Registrazione multicanale di qualità, espandibilità tramite ADAT e hub MIDI, impiegabile anche svincolata dal computer: cosa volere di più?
Sono passati nove anni da quando Arturia annunciò la prima interfaccia audio della gamma AudioFuse, di cui realizzai il test per Audiofader a pochi mesi dalla sua commercializzazione. Nel tempo la gamma si è ampliata con altri tre modelli, tra cui l’odierna ammiraglia AudioFuse 16Rig oggetto di questo test. Il tempo passa, ma la regola imposta al progetto dal team di Grenoble non cambia: fornire in uno spazio esiguo un ampio set di funzionalità volte a rendere l’interfaccia estremamente versatile.
L’AudioFuse 16Rig si spinge oltre rispetto alle precedenti proposte, perché in uno chassis in metallo da una unità rack troviamo fino a 16 ingressi analogici e altrettanti all’occorrenza in formato digitale, fino a 12 uscite analogiche, nonché un ampio set di porte MIDI e USB. Il routing interno è gestito da due mixer software indipendenti, di cui uno pilotabile in remoto tramite eventi di Control Change MIDI.
Il plus è rappresentato dalla possibilità di un impiego anche stand alone dell’interfaccia, con set di scene a corredo richiamabili. Se per la prima AudioFuse scrissi nell’introduzione che: “La carne al fuoco è tanta”, per questo modello 16Rig pare che Arturia abbia allestito una bella grigliata! Partiamo dando uno sguardo all’esterno.
Arturia AudioFuse16Rig vista da fuori
Lo chassis in robusto metallo di colore grigio scuro è ripreso dall’interfaccia AudioFuse 8Pre, con le alette di colore arancione che possono essere utilizzate sia per l’inserimento in un rack, sia come supporti per un posizionamento sulla scrivania; rimarchevole la presenza di pad in gomma da applicare su alette e supporti posteriori, per rendere stabile l’interfaccia e non rovinare il piano di appoggio.
Frontalmente il pannello controlli è piuttosto intuitivo, grazie alle serigrafie di colore bianco che delimitano le sezioni; al centro troviamo una sezione di grigio scuro dedicata ai controlli di navigazione posti attorno al piccolo display a colori. Anche il pannello posteriore è piuttosto ordinato: partendo da destra troviamo le sezioni Line I/O, le uscite Monitor (in una sezione verniciata di bianco), le porte digitali ADAT, Wordclock, MIDI, infine una delle tre prese USB di tipo A, quella di tipo C per il collegamento al computer e la presa per l’alimentatore.
Nell’elegante (e robusta) confezione oltre all’interfaccia e le alette in metallo troverete l’alimentatore di rete, due cavi USB, la documentazione per la registrazione dell’AudioFuse 16Rig e del software in bundle: AudioFuse Control Center (AFCC) e AudioFuse Creative Suite per i plugin in omaggio, infine la guida Quick Start per muovere i primi passi. L’AudioFuse 16Rig pesa 4,5 chilogrammi.
Le connessioni
Ecco un elenco dell’intera offerta disponibile su AudioFuse 16Rig:
- 16 canali di ingresso analogici a livello di linea bilanciati su TRS (risoluzione fino a 192 kHz)
- Gli ingressi 1 e 2 sono su prese Jack TRS nel pannello posteriore, ma sul pannello frontale sono duplicati su prese XLR Combo, ciascuno con preamplificatori microfonici Discrete Pro, switch Pad e alimentazione Phantom a 48 V
- Gli ingressi 1 e 2 inoltre hanno un selettore Hi-Z per il collegamento di chitarre elettriche e bassi
- Gli ingressi 3 e 4 sono duplicati sul pannello frontale e impiegabili come L/R su presa minijack stereo da 3,5 mm
- 8 canali di uscita analogici su prese TRS (Out 3 – 10)
- Gli Audio Out 3 e 4 sono duplicati sul pannello frontale e possono essere impiegati per reamping, uscite cuffie aggiuntive o altro.
- Uscite Monitor su prese TRS (Out 1 e 2), con regolazione del volume e switch Mute sul pannello, più un pulsante programmabile anche per il monitoraggio A/B di due coppie di speaker (impostabile tramite software), utilizzando per la seconda coppia due Audio Out posteriori a piacere.
