Spesso mi chiedo cosa sarebbe accaduto nel mondo della musica se non fosse arrivato internet, se non fosse scoppiato il fenomeno Napster, semplicemente se non avessero inventato quel vaso di Pandora che sono stati i formati digitali compressi come gli mp3 e compagnia. E non fraintendetemi, non è una di quelle inutili domande da dietrologia spicciola che rimangono solo esercizi intellettuali ma piuttosto un'operazione di reverse engineering, quando vuoi capire come qualcuno ha costruito qualcosa così bene per poterlo replicare.
La realtà è che, ovviamente siamo nel mondo delle ipotesi, se nessuna di queste cose fosse accaduta probabilmente la musica avrebbe trovato lo stesso un modo per cambiare percorso, poichè la risposta che mi do è che, come l'acqua, le cose vanno in una certa direzione non da sole ma perchè si crea una pendenza, o meglio in questo caso una tendenza. Ed ecco quindi che alla fine degli anni '90 il mondo della discografia aveva preso una sbornia talmente grande ed aveva abusato talmente tanto del suo dominio che la convenienza si è spostata altrove, cambiando la tendenza e facendo nascere spontaneamente delle alternative che poi qualcuno, vedi Napster, Apple, Spotify e soci, ha solo saputo sfruttare meglio di altri.
Ora sembrerà strano che, visto il titolo di questo articolo, io inizi dicendo che la progressiva scomparsa dei formati fisici era tutto sommato inevitabile. Tuttavia ora faccio un passo avanti in questa storia abbastanza recente e, se mi guardo attorno, vedo nel 2018 una tendenza ormai chiara verso il digitale e la musica liquida, però vedo anche una certa reazione e resistenza dei formati fisici contro l'estinzione. E se replico lo stesso ragionamento che ho fatto per l'industria discografica di fine millennio a questa nuova generazione di giganti del music business, trovo allo stesso modo una nuova oligarchia che potrebbe invitare altri alla 'ribellione'.
Senza proseguire troppo per teorie continuo il mio ragionamento per casi pratici, così che possiamo capire assieme e magari possiate a vostra volta suggerirne altri se ne avete.
IL VINILE
Il caso forse più classico ma anche più eclatante di resistenza quasi partigiana ai formati digitali è proprio il vinile. Se ci pensiamo è quasi follia oggi affidarsi al vinile per ascoltare musica, una follia sana e sicuramente positiva, s'intende, che ha contagiato milioni di persone e fatto rifiorire un mercato che si credeva ormai scomparso.
E bisogna anzitutto comprare un giradischi, magari di quelli belli che non costano proprio dieci euro, e poi andare a comprarsi i dischi, che mica li trovi più ad ogni angolo di strada come negli anni '70, ma sono conservati gelosamente da pochi adepti negozianti illuminati che 'spacciano' musica nei loro più impensabili covi. Si perchè chi vuole il vinile non vuole solo la musica, vuole soprattutto l'esperienza, il negozio, la polvere, il fruscio della plastica protettiva e sentire sotto le dita le impalpabili rugosità musicali dei solchi analogici. E poi bisogna imparare a 'mettere su i dischi', perchè non è come per la generazione prima di noi per cui era un gesto visto e rivisto migliaia di volte ed imparato per osmosi, a noi non l'ha insegnato nessuno come mettere su un disco, non rovinarlo, piazzare la puntina nel punto giusto senza rigarlo e goderci tutti questi gesti come nel sacro rituale del tè giapponese.
Esatto, il vinile è sbattimento, una vera fatica per ottenere quello che potresti avere immediatamente, ad un costo dieci volte inferiore e con uno sforzo cento volte minore. E allora ci sarebbe da riponderare quella cifra abbastanza esigua di vinili venduti rispetto al totale della musica commercializzata, poichè uno vale come cento. E questi pochi illuminati conservano la musica, la adorano in modo fisico e vogliono conoscerla a fondo, andando contro la bulimia attuale, questo festino infinito ed ingordo che le piattaforme digitali ci propongono con il modello dell' "all you can eat" ad abbonamento mensile.
