Se dopo aver letto la prima parte di questo speciale non avete ancora le idee chiare sul synth preferito, ecco i suggerimenti dei nostri esperti in redazione…
Synth economici entro i 400 euro: i nostri consigli per gli acquisti
Luca Pilla
Erano gli inizi degli anni ‘80 quando mi avvicinai ai sintetizzatori, colpito da un fulmine sonoro non appena varcai la soglia di uno studio di registrazione che aveva il primo Yamaha DX7 accanto ai sintetizzatori analogici, con quel misteriosissimo Breath Controller, una console Soundcraft e un registratore a nastro. Da quel momento nulla fu come prima, per qualsiasi fenomeno che fosse legato al suono, dai synth al recording.
Sono ormai passati 40 anni e ho provato quanti più sintetizzatori possibili, creandomi la mia personale classifica tra synth analogici, digitali e ibridi. Ora per convincermi a prendere un synth ci deve essere qualcosa di unico che so che sarà irripetibile nel tempo, vuoi per idea, per rapporto qualità prezzo o per qualità timbrica, a volte per praticità. Sotto i 400 euro si trova di tutto ma ci sono alcuni synth che hanno attirato la mia attenzione più di altri, entrando in studio e non uscendone più.
Sono molto pragmatico: se suona bene ed è ben costruito, per me va bene. E così mi sono divertito molto con Pro-1 di Behringer ma anche con TD-3. Nell’occhio del mirino ci sono anche Cat e Wasp, quest’ultimo più comodo rispetto all’originale. La serie Boutique di Roland è stata una fortissima tentazione. Tra tutti i modelli, avendo spesso anche gli originali, ce ne sono due che erano imperdibili: SE-02 potrebbe essere destinato a diventare un piccolo cult negli anni a venire. Il progetto di Studio Electronics è differente da tutto quello già sentito: un po’ Moog, un po’ ARP, un po’ Studio Electronics. Non c’è stato nulla di simile in commercio. L'interfaccia utente è piccola piccola ma è facile da usare: sullo scheletro di un Minimoog è stato costruito un esoscheletro completamente differente quando si parla di suono. Avevo pochi dubbi fin dall'inizio, conoscendo tutta la produzione eccellente di Studio Elctronics, e questa collaborazione con Roland ha prodotto qualcosa di unico, con un sound americano ma anche un po' Roland, e la costruzione di qualità di Roland.
L’altro modulo Boutique è stata una scommessa: A-01, dimenticato da tutti, è un piccolo synth a 8 bit molto limitato in tutto, che costringe a programmare diversamente, ottenendo dei suoni simil analogici molto personali. Avrei preso anche Modal Craft, ma ho preferito passare ad Argon 8, uno dei migliori synth digitali che abbia mai programmato. Se dovessi consigliare un synth da cui partire per la sintesi analogica, direi Yamaha Reface CS che, pur essendo digitale, permette di raggiungere immediati risultati con facilità, con una miriade di suoni classici analogici. Se è l’FM quello che volete esplorare, Yamaha Reface DX è quasi come un TX81Z potenziato e con un pannello facile da programmare per chi è alle prime armi, con qualche funzione in più che non si trova nemmeno su Montage! Non avrà mai la funzione Smart Morph, ma il piccolo Reface DX è più potente di quel che si pensi, con meno complicanze!
Stefano Airoldi
Amo i sintetizzatori fin da bambino, quando mio padre mi regalò un sintetizzatore da lui progettato, partendo da alcuni kit che andavano di moda negli anni '70. Ancora oggi nutro una profonda passione per i sintetizzatori di qualsiasi generazione, sia analogica che digitale. Nella mia collezione ho analogici come Moog MiniMoog e Studio Electronics Omega8, digitali come Roland V-Synth GT o Kawai K5000, ma anche macchine particolari come Technics SX-WSA1 o il Roland VP-9000. Suono talvolta dal vivo, ma il lavoro che mi affascina è quello del sound design.
Un synth estremamente compatto e divertente è Arturia Microfreak VE. Rispetto alla versione standard offre il Vocoder e un microfono Gooseneck. Tastiera Touch con Aftertouch polifonico, possibilità di caricare le proprie wavetable e oscillatori (digitali) con 18 modalità tra cui Texturer, KarplusStrong, Harmonic OSC e Superwave sono i suoi punti di forza. Per una cifra di poco inferiore ai 400 euro ci si porta a casa un sintetizzatore che é di sicura ispirazione.
Di Behringer segnalo il Model D, clone dell'omononimo Model D di Robert Moog, recensito su SM Strumenti Musicali nel 2018. Inutile entrare in sterili discussioni sul livello di similitudine con lo strumento originale. Ne possiedo uno e Model D non è identico ad un MiniMoog. A questo prezzo non è il caso di sindacare, tuttavia la sonorità di questo clone è convincente ed è uno dei cloni meglio riusciti di questo synth e di Behringer. La replica è fedele e consente di portarsi a casa una delle migliori palestre per imparare a fondo la sintesi sottrattiva ed un suono che è inconfondibilmente "quello". Porte MIDI, USB e form factor EuroRack sono plus interessanti.
