Dare vita ad una nuova generazione di arranger non è una cosa facile. Soprattutto al termine di una parabola straordinaria come quella della serie Tyros. Per compiere questo balzo in avanti, e per farlo bene, Yamaha ha cambiato tanto.
Le radici sono le stesse, la filosofia generale dello strumento corrisponde ma le possibilità di interazione uomo-macchina sono state totalmente rinnovate dalle radici. Data l’importanza dello strumento, ho deciso di realizzare per SM Strumenti Musicali un corposo test in due puntate in cui troverete approfondimenti mirati per le caratteristiche generali, l’engine sonoro, la sezione arranger ed infine le mie impressioni di uso. Partiamo con la descrizione delle caratteristiche e le timbriche di questa nuova ammiraglia Yamaha.
CARATTERISTICHE GENERALI
Estratta la Genos dal generoso imballo, ci si rende conto immediatamente del rinnovamento apportato da Yamaha e, di primo acchito, l’impressione è che la Genos sia più vicina concettualmente alla workstation Montage piuttosto che alla Tyros 5. Le forme sono state completamente riviste e la scocca di plastica nella parte inferiore presenta un profilo elegantemente smussato; non è un caso che l'istituto tedesco iF International Forum Design abbia stabilito di premiare la Genos con l'Oscar del Design 2018. Lo chassis regala una sensazione di robustezza anche se, da una tastiera di pregio, ci si sarebbe potuti aspettare una scocca in alluminio. L'alimentatore è interno alla tastiera, un aspetto positivo in un arranger di classe ammiraglia.
Lo strumento è suonabile dopo 20 secondi dall'accensione, un tempo accettabile calcolando la mole di dati da caricare, mentre per spegnere lo strumento bisogna premere il pulsante dedicato per un secondo circa; durante le fasi di registrazione di una song o di uno stile, lo spegnimento è disattivato fino a quando non avete salvato le ultime modifiche. La Genos monta una meccanica a 76 tasti proprietaria denominata FSX con Aftertouch, mentre a supporto troviamo fino a sette configurazioni per la risposta al tocco contro i cinque tipi a cui ci aveva abituato Yamaha in passato; in ogni caso, questa meccanica brilla sempre per l’ottima Action. Le dimensioni della Genos sono leggermente più piccole rispetto alla Tyros 5, mentre il peso complessivo è di soli 13 kg.
L'INTERFACCIA
Il display da 9 pollici TFT a colori domina il centro del pannello e rappresenta il centro nevralgico operativo dello strumento: lo schermo non è più reclinabile, ma per la prima volta nella storia degli arranger Yamaha è sensibile al tocco. Il pannello comandi è stato completamente rivisto e, rispetto ai modelli delle serie Tyros e PSR, sono scomparsi i due grandi gruppi di tasti che richiamavano le categorie dei timbri e le famiglie degli stili; in ogni caso, il colpo d’occhio è notevole e i pulsanti strategici durante un’esecuzione sono tutti retroilluminati e facilmente identificabili.
Ogni sezione del pannello è racchiusa all’interno di precise serigrafie e le novità di rilievo sono l’area Live Control, dotata di nove fader con una maggiore escursione e sei knob: tutti i controlli fisici sono assegnabili e a supporto della sezione è presente un sottile display monocromatico che mostra i parametri assegnati a ogni controllo. Al posto delle rotelle per Pitch Bend e Modulation, sulla Genos è stato inserito un inedito stick a cui è associato uno switch, per fissare il valore di modulazione al rilascio del timone. Un’altra novità sono le due sezioni introdotte sulla destra accanto al display: gli switch Gateway consentono di richiamare velocemente fino a sei modalità operative dello strumento.
