Se ne è andato a 72 anni, silenziosamente, Dave Smith, un nome che per gli over cinquanta ha rappresentato un mito per i synth e che, per i più giovani, è diventato nel tempo un punto di riferimento per i suoi sintetizzatori più recenti. Per tutti, Dave è l’uomo che ha avviato la nascita del MIDI.
Dave era una persona di squisita gentilezza e disponibilità, esattamente come capita per tutte le grandi personalità. L’ho incontrato più volte durante questi anni: aveva sempre il sorriso d’ordinanza, che si adattava all’entusiasmo per le sue creature elettroniche. Non appena entravamo nella discussione tecnologica, si spegnevano le luci della fiera e sembrava di essere in laboratorio con lui che mi spiegava cosa aveva usato, come lo aveva configurato e perché, mentre a me chiedeva cosa ne pensassi e come programmavo. La sua curiosità era un lato del suo carattere preponderante.
La sua passione nasce già nei primi anni ’70, quando sta studiando ingegneria elettronica e informatica a Berkeley in California e viene a conoscenza del primo Minimoog di Bob Moog. Fu una folgorazione immediata, il perfetto connubio tra il suo amore per la musica e i suoi studi. Nel 1974 fonda Sequential Circuits e produce il sequencer Model 600 per il Minimoog. Dave stava già pensando in grande però! Voleva un synth polifonico e trovò una sponda in Dave Rossum di Emu. Assieme a Moog, Rossum, Oberheim e Linn, Dave Smith è stato un pioniere visionario e rivoluzionario per tutto il mondo della musica elettronica.
Dave Smith ha impersonato, per noi della precedente generazione, la fusione magica tra genialità, tecnica e imprenditoria americana, tutti elementi che si sono riuniti di nuovo quando gli fu restituito da Yamaha il marchio di Sequential Circuits, con un cordiale gentleman agreement.
I sintetizzatori
La storia di Dave si sviluppa nel clima della metà degli anni ’70 e l’inizio degli ’80, quando furono disponibili improvvisamente microcontroller, microprocessori e CPU (come Zilog Z80, progettata da quel geniaccio italiano che è Federico Faggin) che consentivano di gestire in digitale i valori analogici, assieme alla disponibilità di multiplexer e convertitori digitali.
Solo in quegli anni, che coincidono con l’esplosione di massa dei computer domestici, ci fu l’amalgama giusta tra una tradizione di sintetizzatori monofonici analogici e l'innovazione di componenti digitali, pronti per essere sfruttati in nuovi progetti, compresa una tastiera polifonica controllata da microprocessore, prodotta da Emu e presentata all’AES Convention a maggio 1977. Non ci fu un altro periodo della storia così prolifico come quella decina di anni tra il 1977 e il 1987 per il mondo dei sintetizzatori!
Fu Dave Smith il primo a dimostrare al mondo che si poteva creare un sintetizzatore polifonico a controllo digitale, che racchiudeva tutti i classici componenti di una voce monofonica come due VCO, VCF e VCA, i cui valori analogici potevano essere digitalizzati per salvarli in memorie. L’idea era di mettere insieme cinque schede voci per avere un polifonico a cinque voci, tutte contemporaneamente controllate da pannello.
Coincidenza fortunata: in quegli anni erano in produzione sia i primi chip SSM di Dave Rossum (Emu) che i Curtis, cioè integrati che erano stati progettati per funzioni specifiche come VCO, VCF, VCA, inviluppi, S&H etc. Era tutto lì sul tavolo di un laboratorio: ci voleva solo una persona che mettesse insieme i componenti analogici e digitali in una visione più ampia per creare ciò che non c'era, ma che tutti desideravano. Quella persona fu Dave Smith, quel synth era il primo leggendario Sequential Circuits Prophet 5 versione 1, prodotto in meno di 200 esemplari e costruito a mano. Qui nostro Focus del 2018 dedicato al P5.
