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L’intervista - Fabio Visocchi: la ricerca nel setup


fabio visocchi

ph. Francesco Secchi

Milanese di nascita, Fabio è non solo un valido pianista/tastierista jazz, ma soprattutto un Sound Designer e Producer che fa elettronica di ricerca.

Con lo pseudonimo di Veezo vanta anche collaborazioni di rilievo in studio e live con artisti della scena Hip Hop e Funk italiana quali Bassi Maestro, Colle der Fomento, Davide Shorty e tanti altri. Ha realizzato per anni jingle pubblicitari e sonorizzazioni multimediali. Sul palco ha accompagnato inoltre per diversi anni Tullio de Piscopo, e più recentemente Nina Zilli, Annalisa e Giorgia.

 

Un’intervista da leggere tutta di un fiato se amate sperimentare con l’elettronica: sono partito discutendo con Fabio dei suoi progetti.

Fabio Visocchi – Veezo - EP “themonolith”

Riccardo Gerbi: partiamo dal tuo recente EP solista?

Fabio Visocchi: “themonolith” è un progetto realizzato nel mio studio casalingo, fatta eccezione per le tracce di piano, batteria e alcune parti di basso, perché volevo registrarle in trio. Mi piace considerarlo come una specie di carta d’identità. Questo EP è il frutto di esperienze maturate negli anni con i diversi progetti di cui ho fatto e faccio e parte, i Loop Therapy prima(che ho fondato insieme al contrabbassista Cesare Pizzetti), i Jaxx Madicine poi. La realizzazione è durata circa tre anni, ma i primi due li ho passati in casa a sperimentare con strumenti vintage, nastri ed effetti analogici, in particolare con stompbox per chitarra e basso. L’esperienza mi ha permesso di trovare un suono caldo, piuttosto sporco (anche se morbido) e che caratterizza tutto l’EP. Questo carattere sonoro è divenuto il mio marchio di fabbrica.

 

BlackBeatMovement

RG: un progetto che è andato di pari passo con la realizzazione del tuo album?

FV: Esatto. I BBM sono un progetto che esiste da un po' di anni, si potrebbe definire come una specie di famiglia della quale sono entrato a far parte quasi subito. Insieme abbiamo registrato l'ultimo disco: "RadioMantra", e la modalità di realizzazione - per quanto riguarda quello che mi compete - è molto simile a quella del mio EP.

 

 

Jaxx Madicine

RG: all’ascolto, mi piace l’alchimia che siete riusciti a ottenere tra sonorità acustiche ed elettroniche…

FV: Ti ringrazio! I Jaxx Madicine sono un progetto che condivido con Tommy Garofalo (aka Turbojazz) e Diego Montinaro (aka ParkerMadicine), entrambi DJ e producer. Bassi Maestro è stato il tramite per conoscerli: con loro ho realizzato alcuni EP per l’etichetta CT-HI, che poi ha pubblicato in seguito il mio EP. A dicembre siamo andati insieme in Giappone per un mini tour: un’esperienza fantastica.

 

 

BassiMaestro – NorthOfLoreto: Lovin’ U (feat. Veezo)

RG: in questo brano mi ha colpito particolarmente il suono di piano: sintesi FM?

FV: si tratta di uno Yamaha TX81Z che tengo in studio proprio per dare una “spolverata” di FM all’occorrenza. Normalmente non suono l’organo, però in questo brano c’è una traccia di Hammond realizzata con l’Electro 5, ma non solo: con una Yamaha Reface YC presa a prestito ho emulato anche un suono di Theater Organ piuttosto “giocattoloso”. Collaboro con Bassi da anni, ho suonato con lui sia live che in studio usando sempre strumentazioni diverse. Ci piace molto sperimentare, e questo è solo uno degli ultimi risultati.

 

 

I live

RG: il setup nei tuoi Live più recenti?