GENERAZIONE SONORA
L’arsenale timbrico di Genos ammonta complessivamente a oltre 1650 Voice e 58 kit drum/SFX. La polifonia dello strumento è di 256 note così suddivise: 128 note per il generatore sonoro interno, più altre 128 note dedicate alle espansioni Yamaha e i campioni aggiuntivi. Le Voice e i drumkit sono organizzati in 16 categorie orchestrali e, rispetto alla Tyros 5, le voci Ensemble salgono da 55 a 76, le Super Articulation! passano da 288 a 390, le Super Articulation 2! da 44 a 75 e le MegaVoice da 54 a 82. In generale, la qualità delle timbriche è alta ed è difficile individuare una famiglia nella quale Yamaha abbia pensato di fare economia. Lo strumento sembra essere stato disegnato per interpretare le intenzioni del musicista: ogni timbro, secondo le caratteristiche specifiche di ciascuna voce, sembra piegarsi al modo in cui musicista sta suonando. E questo è possibile grazie alla ricca dotazione tecnologica: immaginatevi di poter suonare il legato con una voce di sax, il glissato con il suono di chitarra, la respirazione per le trombe o i rumori delle dita sul capotasto di una chitarra classica.
Yamaha ha sfruttato a fondo il proprio know-how per dotare Genos dei migliori campionamenti stereo AWM, supportati dalle tecnologie proprietarie AEM e Super Articulations, ma non è tutto qui: anche nelle percussioni, dove Yamaha da sempre ha avuto maggiore difficoltà a spiccare rispetto alla concorrenza, Genos ha qualcosa da dire in più grazie alle innovative Revo Drums, dove in ogni elemento del set interagiscono diversi sample percussivi alla ripetizione della stessa nota, grazie alle articolazioni Round Robin. I nuovi timbri di pianoforte valgono una citazione particolare: in casa Yamaha non possono mancare i suoni del celebre pianoforte a coda da concerto della serie CFX e il popolare modello da studio C7, con la possibilità di controllare la risonanza per smorzare o bloccare la vibrazione delle corde. I timbri di fabbrica sono quelli che ti aspetti da un grande produttore di pianoforti acustici, mentre la ricca dotazione di effetti a bordo rende naturale la presenza del suono.
I pianoforti elettrici derivano nettamente dalla serie Tyros e includono quei rumori tipici che aggiungono dimensione e realismo al carattere di ciascuno; inoltre, il joystick permette il controllo dei campioni di Rhodes e Wurlitzer, e spostando il timone in avanti svanisce il corpo del suono per enfatizzare questi rumori. Il Rhodes è rappresentato dal modello Suitcase, mentre la gamma dei pianoforti DX è stata ampliata, così come Wurly, Clav e CP-80. I timbri di organo di Genos sono nuovi e più puliti rispetto alla serie Tyros: sebbene sia scomparso l’Organ World, il mondo degli Organ Flutes è stato rivisitato con tre famiglie di suoni d’organo quali Vintage per l’emulazione Hammond, Home per il classico organo casalingo ed Euro per i timbri tipici di strumenti come il Wersi Helios. Quanto di buono avevamo riscontrato sulla Tyros 5 è stato qui semplificato, riorganizzato e reso più efficace, con la generosa sezione Live Control a rendere più agevole l’uso dei drawbar. L’evoluzione dei campioni di archi ci offre nuovi scenari e migliora ancora, se mai fosse possibile, le voci presenti sui modelli precedenti. Il posizionamento stereo è molto più realistico e consente di ottenere un impatto più efficace: da provare le serie di 11 varianti di KinoStrings e le 15 di SeattleStrings per capire di che cosa sto parlando.
L’espansione delle Super Articulation negli strumenti acustici orchestrali consente di ottenere parti ancora più realistiche e soprattutto naturali nell’andamento. I suoni di synth spaziano dal repertorio vintage degli anni Settanta per arrivare ai suoni più crudi attuali. In generale, la sensazione percepita all’ascolto di queste nuove timbriche è una spinta che emerge con maggiore potenza rispetto al passato, complici anche i nuovi circuiti di conversione DA studiati da Yamaha: ben fatto. Anche la sezione effetti della Genos è stata potenziata, con l’introduzione – per la prima volta in un arranger – di 28 blocchi effetti Insert assegnabili liberamente a qualsiasi parte: potete inserirli in ognuna delle quattro parti da suonare in tempo reale (Right/Left), nelle sedici tracce MIDI di una Song, nelle otto parti di un Style, al segnale proveniente dall’ingresso microfonico o ai quattro MultiPad. Rimarchevole infine la possibilità di combinare effetti multipli su qualsiasi parte. Il parco effetti è completato dai blocchi Global quali Master Reverb, Chorus, compressore ed EQ a otto bande (attivabili per le uscite finali).
