Brian May è uno di quei chitarristi che ha davvero fatto la storia della musica, eppure non è annoverato tra i virtuosi della chitarra, non è indicato come capostipite di un genere, non è praticamente mai indicato per una tecnica particolare o per un'innovazione sullo strumento. Nonostante questo, se chiedete in giro, la maggior parte dei chitarristi rock vi diranno che Brian May è tra i loro punti di riferimento. Perchè? Perchè Brian May è un chitarrista straordinario che ha voluto fondersi completamente con la musica, sacrificando quel culto dello strumento che spesso molti chitarristi celebrano in ogni pezzo per dare la massima importanza all'insieme, una magica alchimia chiamata Queen.
In questo articolo, che come per gli altri chitarristi del mese su SM Strumenti Musicali precede l'imperdibile doppio appuntamento con Virtual Guitar di Frank Caruso, andremo a sondare e ripercorrere quella che è la strumentazione di Brian May, provando a dargli un contesto e scavare per rivelare anche dettagli e curiosità che magari ancora non sapevate del suo suono.
UN SOUND CHE VIENE DALL'IRLANDA
Un'ulteriore risposta alla domanda del primo paragrafo, ed una chicca che pochi conoscono del chitarrista dei Queen, la troviamo nel musicista che maggiormente ha ispirato Brian nei suoi primi anni: Rory Gallagher. Il cantante, chitarrista irlandese, uno dei musicisti più sottovalutati degli ultimi cinquant'anni - soprattutto in Italia - con il suo hard blues stregò Brian May, tanto che egli iniziò a seguirlo e frequentarlo per un periodo.
"Ricordo di avergli chiesto come facesse ad avere quel suono che mi faceva impazzire", dice in un documentario dedicato proprio alla vita di Gallagher. "Lui mi disse che era semplice: prendi questa chitarra, un amplificatore Vox AC-30 ed un pedale. Andai subito a comprarmi quegli strumenti e riuscii in effetti ad ottenere quello che cercavo. Ha fatto parlare la mia chitarra. E' così che Rory mi ha dato il mio suono, quello che ho ancora adesso".
Il sound iconico e particolare di Brian May, caratterizzato da una chitarra con single-coil custom, un amplificatore Vox AC-30 ed un pedale clean boost, nasce quindi dal blues contaminato di folk rock di questo eccezionale cantautore. Brian poi sviluppò la sua chitarra, la famosa Red Special costruita con l'equivalente di meno di 100€ attuali assieme al padre; e sviluppò il proprio stile e le proprie sonorità; però se andiamo a fare un ascolto parallelo dei due ci accorgeremo che tutto torna, proprio come in un rompicapo che finalmente trova soluzione.
LA RED SPECIAL, UN PONTE TRA DUE MONDI
Come detto il suono di base di Brian May non è solo composto da pochi - tre - elementi tutto sommato semplici, ma è anche rimasto praticamente immutato lungo tutta la sua carriera, un po' come i suoi famosi ricci.
Tutto parte dalla celeberrima Red Special, una chitarra custom costruita originariamente da Brian e suo padre nel 1963. Doveva essere una via di mezzo tra una Stratocaster ed una Les Paul, che erano già allora le due chitarre di riferimento per il rock.
Sono stati scritti libri su questa chitarra e sull'abitudine mai persa di Brian di suonarla con una moneta da sei penny, che da al suo suono un attacco più rotondo ma al tempo stesso più metallico ed un peso speciale sulle note accentate; ed il manico è molto generoso ma con le corde leggermente troppo larghe per suonare comodamente i vibrati sulla prima corda, il che probabilmente ha orientato il chitarrista dei Queen verso posizioni negli assoli meno consuete, più basse e quindi con un suono più corposo dato dalla maggiore massa delle corde più spesse.
Volendo entrare brevemente nei dettagli di questa chitarra, possiamo dire che è stata realizzata - anche qui in modo poco ortodosso - con del legno listellare di bassa qualità per il corpo semi-hollow ed una parte centrale in quercia ricavata da un vecchio tavolo. Il manico in mogano proviene da un camino dell'800, la tastiera è in quercia dipinta di nero per sembrare palissandro ed il ponte e tremolo furono progettati e costruiti da Brian nel laboratorio di meccanica della scuola. Tutto questo per dire due cose: non stupisce che May sia ora laureato in Astrofisica, a sedici anni lui ed il padre costruirono una chitarra in grado di fare la storia del rock; essersi progettato e conquistato ogni millimetro del suo strumento dimostrava già la determinazione totale che poi Brian ha messo in gioco per dominare questa chitarra e diventarne un maestro.
