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Schertler Teddy - Test: Il top tra i floor monitor

Qualità del suono9.5
Facilità di uso9.5
Innovazione8
Originalità8.5
Rapporto qualità/prezzo7.5
Per noi
8.6

Compatto, elegante e con una bella voce per restituire un ascolto di qualità al musicista sul palco. Parafrasando un celebre slogan: “Svizzero? Si, Schertler!”

 

 

 

 

Presentato per la prima volta al Musikmesse del 2017, lo Schertler Teddy è un floor monitor raffinato ed elegante, con forme contenute per renderne discreto il posizionamento sul palco. Prima di partire con la prova di questo esclusivo diffusore, per chi ancora non conosce il brand svizzero e per capirne la filosofia realizzativa, ecco un piccolo sunto di quasi 40 di attività di Schertler.

Schertler: la storia in pillole

Stephan Schertler nel 1986 ha ventisette anni ed è un valente contrabbassista, e decide di costruire un microfono a contatto: nasce così lo STAT-B, e il positivo feedback ricevuto da altri colleghi contrabbassisti spinge Stephan ad allestire una piccola produzione casalinga di questa capsula. Nel 1988 la produzione di capsule elettrostatiche si estende anche ad altri strumenti come violino, violoncello e in seguito anche per chitarra.

Nel 1991 Stephan Schertler brevetta una particolare capsula a contatto basata su una tecnologia elettrodinamica. Nasce una nuova serie di microfoni per strumenti a corda, ma anche per chitarra, mandolino, arpa e pianoforte. In questo periodo comincia anche la produzione dei primi preamplificatori microfonici Hi-End. Nel 1993 Schertler si trasferisce con la moglie in un laboratorio nel sud della Svizzera a Mendrisio, mentre nel 1996 fonda anche la Velvet, una società specializzata nella produzione di corde per contrabbasso.

Schertler teddy

Stephan Schertler

La fine del millennio porta alla nascita dell’azienda Schertler e l’assunzione dei primi lavoratori, ma non solo: Stephan stringe una partnership con l’italiana SR Technology, per la produzione di altoparlanti e amplificazioni per strumenti acustici. Nei primi anni 2000 in Schertler lavorano 10 dipendenti, e nell’azienda si sviluppa una nuova tecnologia che diventerà un punto fermo per tutti i prodotti audio professionali futuri: l’assenza di circuiti di feedback negativo negli stadi di amplificazione.

Il Musikmesse del 2016 segna l’esordio di Schertler nel mondo dell’audio Pro, con la presentazione del mixer analogico modulare ARTHUR. Il 2019 è l’anno della scelta di trasferire tutta la produzione italiana in Svizzera, mentre l’anno successivo Schertler presenta la serie di amplificatori X-Series. Altri prodotti realizzati negli ultimi anni sono il microfono a contatto per handpan DYN HP P48, il mixer modulare ARTHUR FORMAT48 (QUI il nostro test) e PRIME, i moduli MIC LINE X e MASTER X, il remake del preamplificatore STRAT PRE, infine una serie di set di meccaniche per chitarra.

LEGGI l’intervista che Stephan Schertler ha rilasciato nel 2019 al nostro Luca Pilla, dove racconta delle sue creazioni e la filosofia sull’applicazione del feedback negativo.

Schertler Teddy visto da fuori

Il modello ricevuto dal distributore Aramini (che ringrazio) è quello con il cabinet in legno naturale; nello specifico, il particolare design a cuneo lo rende effettivamente discreto una volta posizionato sul palco. Il logo è fresato nel legno sia sulla parte posteriore del cabinet, sia sulla destra del pannello frontale accostato al nome del brand. I controlli e le connessioni sono tutti posizionati sul pannello laterale di destra, accanto a una generosa griglia metallica di colore nero per la dissipazione del calore generato dall’amplificazione. Il peso di Schertler Teddy è di 12 chilogrammi.

Il cabinet è in laminato di betulla da 12mm e oltre al modello in legno adatto in postazioni fisse (locali o teatri), è disponibile anche una variante di colore antracite per l’uso “on the road”. Schertler Teddy è dotato di una bi-amplificazione analogica per 200 watt continui, erogati a un woofer coassiale da otto pollici con magnete in ferrite (affogato in un box bass reflex), e a un driver a compressione da 1”, con direttività 80° x 80°. Schertler dichiara per il Teddy una risposta in frequenza di 80Hz – 20kHz, una sensibilità di 96,5dBSPL (1W – 1m), e un SPL Max di 120 dBSPL.