- Doppie porte I/O ADAT per 16 canali a 48 kHz (8 canali a 88/96 kHz)
- Wordclock I/O
- Doppia uscita cuffie frontali su prese jack TRS e minijack da 3,5 mm, affiancate da un piccolo potenziometro per la regolazione del volume
- Porte MIDI In e Out/Thru 1 e 2 su prese DIN a 5 poli, più Clock Out su presa minijack
- Porta host USB MIDI di tipo A sul pannello frontale
- Due porte hub USB di tipo A (una frontale e una nel pannello posteriore)
Requisiti di sistema
Sono richieste piattaforme Windows 10/Mac 10.13 o superiori, 4 GB di RAM, un processore Intel i5 o superiore (incluso Apple Silicon), una GPU compatibile con OpenGL 2.0, infine 1 GB di spazio libero su hard disk o SSD.
Operatività da pannello
I sei switch posti a sinistra nella sezione nera del pannello frontale sono assegnati rispettivamente alla visualizzazione del Metering di tutti i canali in ingresso (INS), l’accesso immediato ai parametri dedicati alla coppia di ingressi 1 e 2 (IN1 e IN2), richiamare i Vu-Meter dedicati alle uscite (OUTS), infine accedere ai menu dei due mixer disponibili: Main (indicato sul pannello come MIXER) e CUE.
Sulla destra del display è posto un Encoder rotativo in gomma per la navigazione tra i menu del display e la regolazione dei parametri, dotato di Switch alla pressione che funge da “Enter”. Sotto l’encoder è posto un piccolo Switch “Back”, per tornare indietro tra i menu dello schermo.
Al pulsante programmabile della sezione Monitor Controller è possibile assegnare una delle tre funzioni disponibili:
- Mono (retroilluminazione led di colore verde) – Somma i segnali Left/Right del mix Monitor
- Dim (led di colore arancione) – Abbassa il volume degli speaker sul livello definito dall’utente nel software AFCC
- A/B Speaker (led di colore blu) – Selezionare l’ascolto in una postazione con due coppie di monitor
I Line Out 3-10 sono DC Coupled, e con plugin specifici come – per esempio - CV Tools in bundle con Ableton Live, è possibile sfruttarne il segnale in tensione emesso per il controllo di sintetizzatori modulari o semi modulari, partendo dall’economico (e ben sonante per chi scrive) MiniBrute di Arturia.
Per concludere, segnalo che il pulsante di accensione – se premuto a lungo – spegne l’interfaccia, mentre una semplice pressione fa comparire immediatamente sullo schermo del computer collegato il software di controllo AFCC: comodo, no?
Gli Shortcut!
Arturia ha studiato una serie di scorciatoie da pannello per semplificare l’operatività. La pressione prolungata dell’encoder funge da Reset per gli indicatori Vu-Meter. Quando siete in un preciso menu (Mixer, MIDI, Settings, ecc), la pressione contemporanea di uno dei sei switch (IN 1/2, OUTPUTS, CUE, ecc) e dell’encoder consente di accedere velocemente ai sottomenu di ogni sezione.
Tenendo premuto il pulsante assegnabile della sezione Monitor e ruotando l’encoder si accede direttamente al menu di assegnazione del primo. Premendo uno degli switch IN1 o IN2 e ruotando il knob Monitor si può regolare la volo il Gain di ciascun canale, mentre l’encoder consente per navigare/selezionare gli altri parametri. La stessa procedura è valida con gli switch INS/OUTS, in cui potete con il knob Monitor regolare il Gain o il livello di uscita di ciascun canale, e per le sezioni MIXER e CUE, per regolare i volumi dei canali selezionati.
In qualsiasi situazione, una doppia pressione del piccolo pulsante “Back” vi consente di ritornare sempre al menu principale.
Il Carousel dei menu sul display
Il menu principale propone in alto i sette menu che potete scorrere attraverso il display:
- Inputs
- Outputs
- Mixer
- Cue
- MIDI
- Settings
- Presets
Nella parte bassa del menu principale trovano posto una coppia di indicatori VU-Meter del Main Out, mentre sotto in due celle di colore grigio sono mostrati rispettivamente il livello impostato per i Monitor Out (a sinistra), e la sorgente di clock e la risoluzione (a destra). Ciascuno dei sette menu può comprendere altri sottomenu dedicati a precisi parametri, e indicati da piccoli cerchi mostrati nella parte alta a destra del display.
Attraverso il display sul pannello la gestione dei mixer MAIN e CUE si limita a funzioni quali Mute/Solo o Link dei vari canali e la regolazione dei livelli di ciascuno, perché per queste due sezioni il routing è definibile attraverso il software AFCC che vediamo nel prossimo capitolo.
