Molti aspettavano questo passo da tempo ed ora sembra che ci siamo, o quasi. Spotify, la più grande compagnia di streaming musicale mondiale, ha avviato il beta testing della sua nuova funzione che permetterà agli artisti di caricare direttamente e senza intermediari la loro musica sul portale.
Senza troppi giri di parole, questa potrebbe essere una rivoluzione per il mondo della musica e della discografia, poichè gli artisti indipendenti potranno decidere di pubblicarsi autonomamente ed essere remunerati direttamente dal colosso Spotify.
I NUMERI DI SPOTIFY
Partita come una startup molto ambiziosa nel 2008 - in soli 10 anni ha cambiato il music business - la svedese Spotify ha raggiunto il numero vertiginoso di oltre 83 milioni di utenti iscritti al proprio servizio a pagamento da 9,99€ al mese per lo streaming illimitato del proprio catalogo di oltre 30 milioni di canzoni. Circa il doppio degli utenti, quasi 170 milioni, invece sono quelli iscritti al servizio di streaming gratuito remunerato attraverso la pubblicità. Spotify continua ancora oggi ad avere uno dei tassi di conversione più alti da utente gratuito ad abbonato.
Nel 2017 l'azienda del bollino verde dichiarava un fatturato di circa 4.09 miliardi di dollari, una forza lavoro di oltre 3,000 dipendenti e delle stime di crescita che vedranno probabilmente alla fine di quest'anno oltre 13 milioni di utenti paganti in più e una quota di mercato dello streaming che supera il 36%, mentre il suo più diretto concorrente, Apple Music, è ben lontano con una quota di quasi il 19%.
Proprio per questo motivo, con una base di utenti planetaria ed una leadership per ora inarrivabile, se Spotify decide di dare ai propri utenti la possibilità di caricare direttamente la propria musica, potrebbe diventare nel giro di un anno o due la più grande azienda discografica al mondo.
COME FUNZIONA
Il servizio Spotify for Artists è una piattaforma già presente da tempo sul portale della compagnia che consente agli artisti di gestire meglio la propria musica, proporsi per le playlist ufficiali, inserire altri dati di interesse per gli utenti ed accedere alle statistiche del proprio pubblico. La funzione di upload diretto andrà ad inserirsi in questo servizio, attualmente completamente gratuito e, sempre da comunicati ufficiali, non dovrebbe richiedere nessun pagamento, indipendentemente dal numero di upload.
L'accordo sarà diretto tra l'artista indipendente e Spotify e, per quello che è possibile sapere in questa fase iniziale di sperimentazione, prevede il mantenimento del 100% delle royalties sulla propria musica ed una remunerazione per l'artista pari al 50% delle entrate nette di Spotify sui propri streaming. Discussione sulle entrate a parte, poichè molti artisti criticano Spotify per la sua remunerazione molto bassa degli streaming, il 50% per un artista indipendente non è una percentuale malvagia, se pensiamo che l'accordo della stessa azienda con la major Universal si aggira attorno al 55%.
Spotify garantirà un continuo accesso alle statistiche degli streaming ed una remunerazione mensile calcolata in base al numero di streaming provenienti dagli utenti paganti e non. Si potranno caricare direttamente le canzoni ed i propri metadati, specificando se si sta inserendo un singolo oppure un album e scegliere la data giusta per la release. Tutte le informazioni saranno sempre editabili, anche dopo la release.
COME ACCEDERVI
E' chiaramente un servizio che verrà esteso presto ad un numero di artisti sempre maggiore, e poi probabilmente a tutti. Per ora tuttavia, l'upload diretto è riservato a poche centinaia di artisti ed etichette indipendenti americane come Noname, Michael Brun, VIAA e Hot Shade, che hanno accettato di fare da beta tester. Attraverso questa esperienza ed i loro feedback, Spotify bilancerà e migliorerà nei prossimi mesi il servizio, aggiungendo funzioni e risolvendo gli inevitabili problemi.
Una volta che il servizio verrà esteso non ci sarà più bisogno di essere associato ad una major, per i pochi che riescono ad ottenere un contratto con le grandi, o associarsi ad un servizio di terzi come Tunecore o CD Baby per avere la propria musica caricata in streaming. E non solo ogni artista potrà gestire direttamente la propria musica e proporla a centinaia di milioni di potenziali ascoltatori, ma realizzare una propria etichetta indipendente sarà ancora più semplice e diretto.
A differenza di altri servizi come SoundCloud però, i contenuti non saranno disponibili immediatamente dopo il download, ma dovranno passare un vaglio ed una verifica per assicurarsi che non violino il copyright di qualcun altro o che non siano già stati caricati da un altro soggetto. In media ci vorranno cinque giorni per poter spargere le proprie note fino all'altro capo del globo.
COSA CAMBIERA'
Come sempre fare previsioni attendibili è uno degli esercizi più difficili, tuttavia visti i numeri di Spotify non è da escludere che, se l'esperimento avesse successo, anche tutti gli altri principali servizi di streaming seguano l'esempio, per evitare un riversamento della musica indie solo sul servizio svedese. A quel punto il mercato della musica, che già adesso vede prevalere lo streaming rispetto ai formati fisici, diventerebbe ancora più libero e ogni artista che lo volesse potrebbe decidere di pubblicarsi autonomamente senza troppa burocrazia.
Non solo. Se la musica indie, composta di milioni di piccole stelle in un firmamento sterminato, è già più propensa a questo tipo di soluzione, così non è per i grandi artisti, che nella maggior parte si appoggiano ancora alle major discografiche. Una volta liberalizzato completamente il mercato, i grandi artisti che hanno le risorse e la fama per prodursi e promuoversi da soli, potrebbero essere attratti dai servizi di streaming verso una trattativa separata per pubblicare un singolo album o anche tutto il loro catalogo in esclusiva, ottenendo delle condizioni economiche ben più favorevoli rispetto agli utenti "normali".
Forse il mondo della musica sta per ricevere un altro bello scossone, e le major credo si stiano già allacciando le cinture di sicurezza.