Il P5 si dimostrò talmente rivoluzionario per i musicisti che subito Dave migliorò il progetto, ridisegnandolo per una maggiore affidabilità e facilità costruttiva, con la Rev 2 con filtri SSM (il migliore di sempre, ma ancora poco affidabile nel tempo) e poi con il leggendario Rev 3 con componenti Curtis, più stabile, che, assieme ai suoi due precursori, definì i controlli da pannello, le memorie per i preset e la semplicità d’uso. L'abilità progettuale di Dave era così alta che ancora oggi per i meno esperti è difficile distinguere un rev 2 da un rev 3, pur avendo componenti fondamentali diversi.
Il P5 cambiò per sempre anche le sorti della musica e fu prodotto fino al 1984: per la prima volta c’era un polifonico analogico dal suono magnifico, maestoso e rotondo, accessibile ancora solo ai professionisti ma perfettamente adeguato a stabilire un nuova risorsa timbrica per le produzioni musicali. Da quel momento, il mondo della musica si aprì al suono dei sintetizzatori polifonici e non fu più lo stesso!
Sequential Circuits era all’epoca ancora un’azienda con pochi impiegati, che dovette espandersi per l’incredibile richiesta del mercato. Da lì cominciarono anche i guai, tipici di aziende dell'epoca dove il progettista tende a occuparsi di ogni aspetto e ha prodotto un progetto rivoluzionario. Il tempo è uguale per tutti e Dave sfruttò il progetto del P5 per le versioni a dieci voci a doppio manuale Prophet 10 (1980), il monofonico Pro-One del 1981 (clonato molto bene da Behringer Pro-1), il Prophet 600 (1982) e il T8 (1983), con le relative modifiche al progetto. Nel giro di quattro anni, Sequential Circuits aveva immesso sul mercato una serie di strumenti derivati dal P5 per coprire più fasce economiche.
La storia, però, racconta che ci volle meno di un secondo per i concorrenti per capire cosa si poteva ottenere con l’integrazione del controllo digitale su un analogico, grazie alla strada precorsa da Dave: Tom Oberheim aggiorno immediatamente OB-X con OB-XA con i componenti Curtis (1981), ARP si spostò sul primo Chroma (1982) prima di cedere a Fender il progetto e la produzione, Roland presentò il suo primo synth MIDI Jupiter 6 (1983) e il famigerato Juno 106 (1982). L’italiana Elka si gettò sul mercato con quel progetto ancora oggi incredibile di Mario Maggi che è il Synthex (1981) e Moog arrivò al Memorymoog (1982).
Il Prophet 5, seppur sempre valido, trovò molti concorrenti che ne resero meno interessante l’acquisto, perché il mercato esplose nel giro di pochi anni e coprì la necessità dei polifonici per i musicisti. Poi arrivò l'asteroide digitale che declinò l'estinzione dei polifonici analogici: Yamaha DX 7 (1983) spazzò via in un sol colpo gli analogici polifonici, che agli occhi di tutti, ma non alle orecchie di alcuni, apparvero improvvisamente vecchi.
Dave però non rimase a guardare perché stava già puntando al futuro, che si stava allargando ai campionatori, fino alle porte del Sequential Prophet 3000 (1987), un campionatore eccellente, erede del più modesto e ruvido Prophet 2000 (1985), e del synth poliedrico Prophet VS (1986). Nel frattempo Sequential Circuits poteva contare su un reparto R&D di altissima qualità, che non passò inosservato.
Sequential Circuits fu venduta a Yamaha e gran parte del suo reparto ricerca sviluppo, assieme a un posto per Dave, finì poi per collaborare con Korg, all'epoca in parte partecipata da Yamaha, per Wavestation (1990). Da lì a poco, Dave non fu più parte del team di ricerca sotto Korg.
Erano gli anni ’90 e si cominciavamo a usare i computer per registrare e produrre musica. Anche qui Dave ci vide lungo, creando Seer System Reality nel 1994 per Intel, tra i primi virtual synth su Windows riservati però solo ai professionisti.
