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Test: DSI OB-6, suona ancora SEM

Rapporto qualità/prezzo7
Costruzione8
Suono8.5
Facilità d'uso9
8.1

Quando si parla di polifonici analogici, la mente va subito a mostri sacri come il Prophet 5 di Dave Smith o alla serie OB di Tom Oberheim. Proprio dalla loro collaborazione nasce DSI OB-6, un moderno polifonico analogico a componenti discreti

DSI OB-6 è un sintetizzatore analogico a sei voci, alloggiato in un case che riprende l'estetica dello storico Oberheim OB-Xa, anche se molto più compatto e con una tastiera a quattro ottave anziché cinque. D’altro canto, come generazione si ispira al SEM, Synthesizer Expansion Module del 1974. I filtri infatti non sono integrati, ma a componenti discreti. Sono presenti anche le riproduzioni del phase shifter e del ring modulator progettati da Tom Oberheim negli anni ‘60, nonché un distorsore analogico. Completano la dotazione un doppio multieffetto digitale, implementazione MIDI completa, 500 memorie preset e 500 user.

Pannello frontale

​Il pannello di OB-6 è decorato con righe blu come quello di OB-Xa e OB-8 anche se, come già anticipato, il progetto prende spunto dal modello SEM. Lo spazio è completamente occupato da potenziometri e pulsanti. Nessun controllo ha doppia funzione, fatta eccezione per la sezione Master e quella del multieffetto. I display sono tutti a LED rossi, sia quello per la selezione dei Program e dei parametri master, che quelli del multieffetto e del clock. I copri pulsanti sono molto simili a quelli dei predecessori vintage, mentre i cappucci dei potenziometri sono diversi, senza il caratteristico anello alla base. Quasi tutti i pulsanti sono retroilluminati o con LED di stato. La disposizione generale dei controlli è ben spaziata e ordinata.

 

Il look classico ed elegante di Dave Smith Instruments OB-6

Il look classico ed elegante di Dave Smith Instruments OB6

Pannello posteriore

Il retro di OB-6 ospita due uscite Main, un'uscita stereo per le cuffie, la terna di porte MIDI, la porta USB 2.0 e quattro ingressi pedali, due di tipo switch e due a controllo continuo. La porta USB consente di trasmettere solo dati MIDI, non audio. OB-6 è USB Class Compliant, quindi non occorre installare alcun driver. Sulla parte alta del pannello posteriore è presente la stampa OB-6 con la grafica dei grandi polifonici di Tom e il suo autografo.

 

Connessioni USB, MIDI e per pedali di controllo anch'esse sul retro dello strumento

Connessioni USB, MIDI e per pedali di controllo anch'esse nel retro dello strumento

Le connessioni audio sul retro dello strumento

Le connessioni audio sul retro dello strumento

All'interno

Per poter aprire OB-6 occorre procedere in modo abbastanza tradizionale: la lunga cerniera sul retro, presente in molti sintetizzatori degli anni '80, ci suggerisce che basta rimuovere le viti sui lati per ribaltare il pannello frontale e scoprire i circuiti. L'interno, come ci aspettavamo, è identico a quello del Prophet-6. Quello che cambia sono le sei schede voce. Questa scelta ha sicuramente permesso di ottimizzare i costi, concentrandoli sulla qualità generale dello strumento. Le schede voci sono montate su daughter board, cioè su schede singole e identiche, inserite in slot simili a quelli utilizzati per le memorie RAM nei computer.

La componentistica montata non prevede l'uso di filtri integrati come i CEM 3320 presenti ad esempio su OB-Xa. Il circuito è composto da alcuni amplificatori operazionali, dal VCA LM13700 di Texas Instruments, altri VCA di CoolAudio e infine componenti discreti, ovvero resistenze, condensatori, diodi, non di tipo PTH (Pin Through Hole) come si usava negli anni '80, ma di tipo SMD (Surface Mounting Device). Questi sono più compatti, semplici da assemblare e più affidabili. Il filtro così concepito offre, rispetto alle versioni integrate, la possibilità di modulare anche la tipologia di filtraggio con un inviluppo o con l'LFO. Questo si traduce in soluzioni timbriche originali e difficilmente riproducibili con altri synth hardware.

Nella sezione digitale troviamo la CPU Xilinx Spartan-6 e il DSP di Analog Device, un ADSP-21489. Per la conversione troviamo 4 AKM 4556, componenti di buona qualità, caratterizzati da alta dinamica e jitter ridotto. Sono presenti anche due AD5668, convertitori D/A a 16 bit. L'alimentatore è integrato, montato all'interno di una protezione di metallo e dalla parte opposta rispetto ai circuiti analogici. La costruzione è molto ordinata ed essenziale, la motherboard occupa la metà dello spazio interno, per poter essere montata anche nella versione desktop.

