loro arrangiamenti è di tale cura che ho provato a forzarne l’uso con improvvisazioni suonando brani di sviluppo melodico e armonico lontano dall’originale, facilitato dalle diverse possibilità di personalizzazione. Ha funzionato, non sempre forse, ma nella maggioranza dei casi.
Certo, chi in passato si è trovato a suonare di tutto con arranger dotati di soli 64 o 128 stili di fabbrica e nessuna possibilità espansione, non avrà soverchie difficoltà a riutilizzare i nuovi arrangiamenti su contenuti musicali diversi, giocando sulle notevoli possibilità di rapida personalizzazione.
È possibile espandere ulteriormente il repertorio di stili, scaricando i pacchetti di espansione ufficiali. Di più: grazie alla compatibilità con gli arranger Yamaha precedenti, l’utilizzatore di Genos2 ha accesso ad uno sconfinato universo di accompagnamenti.
L’architettura degli stili è rimasta sostanzialmente la stessa, quella che resiste da oltre 20 anni: 3 Intro, 4 Main, 1 Break e 3 Ending. Ma due novità hanno portato aria fresca: la prima riguarda i tempi di modifica della sezione laddove è possibile attivare il pattern richiamato in modo immediato (cioè, al beat oppure alla battuta successiva); la seconda è in merito all’indicazione del tempo per sezione, finalmente è possibile impostare il tempo in modo indipendente per ciascuna sezione (Main) di stile. Possiamo, cioè, suonare ad esempio Lucy in the Sky with Diamonds con strofe in 3/4 e ritornello in 4/4.
Ora mettetevi comodi perché dobbiamo affrontare il tema Dynamic Control, la caratteristica che Yamaha ha pensato per il controllo delle dinamiche di riproduzione dello stile. Rispetto i modelli precedenti che l’avevano adottato (DGX-670 e PSR-SX600), su Genos2 il controllo dell’intensità esecutiva di uno stile non avviene più tramite la dinamica con cui il musicista suona sui tasti, ma piuttosto in base alla posizione della manopola 3 tipicamente assegnata al DynCntrl.
In pratica: agendo sulla manopola, nel tentativo di simulare il passaggio da pianissimo fino a fortissimo, lo strumento aumenta/diminuisce il volume di alcune tracce di accompagnamento (non tutte) e il filtro di Cutoff. Osservando il mixer, con l’azione sulla manopola solo i cursori delle due tracce percussive non si muovono, anche se – dall’ascolto in cuffia – si percepisce un effetto anche su di esse (mistero).
Sono sicuro che nel centro R&D di Yamaha siano state fatte tutte le riflessioni, immaginando che agire su una manopola - anziché sulla dinamica da tastiera - e togliere l’impatto sulla varietà degli accenti per introdurre un controllo di velocity e di cutoff fosse un miglioramento. Io, nel mio piccolo, faccio un po’ di fatica a comprendere questa scelta giacché non mi sembra un grande passo in avanti rispetto l’equivalente funzionalità sperimentata sui due modelli citati qui sopra.
Di più, su Genos2 non sono state riproposte le apprezzate funzionalità di Accent ed Unison e questo mi ha lasciato un po’ l’amaro in bocca: nel 2020 Yamaha tira fuori dal cilindro la capacità di controllare accenti e unisono su una tastiera abbastanza economica come PSR-SX600 e ora che arriva l’ammiraglia non le ripropone…accidenti! Auspico che Yamaha ci ripensi e copra queste lacune nelle prossime versioni del firmware.
Il Chord Looper era nato su PSR-SX900 e successivamente aggiunto alla prima Genos tramite l’aggiornamento software 2.0; va da sé che ora – con il nuovo hardware – anche la serie Genos può offrire due comodi pulsanti fisici per controllare la registrazione e la ripetizione della progressione di accordi. I primi giorni li confondevo con lo Start/Stop dello stile di cui hanno occupato la posizione fisica, ma poi – giorno dopo giorno – ci ho fatto l’abitudine.
Trovo sempre efficace la possibilità di mantenere il giro di accordi attivo quando si cambia lo stile in tempo reale, senza fermare la riproduzione: si presta ad eseguire medley infiniti con la massima varietà di ritmi ed arrangiamenti, senza annoiare il pubblico, a fronte di una progressione armonica coerente. Genos2 include le più classiche sequenze di accordi per Popular Pop, Pop Alternative, 80s Pop, 50s Doo-Wop, 12 Bar Blues, Andalusian Cadence, The Canon e Mixolydian. Tutte pronte all’uso nelle 12 tonalità. Carina questa idea!
