Era dal 1991 che in Italia il caro buon vecchio disco in vinile non vendeva più dei compact disc. Ma non è solo dovuto alla picchiata inesorabile del CD, progressivamente sostituito a partire dalla metà degli anni 2000 prima dai download e poi dagli streaming. Il vinile infatti è tornato a crescere ad un ritmo molto superiore al calo dei CD.
Nel primo trimestre del 2021, anche grazie all'anno della pandemia che ha visto crescere il numero di collezionisti, il vinile ha avuto una crescita del 121% rispetto all'anno precedente.
Impressionante ma forse non inaspettato che ad oggi il vinile sia, dopo lo streaming che ormai si prende oltre l'80% degli ascolti, la modalità preferita da chi ascolta musica e quindi anche il formato fisico più utilizzato per la musica non solo in Italia ma nel mondo ad oggi.
La vendetta del disco in PVC è quindi compiuta. Con un ritorno in grande spolvero dei vecchi giradischi nelle case degli italiani non solo come oggetto di arredamento ma come strumento per la fruizione della musica in un modo diverso.
Faccio un salto indietro, alle ragioni del declino, e vi mostro un grafico che mostra chiaramente come già dagli anni '70 fosse chiaro che la tecnologia digitale avrebbe presto soppiantato il vinile. Basta guardare la curva della diminuzione di costo dei transitor rispetto al PVC che chiaramente profetizza l'avvento di un nuovo formato digitale, che si rivelerà essere il CD all'inizio degli anni '80. Lo stesso accadeva negli anni '90 con gli hard-disk, la tecnologia di storage digitale che distruggerà il CD e permetterà l'avvento di Napster e poi dei download. Anche qui 10 anni prima era già prevedibile ciò che sarebbe successo.
Lo stesso discorso potrei farlo con l'accessibilità della rete dati sui cellulari e lo streaming che oggi domina.
Quello che però sembrava un destino segnato per qualsiasi tipo di supporto fisico, non ha tenuto conto del 3° principio della dinamica scoperto da Newton e che ora potremmo tradurre anche in termini sociali. Il principio di azione e reazione che vuole che laddove una tecnologia diventa predominante si verifica anche una significativa reazione ad essa nel verso opposto.
Se quindi nel 2006 il vinile aveva toccato i suoi minimi storici, proprio in quell'anno a Stoccolma veniva fondata Spotify, l'azienda che ha traghettato il mondo della musica dal download allo streaming. E non è una coincidenza se proprio dal 2006 i numeri del vinile abbiano ricominciato a crescere in modo costante.
Il cambio di passo decisivo però è arrivato dal 2018 in poi, con una crescita esponenziale del vinile che non si può spiegare soltanto con la ricerca degli appassionati dei grandi classici del passato. Certo i classici rimangono sempre importanti ma negli ultimi anni anche artisti contemporanei hanno iniziato a stampare con regolarità vinili dei loro nuovi dischi, che hanno quindi alimentato un mercato del tutto nuovo e più giovane per questo supporto. Come potete vedere già nel 2019 nelle prime 10 posizioni di vendita negli USA c'erano già nuove uscite. E nel 2020 il trend si conferma, con la prima posizione occupata da Billie Eilish con "Live at Third Man Records", un'esibizione acustica che la giovane cantante e suo fratello Finneas hanno tenuto a Nashville nel 2019, le cui copie ora vengono vendute su Discogs (principale portale online per i vinili) ad oltre 200$.
Lo stesso è successo in Italia, dove il mercato dei vinili è stato ripopolato anche dalle uscite nuove degli artisti ancora in attività che hanno visto in questo formato un'opportunità per soddisfare soprattutto i fan più accaniti che non si rassegnano a non avere alcun segno di possesso della musica dei loro artisti preferiti.
Ed il nostro Paese risulta nel mondo tra quelli più affamati di vinili, poichè se globalmente la quota del vinile rispetto agli incassi totali del music business si attesta attorno al 5%, in Italia siamo all'11% con una crescita del 37% rispetto all'anno precedente.
Il punto più alto per la vendita recente dei vinili, che certo non possono competere con i numeri di vendita raggiunti negli anni '70, è stata la settimana di Natale 2020. Secondo Billboard.com si sono venduti oltre 1.8 milioni di vinili soltanto in quei sette giorni. Il vinile è quindi rientrato non solo nelle case grazie ai collezionisti ma è anche diventato un regalo frequente, il che lo ha fatto ritornare nella categoria dei beni di consumo.
Altro segno di questo trend è che nelle grandi città, come dei piccoli templi ancora un po' carbonari, stanno rispuntando i negozi di vinili. Sono negozi specializzati che possono non solo avere le novità, ma anche essere un punto di riferimento per i collezionisti, poichè questo mercato è fortemente caratterizzato dalle rarità, edizioni limitate, dal mercato dell'usato e tirature che solo gli esperti sanno andare a ricercare sul mercato ed intercettare prima che la richiesta diventi talmente alta da renderli introvabili.
Viva il vinile quindi, un formato che sembrava destinato a scomparire e che oggi ha riaperto un mercato ed un indotto che sta inaspettatamente rifiorendo, a partire dai produttori di giradischi, i DJ che usano solo vinile ed anche gli studi di registrazione che sono andati a riesumare le macchine per l'incisione che permettono di realizzare i master per le presse.