Solo vent'anni fa per ascoltare un pezzo, l'avremmo magari aspettato per ore o giorni in radio, oppure saremmo usciti di casa ed andati nel nostro negozio di dischi per comprare un CD e ascoltarlo nel nostro CD player portatile o stereo hi-fi di casa. Tutti oggetti oggi praticamente usciti dal nostro quotidiano o quasi estinti. Siamo passati vorticosamente dal CD all'MP3 scaricabile fino alla musica in streaming di oggi. E cambiato tutto.
Nel 2018 lo streaming musicale ha raggiunto negli USA, mercato mondiale di riferimento per la musica, il 75% del fatturato rispetto al totale. Ormai lo streaming rappresenta una quota maggiore di tutte le altre messe assieme, e con oltre un milione di nuovi iscritti al mese ai vari servizi a pagamento, è un impero che sembra solo all'inizio della sua storia.
Nonostante questa tecnologia paia ancora nella sua piena fase crescente, questo non vuol dire che non stia cambiando, anche con forti scossoni talvolta. E quelli che sono i dominatori di oggi, potrebbero non esserlo più domani - ricordiamoci sempre del famoso caso Nokia.
Oggi ci sono decine di servizi diversi di streaming musicale a cui abbonarsi, circa una trentina se consideriamo i principali a livello mondiale, tuttavia la lista si riduce di molto se andiamo a vedere i numeri effettivi di quelli che riescono ad essere globali ed a realizzare un fatturato di primo livello. Sostanzialmente l'elenco si riduce a quattro aziende per ora: Spotify, Apple, Google e Amazon. Questi quattro big-player si spartiscono solo negli USA un mercato da 4 miliardi di dollari, con una crescita annuale del 3,5% che lo porterà a quasi 5 miliardi entro il 2023.
Lo streaming come si vede ha cannibalizzato tutti gli altri settori in sostanza, quello delle vendite fisiche e ovviamente anche quello dell'acquisto di tracce digitali. L'unica eccezione sono le vendite dei vinili che continuano a salire ma con volumi che, onestamente, non cambiamo di uno zero virgola le tendenze - il vinile rappresenta infatti dal 3 al 3.5% del mercato ad oggi. Ha ragione quindi Jack White, leader dei White Stripes ed ora solista, quando dice che il futuro probabilmente sarà dominato dallo streaming e dai vinili, il primo per la macchina e la cucina, i secondi per il salotto e la camera.
Vediamo brevemente i diversi servizi e come si stanno evolvendo in questa guerra all'ultimo abbonamento.
- Amazon Prime Music - potenzialmente uno dei più forti "cavalli di Troia" del mercato musicale negli ultimi anni. Amazon da "gratuitamente" agli abbonati al suo servizio Prime, non solo film, documentari e serie della sua piattaforma video, ma ora anche 2 milioni di brani e 40 ore di musica al mese senza pubblicità. Se pensate a quanti abbonati conta Amazon, capirete la forza potenziale di questo servizio. Ascolto offline possibile.
- Amazon Music Unlimited - è il servizio senza limiti di Amazon, con oltre 50 milioni di brani ed un prezzo che parte da 3,99€ per i dispositivi Echo, il classico 9,99€ per l'account individuale e 14,99€ fino a 6 account familiari. Ascolto offline possibile.
- Spotify Free - Attualmente leader per numero di utenti, è l'unico servizio completamente gratuito, ha oltre 40 milioni di brani ma include ricorrenti messaggi pubblicitari. Ascolto offline non possibile.
- Spotify Premium - con un costo di 9,99€ per il singolo account e 14,99€ per il Family, è attualmente il numero uno nel mondo dello streaming, con un tasso di conversione dal Free al Pagamento che tutti gli altri possono solo sognare. Ascolto offline possibile.
- Apple Music - E' il servizio della Mela Morsicata che presto prenderà definitivamente il posto di iTunes Music, che ora non ha più molta ragion d'essere. I costi sono analoghi agli altri, oltre 50 milioni i brani disponibili ed una piattaforma che è forse la più completa e strutturata, anche in termini di qualità audio e informazioni, arrivando già da iTunes. Ascolto offline possibile.
