RCF Ayra Pro 6
Non è il primo prodotto della casa italiana che mi trovo a testare. Come già successo precedentemente il sapere che sotto il cofano batte un cuore italiano (per parafrasare un modo di dire tipico del mondo sportivo) accende in me un particolare interesse oltre la curiosità di sapere se, all’interno delle nuove produzioni di RCF, vi siano delle novità di rilievo.
In questa occasione la redazione mi consegna i nuovi monitor da studio della casa italiana, denominati Ayra Pro 6. Partiamo dal nome (che ha destato in me una certa curiosità). Penso che, dopo qualche ricerca, l’origine del nome sia islamica e significhi qualcosa come “rispettoso” o “onorevole”. La sigla Pro afferma la sua natura professional mentre il numero 6 si riferisce evidentemente alla grandezza del cono.
Ma c’è dell’altro? O siamo di fronte ad un monitor dalle caratteristiche tecniche scontate?
Seguitemi e scoprirete che dietro a questo progetto c’è una novità molto appetitosa!
L’ HARDWARE
Il monitor, una volta estratto dalle sue confezioni, si presenta compatto e dalle forme squadrate. Si tratta di una cassa a due vie biamplificata in classe D (80W + 40W). Il materiale di cui è composto il woofer (che ricordo essere un 6.5 pollici) è la fibra di vetro composita che garantisce ottima performance in termini di smorzamento, di rigidità e durata nel tempo. La pressione sonora massima ad 1 metro di distanza è di 112 dB SPL mentre l’angolo di copertura orizzontale è di 110°. Quello verticale è invece di 70°.
Le connessioni posteriori sono sia bilanciate (trovano alloggiamento sia l’XLR che il TRS) che sbilanciate in formato RCA. E’ presente il controllo di volume della cassa oltre che la possibilità di boost/cut di 1 dB sulle altre e sulle basse (presumo per gestire un po’ di effetto loudness). Sulla parte frontale vi è poi una porta reflex per aumentare l’efficienza dei monitor oltre che la sua risposta in frequenza. Il peso complessivo di un monitor è di 5.5 Kg. Le dimensioni sono: H 34 cm, L 21, P 29 cm.
E fino a questo punto si potrebbe affermare di trovarsi al cospetto di un monitor tradizionale nella sua progettazione … ma?
Noto che, sulla parte posteriore della cassa, è riportato in evidenza un logo con la scritta “Fir Phase”. L’esperienza e la conoscenza mi portano a pensare che questa scritta (apparentemente innocua) riveli l’uso di filtri digitali FIR (Finite Impulse Response) conosciuti per la loro linearità di fase e tipicamente all’interno di un processing tramite DSP. E la cosa mi incuriosisce assai. Decido di andare a fondo della questione. E scopro, con crescente curiosità, che l’emissione del suono è gestita (guarda caso) da un DSP proprietario che garantisce che non vi sia sfasamento alcuno fra woofer e tweeter e che quindi la cassa ha linearità di fase assoluta (ovvero che tutte le frequenze vengono suonate nello stesso momento e ci arrivano seguendo questa regola!!).
E quindi?
Quindi dovrei aspettarmi un monitor che suona in faccia, un monitor dove non ci siano velature o cancellazioni, seppur minime, di fase un monitor nel quale i transienti del suono siano rispettati. Ma sarà davvero così?
IN PROVA
La prima cosa da fare, quando si prova un monitor nuovo, è passare del tempo a trovare la sua posizione migliore all’interno della propria regia. Le regole da seguire sono sempre le stesse ma è anche vero che ogni monitor ha un suo hot-spot (che è scelto anche dalla predilezione di chi dovrà utilizzarli). Per quanto mi riguarda solitamente preferisco un posizionamento leggermente più aperto sacrificando leggermente l’ascolto in mono ma, in questo caso, quello che mi sembra meglio funzionare è un posizionamento leggermente più stretto (stiamo sempre parlando di pochi centimetri). Fatto ciò devo sempre tenere a mente che il monitor che sto testando non ha fatto ancora dei chilometri e che quindi elasticamente non è rodato. Mantengo le sue regolazioni posteriori rigorosamente flat e il volume della cassa è a zero, nella posizione centrale.
Inizio ad ascoltare i miei brani di riferimento.
La sensazione che ho, fin da subito è la cura nella percezione dello stereo ma, ancor di più, quella della profondità. Gli strumenti assumono davvero una prospettiva tridimensionale (grazie agli ambienti utilizzati nel mix) e tutto è riportato correttamente. Le basse sono solide e mai troppe. Anche se da anni utilizzo come casse di riferimento delle Quested 2108 con il cono da 8”, ammetto la mia predilezione per il cono da 6 che, a mio avviso, risulta meglio bilanciato sullo spettro … anche se meno godurioso!!.
Le alte sono presenti ma senza risultare aggressive.
Un altro aspetto che è evidente utilizzando le Ayra Pro 6 è la trasparenza che si ha nella percezione del suono. Ho aperto una mia sessione di lavoro e mettendo in solo le diverse tracce ho potuto apprezzare la fedeltà nella riproduzione della ripresa oltre che la sua trasparenza. L’impressione che si ha è che il DSP interno faccia davvero un lavoro egregio nel rendere la risposta in frequenza dei componenti perfettamente in fase. Non si avvertono buchi e/o cancellazioni e tutto sembra essere lì, in fronte ai propri occhi ed alle proprie orecchie. Davvero un ascolto piacevole e, soprattutto, adatto al lavoro di sound engineer! La sensazione, fin da subito, è di avere a che fare con un monitor che può regalare al fonico/produttore delle ottime sensazioni. E’ piacevole stare con le casse aperte anche per diverso tempo, non si ha la percezione di stanchezza e, cosa non da poco, si riesce a lavorare a volumi contenuti senza perdere il fuoco sulle diverse bande di frequenza. Ancor di più la tridimensionalità assume qui un ruolo primario nella scelta e calibrazione degli ambienti.
Se posso muovere una piccola critica a RCF, lo faccio nell’estetica di questo prodotto. E’ vero che è un dettaglio e che le caratteristiche importanti vanno ricercate nelle prestazioni. Ma siamo pur sempre italiani e vorremmo essere belli dentro ma anche fuori. Veniamo dalla scuola Ferrari e Lamborghini dopotutto! Non credete? Ed allora un maggior sforzo il tal senso poteva essere a mio avviso fatto.
CONCLUSIONI
Le Ayra Pro 6 sono un progetto che introduce un importante upgrade in termini di innovazione. Molti monitor da studio hanno già implementato il DSP al loro interno ma, in questo caso, la novità è l’allineamento assoluto della fase che fa un lavoro ottimo.
Da un monitor di queste caratteristiche ci si aspetta, in ultimo, un prezzo adeguato alla qualità che esso esprime. E qui abbiamo l’ultima piacevole sorpresa. La coppia costa intorno ai 450 euro che è un prezzo ottimo. Se messa a confronto con i suoi diretti concorrenti in un panorama di scelte davvero ampio le Ayra Pro 6 vanno assolutamente considerate come possibile scelta finale. Sono sicuro di non ricevere smentite in tal senso! Buon lavoro dunque.
PRO
- Tridimensionalità del suono
- Velocità sui transienti
- PrezzoSuono in generale
CONTRO
- Estetica
Info
RCF
Prezzo € 284,00 IVA inclusa cad.