 

schertler teddy

 

Schertler ha studiato una particolare inclinazione degli speaker per garantire all’utilizzatore un buon ascolto sia in piedi, sia seduto. Il parco controlli comprende – oltre al pulsante di accensione – lo switch Ground Lift, più un pulsante a tre posizioni (posto di default su “Flat”), con cui gestire un filtro per l’equalizzazione con due curve preimpostate per altrettanti impieghi (ascolto di strumenti o un parlato).

Riguardo alla coppia di connessioni, l’ingresso XLR è bilanciato elettronicamente (50Kohm a 1Khz), mentre l’Out è un’uscita di linea parallela bilanciata, per collegare altri diffusori in cascata. All’ingresso è associato un potenziometro per regolarne il livello del segnale passante (range -9dB/+6dB). Chiudono il pannello la presa IEC per l’alimentazione di rete e un piccolo led rosso indicante l’accensione posto sopra la regolazione del livello del segnale in ingresso.

Il test

Estratto dall’imballo, lo Schertler Teddy è davvero compatto ed elegante, e sul retro del cabinet scopro un piccolo vano che funge da maniglia che lo rende anche pratico da trasportare. Bella idea. L’installazione è semplicissima e l’EQ a corredo è ben studiato come impostazioni predefinite. In modalità Vox taglia leggermente in gamma bassa ed esalta i medi, mentre nel modo Music si percepisce un pizzico di “Boost” in gamma bassa, con medie e alte più equilibrate.

L’unico minus rilevato in questa prima fase riguarda il monitoraggio del segnale. Il piccolo manuale riporta (giustamente) tra i consigli pratici di prestare attenzione alla quantità di segnale inviata al Teddy, onde preservare l’amplificazione da possibili stress, però a supporto un piccolo Led multicolore dedicato – per chi scrive – ci vorrebbe.

Schertler Teddy nella colorazione antracite

La prova si è svolta affiancando al Teddy un paio di diffusori a disposizione nella sala prove della mia band, ascoltando una serie di stem utilizzati nei soundcheck e dei mix di alcune nostre esibizioni. Il primo concorrente del Teddy è stato un piccolo impianto a colonna da 200 watt in classe D, con woofer da otto pollici che utilizziamo abitualmente per situazioni Unplugged.

Il diffusore svizzero letteralmente “si mangia” l’impianto a colonna in termini di pressione sonora. I 120dB dichiarati ci sono tutti, ma quello che colpisce di più è la resa, che rimane omogenea e rotonda a qualsiasi livello di volume.

L’aspetto più sorprendente del Teddy rilevato in questo frangente è l’incredibile reiezione al feedback. Anche avvicinando volutamente a qualche decina di centimetri dai coni un microfono dinamico, con l’EQ interno in modalità Vox e il volume del diffusore a livelli estremi non sono riuscito a innescare lo sgradevole fenomeno.

Nell’ascolto dei mix della band mi è piaciuta la voce, presente e gradevole, ma nonostante gli 80Hz come limite inferiore nella risposta in frequenza – complice presumibilmente il box reflex - il Teddy restituisce comunque una buona dose di cassa e basso. In gamma medio alta il diffusore svizzero non perdona, evidenziando un errore commesso dal sottoscritto nella registrazione di un mix, in cui una chitarra solista intorno ai 4kHz è un po’ troppo tagliente e fastidiosa.

Un floor monitor analitico? La mia risposta è si: il Teddy è una vera e propria cartina di tornasole se volete calibrare il vostro ascolto sul palco per suonare rilassati. L’ultima comparazione infine si è svolta con un floor monitor sempre in classe D di 300 watt circa come potenza, un woofer da 10 pollici e un SPL addirittura superiore (128dB), ma anche qui il Teddy si è difeso molto, molto bene.

L’amplificazione PWM del mio monitor mantiene un buon carattere fino a un certo livello di volume, ma se lo incremento entra in gioco una compressione che schiaccia il suono, rendendo tutto piatto e poco definito. Sul Teddy è “tutta un’altra musica”, perché incrementando il volume il suono guadagna in vivacità, senza sportarsi una virgola in termini di profondità e resa, che resta sempre molto “Hi-Fi”.