Mi sarebbe piaciuto trovare la possibilità di scegliere di far ripartire dall’inizio una progressione di accordi ad ogni cambio di variazione (Main A, B, C, D) ma capisco che non si possa avere tutto dalla vita.
Fra le dettagliate possibilità di personalizzazione di uno stile, ho potuto sperimentare i duplici interventi possibili nelle tracce percussive. Il primo aspetto è il controllo dell’Ambience, che fornisce suoni di batteria realistici altrimenti difficili da ricavare con i DSP: funziona solo sui campioni di percussioni acustiche e permette di regolare il rapporto wet/dry per ciascuna nota in tempo reale tramite manopola o cursore secondo quanto assegnato dal Live Control.
E trovo pregevole la possibilità di decidere quanto rumore ambientale lasciare dentro il suono di ciascun elemento di una batteria. Il secondo aspetto è l’Insertion Effect Bypass che concede di disabilitare gli effetti Insert per singole note del suono di batteria: funziona bene e sarà apprezzata dagli arrangiatori perfezionisti.
Voci
Il generatore sonoro Yamaha è sempre lui: AWM. E c’è sempre la tecnologia AEM che elargisce movimenti e abbellimenti ad alcune voci suonate da tastiera; fa la sua comparsa il mitico generatore sonoro FM. Quest’ultima è una delle caratteristiche essenziali che più distinguono Genos2 dal primogenito e da tutti gli altri arranger sul mercato. Le note di polifonia sono 384: in pratica 128 a testa per AWM, memoria di espansione AWM e FM.
Una nota di merito va riconosciuta alla presenza di autentiche voci FM: ora è possibile ottenere in un arranger un nativo suono FM dinamico. Genos2 non supporta un editing del suono FM tranne la possibilità di determinare il numero di note generate (una, due o quattro), la differenza di intonazione tra le due o quattro note (Detune determina la densità del suono) e l’ampiezza stereo del sono (Spread).
Il pianoforte acustico principale CFX Concert Grand suona di gran lunga meglio di quanto ascoltato sui modelli precedenti per tre ragioni: in primis, è il frutto di un campionamento dettagliato, tasto per tasto su ciascuna delle 88 note; in secondo luogo, ogni campione dura ben 16 secondi (di lunghezze così ampie ricordo di averne parlato la prima volta presentando i pianoforti Dexibell); infine il segnale audio è trattato dal nuovo riverbero. Anche il secondo campione di pianoforte non mi è affatto dispiaciuto: confermo la sensazione precedente, Character Grand si amalgama molto bene con gli stili di accompagnamento moderni. Non sono un pianista selettivo e quindi segnalo (ma senza eccessivo rammarico) l’assenza del mitico campione Bösendorfer che alcuni si aspettavano vedere anche su Genos2, dopo averlo visto e celebrato su Yamaha P-515.
I pianoforti elettrici campionati, come Fender Rhodes e Wurlitzer, sembrano essere rimasti sostanzialmente invariati e la stessa valutazione vale anche per i suoni d’organo: Genos2 non ha ottenuto gli splendidi voci dello Stage YC. Per il prezzo, forse ci saremmo aspettati qualcosa di nuovo anche in queste aree. La mia personale impressione è che tutti i suoni vintage suonano comunque bene nel mix degli stili.
Niente di nuovo anche tra fisarmoniche e le voci dei cori. Genos2 è invece stata dotata di nuovi timbri di archi: le nuove Kino String dimostrano una buona personalità ed offrono sfumature inedite.
Il crescente numero di MegaVoice (tipicamente usate nelle tracce degli stili dato che è praticamente sfruttarle a pieno suonando da tastiera) ha arricchito principalmente le aree Brass, Bass, Guitar e Woodwind. Fra queste voci, compare più volte il nome di Oberkrainer, a dimostrazione di quanto Yamaha dedichi nuove risorse ai clienti di riferimento del pianeta Genos (e cioè al mondo germanico e alla musica Schlager).
In totale, Genos2 ha un numero eccezionale di voci (1990) e di kit percussivi (75):
- Le MEGA VOICE sono 123.
- Le voci SUPER ARTICULATION sono ben 437, di cui 31 nuove.
- Le voci SUPER ARTICULATION 2 sono 106.