La famiglia dei sintetizzatori Roland Boutique si è recentemente ampliata, ne abbiamo parlato a Novembre. In occasione del suo trentesimo anniversario, JD-800 è stato presentato in versione virtual instrument VSTi/AU/AAX, Model Expansion per Jupiter-X(m) e Boutique (JD-08). Tre riproduzioni di una pietra miliare tra i sintetizzatori perché ha fatto riscoprire il piacere di programmare un suono utilizzando un pannello pieno di fader e potenziometri.
Sono un fortunato possessore di un JD-800 e ritengo che uno dei punti di forza di questo strumento sia la dimensione generosa del pannello, per ovvi motivi non replicabile su un Boutique. Tuttavia la resa sonora è eccellente e comprendo che rivolgersi ad uno strumento di 30 anni fa comporta il suo rovescio della medaglia. Inoltre il piccolo JD-08 è bitimbrico, include un arpeggiatore e un'interfaccia audio/MIDI USB, caratteristiche non presenti nello strumento originale. Pertanto sarebbe anche questo un regalo gradito, con un prezzo di 399 euro, mentre i vintage svettano anche oltre i 2.000 euro.
Jacopo Mordenti
La verità pura e semplice è che nel setup dell’Invisibile Unicorno Rosa non c’è mai stato spazio per la partigianeria: fin dal primo Yamaha Motif, praticamente venti anni fa, ho portato avanti delle scelte quanto più possibile pragmatiche, economicamente sostenibili, ergonomiche rispetto all’evoluzione nel tempo del mio modo di lavorare al suono. Ecco perché difficilmente ho sposato una specifica, altisonante causa - l’analogico in luogo del digitale; la workstation “all-in-one” in luogo di un setup frammentato in mille macchine - preferendo negli anni prendermi tutto il tempo necessario per mettere a fuoco di volta in volta ciò che esattamente mi serviva, ed eventualmente con quale ulteriore sintetizzatore ottenerlo: preferendo cioè guardare a uno strumento musicale per quello che è, appunto uno strumento e non un fine.
Ecco perché, pensando a un sintetizzatore rimanendo entro i 400 euro di spesa, non posso fare a meno di evitare quella pletora di cloni che da qualche buon anno affolla negozi e siti: non si tratta, dal mio trascurabile punto di vista, di entrare nel merito del comportamento sonoro di questa o quella riproduzione, ma di cercare quel guizzo di personalità che mi consenta di guardare a un sintetizzatore non come a un pozzo di nostalgia, ma come a un veicolo di esplorazione.
Una prima scelta, dunque, potrebbe essere il MicroFreak di Arturia: magari la tastiera touch farebbe venire un esaurimento nervoso persino a un anti-virtuoso come me, ma sono propenso a credere che quella generazione digitale - che oggi offre non una, non due, ma 18 tipologie di oscillatore, alcune delle quali relativamente inconsuete - mi terrebbe incollato allo chassis per lunghe sessioni di programmazione e impiego pratico, cercando di capire, knob dopo knob, quanto è davvero profonda la tana del Bianconiglio.
Poi ben venga il filtro analogico multimodo a due poli, così come le ampie possibilità di modulazione e una connettività intelligente: tutte cose che non guastano e che, nell’economia della spesa, renderebbero MicroFreak un tassello realmente utilizzabile, e da subito, in un setup più complesso. Se anche ben suonante… be’, dipenderebbe in larga parte da me: e se riuscissi a programmarlo io - come dire? - buon sintetizzatore a tutti.
Riccardo Gerbi
Attratto fin dall’adolescenza da tutto quanto avesse delle porte MIDI nelle connessioni, rimasi folgorato nel 1987 da una demo in un negozio del Roland S-50. Due anni dopo ricevetti in dono un fiammante Roland W-30, e alla passione per il sampling affiancai a stretto giro di posta quella per i sintetizzatori workstation. Dal Korg M1 fino a una Kurzweil PC4 acquistata recentemente, credo di averli provati un po’ tutti nel mio studio.
Come tanti appassionati, sono affetto anch’io da Gear Acquisition Syndrome (GAS), e la recente ondata di synth hardware low cost mette seriamente a rischio le mie finanze a ogni nuova uscita. Tra i modelli preferiti segnalo lo Yamaha Reface CS, perché – come hanno già scritto i miei colleghi – il pannello consente di ottenere timbriche originali ed efficaci con pochi gesti. Ma del CS mi ha impressionato il carattere espresso: acido all’occorrenza e sempre in grado di emergere in un mix per un lead tagliente.
Anche le proposte Roland in gamma Boutique sono una forte tentazione, e il mio preferito è il VP-03, perché l’originale (e inavvicinabile sull’usato) VP-330 con l’abbinata Vocoder/String Machine mi ha sempre affascinato. Di Korg mi è sempre piaciuto il Triton Taktile: le sonorità di un synth che ho amato a suo tempo in formato compatto, da portare ovunque. Altro oggetto Korg molto interessante è il Volca Sample 2: un campionatore e sequencer alimentabile a pile, per loop/groove da mettere in tasca, con il plus dell’acquisizione dei campioni anche tramite dispositivi iOS. A poco più di 100 euro, cosa volere di più?
Termina qui lo speciale dedicato ai sintetizzatori "Under" 400 euro: ora tocca voi: buona scelta e divertitevi!