I NUOVI FORMATI FISICI, O QUASI
Non procedo per similitudine a parlare degli altri formati fisici spodestati dalla musica liquida, come le audio cassette o i CD, che tutt'ora vendono ancora in modo significativo - i CD - seppur in costante calo, poichè non è ancora ben chiaro se subiranno lo stesso destino del vinile o meno. Vi propongo però qualche alternativa ibrida e più moderna che pur non andando nella stessa direzione, sfrutta la voglia intrinseca delle persone di legare la musica alle proprie emozioni e le proprie emozioni a qualcosa di tangibile, che si possa vedere nelle nostre case, collezionare, mostrare ad altri con orgoglio.
Uno di questi esempi arriva da un'intelligente start-up italiana chiamata Nufaco, una piattaforma inventata da un gruppo di ragazzi romani che permette di unire l'immediatezza della musica digitale con il formato fisico, seppure ridotto al minimo sotto forma di una card.
In breve un'artista può far stampare per un prezzo davvero modico rispetto agli altri formati queste card che avvicinate al cellulare permettono ai fans di accedere immediatamente alla propria musica e non solo. La card viene realizzata con una propria grafica, è grande più o meno come un biglietto da visita e, cosa molto importante per le band, può essere venduta direttamente ai concerti ad un prezzo pari a quello del download digitale, con il vantaggio però di poter inserire nei contenuti scaricabili tutto quello che si desidera, quindi testi, artwork aggiuntivo, video, contenuti speciali e chi più ne ha più ne metta. Non solo, le Nufaco, non essendo legate alla necessità di contenere fisicamente i contenuti, possono essere utilizzate praticamente per qualsiasi cosa: per i dischi, per i biglietti dei concerti, per libri, film, campagne o qualsiasi altra cosa.
L'idea è molto avvincente, ed anche se è neonata auguro a questi ragazzi di avere successo perchè se realizzata nel modo giusto potrebbe essere l'anello mancante, permettendo a chi acquista di avere qualcosa di fisico e durevole che sia anche un ricordo. E forse il successo potrebbe risiedere proprio in questo, più che nella poliedricità del formato.
ANCHE LA MUSICA LIVE RIVUOLE I SUOI FORMATI
Tra i nuovi formati fisici, anche se non parliamo proprio di musica registrata ma di musica dal vivo, ci metto anche i biglietti 'speciali' dei concerti. Chi di noi in passato non conservava gelosamente i biglietti dei concerti a cui era andato, con quelle belle grafiche del tour che tanto speravamo di non vedere rovinate da uno strappo incauto del ragazzo all'ingresso? Ecco che oggi c'è tutto un mercato, che i promoter hanno prontamente seguito e sviluppato, dei cosiddetti biglietti 'speciali', ovvero il biglietto del concerto vecchia maniera, stampato con grafiche dei nostri artisti preferiti che si può collezionare e tenere in un cassetto per i momenti di nostalgia futura.
Si perchè oggi i biglietti dei concerti sono, quando va bene e non si opta per uno sterilissimo codice a barre sullo smartphone, degli anonimi fogli A4 (alla faccia della rivoluzione ecologia per altro) con stampata la ricevuta dell'acquisto. Niente che vorremmo conservare e che ci susciti una qualche nostalgia o voglia di rivivere quei magici momenti. E allora il biglietto speciale, in edizione limitata, ad un prezzo aggiuntivo anche abbastanza scandaloso visto il costo odierno dei concerti, è un trend che ha preso bene piede, sfruttando il desiderio intrinseco di tutti noi del formato fisico.
Non è più quindi un mondo in cui abbiamo bisogno di più servizi, forse ce ne sono già troppi, più di quanto umanamente si possa consumare con il tempo che abbiamo. E' un mondo in cui abbiamo spesso bisogno di ritornare all'esperienza, al tangibile, all'emozione dovuta al gesto ed alla nostalgia di qualcosa di duraturo e collezionabile che si impregni delle nostre emozioni e possa restituirci in maniera materiale quello che sentiamo di aver perso con questa progressiva smaterializzazione digitale di tutto ciò che facciamo nella vita.
Per questo la musica ha e probabilmente avrà ancora bisogno di poter essere anche toccata e messa sotto le mani.