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Il synth bass anni '80 e come riprodurlo: il tutorial


IL SYNTH BASS DEGLI ANNI ’80

Già dal titolo probabilmente avrete intuito di cosa stiamo parlando. Mi riferisco a uno dei timbri più iconici della musica moderna, un suono che ha fatto la storia e che ancora oggi possiamo ascoltare in moltissime produzioni moderne.
Tutti avrete sicuramente in presente il suono di basso nel brano “Thriller” di Michael Jackson, timbro che ritroviamo similmente in moltissimi altri brani degli anni ’80, come ad esempio negli Eurythmics, Go West, Ultravox o nei Depeche Mode, giusto per nominarne alcuni.
Stiamo parlando di musica di fine millennio scorso, ma ha davvero senso parlarne ancora oggi? Ebbene, questo tipo di sonorità é tornata prepotentemente alla ribalta, caratterizzando fortemente il suono di moltissime produzioni pop moderne. La ritroviamo infatti in molti brani di Bruno Mars, The Weeknd, Billie Eilish e moltissimi altri.

Un po’ di storia…

Uno dei primissimi sintetizzatori che ha permesso di ottenere questo suono é stato l’ARP-2600 che, come accennato poco prima, è stat0 utilizzato dal tastierista Anthony Marinelli per la produzione della traccia di basso del celeberrimo brano “Thriller” di Michael Jackson.

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Questo strumento, tornato da poco in produzione ed in vendita nei negozi, dispone della possibilità di variare manualmente i tempi di impulso dell’onda quadra (pulse width). Ciò permette di arricchire in modo significativo il contenuto armonico della stessa.
Sfruttando la modularità dello strumento, é possibile utilizzare una delle sorgenti di modulazione presenti nel synth (un LFO o un inviluppo), per modificare in modo continuo questo parametro, ottenendo così un risultato timbrico strabiliante!

Da qui il nome PWM, ovvero Pulse Width Modulation.

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Oltre all’ARP-2600, un altro sintetizzatore che dispone di questa funzione, anch’esso divenuto celeberrimo per l’utilizzo di linee di basso negli anni ‘80, é il Roland SH-101.

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Questo strumento, molto più essenziale ed economico, dispone invece di un unico oscillatore, il cui circuito é però in grado di generare e miscelare in uscita il contenuto armonico di più forme d’onda contemporaneamente, dente di sega, quadra e triangolare con divisione di
frequenza in ottave (Sub oscillator).

Inoltre una caratteristica che ha reso questo strumento il Bassline Synth per eccellenza, é il suo filtro dal suono profondo (anche nel
caso in cui si abusi con la resonance) e le sue particolari curve di inviluppo, leggermente logaritmiche in attacco e decisamente esponenziali nel decay e nel release. Tutto ciò ha contribuito a creare quel timbro unico e “gommoso”, ma allo stesso tempo incisivo e percussivo che ha reso iconico questo strumento.
Il compito di oggi sarà quindi molto arduo, perché cercheremo di cogliere tutte le caratteristiche appena descritte, andando a ricreare il suono di basso presente nella traccia “In your eyes” dei The Weeknd!

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Synth Bass step by step

Come al solito utilizzeremo il plug-in VST Arturia Pigments, ma tutte le regolazioni ed i concetti di base che andremo a descrivere, possono essere applicati a qualsiasi altro strumento con caratteristiche simili, quindi seguiteci passo passo ed iniziamo il nostro tutorial.
Il concetto di base che seguiremo é quello di emulare le caratteristiche dello strumento che abbiamo preso come riferimento, ovvero il Roland SH-101, quindi tutte le regolazioni e le risorse che utilizzeremo saranno le stesse del synth originale, senza prenderci nessuna licenza e senza strafare.

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Iniziamo con gli oscillatori. Selezioniamo il motore “Analog” ed impostiamo il primo oscillatore su square, il secondo su saw ed il terzo su un'onda triangolare ma con il Coarse Tuning un ottava più in basso a -12 semitoni.
Il volume di tutti e tre deve essere al massimo.
Per rendere più ricco e più simile all’originale il contenuto armonico del nostro suono, é necessario modificare un po’ la simmetria dell’onda triangolare, quindi spostiamo il parametro “width” dell’oscillatore 3 al massimo.
A questo punto occupiamoci della PWM. Selezioniamo l’LFO1, impostiamolo su una forma triangolare (la migliore per una modulazione fluida e lineare) e regoliamo la sua velocità a circa 0.700Hz.
Assegnamo la modulazione al parametro “Width” dell’oscillatore 1 con un’intensità di 0.50. Così facendo il nostro suono comincerà a muoversi ed a prendere vita.

Passiamo a regolare l’inviluppo del nostro suono, che dovrà avere un attacco rotondo ma deciso, un po’ di sustain per dare corpo alla nostra linea di basso ed un decay ed un release naturali, ovvero che si comportino più o meno come la corda di un basso elettrico “muted”, stoppato.

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Impostiamo quindi:

  • l’Attack a 5.4ms con una curva logaritmica
  • Att Curve a -7.35
  • Decay a 712 ms con curva esponenziale
  • Dec Curve a -5.72
  • Sustain a 0.632 e Release a 1.09s

Adesso passiamo al filtro.

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Prima di tutto selezioniamo il tipo di filtro JUP-8, ispirato al colosso polifonico giapponese degli anni 80, e chiudiamo quasi completamente il cutoff a 27.4Hz.
Per la cronaca, sappiate che i filtri analogici Roland hanno tutti il loro “sweet spot, ovvero il loro “punto magico” leggermente prima della loro chiusura completa ed in questa emulazione software i programmatori di Arturia sono riusciti a catturare perfettamente questo aspetto.

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Per la modulazione del filtro ci basterà sfruttare lo stesso inviluppo del VCA che abbiamo appena regolato, senza scomodarne altri. Lo strumento originale infatti disponeva di un solo inviluppo, condiviso appunto sia dall’amplificatore che dal circuito del filtro.
Quindi assegnamolo al cutoff, impostando l’intensità di modulazione a 0.80 ed il gioco é praticamente fatto!

Sentiamo come suona!

 

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