Gianni Proietti è un musicista, programmatore e Sound Designer molto noto anche sul web, perché i suoi video a firma “Gattobus” raccolgono da anni migliaia di visualizzazioni e “like” su YouTube. Oltre all'intensa attività su internet, Gianni vanta altre importanti esperienze in questo settore: molti di voi lo conosceranno perché per anni è stato addetto alle vendite di un noto negozio in Toscana, e più recentemente è impegnato con Roland come Sound Designer e dimostratore per l’Italia dei sintetizzatori del brand nipponico.
L’esperienza di Gianni merita di essere raccontata, perché può essere di stimolo per altri musicisti, soprattutto i più giovani: l’ho raggiunto al recente Soundmit svoltosi a Torino dove, in una pausa tra i vari workshop che ha seguito per Roland, ho raccolto per gli amici di SM Strumenti Musicali questa piacevole chiacchierata.
GIANNI PROIETTI: IL COLPO DI FULMINE
Riccardo Gerbi: Come nasce la tua passione per le tastiere?
Gianni Proietti: Uno nasce con questa passione addosso: da ragazzino ho iniziato studiando chitarra classica, ma intorno ai 13 anni – nella parrocchia che frequentavo – sul palco abbandonato scopro un Roland Juno-106, lo provo e rimango folgorato! Convinco mia madre a interrompere le lezioni di chitarra e mi dedico anima e corpo allo studio dell’organo: crescendo ho rinunciato a motociclette o altri regali che i genitori fanno a un adolescente, per raggiungere il budget sufficiente ad acquistare diversi sintetizzatori.
Inizialmente ho fatto parte anche di alcune band, ma crescendo determinate situazioni mi stavano “strette”, perché mi piaceva programmarmi le varie parti da solo nel mio home studio, alternando questa attività ai miei studi musicali. Affascinato dalle prime potenzialità in termini di orchestrazione delle tastiere dell’epoca, mi feci comprare anche dei modelli arranger, come le Roland E-30 o la successiva E-70, fino a migrare su un sintetizzatore/workstation in cui trascrivevo passo/passo le mie orchestrazioni. Ricordo la trascrizione completa dell’intero album “The Wall” dei Pink Floyd all’interno del sequencer della Roland XP-80, andando a ricreare tutti i suoni con la generazione sonora onboard. Mi piaceva creare una base musicale andando a riprodurre esattamente sia l’arrangiamento, sia le sonorità impiegate nel brano originale.
LA PASSIONE DIVENTA MESTIERE
RG: Fare della propria passione un lavoro: quando accade?
GP: Dal punto di vista professionale e artistico è stato tutto un susseguirsi di fortunate coincidenze. Nel 1999 sono stato assunto nel negozio “Emporio Musicale Senese” di Siena come addetto al reparto tastiere, e nonostante i quasi 17 anni passati in quella realtà non l’ho mai considerato un lavoro, perché per me era come stare tutti i giorni a Gardaland! Passavo ore a provare tutti i nuovi strumenti che arrivavano in negozio, per “spremerli” a fondo a scoprirne peculiarità ed eventuali limiti, studiando i vari manuali per saperne di più sulle più recenti tecnologie adottate; la documentazione allegata agli strumenti elettronici dell’epoca era molto più esaustiva di quella odierna, e potevi imparare molto consultandola.
RG: E come spendevi il tempo libero?
GP: Alternavo la mia passione per i videogiochi alla musica, e a casa mi chiudevo nella mia stanzetta a realizzare nuove song, e oltre alle classiche cover mi divertivo a comporre dei brani originali. L’intuizione fu di far interagire le due passioni, perché nel 2006 era in voga la console Nintendo Wii e scaricai dal web un software chiamato OSCulator, che consentiva di tramutare il telecomando della console in un controller, per inviare degli eventi di MIDI Control Change. Io fui tra i primi in Italia ad acquistare il Moog Little Phatty, e cominciai a impiegare il telecomando della Nintendo Wii per pilotare la frequenza del secondo oscillatore del sintetizzatore, tramutandolo in una sorta di Theremin; il risultato mi spinse a registrare la mia prima performance con la webcam da pubblicare su YouTube, che all’epoca non era ancora così diffuso come oggi.
Uno dei primi video fu la cover della sigla di “Star Trek”, dove eseguivo in tempo reale la melodia con il mio originale setup. Pubblico il video e vado in vacanza, e al rientro dopo pochi giorni guardo su YouTube il numero di visualizzazioni: ben 50.000, contro le poche decine dei video precedenti! Questo fu lo stimolo che mi spinse a proseguire.
RG: Questa è la genesi del fenomeno “Gattobus” sul web?
GP: Esatto, e scelsi questo nickname perché sono un grande appassionato anche di Manga, nonché fan di Hayao Miyazaki, il creatore di questo personaggio.
LA COLLABORAZIONE CON ROLAND
RG: Dal successo sul web come arrivi al Sound Design?
