Nuovo processore, display touch screen e l’ultima meccanica hammer action studiata da Fatar: il futuro di Kurzweil ora è sotto le nostre dita.
La nuova serie SP7 del brand americano si distingue dai modelli precedenti per la presenza dell’inedita piattaforma di sintesi proprietaria Authentic Timbre Synthesis Technology (A.T.S.T.), un chip che garantisce un incremento delle prestazioni sonore notevole.
Due i modelli disponibili, che differiscono in primis per il design dello chassis, e per la presenza – nel top di gamma Grand oggetto del nostro focus – di un display touch screen da 7” e della nuova meccanica Fatar TP110.
Riguardo alle novità introdotte nella meccanica italiana vi ripropongo il video realizzato da chi scrive nella sede di Fatar, dove il CEO Marco Ragni descrive le principali differenze con il modello TP100.
Kurzweil SP7/SP7 Grand: le timbriche
Uno dei punti di forza del processore ATST è il filtro variabile a 96kHz Oversampling 2X, che garantisce non solo una risoluzione maggiore dei sample, ma una transizione più omogenea tra loro al variare della Velocity applicata. Molti campionamenti, tra cui quelli di pianoforte acustico, sono desunti dal potente sintetizzatore K2700, ma grazie al chip ATST i tecnici Kurzweil hanno migliorato sia le modellazioni dedicate alla risonanza delle corde e del pedale, sia il banco sample dedicato alla simulazione del Key-Off, con il supporto del mezzo pedale. La polifonia è di 256 note.
L’arsenale dei preset di SP7 è racchiuso in una porzione di memoria di 2GB, e organizzato in 13 categorie orchestrali, per complessivamente 301 Program selezionabili, più un banco User con 128 locazioni disponibili. In area Multi potete organizzare fino a 16 timbriche interne/esterne in split/layer, con 512 locazioni di memoria dedicate a corredo.
Il parco effetti
Kurzweil ha organizzato gli effetti su tre livelli. L’area Insert comprende i seguenti blocchi e algoritmi selezionabili:
- Dynamic: Compression, Noise Gate
- Distortion: Dist/Ovd/Tube/Fuzz, Bit Crusher
- EQ: 4-Band, Hi/Low Shelf, Peak/Notch, Hi/Low Pass
In area Aux avete a disposizione i canonici blocchi per riverbero e modulazioni così organizzati:
- Reverb: 6 Algorithms
- Modulation: BPM-Sync’d Delay, Chorus/Flanger, Rotary Speaker, Vibrato, Tremolo, Auto Wah-Wah
A valle del mix è a disposizione infine un EQ Master a quattro bande.
Gli ingressi microfoni dispongono di due blocchi dedicati per la voce quali Pitch Correction e un Harmonizer che può generare fino a quattro parti.
Controlli fisici
Oltre all’esordio di un display touch screen su uno strumento Kurzweil, per semplificarne la navigazione, gli SP7 dispongono di un nutrito parco di controlli fisici liberamente assegnabili.
- Pitch/Modulation Joystick
- otto Knobs
- otto pulsanti e due switch di default impostati per il Transpose
- Tre ingressi per i pedali (due switch e uno di espressione)
Il Joystick è un'altra novità per Kurzweil, mentre su uno dei due ingressi per i pedali switch è possibile infine impostare la modalità del mezzo pedale e sfruttare una variante a controllo continuo.
Interfaccia audio e connessioni
Gli SP7 dispongono di un’interfaccia audio a due canali I/O con risoluzione 24bit/48kHz, con tre micro switch sul pannello per selezionare su ciascun ingresso l’impedenza Hi-Z, per collegare chitarre e bassi, oppure l’alimentazione Phantom su entrambi gli ingressi nell’uso di microfoni a condensatore.
Il parco connessioni nel pannello posteriore comprende due ingressi audio su prese in formato XLR/Combo, due coppie di uscite audio Main e Monitor su prese in formato Jack TRS, le tre prese per i pedali, uno slot per una SD Card dedicato agli aggiornamenti software dello strumento, l’interfaccia USB, due prese MIDI I/O, la presa per l’alimentatore di rete e infine il pulsante di accensione retroilluminato da un piccolo led di colore blu.