Mixer MAIN/CUE
Il primo è un line Mixer con quattro Aux assegnabili nelle modalità pre/post, e fino a ben 32 “ritorni macchina” tramite USB quando AudioFuse 16Rig interagisce con la vostra DAW. Tutti i canali analogici, quelli ADAT e i bus Aux possono essere anche linkati tra loro in stereo.
Tutti i canali analogici dispongono di controlli Pad e per l’inversione di fase, mentre sui primi quattro canali troviamo anche gli switch “Rear” per selezionare con quali connessioni vogliamo operare (anteriori o posteriori). Nei primi due canali troviamo inoltre uno switch per selezionare l’alimentazione Phantom o l’impedenza Hi-Z.
Passiamo al mixer CUE: perché un doppio mixer? Immaginate di dover allestire in studio una scena per una registrazione della voce, ma di aver bisogno di particolari tracce da inviare alle cuffie del cantante, che voi in regia non volete ascoltare. Ecco che entra in gioco il Mixer CUE, con cui potete allestire un secondo mixaggio personalizzato dei segnali passanti. Una seconda situazione di impiego del mixer CUE è sul palco: se siete un tastierista, potete sfruttare il Mixer Main con i suoi Aux per i vostri ascolti, impiegando il CUE come sub-mixer per i segnali da inviare al fonico. Comodo, no?
AudioFuse Control Center
Come consuetudine, il centro nevralgico per una configurazione completa di un’interfaccia AudioFuse. Rispetto ai test precedenti, mi trovo di fronte a un’interfaccia rinnovata, e nella barra posta in alto sullo schermo, se cliccate con il mouse sulla cella azzurra con la denominazione del software a sinistra compare un menu a tendina, in cui trovate il Resize Window, nonché il set di celle per accedere ai manuali, visualizzare gli ShortCut e le info legate al software.
La denominazione dell’interfaccia è personalizzabile e trovate il nome assegnato accanto alla cella azzurra, mentre al centro sono poste le cinque le icone per selezionare i vari menu disponibili. A seguire, il set di icone per la gestione delle otto scene disponibili, mentre in fondo a destra sono visualizzati risoluzione e Clock impostati. Chiude la barra l’icona a ingranaggio per accedere alle impostazioni Audio/MIDI, alle preferenze e il Firmware Update.
Vediamo adesso i cinque menu: il primo (Overview) vi consente di monitorare tutti i livelli dei segnali analogici/digitali passanti nell’interfaccia, e di intervenire al volo sui vari parametri previste per ingressi/uscite analogiche (Phantom, fase, Dim sui monitor, ecc).
Il secondo menu è il Main Mixer, in cui potete allestire il set di canali sullo schermo (definendo anche l’eventuale link a coppie per alcuni), grazie alla cella “+/- Channels” posta al centro a destra nella colonna Main, tra il Master Volume (sotto) e i quattro controlli Master per le mandate Aux. La channel strip di ciascun canale prevede – partendo dall’alto - i controlli di livello e Mute per le quattro mandate Aux, controlli Pan, Mute e Solo, infine la regolazione del volume affiancata da un VU-Meter per monitorarne il livello.
Il terzo menu è quello per richiamare il Mixer CUE: l’interfaccia e l’operatività sono identiche a quanto descritto per quello Main. Nel mixer CUE non troviamo i quattro Aux e in area Master è inserito lo switch per l’attivazione/disattivazione, che replica quello fisico presente sul pannello.
Il quarto menu per chi scrive è strategico, perché attraverso il Routing Matrix Screen potete definire tutto il flusso dei segnali audio passanti, sfruttando i canali Aux/Main/Cue come otto bus in uscita. Le sorgenti sono nella parte alta dello schermo, colorate di arancione, mentre sulla sinistra sono posizionate le destinazioni (colore viola); passando il mouse su una cella vuota si illuminano di rosso sia la sorgente, sia la destinazione assegnate a quella cella. Questa matrice rimanda a quanto già visto sulle interfacce RME, però quella di Arturia la trovo più intuitiva.
L’ultimo menu è dedicato alle opzioni MIDI, con in alto tre sezioni per la configurazione generale, quella in modalità Standalone, infine un pratico MIDI Monitor (denominato MIDI Activity). La parte bassa dello schermo è occupata dal MIDI Mapping dedicato al Mixer, che include anche una pratica modalità Learn per assegnazioni al volo dei parametri.