GP: Una premessa: se nei video esprimi delle potenzialità, grazie a YouTube la tua popolarità si allarga non solo al pubblico, ma anche tra gli addetti ai lavori. Nel 2015 mi contatta Roland proponendomi di provare il sintetizzatore JD-XA, con cui mi sono divertito molto realizzando il primo filmato della serie: “10 cover in 10 minuti”, una serie che oggi ha superato su YouTube le 400.000 visualizzazioni. Dopo aver pubblicato il video, giunse una seconda telefonata da Roland che mi spronava a continuare ad usarlo per creare nuovi contenuti. Realizzai anche una serie di Patch dedicate al JD-XA che piacquero allo staff del marchio giapponese, al punto da propormi di collaborare allo sviluppo del sintetizzatore System-8.
RG: E per il Roland System-8 cosa hai realizzato?
GP: Questa collaborazione è stata divertente, perché mi arrivò a casa il primo prototipo un anno prima della commercializzazione, e dopo aver spedito le prime otto Patch richieste, il team Roland il giorno dopo mi inviò una mail con la richiesta di altre otto, poi altre otto e così via: alla fine ho allestito ben 72 Patch, di cui una cinquantina – a mia insaputa - sono state inserite da Roland tra i preset di fabbrica del System-8. Alla presentazione ufficiale del System-8, vedere un personaggio come Scott Tibbs (storico endorser Roland ndr) suonare una serie di brani utilizzando i miei preset, ti posso assicurare che è stato davvero emozionante: non ci credevo!
RG: Che clima si respira nel team Roland?
GP: Il clima è molto particolare: il mio tramite con il Giappone è Massimiliano Fattori (European Sales e Product Manager Synth /Keyboard di Roland European Group ndr), ma ho avuto modo di conoscere anche diversi ingegneri impegnati nei vari progetti, tra cui alcuni venuti apposta in Italia per conoscermi! Sono trattato con un rispetto che a volte credo di non meritare, e mi sento fortemente in imbarazzo quando mi chiamano: “Mr. Gattobus”! Personalmente, ho una profonda ammirazione per i ritmi che sostengono questi tecnici, capaci di stare giorni interi davanti a un progetto senza prendersi una pausa, e in grado di sviluppare tecnologie sofisticatissime fin nei minimi dettagli. Roland ha investito molto per realizzare un nuovo Chip e protocolli di comunicazione introdotti recentemente come il Rain Link, in grado di offrire una risoluzione del protocollo MIDI estesa fino a 24bit.
RG: Il Rain Link è stato introdotto nel servizio Roland Cloud…
GP: Esatto, e i controlli fisici su strumenti compatibili come l’RD-2000, il System-8 o i modelli Aira supportano questo protocollo, per fornire un’interazione ancora più raffinata con i virtual instrument e le librerie proposte nel Roland Cloud. Il Rain Link consente di superare le barriere imposte dal protocollo MIDI, fornendo inoltre controlli ad alta definizione in cui si supera i canonici 128 step per la regolazione dei parametri: sposti il fader o muovi il knob e non percepisci degli “scalini” durante l’intervento. Andrò controcorrente, ma certe innovazioni divenute degli standard mi fanno ben sperare riguardo al futuro del sintetizzatore digitale.
RG: Come prosegue la collaborazione con Roland?
GP: Ho realizzato diverse Patch per altri sintetizzatori digitali oggi in commercio, e adesso seguo per l’Italia anche la serie di analogici modulari in formato Eurorack.
RG: Il sintetizzatore modulare è tornato prepotentemente in voga: il tuo tipo di approccio?
GP: Per quanto mi riguarda, io sono partito con l’allestire un sintetizzatore avendo bene a mente un obiettivo finale, altrimenti se cadi nel vortice del “compro/vendo” tutte le novità che compaiono sul mercato spendi un mare di soldi e – musicalmente parlando – resti fermo al palo. Ovviamente, sapevo che non mi sarei mai potuto permettere un costoso modulare Buchla, quindi mi sono buttato sul più economico formato Eurorack, studiando un sintetizzatore modulare basato su dei cloni e una sintesi con un approccio “West Coast”, con solo un filtro Low-Pass/Gate e degli inviluppi con Attack e Release piuttosto veloci. Sono cresciuto su sintetizzatori digitali basati sulla classica sintesi in sottrattiva, ma il modulare analogico ti consente approcciarti in maniera più approfondita a determinate tecniche di sintesi: consiglio a tutti gli appassionati di affrontare questo percorso, fermo restando quanto detto in precedenza riguardo all’obiettivo da porsi, in modo da investire in modo oculato il proprio denaro.
LA DIDATTICA
RG: Sei impegnato anche sul fronte didattico?
GP: Nella mia piccola realtà di Siena ho allestito un corso di sintesi e Sound Design, basato su un mio metodo che sto ancora completando per una futura pubblicazione. Ai miei allievi insegno in primis che il sintetizzatore ha una sua identità ben definita, perché se il mercato odierno può disorientare per la quantità di modelli disponibili, gran parte di questi strumenti presenta un’ossatura condivisa e basata sulla sintesi in sottrattiva. Fornire una serie di linee guida sull’argomento consente al musicista di concentrarsi maggiormente sull’essenza del sintetizzatore: il suono. Nel mio corso ritengo altresì importante contestualizzare lo strumento a livello storico, e infine insegno le tecniche di programmazione andando a descrivere le altre tipologie di sintesi.
