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Sonicware Liven Texture Lab, groovebox e synth granulare - Il test

Rapporto qualità/prezzo7
Costruzione 7
Suono8
Facilità d'uso5
6.8

Sonicware Liven Texture Lab

Groovebox e effetto con sintesi granulare

Liven Texture Lab è un campionatore basato sulla sintesi granulare e dotato di sequencer, ma non e’ solo questo. Infatti e’ anche processore di effetti in realtime, che sfrutta l’elaborazione del suono suddiviso in grain.

sonicware liven texture lab groovebox effetto sintesi granulare recensione review test andrea maio soundwave smstrumentimusicali.itLiven Texture Lab di Sonicware possiede un sequencer che permette di memorizzare fino a 128 pattern di 128 step ciascuno, suddivisi in otto banchi di memoria. Sono presenti 32 slot di memoria per i suoni, di cui 16 precaricati di default, ma comunque modificabili. La polifonia massima è di quattro voci in riproduzione realtime e tre voci nella riproduzione dei Pattern. L’alimentazione è fornita tramite alimentatore esterno da 9Vdc, oppure tramite sei batterie stilo (AA), non inclusi nella confezione ed è dotato anche di un piccolo altoparlante interno

Pannello delle connessioni

Le connessioni audio-MIDI sono tutte posizionate sulla parte frontale superiore del della groovebox.

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Sono presenti, da sinistra a destra, la connessione per l’alimentatore esterno con pulsante di accensione, gli In e Out Sync per la sincronizzazione con dispositivi esterni, le connessioni MIDI In e MIDI Out, le connessioni Line In e Line Out su mini jack stereo e un’uscita cuffie anch’essa su mini jack TRS. Il campionamento di fonti sonore esterne avviene tramite il connettore Line In, ma l’ingresso non è compatibile con chitarre o microfoni, occorre passare da un mixer.

Il layout

Nella parte superiore spicca un display LCD a quattro cifre di colore rosso, mentre nella parte destra troviamo lo speaker interno che viene automaticamente escluso quando colleghiamo l’uscita cuffie.

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La sezione centrale, con i controlli marcati in arancione, contiene dieci knob dedicati alla sintesi granulare del campione caricato in memoria. Da sinistra a destra troviamo: in alto i controlli Size, Timing, Density e Diffusion, che agiscono sulla regolazione e riproduzione dei grani (Grain) ricavati dal campione originario.

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Scendendo a sinistra troviamo i controlli SRC/IN LVL dedicato alla selezione del preset da riprodurre (da 1 a 32) oppure alla regolazione del livello del segnale in ingresso (Line In) in caso di campionamento di una fonte sonora esterna. Successivamente troviamo i controlli Pitch, Position, Lenght/FB, Speed e Blend che permettono ulteriori regolazioni da applicare alla sintesi granulare. Il parametro Speed ha come seconda funzione la direzione di riproduzione dei Grain (dir). Il suono così generato passa attraverso il potenziometro di regolazione dell’Attack/Release, successivamente in un filtro variabile tra LP, HP e BP e infine in un riverbero Shimmer, selezionabile tra: Hall, Room, Arena, Plate, Tunnel e Infinite.

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Ciascun parametro descritto possiede una seconda funzione, attivabile mediante i pulsanti Shift e Func, con i quali si attivano rispettivamente le seconde funzioni dei potenziometri e dei pulsanti, come evidenziato dai disegni riportati a fianco delle label. I parametri attivabili come seconda funzione sono tutti ben evidenziati e scritti per esteso sotto ai comandi primari. Texture Lab possiede anche due LFO assegnabili praticamente a qualsiasi parametro, compresi i parametri dedicati alla sintesi granulare. I due LFO sono individuati dalle label Mod1 e Mod2. I valori di Rate e Depth del Mod2 sono regolabili con le seconde funzioni dei controlli SRC/IN LVL e mentre per il Mod1 con le seconde funzioni dei controlli Density e Diffusion. Nella zona destra troviamo: l’encoder a corsa infinita per la variazione del valore del parametro selezionato, il potenziometro dedicato alla selezione dei BPM del Pattern o globali ed infine il controllo di volume generale. Subito sotto troviamo 16 pulsanti retroilluminati.

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Da sinistra verso destro si susseguono: i pulsanti di Shift e Function, i due pulsanti di selezione delle ottave (con seconda funzione di regolazione dello Start e End del campione caricato), il pulsante EFX Mode (che abilita il funzionamento di Texture Lab come processore di effetti), il pulsante per la selezione del Pattern (PTN) e per il salvataggio degli stessi, il pulsante PRM Lock (con seconda funzione di record dei parametri) per la riproduzione o meno delle variazioni dei parametri registrate, i pulsanti clear (CLR) e OK, quest’ultimo con seconda funzione di Hold per il mantenimento delle note premute o della funzione Freeze. In modalità EFX Mode, la funzione Freeze congela sei secondi del segnale di ingresso e mantiene udibile il campione fino al suo rilascio. Se abbinato al pulsante Hold, il campione sarà udibile anche una volta rilasciato il Freeze e modificabile tramite i vari parametri della sintesi granulare. Chiudono la carrellata dei pulsanti il Play e Rec (con seconda funzione di Sampling) e i quattro pulsanti per la selezione delle otto bank di Pattern.

Il campionamento

Il campionamento avviene tramite l’ingresso Line In, che di default è in modalità mono, ma può essere settato anche come Stereo (comando Shift+Line In). La registrazione dei campioni però avviene esclusivamente in modalità mono. Nel funzionamento come processore di effetti invece (EFX Mode), il segnale di ingresso può essere processato sia in Mono, che in Stereo. Il campionamento può avvenire alla immediata pressione del tasto Sampling oppure in presenza di un segnale di ingresso (funzione A.R.LV) con valore di soglia impostabile tra -60 e -20 dB.