Primi passi…
L’installazione è semplice: basta creare (o accedere, se già ce l’avete) un account sul sito di Arturia, registrare il prodotto e automaticamente sarete dirottati nelle pagine dedicate al download del software AFCC, degli aggiornamenti firmware e dei manuali. In queste pagine troverete inoltre dei pratici video tutorial per muovere i primi passi con le principali funzioni dell’interfaccia. Ottimo.
Sempre attraverso l’Arturia Software Center potete scaricare in seguito la AudioFuse Creative Suite, che comprende:
- Analog Lab Intro
- Chorus JUN-6
- Comp DIODE-609
- Comp FET-76
- Delay TAPE-201
- Filter Mini
- Phaser BI-TRON
- Pre 1973
- Pre TridA
- Pre V76
- Rev PLATE-140
AudioFuse 16Rig: il test
L’AudioFuse 16Rig si rivolge prevalentemente al tastierista/fonico con un set ibrido in studio con hardware/software che comprende sintetizzatori, drum machine e sampler. Se fate parte di questa categoria quanto proposto dall’interfaccia francese va ben oltre quanto possa servire, in studio e sul palco, anche utilizzando computer non propriamente recenti, come il laptop basato su piattaforma Windows 10 e processore i5 di ottava generazione usato per il test.
A questa categoria di musicisti molto spesso i soli due ingressi microfonici sul pannello frontale possono bastare, mentre se le esigenze crescono le doppie porte ADAT sono la mano tesa per estendere il parco ingressi dedicato. Oggi non serve investire cifre stratosferiche per due preamplificatori ADAT da otto canali ciascuno che, se collegati all’AudioFuse 16Rig, impostando una risoluzione a 44,1kHz o 48kHz incrementano il parco connessioni a ben 34 I/O!
L’AudioFuse 16Rig mantiene alcuni particolari tipici di questa gamma. Per esempio, negli ingressi frontali XLR Combo 1-2 a seconda del connettore collegato cambiano automaticamente i parametri disponibili sui menu IN1/IN2 (e nel software AFCC). Collegando un jack compare sullo schermo la cella per attivare l’impedenza HI-Z, viceversa, con un connettore XLR l’attivazione dell’alimentazione Phantom.
Con il range del Gain dei preamplificatori però si fa un passo indietro rispetto alla precedente AudioFuse 8Pre equipaggiata con i Discrete Pro, e i 55dB odierni vanno stretti con l’uso di capsule dinamiche piuttosto deboli come lo Shure SM7, per esempio. Viceversa, i 126dB dichiarati da Arturia come range dinamico degli Speaker Out si sentono tutti, perché la resa dei miei monitor è molto più vivace e grintosa, mentre sui Line Out il valore è stato incrementato a 120dB.
La navigazione attraverso lo schermo è buona, anche se in alcune videate occorre aguzzare un po’ la vista per alcuni parametri microscopici, come per esempio la selezione dei canali o i controlli delle mandate Aux nel Main Mixer. Avrei preferito un encoder almeno con un inserto cromato e il pulsante “Back” retroilluminato, perché in condizioni di scarsa luminosità questi controlli sono poco identificabili.
Con il software AFCC si viaggia spediti, grazie a un’interfaccia completamente rivista e più “user friendly” come approccio. Presa confidenza con il potente Matrix e le varie modalità operative, in pochi minuti potete configurare una scena e salvarla per un prossimo impiego. Otto preset per le scene richiamabili dall’AudioFuse 16Rig possono sembrare pochi, ma calcolando che - anche dal vivo - un setup Audio/MIDI è piuttosto consolidato, quanto offerto basta e avanza. Una bella idea infine gli Shortcut, perché sono la mano tesa per interventi al volo sui parametri principali senza dover aprire il software AFCC.
Sull’interfaccia francese la flessibilità di uso è da 10 e lode. Grazie al doppio mixer e al potente Routing Matrix, in studio potete allestire linee monitor personalizzate per una o più voci, e terminata la sessione di registrazione con un semplice clic del mouse passare agli ingressi posteriori 1-2 per acquisire segnali di linea, senza dover staccare alcun cavo. Comodo no? Rimarchevole inoltre la flessibilità dei canali 3-4 forniti in diversi formati come prese, frontali o posteriori, per impiegarli al volo non solo per un Reamp di chitarra, ma anche l’ascolto di un provino riprodotto da uno smartphone o un player audio esterno. Infine, sulla DAW avete a disposizione fino a 32 bus, indirizzabili a piacere tramite la pratica matrice: vi basteranno?