- YouTube Music - fondamentalmente deriva dalla fusione di YouTube Premium e Google Play Music, permettendo non solo lo streaming illimitato di musica e video musicali senza pubblicità, ma anche di poterli scaricare per l'ascolto offline. Prezzi allineati con gli altri competitors.
Attualmente nella classifica del numero di utenti Spotify si posiziona al primo posto, con 207 milioni di iscritti e circa 96 milioni di paganti. Apple Music dichiara 40 milioni di utenti abbonati, Amazon circa 16 milioni e YouTube circa 15. La qualità ed il numero di brani si va via via più allineando, e sarà sempre più difficile differenziarsi per competere. Apple conta sulla fidelizzazione dei clienti ai propri dispositivi mobili con un'interfaccia ed un'esperienza molto integrata; Spotify punta sulla conversione dal gratuito, la trasversalità ed un sistema di playlist ed intelligenza artificiale per consigliare le tracce preferite all'utente, sempre più complesso; Amazon punta sugli oltre 100 milioni di utenti iscritti a Prime da convertire al servizio musicale e sull'integrazione con i servizi home assistant come Alexa; Google sulla possibilità di avere anche il video, Google Assistant e l'onnipresenza del suo sistema di ricerca.
Ma forse ancora qualche dato vi farà capire perchè la lotta è così dura, anche se in fondo si tratta solo di canzonette, come diceva qualcuno.
A livello mondiale è il quarto anno di crescita consecutiva del mondo della musica, con un salto del 9.7% dal 2017 al 2018, per un introito totale di circa 19.1 miliardi di dollari. Lo streaming è il principale responsabile della crescita, con un +33% rispetto all'anno precedente ed ormai quasi il 50% globale rispetto a tutte le entrate, con il 2019 che vedrà probabilmente il sorpasso definitivo praticamente in tutti i paesi occidentali ed asiatici.
Ed a proposito di Asia - assieme all'Australia - è il primo anno in cui il mercato orientale supera quello europeo, diventando la seconda regione - dopo gli USA - per introiti nel mondo musicale. Una crescita dell'11.7% ci fa capire quanto anche le case discografiche e star della musica dovranno dar peso a questo "nuovo" mercato. Il continente invece con il più alto tasso di crescita è l'America Latina con un +16.8%, ed anche qui quindi le nuove tendenze potrebbero puntare a sfondare per prime.
Per quanto riguarda gli streaming, probabilmente penserete che gli abbonamenti valgano la stragrande maggioranza del totale. In parte è vero, ma non bisogna trascurare un buon 20% di entrate che deriva dagli streaming supportati da annunci pubblicitari.
Con Apple che sembra avere poca reattività in questo momento nel settore, poichè l'azienda che ha inventato l'iPod e iTunes non sta introducendo nulla di veramente nuovo da anni nel campo musicale, e YouTube Music che fatica molto a decollare, poichè gli utenti lo vedono troppo legato al modello gratuito di YouTube, sembra che Amazon e Spotify siano i più agguerriti.
Spotify ha nella musica il suo unico business, per ora, e vorrebbe diventare la più grande casa discografica al mondo garantendo agli artisti la possibilità di auto-pubblicare i propri brani, senza più l'intermediazione discografica; Amazon invece aggiunge un altro gradino alla sua scala verso la conquista globale, e lo fa con la consueta forza d'impatto.
Essendo diventata la musica di fatto un servizio, e non più un bene di consumo classico, la battaglia probabilmente si sposterà verso l'aggressione di un numero sempre maggiore di settori collegati che possano portare nuovi utenti: la musica collegata al benessere - vedi fitness e wellness; la musica collegata al settore gaming; il settore dell'auto e non dimentichiamoci quello dell'intrattenimento per gli esercizi pubblici.
Una torta da 20 miliardi di dollari fa gola a molti e chissà che qualcuno non arrivi con l'asso vincente o con la carta che fa saltare il banco come fecero Shawn Fanning e Sean Parker nel 1999 con l'introduzione di Napster.