- I suoni FM sono 141: possono essere estesi grazie ad un pacchetto di espansione gratuito.
Al di là delle differenze tra i due modelli Genos, un aspetto va comunque esplicitato, onde evitare il rischio di dare un’impressione sbagliata sul valore oggettivo di Genos2. Questo strumento è superbo. La definizione dei timbri è di elevata qualità e permette in ogni categoria di raggiungere livelli espressivi e realistici per tutti i gusti.
La potenza audio della serie Genos è confermata e gli arricchimenti introdotti la rendono quanto mai interessante: oltre alla presenza di effetti VCM e di quanto raccontato qui sopra, ricordiamoci che qui si possono organizzare fino a 28 blocchi DSP impiegabili contemporaneamente, che consentono di assegnare un effetto Insert diverso su ciascuna traccia del sequencer e oltre.
Nel pianeta Voice Edit, Yamaha ha calato alcune migliorie interessanti. Oltre ad aver introdotto un controllo mirato sul limite della Velocity, c’è un nuovo tipo di Portamento che oltre ad avere un Crossfade aggiuntivo è stato reso disponibile anche per le voci Super Articulation: i parametri sono controllati dalla dinamica secondo soglie personalizzabili, al fine – ad esempio - di disattivare il Portamento quando l'esecuzione è molto rapida come nel trillo.
La memoria di espansione utile per aggiungere nuove voci e nuovi stili ha una capacità di 3GB. Il sistema di importazione richiede di passare sempre sotto le forche caudine di Yamaha Expansion Manager (YEM). Registrandosi sul portale la propria Genos2, si possono scaricare diverse risorse importanti, fra questa – in tema di voci – si segnala una libreria di suoni del DX7 da aggiungere ai 128 preset e un pacchetto che include tutti i timbri e gli stili della prima Genos.
Oltre agli esclusivi pack di espansione per Yamaha Genos2, il nuovo strumento è compatibile con le librerie in continua evoluzione: i pack disponibili forniscono nuove voci, style, impostazioni One Touch e Multipad, consentendo di arricchire i contenuti secondo gusti ed esigenze personali.
Multipad
Sono 507 le sequenze MIDI di serie con la possibilità di gestire segmenti audio. Personalmente adoro utilizzare i Multipad per dare varietà agli stili d’uso più frequente e quindi quelli che corrono il rischio di diventare ripetitivi. Mi sono divertito a sfruttare il Dynamic Control per applicare il pianissimo sulle tracce dello stile di accompagnamento e fare entrare fino a quattro Multipad (questi ultimi, infatti, non sono oggetti di variazione dalla rotazione della manopola 3).
Chi desidera importare loop audio per ritmi percussivi, deve tenere conto che questi vanno preparati prima dell’importazione: ho sperimentato quanto le funzioni di editing audio dei Multipad siano ancora troppo essenziali. Si può fare di più con il MIDI, ma anche lì ci sono alcuni limiti di azione su effetti e volumi.
Esecuzione e personalizzazione delle song
Il doppio player audio/MIDI conferma quanto di buono abitualmente sperimentiamo in casa Yamaha con la facoltà di visualizzare Lyrics sincronizzate o semplici file di testo e, nel solo caso di MIDI file, anche un magnifico spartito digitale (Score) sul bel display.
La libertà operativa consente di registrare Audio o MIDI e contemporaneamente agire indipendentemente sullo strumento: questa facoltà rende interessante l’uso di Genos2 al posto di una DAW, se non fosse per il fatto che, non sopportando la modalità Pattern, si dovrà registrare tutta la song in linea oppure fare ricorso ai Marker per stabilire in tempo reale i diversi segmenti al momento previsto per ottenere lo stream finale.
È doveroso sottolineare come Yamaha sia l’unica al momento ad offrire nei propri arranger un valido e robusto tool per la costruzione di song MIDI a partire dagli stili. Al di là del solito Quick Recording, disponibile in effetti anche in altri marchi, qui troviamo ancora molto efficiente il Multi Recording MIDI con le funzioni di Edit dei singoli eventi MIDI (note, SysEx, Lyrics e Chord).
I nostalgici dello Step Edit Chord possono qui creare una canzone sfruttando gli stili e imputando manualmente gli accordi per tutta la progressione del brano musicale: chi, negli anni, si era abituato a lavorare in questa modalità, non ha altre possibilità che procurarsi un arranger Yamaha.