 

Ecco cosa presenta OB-6 al suo interno una volta scoperchiato

Ecco cosa presenta OB-6 al suo interno una volta scoperchiato

Le sei schede voce di OB-6

Le sei schede voce di OB-6

La sezione digitale

La sezione digitale

Architettura

La catena di sintesi di OB-6 parte da quattro generatori: due VCO, un sub oscillatore che produce un'onda quadra e un generatore di rumore bianco, miscelabili tramite quattro potenziometri. Il VCO1 genera onde a dente di sega e rettangolari, con variazione continua e regolazione della larghezza dell'impulso (Pulse Width), ovviamente modulabile con LFO. La variazione della forma d'onda può essere modulata, come vedremo più avanti. Disponibile l'Hard Sync. Il VCO2, a differenza del primo, genera anche onde triangolari, sempre con variazione continua in dente di sega e rettangolare. Inoltre può essere svincolato dal key tracking, in altre parole la sua frequenza rimane invariata lungo tutta l'estensione della tastiera, oppure commutato in LFO. Entrambe le opzioni sono a scopo di modulazione.

Il segnale in uscita dal mixer passa attraverso un filtro a stato variabile con continuità LP/HP/Notch a 12 dB per ottava di pendenza, con risonanza, ma senza raggiungere l'autoscillazione. La modalità BP è attivabile con un pulsante. Half/Full tracking consente di assegnare l'apertura del filtro alla posizione sulla tastiera, con due livelli di intervento. Completano la catena due inviluppi ADSR, uno dedicato al filtro e uno al VCA. Il livello generale dell'inviluppo è regolabile tramite potenziometro o con la velocity. Portare il potenziometro a zero permette di svincolare l'inviluppo dalla sua destinazione e utilizzare ad esempio l'LFO per ottenere suoni spliced o gated, aprendo e chiudendo VCA o VCF con un'onda quadra.

Nello stadio terminale abbiamo due controlli di volume: uno generale e uno dedicato a ciascun Program, per regolare il livello qualora fosse troppo basso o mandasse in distorsione il circuito. Pan Spread permette di disporre nel panorama stereo le singole voci, creando un effetto stereofonico.

 

Le sezioni di controllo VCO, mixer e VCF sul pannello di controllo

Le sezioni di controllo VCO, mixer e VCF sul pannello di controllo

Una delle sezioni sicuramente più interessanti di OB-6 è la X-Mod, da non confondersi con la Cross Modulation che è una modalità di interazione tra due o più sorgenti. X-Mod è la matrice di modulazione, presente anche in OB-X e OB-Xa e che è stata sviluppata fino allo stato dell'arte in Xpander e Matrix12. Molti suoni che hanno reso famosi i sintetizzatori Oberheim sono stati generati grazie alla loro X-Mod. Abbiamo a disposizione due sorgenti: l'inviluppo del filtro e la tensione generata dal VCO2 (che ricordiamo può essere commutato in un LFO e può essere svincolato dal Key Tracking). Le destinazioni sono sei: VCO 1 frequency, VCO 1 waveshape, VCO 1 pulse width, Filter cutoff frequency, Normal to Bandpass filter mode e Filter mode (Low-Pass, Notch, High-Pass).

 

La sezione modulazione si trova all'estrema sinistra dei controlli

La sezione modulazione si trova all'estrema sinistra dei controlli

Il segnale può essere inviato al processore effetti interno a 24 bit che offre due unità indipendenti. La prima dedicata ad effetti di Delay, Chorus, Flanger, Phaser e Ring Modulator. La seconda riproduce gli stessi della prima più i riverberi. È presente anche un distorsore analogico che aggiunge armoniche, ma può essere spinto fino ad incattivire il suono distorcendolo completamente. Infine troviamo la sezione di modulazione: LFO, X-Mod e Aftertouch. L'assegnazione delle sorgenti alle destinazioni è semplicissima, tramite pulsanti dedicati ai parametri.