Riguardo all’editing timbrico, in linea con la filosofia Yamaha in merito agli arranger, anche i suoni della Genos non sono modificabili in profondità: sono disponibili i controlli di base per il taglio/risonanza del filtro e l’inviluppo dell’amplificatore, insieme alle impostazioni di modulazione (aumento/diminuzione) e Aftertouch. Tuttavia, è pienamente percepibile quanto l’usabilità abbia beneficiato dalla presenza del nuovo schermo tattile: la pagina Voice Part Setup offre un eccellente colpo d’occhio ed è intuitivo agire sulle impostazioni correnti di ciascuna parte di tastiera, volume, PAN, EQ ed effetti. Dopo aver personalizzato un timbro, è possibile memorizzare il tutto in un banco di Registration per utilizzi successivi. Le capacità di ampliamento di Genos si basano su una memoria RAM di 1,8GB in cui installare gli Expansion Pack mentre altri 58GB di memoria interna sono pronti all’uso per qualsiasi altro tipo di risorse; a supporto per la creazione e l'editing di nuove Voice, Yamaha fornisce gratuitamente il software Expansion Manager, disponibile per piattaforme Windows e Mac.
STYLE E MULTIPAD
La Yamaha Genos fornisce di default 550 Style, ma è possibile sin da subito installarne altri 138 di provenienza Tyros 5 in formato MIDI e scaricabili gratuitamente dal sito internet ufficiale, non solo: dallo stesso sito è possibile ottenere sempre gratuitamente una sequenza di pacchetti di espansione Bonus Audio Style Pack per un totale di altri 40 preset in formato audio. In definitiva, si può partire con un arsenale di ben 728 stili (sic!) e qualora davvero foste insaziabili – non posso crederci - sono disponibili altre risorse dal sito di Yamaha Music Soft. Ha destato la mia attenzione il fatto che, nonostante il supporto degli stili in formato audio, i 550 stili precaricati sullo strumento siano tutti in formato MIDI: per avere nello strumento gli Style con le tracce audio delle percussioni, si dovranno scaricare i Bonus Pack citati qui sopra. Gli Style sono suddivisi in 15 famiglie per altrettanti generi musicali, fra cui mi ha incuriosito la categoria Oldies: onestamente, mi sarei aspettato qui il repertorio storico della musica swing di un tempo, da Frank Sinatra fino ai Platters. E invece no: Yamaha ha classificato come Oldies gli accompagnamenti ideali per suonare il rock degli anni Sessanta. Ci sono rimasto un po’ male: poi ho pensato che i membri superstiti degli Stones, dei Beatles e dei Procol Harum hanno oggi superato i 75 anni di età. Urca, per quanto quella sia stata una musica travolgente e rivoluzionaria, oggi sono proprio… Oldies.
La configurazione degli accompagnamenti automatici rispetta la tradizione Yamaha: dal tasto ACMP necessario per attivare o disattivare la sezione arranger, OTS Link per cambiare automaticamente le impostazioni One Touch Settings quando viene selezionata una sezione Main diversa (suggerisco caldamente di impostare il valore Real Time del Timing nella configurazione dello strumento), Auto Fill-In per una transizione dinamica al pattern successivo, e Break da usare cum grano salis. La modalità Fade In/Out è assegnabile a scelta al pulsante Rotary Sp./Assignable, ad un pedale o ad uno dei sei pulsanti Assignable. I pulsanti di controllo dei pattern cambiano colore e danno un immediato senso di sicurezza: sono di colore rosso quando il controllo è attivo al momento, le sezioni che contengono dati ma inattive sono di colore blu, infine sono spente le sezioni senza dati e quindi indisponibili sullo stile in corso di esecuzione. Non mancano i banchi Multipad (4 pad per 448 banchi associabili a tracce MIDI e/o audio) ed il loro utilizzo proviene dalla grande facilità d’uso sperimentata per anni sugli arranger delle serie PSR e Tyros: squadra che vince non si cambia.
Nella seconda parte di questo test dedicato alla Yamaha Genos troverete capitoli dedicati al sequencer, alle connessioni, alle altre funzioni e infine le mie impressioni di uso: non perdetelo!