Non mi soffermerei più a lungo sul mondo Song, visto che è tutto sommato una replica del modello Genos primogenito: per saperne di più, vi rinvio quindi alla lettura del test che avevo scritto a suo tempo.
Anche il divario con il mondo Bluetooth è stato colmato: onestamente, a me è sempre sembrato insolito che i primi della classe snobbassero questa caratteristica molto diffusa, ed ora anche Genos2 è in grado di ricevere il segnale audio da dispositivi mobili, senza la necessità di collegare un cavo. Non c’è ancora la possibilità di traffico MIDI tramite Bluetooth: sarà per un prossimo aggiornamento?
Altro aspetto gradito è la capacità di trasmettere e ricevere dati audio dalla porta USB. Ho provato l'audio tramite cavo USB collegato al mio dispositivo mobile dove l'app Rec'n'Share mi ha permesso di creare facilmente un video con segnale audio sincronizzato e l’esperienza è stata interessante. Ho poi testato la registrazione audio sulla DAW del mio PC: il segnale arriva in due canali stereo e, con mio rammarico, non è consentita la registrazione audio multitraccia (peccato).
Registration e Playlist
Le Registration Yamaha sono celebri per la granularità di informazioni che possono essere memorizzate. Sulla prima Genos avevamo apprezzato la presenza di dieci memorie per banco. Su Genos2, possiamo apprezzare la possibilità di salvare il setup MIDI attivo nella memoria di registrazione (cosa che potrebbe presentarsi molto utile per i fisarmonicisti MIDI). Come noto, il numero di banchi di Registration è illimitato e la possibilità di gestirli dentro Playlist, rende gli arranger Yamaha una grande comodità. Roba che i vanitosi suonatori di workstation e synth si sognano di notte!
Ho notato che la creazione di un record nella Playlist è stata semplificata: ora, premendo Add Record, si presenta una finestra che guida a scegliere fra ricerca da un banco di Registration, selezione diretta di una Registration, scelta da un record di un’altra Playlist. Sul precedente modello, questa funzionalità era diversa e meno intuitiva.
Effetti e mixer
Ho potuto sperimentare il REVelation Reverb, uno dei principali plugin presenti in Steinberg Cubase: utilizza meno potenza di elaborazione ma offre un suono molto naturale donandogli una vasta ampiezza. Ci ho perso le ore giocando in particolare con i suoni FM. Ho seguito poi il suggerimento di Yamaha sperimentando il nuovo Compressor a tre bande disponibile come Insert in diverse varianti: ho notato che può essere generico per tutti gli strumenti oppure specifico per percussioni e basso, che siano acustici o meno.
Per cucire su misura i propri suoni, ho osservato che, nel Master EQ, è stata introdotta la possibilità di selezionare Shelving o Peaking in high-end e low-end. Non ho potuto sperimentare di persona, ma ho notato la presenza di impostazioni EQ dedicate a diffusori Yamaha recenti come i monitor da studio HS7, HS8, oppure gli impianti PA STAGEPAS 600 e STAGEPAS 1K mk II. Sorvolo in questa occasione il test del Vocal Harmony, giacché è lo stesso VH2 visto sulla prima Genos e che ho brevemente commentato in quell’occasione.
Per i suoni di pianoforte, si osserva l’assenza degli effetti VRM (Virtual Resonance Modeling) normalmente presenti nei pianoforti digitali Yamaha: è un vero peccato per i pianisti anche se si può tentare di aggirare il problema accedendo all’effetto Damper Resonance per riprodurre le ricche armoniche e le caratteristiche sonore uniche di un vero pianoforte a coda. Manca anche il mezzo pedale: uno dei tanti indizi che ci conferma quanto l’azienda giapponese non voglia far competere Genos2 con i pianoforti digitali a listino.
Permettetemi qui, prima delle conclusioni, di esprimere una richiesta per Yamaha: i nostri cugini che suonano Montage (strumento che costa meno di Genos2), da anni godono del Seamless Sound Switching (SSS) che consente di passare da una performance all’altra senza alcuna interruzione del suono. Ora l’uso intenso delle memorie OTS negli stili richiede a gran voce la disponibilità di questa caratteristica per evitare le micro-pause e talvolta le dissonanze che possono danneggiare un’esibizione dal vivo. Auspico che, tramite aggiornamenti software, prima o poi una funzione analoga sia disponibile anche per gli arranger.