RG: Sono corsi aperti a tutti?
GP: Certo! I miei corsi sono frequentati da giovani musicisti o i DJ che vogliono esplorare questo mondo, ma anche da quei musicisti di professione che non hanno mai approfondito abbastanza riguardo alla programmazione dei propri strumenti.
I SYNTH PREFERITI
RG: Cosa attrae Gianni Proietti in un sintetizzatore?
GP: Sembrerà strano, ma io trovo stimoli quando mi scontro con dei vincoli insiti nello strumento, perché quelli che a volte consideriamo dei minus stimolano l’estro e la creatività del programmatore, che studia soluzioni originali per oltrepassare o porre rimedio a certi limiti. I grandi musicisti del passato componevano imponendosi dei vincoli, e questo aspetto mi ha sempre affascinato. Sul web leggo spesso discussioni chilometriche tra utenti che criticano alcuni strumenti per presunti limiti o lacune, magari per sentito dire da altri: ma tu hai provato a fondo lo strumento al punto da coglierne l’essenza? Non fatevi suggestionare e provate sempre a fondo gli strumenti preferiti: chissà che quel presunto minus non vi renda più spedito il processo creativo, oppure sia la molla in grado di scatenare la vostra creatività.
RG: Un sintetizzatore che ti è rimasto nel cuore?
GP: Ho diversi strumenti in studio che – anche se non li utilizzo – tengo per alcune peculiarità nel carattere rimaste nel cuore. Se proprio devo farti dei nomi, oltre ad alcuni storici modelli della Moog, tra cui il Little Phatty già citato o lo storico Model D, in tempi recenti sono rimasto folgorato dal Teenage Engineering OP-1, al punto da portarlo ovunque per buttare giù qualche idea. Con il modulare descritto in precedenza ho realizzato due dischi, quindi non posso escluderlo dalla mia lista, e poi ho la fortuna di dimostrare al pubblico gli strumenti Roland, che fin dall’adolescenza mi accompagnano nel mio percorso musicale: cosa chiedere di più?
IL SOUND DESIGN
RG: Cosa ispira Gianni Proietti quando crea un timbro?
GP: Fortunatamente, ho sempre carta bianca riguardo al Sound Design, e Roland mi lascia libero di creare in base all’ispirazione. Io ho nella mente un piccolo database di suoni preferiti, sonorità che nel tempo ho amato ascoltando generi musicali quali il rock, il progressive, l’elettronica o il Kraut-Rock, e che cerco sempre di ottenere quando mi approccio con il sintetizzatore che devo programmare. Ovviamente, ogni sintetizzatore ha una sua personalità, quindi è probabile che vada a personalizzare i miei suoni preferiti secondo le caratteristiche dello strumento, una fase strategica per scoprirne i margini e proseguire nel processo creativo, andando a realizzare sonorità inedite e al contempo su misura per il suo carattere.
IL FUTURO DEL SETTORE
RG: Di questo settore hai un’esperienza a 360 gradi: come vedi il suo futuro?
GP: Personalmente da tempo non faccio progetti a lungo termine, perché mi considero un privilegiato ad aver trasformato la mia passione in un lavoro. Del futuro di questo settore al momento non penso, perché potrei essere terrorizzato avendo a mente lo scenario attuale in termini commerciali, oppure emozionato pensando ai possibili sviluppi in ambito tecnologico. Il mercato è cambiato tantissimo, e la politica odierna di un punto vendita è quella di offrire in assoluto il prezzo più basso, tralasciando aspetti che ritengo strategici come, per esempio, un sito internet efficiente o il servizio al cliente. Secondo me, questa gara sui prezzi è la causa che ha portato alla chiusura di diversi negozi nel nostro paese, tra cui quello dove ho lavorato io.
RG: L'offerta oggi è ampia, ma i margini si sono drasticamente ridotti...
GP: Oggi viviamo un periodo storico in cui i numeri che facevi negli anni ottanta con il boom dei sintetizzatori e le tastiere non puoi più farli, non sono replicabili, ma da quell’epoca bisognerebbe riprendere un certo modo di pensare la vendita al pubblico. Oggi più che mai, un venditore che torna a investire sul supporto all’utente nelle fasi di pre e post vendita ritengo possa sopravvivere. Girando l’Italia per le mie dimostrazioni, vedo ancora negozi che fanno fatica rimanendo arrancati alle vecchie filosofie legate ai numeri, ma fortunatamente ci sono realtà che si stanno trasformando, fornendo anche un canale di vendita online con un buon supporto post-vendita, per esempio. Mi stai intervistando in una kermesse dove in due giorni si è vista una buona affluenza, e c’era da pagare un biglietto oltretutto, quindi il fermento e l’interesse da parte dell’utenza non manca se organizzi degli eventi dove ci sono momenti di crescita culturale, anche in un punto vendita. Dobbiamo tornare a pensare che i numeri in questo settore si fanno con la passione, non viceversa.
RG: Totalmente d’accordo, grazie Gianni!