 

Inviluppi e processore effetti sono in alto a destra nel pannello

Inviluppi e processore effetti sono in alto a destra nel pannello

In prova

La prima impressione che si ha suonando OB-6 è quella di un synth molto creativo, grazie soprattutto alla sua matrice di modulazione. La tavolozza timbrica deve la sua varietà anche ai VCO con forma d'onda variabile con continuità. Anche le modalità del filtro non sono discrete e ciò ci conduce a sonorità particolari. In ogni caso il filtro a stato variabile a due poli conferisce a OB-6 il caratteristico suono Oberheim, che riporta alla mente le sonorità sperimentali di un SEM o di un OB-MX. La pasta da polifonico analogico c'è e si fa sentire tutta.

Agendo sul comando Detune, le imperfezioni dei circuiti analogici vengono esasperate, persino troppo se ruotiamo il potenziometro oltre la metà. Tuttavia può tornare utile per suoni con gli oscillatori all'unisono e sonorità molto aggressive adatte alla dance. Phaser e Ring Modulator sono riproduzioni dei rispettivi effetti progettati da Tom Oberheim e aiutano a rendere ancora più convincenti le sonorità vintage. Uno dei delay disponibili è l'emulazione di un classico delay BBD, ​bucket-brigade device, che è una primordiale linea di ritardo analogica ottenuta mediante condensatori. Il suono che ne deriva è molto gradevole e nettamente distinguibile dal digital delay.

I display a LED rossi, con le loro famigerate abbreviazioni, sono un po' scomodi per chi è abituato ai moderni display grafici, ma sono sufficienti in una macchina come questa. Ricordiamoci che non ci sono sezioni digitali nella catena di sintesi con complessi routing e inviluppi, quasi tutto è impostato da pannello, tranne i Global Settings. Un piccolo appunto: il display principale mostra l'intonazione dei VCO durante la modifica, ma non il valore degli altri parametri.

Con la matrice di modulazione X-Mod possiamo ottenere suoni evolutivi e timbricamente interessanti. Abbiamo assegnato la frequenza di Cutoff contemporaneamente all'inviluppo e alla frequenza del VCO2, facendola anche operare a frequenze del campo udibile. O ancora abbiamo gestito la PWM con l'inviluppo anziché con l'LFO, ottenendo evoluzioni interessanti. Abbiamo utilizzato il VCO2 come sorgente di modulazione per il VCO1, come secondo LFO o per ottenere FM analogica. Ne risultano suoni metallici che sferragliano sotto le nostre dita. Molto curiosa la possibilità di modulare la forma d'onda del VCO1 che cambia con continuità e tante altre soluzioni che mettono a dura prova la nostra fantasia.

Il sequencer è a 64 step, è polifonico ed è parte integrante dei dati salvati nel Program. L'arpeggiatore è completo e semplice da impostare. Dispone della modalità Assign per arpeggiare nell'ordine in cui vengono premuti i tasti. I Preset sono 500 (davvero molti) e altrettante sono le memorie per salvare le proprie programmazioni. Tra i preset troviamo vari suoni sintetici, effetti speciali possibili grazie alla modulazione continua della forma d'onda dei VCO e dello stato del filtro, oltre che all'X-Mod. Troviamo anche i classici synth brass Oberheim, sebbene privi dello spessore di un OB-Xa. Presenti pochi bassi e lead sintetici. Nulla vieta però di mettere mano ai preset per ottenere con facilità ciò che si vuole, grazie alla comodità del pannello.

L'effetto del Pan Spread è discreto e molto piacevole. La tastiera a quattro ottave può risultare un po' stretta in certi contesti, avremmo preferito una classica cinque ottave, più adatta ad un polifonico. Gli amanti del vintage analogico sentiranno probabilmente la mancanza di connessioni CV/Gate.

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Conclusioni

OB-6 è un sintetizzatore polifonico analogico interessante e divertente da programmare. Suona vivo e possente, dispone di moltissimi preset con i quali improvvisare per ore e ore, ma il programmatore esperto saprà sicuramente spaziare oltre. Perfetto per effetti speciali, texture, tappeti e suoni in stile squisitamente Oberheim, pur non mettendo in ombra i gloriosi avi. Indicato per generi direttamente collegati ai suoni '70-'80, se programmato a dovere sa dire la sua anche in contesti EDM e pop-rock. Il prezzo non è certamente per tutte le tasche, ma stiamo parlando di un polifonico real analog impreziosito nei suoi circuiti dall'esperienza di due mostri sacri come Dave Smith e Tom Oberheim.

 

PRO

​Percorso completamente analogico

Filtro SEM

Modulazioni complesse

Qualità del processore effetti

CONTRO

Mancano connessioni per strumenti vintage (CV gate)

Tastiera a quattro ottave

Schiocco in uscita allo spegnimento

 

 

INFO

Dave Smith Instruments

 

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