Conclusioni
I clienti che si registrano dopo l’acquisto di Yamaha Genos2 ottengono la conferma di 5 anni di garanzia e, oltre alle due librerie di espansione citate qui sopra, la possibilità di scaricare una playlist bonus pronta a riprodurre oltre 1000 canzoni di svariati generi musicali. Applausi a scena aperta per la mantenuta compatibilità con le Voice Guide che consentono ai non vedenti di essere facilitati nella padronanza delle funzioni sul display Touch Screen e che, altrimenti, sarebbe di improbabile utilizzo.
La Genos originale è uscita sul mercato nel 2018. Da un certo punto di vista dobbiamo riconoscere che – una volta tanto – aspettando sei anni per il cambio di modello, Yamaha non ha reso obsoleto così velocemente un proprio prodotto (normalmente un modello Tyros durava 3-4 anni) e questo è stato apprezzato dai clienti perché questo tipo di politiche commerciali permettono di proteggere gli investimenti e preservare il prezzo dell’usato.
D’altro canto, però, il fatto che non sia avvenuta una sconvolgente evoluzione fra i due modelli di Genos, è un segno evidente di un altro fenomeno che dovrebbe prima o poi preoccupare tutti noi appassionati suonatori di arranger: i margini di vendita di questi prodotti di lusso, nemmeno presso i numeri uno al mondo, sembrano essere in grado di sostenere sostanziosi costi di sviluppo per introdurre prodotti rivoluzionari.
E questo è davvero un segnale allarmante e ci porta ad interrogare sul futuro degli arranger workstation: senza i grandi margini delle ammiraglie, si avrebbe minore innovazione sulle altre tastiere a listino, quelle di rango inferiore. Per cui, oggi di fronte al rilascio di Genos2, non mi sento proprio di biasimare Yamaha, piuttosto mi rallegro perché, a prescindere del livello di contenuto tecnologico introdotto, questo annuncio rappresenta comunque un segno di presenza e di vitalità e – anche se capisco che molti si aspettavano un superiore livello di innovazione – personalmente mi rincuoro con l’auspicio che la serie Genos abbia ancora un futuro avanti a sé, in controtendenza rispetto la minaccia della temibile etichetta di Discontinued.
In breve, l’idea che mi sono fatto è che Yamaha Genos2 superi ampiamente le capacità del primo modello ma potrebbe non attrarre i possessori della prima Genos. Sì, certo, ci sono sempre gli appassionati entusiasti e non mi stupisco se alcuni fra questi non hanno esitato un momento pensando al passaggio.
Yamaha Genos2 si presenta come una valida proposta per tutti gli altri: per chi possiede una vecchia versione di Tyros o PSR, oppure per quanti suonavano strumenti della concorrenza. Certo la cifra è notevole e, oltre a stimolare quanti non hanno problemi economici, potrebbe interessare chi ha un usato in permuta di valore così importante da ridurre l’urto economico dell’acquisto.
Di certo, Yamaha Genos2 è un fuoriclasse autentico e non si discute. Farà scintille presso Home Studio e Project Studio. Chi se la porta dal vivo (da solo o con una band) disporrà di un arsenale di suoni competitivo con qualsiasi altro strumento gli sarà affiancato.
Tuttavia, il fatto di produrre esclusivamente la taglia a 76 tasti è un segnale preciso per il mercato: l’assenza di una versione a modulo (o anche solo a 61 tasti), oltre all’indisponibilità di un player di file multimediali (video), potrebbe influire sull’ingresso di Genos2 nel mercato degli intrattenitori dalle centinaia di serate dal vivo in locali e feste.
Se avete qualche dubbio e siete confusi dalle opinioni disparate ed estreme su Genos2, mi permetto di passarvi l’antico suggerimento di ignorare tutti, ma proprio tutti (compreso il sottoscritto!). Andate piuttosto in un negozio di strumenti musicali e provate Genos2 di persona. Ne vale la pena, senza alcun dubbio.
Ci piace
Qualità dei suoni e degli stili senza rivali
Architettura espandibile
Vastità smisurata di stili a disposizione
Generatore sonoro FM, Reverb REVelation e Ambient Drums
MIDI Songs to Style
Non ci piace
Unica versione disponibile a 76 tasti (no modulo, no 61/88 tasti)
Assenza di Seamless Sound Switching (SSS)
L’accesso alla memoria USER da PC richiede il riavvio di Genos2 in modalità USB Storage
Yamaha Genos2
€5.689,00
INFO
YAMAHA MUSIC EUROPE