EFX mode

Passando alla modalità EFX Mode, Texture Lab si trasforma in un effetto realtime applicato all’ingresso Line In. Il controllo Position definisce il tempo di ritardo della generazione del primo Grain. Il controllo Lenght/Fb, setta la quantità di feedback dell’effetto e Shit+Direction permette di variare la direzione di riproduzione dei Grain (avanti, indietro e random). Anche in questo caso non possono essere collegati direttamente microfoni o chitarre, ma occorre passare attraverso un mixer . In questa modalità possiamo attivare l’EFX Note (func+mode-Voice). In questo caso la tastiera varia il pitch in corrispondenza della nota suonata, basandosi sulla prima nota di DO.

Lo step sequencer

Nella parte centrale di Texture Lab spiccano i 16 pulsanti circolari dedicati allo Step Sequencer, con un indicatore a LED rosso e subito sotto troviamo la tastiera a 27 tasti.

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Si possono memorizzare fino a 16 Pattern per ognuna delle otto Bank a disposizione, per un totale di 128 Pattern, contenenti suoni e parametri. I Patter possono essere creati con tre modalità di registrazione: Step Recording, dove la registrazione dello Step avviene con il Sequencer in stop; Real-Time Recording, dove la registrazione delle note per ogni Step avviene mediante la tastiera e il Sequencer in Play. Direct Recording dove la registrazione avviene sia con il Sequencer in Play, che in Stop. Per ogni traccia si possono registrare fino a 128 Step e la lunghezza di ogni step è selezionabile tra 1/32 e 1 battuta. In modalità Step Recording è possibile attivare la funzione Auto Step mode che permette l’avanzamento automatico dello Step su cui registrare una nota, una volta registrata la prima. Lo Step Sequencer è impostabile da 1 fino a 128 Step ed è dotato di regolazione dello Swing. I pattern sono inoltre concatenabili e la concatenazione è riproducibile in loop.

In prova

Liven Texture Lab è compatto e robusto. La struttura è completamente in plastica, ma non trasmette affatto fragilità. Tutte le connessioni hardware sono sulla parte superiore del pannello e non è presente alcuna connessione USB. Infatti tutti i trasferimenti di dati avvengono via MIDI o tramite connessione audio su mini-jack. Occorre quindi avere una interfaccia MIDI e dotarsi di un software per lo scambio di dati MIDI su PC o Mac. Per Windows ad esempio, potete usare MIDI-OX (http://www.midiox.com/) o VST Host (https://www.hermannseib.com/english/vsthost.htm), entrambi freeware. Oppure Sysex Librarian per mac (https://www.snoize.com/sysexlibrarian/). Lo speaker frontale, che si esclude automaticamente collegando l’uscita cuffie, è invece attivo quando si collega l’uscita audio Out. Rimane comunque silenziabile con apposito pulsante di Mute. La sua funzione è soltanto quella di un ascolto grossolano, non di certo per un ascolto qualitativo. In questa tipologia di prodotto, poteva anche essere tranquillamente eliminato. La sintesi granulare in generale non è facile da governare ed in questo non fa eccezione Texture Lab.

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Gli effetti della variazione dei parametri sono non facilmente prevedibili, ma lavorando su suoni semplici, magari poco evolutivi e variando uno alla volta i vari parametri, si riesce a capirne bene gli effetti sul suono. Gli effetti del Size e il Timing ad esempio, sono di facile comprensione se variati singolarmente e ascoltati con attenzione. Anche il parametro Blend aiuta molto nella generazione del suono, in quanto miscela la quantità di segnale manipolato dalla sintesi granulare, con il campione originale. Occorre molta sperimentazione per prendere confidenza con questo tipo di sintesi e capire quali controlli dover modificare per ottenere l’effetto desiderato. Ma proprio la sperimentazione e l’imprevedibilità sono alla base di questo tipo di generazione del suono e i risultati non sono affatto scontati. Il suono generato da Texture Lab, come si evince anche dai preset presenti di default, è un suono di tipo Sci-Fi o Cinematic. Suoni evocativi, con una complessa evoluzione temporale, grazie anche ai 128 Step a disposizione per la registrazione dei Pattern e dei parametri. La presenza dei due LFO dotati di varie forme d’onda impostabili e applicabili anche ai parametri dedicati alla generazione dei Grain, possono rendere il suono molto complesso. Ho molto apprezzato anche la qualità del riverbero Shimmer.

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I 32 slot di memoria per i preset non sono molti. La limitazione è comprensibile, vista la fascia di prezzo di Texture Lab, ma ormai siamo abituati ad una quantità di preset quasi smisurata e questo fa risaltare all’occhio e all’orecchio la quantità invece limitata di banchi di memoria a disposizione.

Esempi audio:

Conclusioni

In generale Liven Texture Lab è una buona groovebox con una spiccata sonorità ambient e sperimentale. La sintesi granulare utilizza processi non scontati e non di immediata intuizione, ma la complessità dei risultati che si possono raggiungere, ripaga ampiamente dallo sforzo fatto nella comprensione del loro funzionamento.

 

PRO

  • Diagramma della sintesi granulare ben riportato sullo chassis del prodotto
  • Ingresso e uscita Sync per il collegamento con altri outboard
  • Funzione EFX Mode che trasforma la groovebox in un effetto
  • Riverbero Shimmer

CONTRO

  • Nessuna connessione USB
  • Alimentatore e batterie non comprese nella confezione
  • Speaker interno

Leggi gli altri test sui prodotti Sonicware di Andrea Maio:

Sonicware Liven Lofi 12 review

 

Info

SOUNDWAVE

 

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