Concludo la mia prova ascoltando alcuni stem di parti ritmiche della mia band, in cui emerge che – in un locale, una sala prove o un piccolo teatro – il Teddy potrebbe tranquillamente essere affiancato non solo a un chitarrista acustico, un tastierista o un cantante, ma anche a un batterista o un bassista come ascolto personale. Davvero una bella esperienza.

Last but not least vi ricordo che per il Teddy sono disponibili alcuni accessori opzionali, tra cui dei cavi XLR di varie metrature, ma soprattutto la borsa morbida a tracolla di colore nero per il trasporto.

Conclusioni

La qualità c’è tutta in questo Schertler Teddy, un floor monitor “no compromise” per il musicista (o il locale) che cerca un ascolto discreto sul palco, semplice da calibrare ma che restituisca fedelmente la propria performance. La tecnologia studiata da Stephan Schertler per evitare il feedback è azzeccata e consente anche al cantante più vivace di muoversi sopra il Teddy senza porsi problemi di pericolosi inneschi.

La qualità si paga, ma nel caso del Schertler Teddy – come già disse a suo tempo un collaboratore di SM come Luca Rossi - siamo di fronte alle “Ferrari” tra i diffusori da palco, e questo piccolo svizzero vale tutti gli euro richiesti. Caldamente consigliata una prova.

Schertler Teddy

I Deproducers sul palco con Schertler Teddy

Vittorio Cosma: l’esperienza sul campo

Non solo uno degli Ambassador italiani di Schertler, ma nel tempo è divenuto una sorta di tester sul campo dei prodotti del brand svizzero. Vittorio è persona estremamente disponibile, e alla domanda: “Scambieresti due parole sul Teddy?”, come sempre non si è negato. Ecco un sunto della nostra chiacchierata.

Riccardo Gerbi: di Schertler cosa usi in particolare?

Vittorio Cosma: una premessa: di Schertler non posso che parlar bene. Seguo Stephan da tanti anni, ho visitato la sua azienda e ti posso garantire che è di una precisione a dir poco maniacale quando lavora su qualsiasi progetto. Oltre all’ottimo mixer modulare Arthur F48, che uso abitualmente in studio con le mie tastiere, ho anche due vecchi impianti PA della serie Tom, infine dei floor monitor Teddy. Dei diffusori Schertler ho sempre amato sia l’elevata pressione sonora, sia il carattere “Hi-Fi” nella resa.

Schertler Teddy

Vittorio Cosma (a destra) sul palco dei Deproducers con lo Schertler Teddy come monitor

RG: le tue impressioni del Teddy?

VC: il Teddy lo usiamo molto io e Gianni Maroccolo con i Deproducers, e con noi ha calcato palchi prestigiosi quali il teatro Regio di Parma o l’Auditorium Parco della Musica a Roma, per esempio. In concerto usiamo le cuffie, che non amo particolarmente come ascolti, però io e Gianni abbiamo anche un Teddy accanto a noi, perché ci restituisce un pizzico di “aria” in più, che rende l’ascolto molto più coinvolgente, più live.

Oltretutto, grazie alla particolare forma, la sua presenza sul palco è più discreta rispetto a un classico floor monitor, e in situazioni particolari di scenografia, dove anche l’occhio vuole la sua parte, il Teddy è l’ideale. Il woofer da otto pollici esprime inoltre delle basse rotonde e piacevoli. A volte mi capita in studio di affiancarlo a musicisti quali Phil Mer o Paolo Costa durante le prove, e anche loro sono rimasti stupiti dalle prestazioni di questo monitor.

RG: li hai scelti in finitura antracite o legno?

VC: i miei sono di colore antracite, e dopo anni di utilizzo e qualche tour alle spalle sono praticamente nelle stesse condizioni di quando li ho ricevuti la prima volta. La finitura studiata da Stephan è davvero resistente!

RG: grazie Vittorio!

Ci piace

Costruzione
Qualità della resa
Ottima reiezione al feedback

Non ci piace

Assenza di led per monitorare il segnale

 

Info


ARAMINI

Schertler Teddy finitura natural € 1.300,28
Schertler Teddy finitura antracite € 1.339,80

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