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Occasioni sintetiche, Generalmusic serie S


Solido e affidabile, questo potente sintetizzatore workstation “made in Italy” ebbe purtroppo vita breve, ma è rimasto nel cuore di molti appassionati, compreso il sottoscritto, per il suo carattere sonoro molto particolare. Se avete un piccolo budget, ma amate ancora l’hardware e le sonorità degli anni '80 e '90, un serie S oggi potrebbe fare al caso vostro.

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Sviluppato in principio da ELKA nella sua sede in zona Squartabue a Recanati, in seguito fu Generalmusic a proseguirne lo sviluppo, dopo l’acquisizione avvenuta nel 1989. La serie S si può considerare uno dei primi esempi italiani di progetto modulare, in altre parole, i vari elementi dello strumento (design, engine sonoro, sequencer, software, ecc) erano sviluppati da una serie di team dedicati, sotto la supervisione di un general manager. In un periodo in cui i primi (e costosi) sequencer MIDI software aggredirono il mercato, gli sforzi dei produttori erano concentrati nel fornire al tastierista un ambiente hardware analogo, per realizzare con semplicità una song; i tecnici Generalmusic lavorarono molto bene, fornendo nella serie S un sequencer che in termini di interfaccia ed editing aveva poco da invidiare a una variante software. Molta attenzione fu prestata anche sul fronte delle funzionalità come MIDI Master Keyboard: una Performance può contenere fino a 16 zone indipendenti su tastiera in split/layer per parti interne/esterne, con funzioni di MIDI Patchbay/Merger su due porte MIDI In/Out/Thru indipendenti; i modelli a tastiera dispongono inoltre di un’ottima meccanica semipesata di casa Fatar, peraltro dotata di Aftertouch polifonico, e di un pannello comandi ricco di controlli liberamente assegnabili.

Il percorso del segnale nei sintetizzatori serie S

L’Ossatura di un serie S è basata su una CPU Motorola 68302 a 16 MHz e un sistema operativo proprietario denominato MIOS, un ambiente multitasking che consente di suonare e al contempo caricare tramite floppy disk nuovi Sound o Song in memoria. La sintesi in sottrattiva basata sul campionamento, prevede una coppia di oscillatori impiegabili in modalità singola, in layer con regolazione del volume, oppure combinandoli tra loro e dosandone il Crossfade dei sample selezionati. L’arsenale sonoro è composto da 209 forme di onda campionate a 41,7 kHz, e ospitate in una ROM da 6 MB, per 2.048 preset circa, mentre una porzione di 2 MB di RAM volatile è disponibile per l’importazione di sample esterni. Oltre alla coppia di oscillatori, la catena di sintesi prevede due filtri multimodo (12 dB per ottava), peraltro combinabili tra loro per ottenere un singolo filtro a quattro poli (24 dB per ottava), una coppia di LFO sincronizzabili tramite MIDI Clock, più inviluppi dedicati a 10 segmenti per Pitch, filtri, Pan e sezione Amp. La sezione effetti è composta da due blocchi DSP da 64 algoritmi ciascuno, per un riverbero e le modulazioni. La polifonia è di 32 note, con priorità riguardo all’allocazione dinamica delle voci assegnabile dall’utente su ogni parte. Tra le altre caratteristiche, segnalo i convertitori DA a 18 bit e un parco connessioni che comprende una coppia di Stereo Out, quattro Audio Out assegnabili e due prese per dei pedali.

Il generoso display monocromatico e retroilluminato da 240 x 64 pixel, a corredo di tutti i modelli della serie S

Il generoso display monocromatico e retroilluminato da 240 x 64 pixel, a corredo di tutti i modelli della serie S

Della serie S furono proposti inizialmente due modelli: l’S2 a 61 tasti e l’S3 a 76 tasti, in seguito comparvero le varianti Turbo e l’expander S2R, dotati di quattro slot per installare dei chip SDRAM non volatili, con tagli da 512 kB fino a 2 MB, per caricare in maniera permanente Performance, Sound o sample, il supporto del formato General MIDI e la versione 2.0 dell’editor Sample Translator, per la gestione di sample esterni in formato Wave su floppy in formato DOS, Avalon su supporti in formato Atari, Akai S1000 su disk proprietari, oppure tramite MIDI Sample Dump.

