E' giusto il momento di parlare di uno degli effetti più amati e più odiati dai musicisti. Il Chorus è un effetto che divide, c'è chi lo vorrebbe come il parmigiano sulla pasta e chi lo detesta e lo evita come la peste.
Il fatto che negli anni '80 se ne sia decisamente abusato non ha aiutato, ma siamo vaccinati ormai, quindi non sono qui per dirvi cosa è meglio o cosa è peggio, ma per scoprire come funziona questo famosissimo effetto e come ha reso celebri ed intriganti alcune delle canzoni più note di sempre.
COM'E' FATTO IL CHORUS
Anche se a qualcuno sembrerà difficile da credere, il Chorus è in realtà un parente piuttosto stretto del Delay. Un Chorus infatti è realizzato più o meno con gli stessi componenti, anche se utilizzati in modo differente. In sostanza il Chorus è un Delay impostato molto corto a cui viene applicata una modulazione al tempo di delay.
Mi spiego meglio. Se voi avete un segnale e lo duplicate ritardandolo di un certo numero di millisecondi, ebbene otterrete un delay, ma se questo ritardo voi lo fate variare periodicamente (ad esempio secondo un'onda sinusoidale) avanti e indietro, allora l'effetto di interferenza tra il suono originale e la copia "oscillante" produrrà il Chorus. Un suono più profondo, movimentato e che simula -appunto- più strumenti che suonano la stessa parte.
Non dimentichiamo poi che la modulazione non sarà solo sul tempo ma che, proprio come quando variamo in tempo reale il tempo di delay di tipo analogico, quando aumentiamo il delay il suono sale di frequenza, mentre quando lo portiamo indietro questo si abbasserà. Proprio come quando velocizziamo un file o un video. Avete presente? Ecco, questa variazione di frequenza rende la modulazione del chorus ancora più caratteristica e riconoscibile.
Questo effetto "collaterale" del Chorus è stato sfruttato per ottenere il Vibrato, un effetto in cui il segnale originale viene soppresso ed abbiamo solo il segnale effettato con la sua modulazione in frequenza.
DIGITALE O ANALOGICO?
Come sempre non esiste una risposta giusta a questa domanda. In generale se un Chorus digitale vuole imitare l'effetto analogico, allora forse l'originale che non converte il segnale in digitale suonerà sempre meglio. Tuttavia esistono Chorus digitali che hanno una propria sonorità e riescono a fare cose ed ottenere sfumature che un effetto analogico non potrebbe mai fare. Per questo motivo è sempre meglio scegliere secondo la timbrica e la tipologia di modulazione che più ci piace.
Mentre gli effetti digitali si basano si basano su delle memorie molto rapide che immagazzinano e processano il suono con un ritardo inavvertibile per ottenere l'effetto desiderato attraverso un algoritmo, ottenere un Chorus in modo analogico richiede una tecnica chiamata Bucket Brigade Device (BBD). Questa si rifà al modo in cui anticamente si spegnevano gli incendi raccogliendo l'acqua (il segnale) in secchi (i condensatori) e poi creando file di persone che si passavano i secchi (tanti condensatori messi uno dopo l'altro che generano il ritardo desiderato).
Il suono del Chorus BBD ci da quella modulazione morbida e calda tipica degli arpeggi di chitarra anni '70 e '80, ma oggi esistono pedali BBD che arrivano a modulazioni più estreme e creative.
IL PRIMO CHORUS NON ERA UN CHORUS
Come spesso capita, ed abbiamo visto per altri effetti, il primo Chorus non era stato pensato assolutamente per quello scopo, bensì l'effetto Chorus o Flanging (da cui deriverà l'effetto Flanger) era un effetto collaterale dovuto all'imprecisione del nastro magnetico che non riusciva a mantenere un ritardo costante introducendo così una modulazione.
Le prime tracce che presentavano questo effetto quindi furono realizzate con un utilizzo creativo di unità delay o riverbero come i famosi delay Echoplex o RE-201, macchine a nastro che diventarono famoso proprio anche per la loro versatilità.
Giocando con i parametri di queste unità, che erano dei delay a nastro magnetico, ed impostando il tempo di delay praticamente al minimo si poteva ottenere il classico effetto Chorus.
Presto però i produttori di effetti si resero conto che potevano riprodurre questo effetto-collaterale anche senza utilizzare il nastro ma con un circuito BBD costituito da condensatori o da circuiti integrati con la stessa funzione. Nacquero così i primi pedali Chorus, che potevano quindi essere utilizzati anche dal vivo, a differenza di queste unità che erano piuttosto pesanti e delicate.
SMANETTANDO
Oggi come oggi siamo invasi di pedali chorus di ogni tipo, quindi sarebbe impossibile scrivere tutti i parametri che possiamo utilizzare per variare le caratteristiche di un chorus moderno. Ci sono però pochi controlli di base, e sempre presenti in ogni chorus, che vale la pena conoscere e saper utilizzare bene.
RATE - Determina la velocità di modulazione (LFO) del ritardo del micro-delay che genera l'effetto. A bassi valori avremo un'oscillazione lenta con un Chorus più ampio e ondeggiante, ad alti valori avremo un'oscillazione serrata ed un effetto più stretto.
DEPTH - Imposta l'ampiezza di oscillazione dell' LFO, ovvero il range di millisecondi in cui può variare il micro-delay. Un Depth basso ci darà un Chorus delicato mentre un valore un Chorus molto presente.
MIX/LEVEL - E' il controllo più semplice da capire. Ci dice la quantità di effetto rispetto al segnale originale.
CANZONI RESE FAMOSE DAL CHORUS
Ci sono pezzi che non sarebbero gli stessi se non avessero una buona dose di chorus ad animare le loro tracce. Eccone alcuni che proprio non potrebbero farne a meno.
COME AS YOU ARE - NIRVANA
In questo celeberrimo brano del gruppo grunge di Seattle ritroviamo Kurt Cobain alle prese con un riff di chitarra divenuto mitico che sarebbe però troppo piatto se non ci fosse l'intervento inconfondibile dell' Electro-Harmonix Small Clone. Un Chorus che è diventato un vero best-seller negli anni '90, anche grazie a questo pezzo ed al suo suono diverso dal classico Boss CH-1.
PULL ME UNDER - DREAM THEATER
Pezzo assolutamente stupendo tratto da Images and Words in cui John Petrucci dimostra come un chorus messo in stereo può davvero fare la differenza per trasformare un semplice arpeggio di chitarra in un'atmosfera che riempie tutto lo spazio. E' un suono diventato talmente iconico che TC Electronic ha deciso di realizzare un Chorus signature per Petrucci chiamato Dreamscape. Un chorus molto simile lo potete comunque trovare nel Corona Chorus sempre di TC Electronic.
PURPLE RAIN - PRINCE
Anche qui uno dei caposaldi della musica mondiale che senza Chorus avrebbero sicuramente un suono meno attraente. Il suono della chitarra di Prince è effettato tramite il chorus presente nell'amplificatore Roland JC-120, un amplificatore utilizzato molto dai jazzisti per i suoi bei puliti. Questo tipo di chorus lo si può ritrovare identico nel best-seller di Boss, il CH-1 Super Chorus, che per tutti gli anni '80 è stato IL chorus di riferimento.