IL VOX AC-30, PER AVERE IL SUONO NELLE MANI
Tutti conosciamo l'AC-30 del marchio inglese Vox. Era un tipo di amplificatore molto usato. Tra le band più famose ad adottarlo c'erano i Beatles, i Cream, i Black Sabbath e molti altri. "Soli" 33 Watt e due coni Celestion da 12" con un finale in Classe A alimentato dalle immancabili valvole EL84.
Brian ovviamente ne ha avuti diversi in molte versioni ma il suo suono non è mai cambiato: primo perchè si tratta di leggere variazioni sul tema di questo classico dell'amplificazione inglese; secondo perchè, come avrete capito, il suono di Brian May è una ricetta estremamente personale lungamente ricercata e raffinata nei primi anni della sua lunga carriera per ottenere esattamente quel suono.
Questo amplificatore ha tre canali, non selezionabili a pedale per altro, il Vibrato, Normal e Brilliant, ma Brian ha praticamente utilizzato sempre solo il canale Normal. Il Vibrato non è un effetto che gli interessava per il sound dei Queen, mentre il canale Brilliant è sempre risultato troppo... brillante, unito al suo stile ed alla sua chitarra. Tutto il controllo del suono per i Queen si basa quasi esclusivamente sul controllo 'Cut' del canale Normal, un filtro passa-basso per tagliare progressivamente le alte.
Ed il gain? Alla vecchia maniera. Per mandare in overdrive l'amplificatore bisogna tirare il volume al massimo o quasi ed il fatto che sia in Classe A spiega la grande dinamica di Brian May e la sua capacità estrema di passare dai distorti ai puliti cristallini in un attimo, un tocco distintivo del suo stile che lo ha reso unico.
IL TREBLE BOOSTER, UN SEGRETO NON SEGRETO
Nonostante il volume inchiodato al massimo, il canale Normal dell'AC-30 rimane pur sempre un canale Clean e la saturazione del finale non era sufficiente a raggiungere il suono ruggente che May cercava. La soluzione gli venne proprio da Rory Gallagher: il Treble-Booster.
Già molti altri chitarristi come Clapton e Toni Iommi usavano questa soluzione per spingere gli amplificatori nel Nirvana della saturazione valvolare.
Questo Treble-Booster in particolare è un pedale davvero banale, elettronicamente parlando, realizzato con tre transistor che amplificano il segnale della chitarra ed un semplice circuito RC per un po' di equalizzazione. Con circa 32dB di spinta ulteriore, il segnale che esce da questo pedale riesce a far saturare stupendamente il canale a basso gain dell'AC-30.
Il segreto che non è un segreto è che questo pedale non fa altro che alzare molto il livello del segnale. A differenza dei pedali di saturazione non altera quasi per nulla il carattere del suono della chitarra. Non c'è una trasformazione delle componenti in frequenza del segnale da onde sinusoidali ad onda quadra, come fanno invece i distorsori.
Nonostante il nome di "Treble-Booster" questo pedale alza tutte le frequenze del segnale, ma ha la tendenza ad enfatizzare leggermente di più le alte, il che compensa bene il boost sulle basse che il finale dell'AC-30 aggiunge quando tirato al massimo.
Brian ha utilizzato principalmente tre Treble-Booster durante la sua carriera ma, come per gli amplificatori, cambiandoli più per ragioni pratiche che per portare il suo sound ad evolversi verso una direzione diversa. I primi tre album dei Queen sono stati registrati probabilmente tutti con un pedale Rangemaster con transistor al germanio. Perso poi nel 1976, Brian si fece costruire una sua versione da Pete Cornish, il TB83 Treble-Booster con transistor in silicio, utilizzato poi su tutti gli altri dischi successivi. Questo è quindi probabilmente il più filologicamente indicato per ottenere il vero sound dei Queen.
Dall'album solista "Another World" in poi Brian passò al pedale Greg Fryer Treble-Booster che è rimasto nel suo setup fino ai giorni nostri. Ha un design circuitale simile al TB83, con transistor in silicio ed un boost che arriva a circa +30db (contro i +20 del Rangemaster e +32 del Pete Cornish), ma è più silenzioso ed offre un attacco leggermente migliore grazie ad una spinta maggiore sulle alte, senza che diventi fastidiosa.