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Campionatori: 40 anni di tecnologia per il Sound Design #1


campionatoriSono passati 40 anni dall’introduzione del primo campionatore musicale e, dopo un periodo di grandissimo successo dalla metà degli anni ‘80 ai primi anni 2000, il campionatore è stato sostituito dal software o integrato nelle workstation a tastiere, tanto da scomparire, come hardware dedicato, dalle scene, se non per i prodotti dedicati ai dj producer per i quali il campionatore è ancora al centro della produzione e dei dj set.

 

 

Campionatori: un periodo irripetibile

Per chi c’era in quel periodo, il campionatore era il massimo a cui si poteva puntare per essere completamente liberi di realizzare i propri suoni e, oggi, è facile trovare molte di queste macchine nel mercato dell’usato. Per chi invece non ha vissuto quel periodo di sogni digitali, il sampler rimane quasi un mistero. Eppure ci sono ancora molti tesori da riscoprire! Non entreremo qui in dettagli particolari, come il campionamento stereo, la memoria RAM, le espansioni, i prodotti derivati (prima fra tutte la serie Akai MPC), i vecchi modelli con funzioni accessorie per il campionamento (Kurzweil K250), la programmazione. Oggi ci interessa capire l'evoluzione di questa specie estinta a causa dei computer, ma ancora ben presente sul mercato dell'usato. Lasceremo questi aspetti ad articoli successivi.

 

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Jean Miche Jarre in studio con il CMI Fairlight

 

Campionatori: come tutto iniziò

Siamo nel 1979. Un’azienda australiana il cui business primario sono le telecomunicazioni, introduce il primo sistema di campionamento professionale. E’ il Fairlight CMI, inizialmente destinato al mercato high-end dei sintetizzatori digitali, che comprendeva anche un intero sistema di sampling ed editor, al prezzo di 28.000 dollari! Prodotto fino al 1985, raggiunge per le configurazioni più complete anche i 50.000 dollari. L’ultima versione, la serie III, era composta da un computer con otto schede voci per un totale di sedici oscillatori digitali, due disk drive, una tastiera a sei ottave, un monitor con light pen per controllare i parametri e una tastiera per computer. Più di venti suoni potevano essere salvati su un disco da otto pollici e l’hard disk interno, da 60 MB, poteva conservarne fino a 2000. Il III era fornito di 32 floppy che contenevano la library originale che ne decretò il successo. Si usava soprattutto per il sampling, a 16 bit, con 64 multisampling, e per le opzioni di resintesi in additiva, con possibilità di disegnare le armoniche a video. Per la prima volta il mondo della produzione musicale scoprì il campionamento digitale, tanto che scoppiarono ardite discussioni sulla possibilità che il campionatore avrebbe tolto lavoro ai musicisti (non l’avevamo già sentita con i primi sintetizzatori?). Niente fu come prima, per i pochissimi che riuscirono a metterci le mani sopra. Il prezzo e il sistema operativo a singole pagine non fermò lo scalpore del Fairlight, che ebbe il merito di aprire una porta sul futuro digitale della musica.

 

 

Fairlight CMI: la parola ai progettisti!

Da qualche giorno è online un podcast con un'intervista a Peter Vogel e Kim Ryrie, il team australiano che ha progettato il Fairlight racconta la genesi di questo storico strumento.

 

 

EMU Emulator I

Solo un anno dopo nel 1980 il campionatore diventa uno strumento musicale digitale, grazie a un piccolo (ancora per poco) produttore californiano che produce sintetizzatori modulari e una tastiera controllata da un microprocessore, licenziata a Sequential Circuits per il Prophet 5. In quei mesi degli anni '80, Sequential decise di non pagare più le royalties, cosa che avrebbe creato da lì a poco grossi guai finanziari per questa azienda. Stiamo parlando di Emu, che introdusse il primo Emulator I a 8 bit, due secondi di campionamento massimo, al prezzo di 7.995 dollari, che dimostrò che esisteva un nuovo mercato. In tre anni furono prodotti 120 floppy disk, ognuno con dieci suoni.

 

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EMU Emulator I

 

Emulator I aveva dei limiti, perché era un progetto completamente nuovo: usava filtri SSM2044, ma senza controllo dinamico dell'inviluppo (che fu sviluppato come retrofit da JL Cooper, inserendo risonanza e inviluppi) e senza un VCA, che in pratica significava che il campione di due secondi era sempre riprodotto dall’inizio alla fine, non essendoci un controllo sulla sua ampiezza.

 

 

Emu Emulator II

Pur con questi difetti di gioventù, Emulator I dimostrò che il mondo era assetato di campioni ed Emu imparò velocemente la lezione, presentando nel 1984 Emulator II, sempre a 8 bit, identico prezzo ma con ricostruzione del campione a 14 bit e sample rate a 30 kHz. Otto note di polifonia, 17 secondi di campionamento, velocity switching tra due campioni e un sequencer a otto tracce da 95.000 note erano armi importanti nel 1984. Emulator II era la perfetta combinazione tra semplicità d’uso e complessità tecnologica dell’epoca, dimostrandosi un ottimo investimento per gli studi di registrazione e produzione professionali, che se lo ripagavano entro pochi mesi dall'acquisto, grazie a un pregio inarrivabile dai pochi concorrenti: le library create da Emu erano favolose e fecero dimenticare i limiti, grazie anche al fatto che Emulator II aveva una catena di sintesi analogica completa usando otto SSM 2045 con risonanza, inviluppi per VCF e VCA. Anche per questa ragione Emulator 2 è diventato uno strumento vintage e collezionabile, considerando le possibili espansioni tra cui hard disk interno e CD ROM.

 

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NED Synclavier

 

NED Synclavier 

Contemporaneamente, New England Synclavier trasforma il suo primo Synclavier (1979) da un sistema digitale di produzione con sintetizzatore digitale a otto bit in FM (licenziata da Yamaha) assistito da computer, in un sistema completo di produzione con un campionatore a 16 bit con frequenza di campionamento a 100 kHz e possibilità di resintesi, piazzandosi nell’olimpo con prezzi che arrivano a 200.000 dollari per un sistema completo, sempre su ordinazione diretta al produttore. I numeri di vendita furono sempre molto ristretti, non essendo un reale contendente nel campo dei campionatori. Lo stesso John Chowning, padre dell’FM e detentore del relativo brevetto, ancora nel 1987 scriveva a Yamaha dicendo di non preoccuparsi dell’impatto che Synclavier avrebbe potuto avere nel mercato, perché la riteneva un’azienda molto piccola.

 

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Ensoniq Mirage

 

Ensoniq Mirage

Nel 1985 si inserì nella competizione anche Ensoniq con Mirage, a 8 bit e con filtri analogici, possibilità di distribuire fino a 16 campioni sulla tastiera con polifonia a 8 voci, due secondi di campionamento a 30 kHz, che aumentano proporzionalmente riducendo la frequenza di campionamento, sequencer e micro floppy che doveva essere comprato già formattato da Ensoniq, ma una pessima interfaccia che prevedeva l'inserimento dei dati in esadecimale. Il prezzo (1650 $) era però per la prima volta accessibile a molti musicisti, decretandone il successo tra i musicisti.

 

 

Termina qui la prima puntata di questo speciale: nella seconda puntata racconto dell’evoluzione, dei primi modelli a 8 o 12 bit e della comparsa delle prime librerie sonore. Subito a leggerla!

I manuali 

In coda a ogni articolo vi lascio una serie di link ad alcuni manuali disponibili gratuitamente online dei vari campionatori che ho trattato. Buona lettura.

 

 

 

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