Guitar: Plug-in o Hybrid?
Dal Vintage al Digitale - Episodio 2
di Frank Caruso
“Questa consapevolezza è importante per asserire con realismo che i cambiamenti tecnologici hanno un riflesso anche di tipo espressivo, formale, narrativo e quindi anche di sostanza. Lentamente allora forse riusciamo ad uscire da quel divertente approccio goliardico tra chitarristi sudati dal trasporto di amplificatori e altri ben pettinati con il loro portatile, per affrontare il tema un pochino più dall’alto e renderci conto che le cose sono cambiate, e stanno cambiando tutt’ora…”
Episode 1: https://www.smstrumentimusicali.it/guitar-vintage-virtual-plug-in-o-hybrid/
Addentrandoci ancora di più nel contesto, possiamo da subito renderci conto però che “il suono” del chitarrista è in realtà costituito da un insieme di “cose”. Partendo anche dal più elementare, e Dio non me ne voglia per l’apparente sottovalutazione che in realtà è un encomio, Jimy Hendrix con la sua configurazione Chitarra/Amplificatore (e magari Wah in mezzo) è un caso da analizzare; possiamo infatti toccare con mano la compresenza di 2 componenti, ed inoltre elettricamente differenti, ma soprattutto timbricamente senza confini…. Certo, e lo confermo! E se il buon Jimy avesse avuto in mano una chitarra Ibanez e a monte un amplificatore Mesa Boogie (allora ancora su Marte) anziché Fender e Marshall, sarebbe stato lo stesso? Forse no, ma questo solo per dire che già la configurazione di uno strumento e di un amplificatore, possono produrre suoni ed approcci differenti. Io stesso quando suono una Fender o una Gibson ho un fraseggio diverso, ancor più se utilizzando amplificatori differenti. Immaginiamo cosa potrebbe accadere se nella catena del suono dovessimo inserire degli stomp box oppure rack di effetti!
E di fatto è quello che è accaduto nel tempo; prima fu il tempo dei Fuzz, dei Wah, dei Distortion e dei Compressori, poi arrivarono i Flanger e i Chorus, poi i Reverb e Delay, e così all’infinito…
Allora non è ardito affermare che “il suono” del chitarrista di oggi, intendendo quindi la figura del musicista contestualizzato nel suo mondo musicale, a prescindere dal genere, sia comunque la somma di componenti timbriche ed elementi costruttivi differenti, un mix di sonorità/effettistica (e oggi anche post-produzione), senza che ciò debba necessariamente mettere in dubbio la matrice artistica (come alcuni forzatamente sostengono), il tocco e l’ispirazione del musicista stesso.
Assimilato questo passaggio possiamo finalmente riconoscere che l’assemblare tecnologie differenti nella creazione del suono è non solo qualcosa di creativo, ma oramai quasi necessario.
Nel tempo abbiamo visto affiancare testate valvolari di altissima qualità a pedalini e stomp da poche decine di Lire, quasi come fosse un valore aggiunto (ne siamo così certi col senno di poi…?) oppure inserire nel Send/Return di testate di bassissimo livello, effetti rack da migliaia di Euro (ai tempi milioni di Lire) creando commistioni a volte di successo fra tecnologie altissime (pensando ad Eventide e Lexicon) ed elementi costruttivi di base come amplificatori a valvole talvolta anche dal comportamento instabile.
Ma il risultato era stupendo, quasi magico; perché univa il calore e la potenza, alla definizione e al dettaglio. Tutto normale in un mondo che non si scandalizzava della omosessualità di Freddie Mercury e Boy George, semplicemente perché non si poneva la domanda; è bello, mi piace, chiuso il discorso.
Oggi sembra concettualmente, e va da sé culturalmente, tutto molto più complesso: digitale o analogico? Chitarra/ampli o chitarra/scheda audio/ workstation?
Personalmente credo sia tempo di sfatare questo scenario fatto da un dualismo oramai antico, che poteva essere vero forse nel primo decennio dei 2000. Da allora, incredibilmente, di strada se ne è percorsa moltissima anche se potrebbe non sembrare. L’ avvento del modelling innanzitutto, e oggi della tecnologia AI, ha cambiato (ed è destinata a modificare ulteriormente) le abitudini di tutti noi.
La comodità di una “piattaforma” che può emulare qualunque timbro regalandoci illusoriamente l’accesso a qualunque effetto o amplificatore, nel tempo potrebbe diventare riduttivo, rivelando in realtà una certa “monotonia”, o peggio, “omologazione”. E non a caso iniziano ad arrivare sul mercato piccole interfacce audio dedicate al controllo dell'impedenza di ingresso (come ad esempio IK Multimedia Z-Tone) o Plug in per l’emulazione dell’effetto valvolare (come Bias di Positive Grid), se non addirittura software di mastering “con effetto analogico” e pedaliere con uscita Re-amp separata da uscita “Processed” e con possibilità di routing separato o parallel; sono segnali molto chiari del fatto che si sta finalmente uscendo da un periodo "monocromatico" e chiuso in un “unico” contenitore surreale…
E forse allora è tempo di pensare ad una catena che includa sia digitale che valvolare, avvalendosi delle ultime tecnologie (dal modelling all’intelligenza artificiale) e delle possibilità di routing parallelo per poter mettere insieme DI e suono microfonato, aprendo così scenari dalle infinite configurazioni e possibilità…
Ecco, su questo aspetto mi preme approfondire e, senza nulla togliere alla comodità imprescindibile delle library di timbri e modelli, credo sia tempo di iniziare a riflettere sulla differenza fra il “cercare” un suono, e il “creare” un suono.
Una lettera, potrebbe rivelare una differenza abissale… (continua)
Leggi gli articoli dei prodotti testati da Frank Caruso:
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