FV: suonando con i Black Beat Movement e poi in tour con Nina Zilli ho portato con me la Nord Electro 5HP, la Akai MPC Live e una pedaliera in cui ho inserito uno Strymon El Capistan per i delay, uno Strymon Deco per vibe e saturazione e un TC Electronic Ditto per creare dei loop dal vivo. Come Synth ho scelto inizialmente di portare il mio buon vecchio Korg MS20, ma in seguito ho acquistato un Moog Subsequent 37.

RG: nel tour di Annalisa il setup era un po’ più tradizionale…

FV: per il “Bye Bye” Tour 2018 la produzione mi ha fornito un piano ibrido Yamaha GT2 e una Nord Lead A1, un sintetizzatore che mi ha sorpreso per suono e versatilità. Con i Jaxx Madicine in genere uso l’Electro 5HP e il Subsequent, ma il set può variare secondo l’occasione. Dopo il mini tour giapponese con i Jaxx Madicine è arrivata la chiamata per far parte della band del nuovo tour di Giorgia: nello specifico, oltre all’Electro 5HP e la MPC Live, per l’occasione ho acquistato un Dave Smith Prophet Rev2. Il synth rende bene sia in studio che sul palco, è un ottimo compromesso tra sonorità “grasse” (se si evitano i preset) e funzionalità. Sono davvero contento dell’acquisto.

 

fabio visocchi

Fabio Visocchi sul palco con Giorgia

 

In studio

RG: quali altre “chicche” conservi in studio?

FV: in realtà non sono un collezionista, e anche in studio amo circondarmi di tasselli funzionali al mio suono, come il mio vecchio Rhodes Mark I del 1974, in genere amplificato da un Fender Blues Deluxe, e un Akai MPC Live che è il punto di partenza di quasi tutte le mie produzioni.

RG: devo presumere allora che l’Electro 5HP sul palco vada a sostituire il Rhodes?

FV: si dopo anni di spostamenti  e spappolamenti di schiena in giro per l’Italia con il Rhodes mi sono deciso! Devo ammettere che Nord ha fatto un buon lavoro di emulazione, e i preset dell’MK I replicano con buona approssimazione l’originale. Oltre alla libreria fornita di default, personalmente uso molto l’EP8 Nefertiti MK I, per ottenere un suono piuttosto logoro e al contempo graffiante. Spesso dell’Electro 5HP uso molto anche i preset di Clavinet: magari prima o poi comprerò l’originale!

RG: e tra i synth?

FV: oltre all’arsenale già descritto in precedenza, in studio ho anche un Oberheim Matrix 1000 che uso per lo più per brass/pad grossi e morbidi, Novation Mininova o Korg MS2000B per i vocoder o quando servono sonorità più digitali o Lo-Fi, e il Micromoog per le “stranezze”.

 

fabio visocchi

 

RG: hai anche un sintetizzatore modulare?

FV: inizialmente ero partito per allestire un piccolo case 32hp contenente degli effetti per trattare il Rhodes, ma in seguito ho finito per espandermi con un case da due file 104hp, per ottenere un sintetizzatore orientato a sonorità Glitch o EDM, con particolare attenzione alla sintesi granulare. I primi acquisti furono dei moduli Pittsburgh Modular, in seguito Make Noise per avvicinarmi alla filosofia dei synth storici Buchla come suono, che poi campionavo con la MPC per un utilizzo live. In un secondo case sempre 104hp ho voluto in seguito allestire un synth più tradizionale, dotato di sync MIDI, filtri e soprattutto polifonico, grazie a un doppio oscillatore Polivoks di The Harvestman. Oltre a quelli già citati, nei due case ho inserito nel tempo moduli 4ms, Folktek, Mutable Instruments, un paio della Addac Systems, un distorsore violentissimo della TouellSkouarn, infine la D-1000, la drum machine valvolare della Metasonix. Tra gli acquisti futuri, mi piacerebbe prendere alcuni moduli Intellijel.

RG: …e gli effetti?

