“Date a un uomo un pesce e mangerà un giorno. Insegnategli a pescare e mangerà tutta la vita”, lo disse forse Confucio o più probabilmente no, ma fa sempre più figo il detto del saggio orientale, quindi rimaniamo alla leggenda.
Ma non voglio fare un giro troppo lungo, quindi vi dirò subito che questo è proprio il problema del mondo della musica di oggi, epoca Covid-19. Abbiamo avuto aiuti, ne parlerò più sotto, ma non abbiamo un vero piano per il futuro, un piano che un Paese dove l'arte è così importante avrebbe dovuto già avere da decenni.
Personalmente credo che un musicista che non si preoccupa della precarietà del suo lavoro, puntando su diversi aspetti del mondo musicale piuttosto che solo su uno, sta semplicemente mettendo a rischio il proprio futuro. Non dico che sia sbagliato ma dico provocatoriamente (ripeto "provocatoriamente") che chi è realmente nella difficoltà di non poter campare a causa delle restrizioni legate alla pandemia, non ha pensato in modo lungimirante ad un piano B, anche provvisorio, o ad attutirsi la caduta costruendosi nel tempo un paracadute.
La fortuna del nostro Paese, fatto di individualismo e di gente che sa arrangiarsi come pochi altri, è che la maggior parte di chi lavora nel mondo dello spettacolo questo lo sapeva ed un qualche paracadute, chi più chi meno, se lo è preparato per tempi duri come questo, per quanto imprevedibile.
Ne è la prova che, siamo una nazione di risparmiatori, i depositi sui conti correnti degli italiani sono aumentati nel 2020 circa il 3,5%, con punte anche del 14% su base territoriale. In parte questo è dovuto agli aiuti, alla proroga di alcune tasse e affitti, ed alla prudenza nei consumi, ma è segno che mediamente gli italiani non stanno intaccando il proprio patrimonio di sussistenza.
Diverso per esempio il caso di paesi storicamente meno risparmiatori, come quelli anglosassoni. In Gran Bretagna, secondo uno studio di UK Music diffuso dalla BBC, i musicisti perderanno dal 65% all'85% del proprio fatturato nel 2020. La maggiore perdita ovviamente ce l'avranno coloro che avevano puntato maggiormente sull'attività live.
E sempre lo stesso studio riporta che in UK l'87% dei musicisti dichiara che avrà seri problemi economici. Anche perchè circa il 30% di questi non ricade in alcuna delle categorie che hanno avuto accesso ai sussidi.
In Italia devo dire che, nonostante all'inizio della pandemia ci siano stati diversi problemi nell'erogazione degli aiuti, è stato fatto uno sforzo notevole per includere tutte le categorie sotto l'ombrello dei ristori statali. Ci sono ancora delle lungaggini nei controlli che fanno si che alcuni non abbiano ancora ricevuto gli aiuti ma la maggior parte dei lavoratori del mondo dello spettacolo ad oggi dovrebbe aver già ricevuto i 600€ mensili per i mesi di marzo-maggio e altri 1,000€ con il "DL Agosto".
Allo stesso modo bisogna fare un applauso a tutte quelle iniziative "private" che hanno cercato di venire incontro alla crisi prolungata e forzata del settore. Ce ne sono davvero molte. Solo per citarne alcune posso fare il nome del fondo istituito dal Nuovo IMAIE, l'iniziativa di Spotify in collaborazione con Music Innovation HUB, Scena Unita ed altri ancora. Molti milioni di euro sono stati donati, raccolti e distribuiti alle categorie più colpite dal blocco delle attività artistiche.
Al netto di qualche distrazione, ingenuità ed errore legati al cercare di "fare e presto", un ringraziamento gli va quantomeno riconosciuto.
Le mie critiche quindi non possono andare al ragionevole sforzo, seppur non sufficiente in alcuni casi, fatto dallo Stato e da tutti questi soggetti che si sono meritevolmente attivati per sostenere un settore che occupa circa mezzo milione di persone e ne sostiene più di un milione.
Tuttavia non è possibile non vedere la grande fragilità strutturale derivata da anni di poco coordinamento e poca lungimiranza nel settore artistico che la pandemia ha portato drammaticamente allo scoperto. In Italia non abbiamo una visione unica e coerente di lunga distanza sulle professioni artistiche, solo tanti tentativi e tante idee che spesso soffrono o muoiono di individualismo e burocrazia.
E qui ritorno alla prima frase di questo articolo. Sono abbastanza certo che la maggior parte dei musicisti preferirebbe avere certezze per il futuro ed un piano strutturale per le arti in cui incanalare la propria carriera, piuttosto che avere un prolungato periodo di assistenzialismo che non farebbe altro che rendere più dipendente e pigro il settore, invece che incentivarne la ripartenza ed il riscatto.
Metto sul piatto quindi le grandi questioni che sono tutt'ora inevase e che questa situazione dovrebbe aiutare a mettere a nudo e, dando un taglio deciso a protezionismo e privilegi, risolvere in favore di azioni che privilegino l'impresa personale, la meritocrazia, l'investimento ed il rilancio delle arti. A voi, se ne avete, scrivermi i vostri punti prioritari che aggiungereste a questa lista:
- riforma complessiva della gestione e riscossione del diritto d'autore, liberalizzando il settore;
- istituzione di un partita IVA "speciale" per artisti che tenga conto delle particolarità di questa professione ed una previdenza che non tenga conto solo delle effettive ore di pura prestazione;
- rinnovo ed estensione strutturale del Bonus Stradivari per incentivare gli studenti di musica all'acquisto di strumenti;
- abbattimento delle spese per i locali sotto i 100-150 posti a sedere per organizzare eventi artistici e musicali;
- possibilità di detrazione del 100% delle spese per locali e location per l'adattamento acustico e tecnico per l'esecuzione di musica dal vivo;
- creazione di spazi strutturali per la musica dal vivo nelle città con bandi standard ed un unico portale nazionale o regionale;
- creazione di uno sportello unico a livello regionale con consulenti che aiutino i giovani musicisti a risolvere problemi burocratici, crearsi una posizione previdenziale solida, lavorare in sicurezza, accedere a concorsi, fondi e borse di studio (potrebbe essere lo stesso concetto del medico di famiglia).
Basterebbe essere risoluti nella soluzione di almeno la metà di questi problemi aperti ed avremmo un Paese bellissimo che nel giro di pochi anni rifiorirebbe di musica ed arte ad ogni angolo di strada.