La scelta

Perché acquistare oggi un serie S? Dimenticatevi l’emulazione di sonorità acustiche, perché oggi i preset di alcune categorie orchestrali di questo synth possono far sorridere, ma se vi piace programmare e amate dei pad stratificati ed eterei, oppure dei synth lead piuttosto acidi, un serie S può rivelarsi ancora gratificante. Pur essendo un synth digitale, il pizzico di calore percepibile nel carattere sonoro è il suo punto forte, peraltro non replicato in strumenti successivi di Generalmusic come l’Equinox. Molte forme di onda sono state desunte da synth storici quali il Prophet 5 e il Roland Jupiter-8, di cui potete emulare con buona approssimazione pad di Strings o Brass, ma il “piatto forte” secondo me è rappresentato dai preset dell’ELKA Synthex, capaci ancora di ben figurare all’interno di un mix. Attingere forme di onda storiche dalle librerie Akai può rivelarsi ancora efficace: per esempio, all’epoca ho passato diverso tempo a ricrearmi con profitto dei preset del Roland D-50. La wavetable del synth italiano comprende inoltre delle interessanti forme di onda desunte dai sintetizzatori ARP con cui, senza esagerare con i filtri, si possono ottenere timbriche lead di sicuro effetto. I filtri combinabili e i 10 segmenti impostabili su ogni inviluppo consentono ampi margini creativi per scolpire il proprio suono.

Il compianto Keith Emerson è stato per anni endorser di Generalmusic: egli ricevette in dono dal marchio italiano la S4, un prototipo a 88 tasti pesati esposto al Musikmesse del 1993 e mai realizzato

Il compianto Keith Emerson è stato per anni endorser di Generalmusic: egli ricevette in dono dal marchio italiano la S4, un prototipo a 88 tasti pesati esposto al Musikmesse del 1993 e mai commercializzato

Passando all’operatività, l’ottima interfaccia e l’ampio display con menu che visualizzano in forma grafica l’editing dei parametri, sono elementi che rendono agevole la programmazione direttamente dallo strumento. Il multitasking insito nel sistema operativo MIOS consente di organizzarsi directory con nuove scene, Sound o Song caricabili mentre state suonando. Il software di questa workstation italiana è stabile e non ha mai sofferto di particolari bug, al contrario di quanto accadde con la serie Equinox, mentre per quanto concerne l’hardware, l’unica accortezza riguarda la batteria tampone: se si scarica va cambiata in tempi brevi, onde evitare che il rilascio di pericoloso acido vada a compromettere irreparabilmente i circuiti delle schede interne. I minus di un synth serie S sono in primis l’assenza del supporto per eventi di sistema esclusivo: con il sequencer di questo synth scordatevi di ricevere/trasmettere un MIDI Dump… Inoltre, essendo stato studiato “in corsa” durante lo sviluppo del formato, il banco timbriche General MIDI presente nell’upgrade kit Turbo e sull’S2R non ha mai brillato per omogeneità generale. Sull’usato puntate sui modelli Turbo a tastiera, perché le opzioni di MIDI Master Keyboard e l’ottima Action della tastiera semipesata ne fanno ancora un buon tassello da impiegare come centro nevralgico del proprio setup, anche sul palco; lo chassis a “prova di bomba” e il peso complessivo della variante a 61 tasti lo rendono uno strumento ancora tollerabile in termini di trasporto (16 chilogrammi circa). L’expander S2R può rivelarsi la soluzione per ampliare dall’esterno le opzioni di un controller MIDI a tastiera economico, portandosi a casa anche un engine sonoro tutto da scoprire.

L’expander S2R

L’expander S2R

Conclusioni

In fase di scelta è fondamentale verificare lo stato della meccanica nei modelli a tastiera, perché pur essendo dell’italiana Fatar, la sostituzione di una singola contattiera usurata può costare anche 150 euro oggi; inoltre, in tutti i modelli prestate attenzione allo stato dei controlli sul pannello e la luminosità del display, anch’esso piuttosto costoso da sostituire. Come sempre, buona caccia!

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