Sia con un laptop, sia in modalità Stand Alone - magari collegando sul palco una serie di ingressi di un player multitraccia - l’AudioFuse 16Rig può destreggiarsi bene anche nella gestione di sequenze durante la performance, fornendo inoltre linee monitor configurabili ad hoc per batterista o altri membri della band.
Sul terreno del MIDI, l’AudioFuse 16Rig offre un bell’arsenale: due porte In e fino a tre Out, tutte impostabili anche come parallele o ponendo in MIDI Merge gli ingressi su presa DIN e l’USB, quest’ultima oltretutto provvista di alimentazione per i controller che lo richiedono. Calcolando inoltre l’uscita per il MIDI Clock e quelle audio DC Coupled - per la gioia di chi utilizza Ableton CV Tools - l’interfaccia francese può assurgere al ruolo di centro nevralgico di un setup, anche in un home o project studio.
Il MIDI Activity vi consente in qualsiasi situazione di verificare l’attività di ogni porta: ciascuna cella della sezione si colora di colore verde segnalando un device collegato, e di arancione per il flusso MIDI. Non manca nulla. I canali organizzati nel mixer Main sono completamente gestibili in remoto tramite MIDI (con il pratico Learn per assegnazioni “al volo”): “pane per i denti” del mio fido Studiologic SL Mixface con cui mi sono divertito a pilotarli durante il test.
In ogni sezione di questa AudioFuse 16Rig si trovano piccoli tasselli capaci di fare la differenza in termini di workflow. Un altro esempio giunge dalla sezione A/B dei monitor, dove è presente un controllo Trim, che vi consente di calibrare il volume di due coppie di diffusori. Cosa mi sarebbe piaciuto trovare nell’AudioFuse 16Rig? Così come rilevato nel modello 8Pre, anche in questo caso nessuna delle due porte ADAT è commutabile nel formato S/PDIF. Peccato.
Riguardo alle prestazioni, non ci sono variazioni rispetto ai modelli precedenti. Per un laptop basato su piattaforma Win 10/11 come quello impiegato per la prova vanno scaricati di driver ASIO dedicati sul sito di Arturia. Con questa configurazione sono riuscito a ottenere tempi di latenza intorno ai 5 ms a 48kHz, con un buffer size fissato a 32 sample. Calcolando che ho utilizzato un laptop piuttosto datato, il risultato è molto confortante.
Last but not least, un cenno alla Suite in bundle: di Analog Lab potete leggere il mio pensiero nei test redatti per l’Arturia V-Collection, mentre trovo azzeccata la selezione di plugin, con un set di preamplificatori storici validi sia per segnali vocali, sia per caratterizzare le chitarre o tracce di batteria. Per dar colore o un bell’ambiente anche a tracce di tastiere, nell’offerta trovate infine anche un’emulazione del Chorus del JUNO-6 di Roland e quella del Plate Reverb 140 di EMT che consiglio caldamente di provare.
Conclusioni
Rimettere mano a un’interfaccia Arturia della serie AudioFuse mi ha fatto rivivere lo stesso entusiasmo provato testando il primo modello. Costruzione, suono ma soprattutto l’incremento in termini di flessibilità di uso sono davvero sorprendenti: è evidente che chi ha studiato questa interfaccia conosce bene le esigenze di chi suona e registra!
Uno strumento che snellisce in maniera concreta il workflow, lasciando spazio alla creatività dell’utente, e se per voi il tempo è denaro tutto questo non è poco… Anche sul palco, l’AudioFuse 16Rig è un concentrato di funzioni che spazzano via una serie di accessori dedicati, fornendo un routing audio idoneo per molteplici situazioni, peraltro organizzabile in scene richiamabili al volo.
L’AudioFuse 16Rig può rivelarsi il classico coltellino “svizzero” anche per una regia compatta di un project studio, magari abbinando tramite ADAT un preamplificatore microfonico con più “spinta” in termini di range del Gain.
Calcolando la versatilità di uso, l’immediatezza grazie ai software a supporto e la qualità riscontrata in sede di prova, il prezzo è assolutamente commisurato. Andate a provarla dal primo rivenditore Arturia che incrociate nel vostro cammino, perché un investimento del genere, per me, son soldi spesi bene.
Come sempre, buona musica!
Ci piace
Qualità costruttiva
Interfaccia AFCC “User Friendly”
Flessibilità di uso
Opzioni MIDI
Non ci piace
Range Gain degli ingressi Mic 1-2
Controlli di navigazione non retroilluminati
Assenza porte S/PDIF
INFO
MIDIWARE
Arturia AudioFuse 16Rig € 1.299,00