FV: potrei passare una giornata a descrivere tutti i miei stompbox, mentre tra i processori uso spesso un Roland Space Echo RE-201 o un Boss RPS-10 per i delay. Spesso uso un registratore a bobine Studer B67 per processare le mie tracce.

 

fabio visocchi

 

Il suono e gli ascolti preferiti

RG: Da dove parte l’idea di un tuo suono?

FV: In passato nel mio studio mi divertivo a sperimentare, e creato un suono lo fissavo per un utilizzo futuro. Oggi sono più concentrato sul brano e ciò che richiede la produzione, andando a impiegare gli strumenti più adatti per ottenere il risultato finale.

RG: cosa trovo nella tua libreria preferita di Spotify?

FV: in primis tanta musica di quello che oggi è definito da alcuni Hip Hop sperimentale, e rappresentato da artisti come Flying Lotus, Thundercat ed etichette come la Warp o la Brainfeeder. Ascolto tanto Hip Hop, a partire dagli anni novanta fino ai giorni nostri; non sono un amante della trap, soprattutto quella italiana, ma ci sono comunque artisti trap che ascolto. Poi troveresti tanta musica afro americana, Neo Soul, Jazz, tanto Funk, partendo dalla fine degli anni sessanta e anche alcune cose Electro Boogie degli anni ottanta.

RG: uno strumento per te imprescindibile?

FV: Sicuramente il Rhodes, perché lo vedo come la via di mezzo tra il mondo pianistico e quello elettrico/elettronico.

 

fabio visocchi

Fabio Visocchi con i JaxxMadicine in compagnia dei Cromagnon negli studi RedBull di Tokyo

 

Musica e preparazione

RG: Hai lavorato con i maggiori esponenti italiani dell’Hip Hop: come vedi la scena attuale?

FV: è in una fase di transizione. C’è stato un ritorno dell’old school negli scorsi anni ma quel periodo sembra passato e oggi se si parla di un genere come la Trap automaticamente si associa all’Hip Hop, mentre per me sono due generi diversi. Il motivo per cui non mi sento vicino alla trap è che si è uniformata parecchio, nel messaggio e nel suono, con le dovute eccezioni. Oltretutto, in diversi brani Pop oggi trovi molte contaminazioni Urban e quindi spesso provenienti dalla Trap: il rischio secondo me è che venga “assorbita” dal pop, come accaduto a suo tempo con la Dubstep, per esempio. Sono curioso di vedere come sarà la nuova fase.

RG: tu hai una profonda cultura musicale alle spalle e sei anche un insegnante. Quanto è importante la preparazione nel tuo genere musicale?

FV: è fondamentale, anche se ritengo che nella musica elettronica puoi anche affrontare un percorso personale di crescita come Sound Designer. È bello raccontarsi che basta il talento ma se non sai come si fanno le cose – in genere – non vai molto lontano. Lo studio, la pratica e la ricerca di un proprio suono sono lavori lunghi e richiedono impegno ma sono anche l’unico modo per raggiungere dei risultati, anche se piccoli o pochi: quindi per me non conta se la preparazione avvenga in casa o in una scuola, l’importante è che ci sia una ricerca sincera.

RG: ma c’è ancora spazio per essere originali?

FV: sicuramente. Ogni integrazione nel setup un tempo era sempre frutto di una profonda ricerca, magari interagendo direttamente con artisti o progettisti di strumenti, per capire se quel tassello poteva caratterizzare ulteriormente il proprio suono. I Social hanno cambiato questa forma di interazione. È molto più facile venire a sapere dell’uscita di un nuovo strumento e quindi c’è la tendenza a usare tutti più o meno le stesse cose. La differenza sta come sempre nell’approccio, usando il web per attingere tutte le informazioni disponibili e andando a provare strumenti ed effetti, onde evitare di creare sonorità uguali a tanti altri.

RG: concordo su tutto, grazie Fabio!

 

 

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