Altre caratteristiche
Kurzweil non lesina sui nuovi SP7, fornendo piccoli tasselli utili per la performance o dalle sue fortunate workstation. Su questi modelli sono assegnabili a Program e Multi fino a otto arpeggiatori da 32 step ciascuno, con area sequencer a supporto per la personalizzazione dei fraseggi. Attraverso il modo Global potete accedere a tutti i parametri generali impostabili sui Kurzweil SP7/SP7 Grand.
Tra i vari parametri disponibili, segnalo l’autospegnimento impostabile da un minimo di 15 minuti a un massimo di otto ore, le ben dieci curve di Velocity selezionabili per la tastiera, le regolazioni di luminosità per il display e la retroilluminazione dei controlli sul pannello. Riguardo alla simulazione della risonanza del Damper nelle timbriche pianistiche, di default è assegnata al blocco effetti FX A, e attraverso il controllo visualizzato sul display potete dosarne l’intensità dell’effetto.
Il focus
Le differenze estetiche tra SP7 e il top di gamma Grand sono rintracciabili anche nello chassis, con il primo rivestito da un guscio in materiale plastico disponibile nei colori nero o bianco, mentre nel secondo prevale il metallo, con due eleganti fianchetti in cui sono state inserite delle griglie in alluminio a far da contrasto cromatico. Il Kurzweil SP7 pesa solo 12,5kg, mentre i rinforzi applicati allo chassis del top di gamma Grand fanno salire il peso di circa quattro chili.
Sul pannello la differenza più evidente nella serie è insita nel display, perché il modello SP7 monta la variante a colori da 4,3 pollici già introdotta sui modelli PC4, per esempio, con cinque switch nella parte bassa a supporto per la navigazione. Nel Grand la risposta alle sollecitazioni tattili dell’inedito Touch Screen è buona, ma il vero salto è in termini di workflow, più fluido in fase di programmazione.
L’ultima differenza più evidente tra i due modelli è insita nella meccanica, con l’SP7 dotato del modello Hammer Action di provenienza cinese che Kurzweil già monta in altri modelli come la PC4 o altre varianti della gamma SP.
Nell’SP7 Grand fa il suo esordio la nuova Fatar TP110, di cui sono curioso di sperimentare con l’Aftertouch, che per la prima volta è inserito non sul singolo tasto, ma come striscia unica posta sopra i martelli. A strumento spento di questa variante Fatar colpisce in primis la maggiore silenziosità rispetto alla TP100, segno che i miglioramenti introdotti nei feltri e raccontati dai tecnici italiani ai tempi della presentazione vanno nella giusta direzione. Di primo acchito, il tasto della TP110 esprime una consistenza al tocco maggiore, ma mi riservo un giudizio completo sull’Action nel test che pubblicheremo a breve qui su SM Strumenti Musicali, dopo un opportuno rodaggio e qualche ora di impiego.
Se amate le timbriche degli ultimi strumenti Kurzweil con l’SP7 non rimarrete delusi, perché oltre alla punta di diamante tra i Program pianistici come il “German “D” Concert Grand”, troverete altre chicche ben sonanti tra i pianoforti elettrici, ma soprattutto tra pad e archi che ben si prestano a combinazioni in layer.
L’ampia polifonia disponibile è una panacea per chi ama combinazioni timbriche complesse, e con la Kurzweil SP7 non andrà deluso, potendo contare su ben 16 parti interne/esterne programmabili. Sia come stage piano, sia come centro nevralgico di un setup complesso, la Kurzweil SP7 tende una mano fornendo un’interfaccia che consente di intervenire al volo con pochi gesti sul parametro desiderato: mica poco…
L’interfaccia audio onboard è un altro plus non indifferente, sia per chi ama allestire un setup ibrido, sia per il pianista girovago che si divide tra il proprio home studio e il palco. Ingressi su prese XLR/Combo, ma soprattutto l’alimentazione Phantom sono merce rara su determinati strumenti, mentre Pitch Correction e Harmonizer su questi ingressi possono far comodo sia durante la stesura di tracce vocali in una song tra le mura domestiche, sia dal vivo per l’intrattenimento.
Conclusioni
Per un'analisi più completa dello strumento vi rimando al test dedicato ai nuovi modelli Kurzweil SP7/SP7 Grand, in cui proporrò inoltre alcuni video a supporto con delle demo di una serie di Program e Multi. Nel frattempo, andate a provare la nuova era di casa Kurzweil, perché il futuro non è più dietro l’angolo…
INFO
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