Nel 2002, l’imprenditore che era in lui ripartì dal primo gradino con Dave Smith Instruments, presentando il primo Evolver che comprai direttamente da lui in fiera in uno stand minuscolo e poco appariscente, durante uno dei nostri incontri. Fu l’inizio di una lunga rincorsa a nuovi strumenti ibridi digitali analogici, o analogici con controllo digitale, fino a quando nel 2018 Yamaha restituì il nome Sequential Circuits a Dave: DSI cambiò il nome di Sequential,
Il resto è storia molto recente: Sequential ha introdotto il nuovo Prophet 5 Rev 4 nel 2020, che permette di scegliere quale revisione usare per i filtri e, recentemente, collaborando con Tom Oberheim su una piattaforma simile a P5 rev 4, il nuovo Oberheim OB-X8.
A voler ben vedere, la ripresentazione in chiave moderna del Prophet 5 sembra esulare dalla visione di Dave, che ha sempre ricercato l’innovazione tra i synth prodotti, spostandosi sempre su progetti nuovi, ma trova giustificazione nell'incessante richiesta di riproporre i classici del passato con lo stesso suono ma con funzioni più moderne. Nessuna saprà dirci perché si sia convinto a rimettere in produzione un Prophet 5 moderno, ma rimane un dato di fatto che si acclara sempre di più in questi anni: ci sono sintetizzatori che per le loro caratteristiche sonore e per l’interfaccia utente che guida, inconsapevolmente, alla produzione di alcuni timbri caratteristici sono diventati dei classici. Questi sintetizzatori non solo hanno fatto la storia di questo mercato ma sono da considerare a tutti gli effetti veri e propri strumenti musicali di cui ci sarà sempre bisogno per i nuovi musicisti che ancora non li conoscono. Il Prophet 5 è uno di questi!
Il papà del MIDI
Se Dave è un gigante per aver definito il concetto di sintetizzatore polifonico analogico con il Prophet 5, diventa leggenda quando si parla di MIDI!
Agli inizi degli anni ’80 ogni produttore di polifonici aveva il proprio sistema proprietario di trasmissione dei dati digitali per altri strumenti della stessa linea. Nessuno si sarebbe sognato di collegare un Prophet 5 rev 3 a un Oberheim OBX per trasmettere note, controlli e modulazioni. Era semplicemente impossibile perché i protocolli erano diversi e chiusi al pubblico. Al massimo si poteva pensare al CV/Gate per inviare le note e la loro durata, ma andava bene per un monofonico.
Nel 1981, Dave Smith e Chet Wood presentano alla Convention AES di New York la loro proposta per una interfaccia universale per sintetizzatori (USI), oltre a un sistema a microprocessore da affiancare ai moduli di un synth modulare per leggere le impostazioni dei controlli e salvarli un 64 memorie, che non vide mai la luce. Dave era decisamente sul pezzo!
La proposta di Dave per l’interfaccia universale prevedeva una trasmissione seriale a 19.200 baud per tastiere, sequencer e home computer, con funzioni di bulk transfer, keyboard data, controlli ausiliari e funzioni legati all’interfaccia. Era già presente la sintassi per la trasmissione della velocity, dei program change, della trasposizione e del controllo del sequencer. Sono queste le nove pagine che daranno origine alla discussione dei produttori occidentali e giapponesi per lo sviluppo futuro dello standard MIDI 1.0, che a distanza di quarant’anni è ancora un potente motore all’interno delle DAW, fidato protocollo per i controller MIDI e infiltrato essenziale nei nostri computer e smartphone.
Senza quel white paper pubblicato nel 1981, che fu inizialmente molto criticato, forse ci sarebbe voluto più tempo per sviluppare il MIDI. Indubbiamente fu Dave Smith a proporre pubblicamente di fare dei passi avanti nella trasmissione dei dati digitali per la musica, resa immediatamente facile dall’uso di microprocessori e CPU, che fruttarono a Dave Smith e al fondatore di Roland Ikutaro Kakehashi il Technical Grammy Award per il loro lavoro sul MIDI. Entrambi avevano in comune l'ossessione per il futuro!
