E' vero che siamo circondati da telegiornali e news feed con continue notizie sul rallentamento della Germania, ma se in questo momento dovessimo pensare a poche parole per descrivere i trend di maggior successo nella musica sicuramente sarebbero: musica elettronica, DJing, tastiere e campionatori. Ed un'azienda che in questi ultimi anni ha incarnato totalmente questa visione futurista della musica è di certo la berlinese Native Instruments.
Stupisce quindi apprendere della notizia di una imminente ristrutturazione che coinvolgerà tutta l'azienda, partendo proprio dal quartier generale nella capitale tedesca che subirà la maggior parte dei 100 tagli al personale annunciati. Licenziamenti avvenuti tutti in un unico giorno, giovedì 29 Agosto, che, con quelli già effettuati durante l'estate, andranno complessivamente a ridurre l'organico di Native Instruments di circa il 20%.
Recita la prima parte del comunicato ufficiale: "Native Instruments [...] ha annunciato oggi un piano per la centralizzazione delle sue operazioni aziendali globali che include una riduzione del personale del 20% su tutte le sedi. La ragione di questa difficile decisione è di creare la giusta configurazione della compagnia per focalizzarci sullo sviluppo di una nuova, unificata e pienamente integrata piattaforma sulla quale sarà disponibile l'intero portfolio di prodotti e servizi della compagnia a partire dal prossimo anno. Questo cambio avviene nonostante gli utili in crescita nel 2018 e nella prima metà del 2019, come risposta ai crescenti costi dovuti alla precedente struttura in divisioni e ad un approccio multi-brand. "
Mentre la compagnia assicura che tutte le linee principali di prodotti verranno mantenute e sviluppate, la focalizzazione sulla nuova piattaforma, che si chiamerà "One Native", ha per ora apparentemente congelato l'uscita di nuovi prodotti o linee. "Invece di rilasciare sempre più prodotti, vogliamo assicurarci che i nostri utenti possano avere il massimo dai nostri attuali prodotti attraverso un'esperienza unificata e connessa".
Commentando i tagli al personale il co-fondatore e CEO, Daniel Haver, ha dichiarato: "Questa è stata la decisione più difficile che abbiamo dovuto prendere in tutta la nostra storia, poichè i nostri successi del passato sono stati resi possibili dal lavoro di alcune delle persone migliori e più appassionate nell'industria della musica."
Tuttavia è chiaro che lo scetticismo generale non manca verso una decisione che coinvolge in buona parte la forza lavoro che ha permesso all'azienda una crescita continua e duratura. Soprattutto, andando a ben vedere, dopo quella che sembrava una strategia di espansione programmata che, non più tardi di due anni fa aveva visto il fondo private equity EMH entrare con un finanziamento di 59 milioni di dollari in Native Instruments.
A fine 2017, subito dopo la nuova massiccia iniezione di capitale per NI, il CTO e Presidente Mate Galic commentava: "Crediamo che la produzione musicale ed i servizi collegati dovrebbero essere integrati in modo più intuitivo ed unico. Vogliamo realizzare un ecosistema accessibile e semplice di creazione musicale centralizzato, tramite una tecnologia e raccolta dati potente, per aiutare i musicisti di oggi ed accogliere quelli di domani".
E ancora: "NI si focalizzerà sull'assunzione di talenti in ambito tech a Berlino, Los Angeles e Londra nei prossimi anni. La compagnia ha reclutato diverse figure chiave a Berlino ed a Los Angeles negli scorsi 12 mesi - inclusa l'acquisizione della piattaforma di monetizzazione dei remix MetaPop, il cui precedente CEO Matthew Adell ora lavora come capo della divisione digitale per NI."
Insomma, circa due anni fa già si presentava come necessaria la centralizzazione di tutto il business verso una piattaforma tecnologica unica, però lo sviluppo di questa sembrava richiedere una politica di assunzioni ad ampio spettro. Ora invece, con lo stesso obbiettivo, arriva questa significativa riduzione del personale, affrontata in modo improvviso e senza apparenti motivi di bilancio.
La pagina "Careers" di Native Instruments, che in altri periodi abbondava, se non addirittura traboccava di posizioni lavorative aperte e figure professionali specializzate ricercate, ora risulta plasticamente vuota.