Dave non amava affatto essere chiamato il padre del MIDI, a cui contribuirono molte teste pensanti. Credeva di non aver diritto a questo titolo per il semplice fatto che, come imprenditore, propose l’USI e, una volta realizzato il MIDI, guardò subito oltre per altri progetti, mai partecipando ai successivi lavori dedicati al MIDI.
La MIDI Manufactures Assiociation nacque ufficialmente nel 1985, ma l’interfaccia MIDI fece la sua prima apparizione su Sequential Circuits Prophet 600 disponibile nei negozi a dicembre del 1982. A Dave si deve il paziente lavoro di tessitura dei rapporti tra lui, Oberheim, Roland, Yamaha, Korg e Kawai che, dopo un primo periodo di diffidenza nel progetto, furono gli attori principali nello sviluppare il MIDI, il cui acronimo si deve di nuovo a Dave. Al NAMM del 1983 fu connesso un Prophet 600 a un Roland Jupiter 6 e, di nuovo, il mondo non fu più lo stesso.
Oggi il MIDI si sta evolvendo in 2.0, ma siamo ancora lontani da applicazioni pratiche. Resiste in pieno benessere il MIDI 1.0, che ha trovato nuovi canali di comunicazione come l’USB e il Bluetooth, ed è ancora l’arteria principale che consente di connettere i sintetizzatori tra loro, i controller e il computer. Un linguaggio universale che non morirà mai!
Gli ultimi tempi
Non so se Dave sapesse della sua malattia, perché è sempre stata una persona molto riservata circa la sua vita personale, ma so che cercava di trovare una nuova collocazione a Sequential. Sta di fatto che gli eventi dell'ultimo periodo sono stati significativi. Il 26 aprile 2021 Sequential fu acquistata dal gruppo Focusrite, con un accordo che salvaguardava tutti i posti di lavoro, compreso quello di Dave come consulente e direttore, ma soprattutto quello del suo team. La sede a San Francisco è rimasta tale. Ancora oggi è possibile presentarsi in sede, previo appuntamento. Già a giugno del 2021 fu scelto come Chief Executive Officer David Gibbons, che ho conosciuto durante i suoi dieci anni in Avid e ha dimostrato di aver le idee molto chiare sui prodotti e sul mercato. Un'ottima scelta!
Evidentemente Dave non ha lasciato nulla al caso, immaginando già in tempi non sospetti il futuro per Sequential. A me rimangono i ricordi delle nostre chiacchierate e quegli occhi sempre attenti al dettaglio e pieni di passione per i sintetizzatori, quando Dave mi chiedeva cosa trovavo di interessante nei suoi synth e come li usavo. Lo chiedeva a me, che non ero nessuno! Con la sua scomparsa, per me si è chiuso un ciclo di vita: d'un tratto fatico a trovare i riferimenti che possano portare avanti l'innovazione senza dimenticare il passato e la tradizione della storia, ma questo fa parte della vita che scorre. Quando scompare una persona come Dave Smith, suona una sveglia per tutta l'industria che avvisa che il tempo è passato, anche se la sua tradizione è sotto le dita. Ci si sveglia sapendo che non ci sarà più un altro periodo così entusiasmante come quei pochi anni tra la fine dei '70 e l'inizio degli '80, che mi sono passati sulla pelle e hanno segnato la storia della musica elettronica per tutti quanti fino a oggi. Per fortuna ci sono ancora grandi persone in questa industria che continuano a portare avanti la tradizione nella modernità, come Marcus Ryle che ha collaborato con Dave e Tom per Oberheim OB-X8.
Grazie Dave!
Tutto il mondo dei musicisti ti deve deve un Margarita!
Dave Smith pochi mesi fa ha rilasciato all'amico Riccardo Gerbi un ricordo di Felice Manzo dopo la sua scomparsa: clicca qui per leggerlo.
Per maggiori informazioni sulla storia si Sequential Circuits consigliamo il libro The Prophet From Silicon Valley