A partire da questo mese amici chitarristi, iniziamo una serie di contenuti esaltante. Sceglieremo ogni mese un grande chitarrista e ne analizzeremo il suono, parleremo della sua storia e di come ha costruito il suo marchio di fabbrica, delle trovate che questi maestri delle sei corde hanno utilizzato per lasciare il segno nella storia della musica. Ma il meglio deve ancora venire, perchè dopo aver parlato di ciò che le leggende della chitarra utilizzano in studio e dal vivo, lo porteremo nel mondo della chitarra 2.0 per clonare il loro suono.
Un grande chitarrista come Frank Caruso ci spiegherà, con la sua rubrica Virtual Guitar, come ottenere con i software che oggi la fanno da padrone le timbriche e gli effetti più celebri. Non vi resterà che imbracciare la chitarra e mettervi alla prova!
VAN HALEN - UN CLASSICO MODERNO
Questo mese partiamo da quello che io amo definire un "classico moderno", Eddie Van Halen, il prototipo perfetto di guitar-hero, che ha saputo innovare a 360° il mondo della chitarra del suo tempo, prendendo gli anni '70 ed archiviandoli con un assolo di chitarra che ha cambiato per sempre il modo di vedere la chitarra elettrica. "Van Halen" il primo album omonimo della band che porta il nome del nostro eroe, contiene nella seconda traccia, "Eruption", il manifesto rivoluzionario di questo chitarrista geniale che da allora rimane uno dei punti di svolta più importanti nella musica rock.
Ma non era solo la sua straordinaria abilità chitarristica a renderlo così innovativo, Van Halen ha costruito il suo suono in modo istintivo e scientifico allo stesso tempo, concentrandosi sulla propria identità e su di un timbro super-aggressivo per l'epoca che fece spiccare immediatamente la band scoperta da Gene Simmons su tutte le altre, esaltando le sue doti e facendole emergere in modo ancora più prepotente.
LA LEGGENDA DELLA PLEXI 1959 CHE CAMBIO' TUTTO
Non si può capire Van Halen e la sua attitudine un po' naif senza parlare di quello che è stato l'amplificatore da cui è partito tutto. Eddie infatti registrò tutti i primi sei album della band, i più importanti nella sua discografia, con lo stesso ampli, e si può capire facilmente perchè su di esso aleggi una moltitudine di storie e leggende che ancora oggi sopravvivono.
La verità, come spesso succede, è una miscela di determinazione, casualità, fortuna e capacità. La famosa Plexi del '68 che Eddie acquistò di seconda mano dall'Inghilterra era una testata Marshall 1959 Super Lead regolarissima. Le leggende sulle modifiche esoteriche fatte a questo ampli derivano più che altro dal fatto che, dopo averla acquistata, Eddie non si rese conto che avrebbe dovuto impostare la testata per il funzionamento a 110V, il voltaggio della rete elettrica americana che è esattamente la metà di quello europeo. Per risolvere il problema del volume troppo basso causato dal voltaggio ridotto, Eddie aggiunse un trasformatore Variac per regolare l'alimentazione, scoprendo che poteva portarlo anche fino a 140V senza compromettere le valvole. Un dummy load tra testata e cassa gli permetteva poi di suonare con tutti i controlli al massimo ed avere un volume ancora gestibile. Il suono ed il volume venivano gestiti esclusivamente regolando il trasformatore Variac. Ecco il segreto dell'ampli sovra-alimentato che diede vita ad uno dei suoni più epici del rock.
L'EVOLUZIONE DEL SUONO DI EDDIE
Parlando brevemente dei cabinet, le prime scelte di Van Halen furono sempre legate ai cabinet Marshall. Nei primi anni probabilmente utilizzò dei cabinet con coni Celestion G12M da 25W e poi dei Vintage 30 ad un certo punto negli anni '80. Eddie era molto geloso dei suoi segreti, non solo tecnici, e negli anni recenti ha ammesso di aver rilasciato spesso interviste con dettagli falsi sulla sua strumentazione per confondere le acque. Per questo motivo miti e dicerie sul suo setup si sono moltiplicati come funghi in autunno.
Gli step successivi del suono di Van Halen sono legati a tre amplificatori arcinoti anche grazie a lui ed alla fama planetaria che la band aveva raggiunto nel giro di brevissimo tempo.
Tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90 Eddie passò alla magica Soldano SLO-100, la testata che con certezza potete sentire suonare su "For Unlawful Carnal Knowledge" del 1991. Il motivo in prima istanza fu che, dopo anni di onorato servizio, la sua insostituibile Plexi stava dando segni di cedimento. Il suono della SLO-100 gli permetteva di ottenere più facilmente quel tipo di distorsione più al passo con i tempi che la band voleva ottenere. Non amando particolarmente i pedali distorsori, tanto da aver spesso dichiarato di non aver mai usato nulla se non la distorsione degli ampli, Eddie rimaneva fedele alla sua filosofia del massimo volume, massimo rendimento. Tuttavia queste nuove testate erano in grado di suonare molto aggressive anche senza dover sovra-alimentare l'elettronica.
In quegli stessi anni iniziano i contatti del guitar-hero con Peavey che, partendo proprio da questo tipo di sonorità distorta, compressa e più scura, andrà a sviluppare il progetto del primo prototipo della mitica 5150.
LA 5150, IL SUONO DEL VAN HALEN DI OGGI
E' storia e tutti riconosciamo immediatamente questa testata che da 1993 fino al 2004 ha raccolto i favori di migliaia di rockers in tutto il mondo. La Peavey 5150 prese il nome dallo studio personale di Eddie. Il numero 5150 è il codice che la polizia californiana utilizza per segnalare problemi legati a persone con disturbi mentali ed è stato utilizzato dai Van Halen anche come titolo e title-track per il loro famoso album del 1986 in cui compariva alla voce per la prima volta Sammy Hagar dopo la separazione con il frontman storico David Lee Roth.
L'endorsement di Eddie Van Halen con Peavey per questa testata è stato uno dei più fruttuosi di sempre, portando il marchio di amplificatori americano ai vertici delle vendite per anni. Una testata valvolare a due canali incredibilmente potente con 120W di potenza, cinque valvole 12AX7 per il preamp e quattro 6L6 per il finale. Una configurazione diventata un classico a sua volta.
Rispetto alla Soldano, la 5150 riporta Eddie verso sonorità leggermente più taglienti che ricordano le origini ma, allo stesso tempo, mantiene quella compressione e velocità di attacco più moderne rispetto ai suoni della Marshall Plexi.
Dopo la fine dell'accordo di Eddie con Peavey, il brand americano ha continuato a proporre questa testata sempre con un certo successo sotto il nome di 6505.
Il marchio 5150 invece si sposta sotto un nuovo brand, EVH, che porta proprio le iniziali del guitar-hero ed è sviluppato assieme al grande gruppo Fender. Il concetto di base rimane praticamente inalterato, con qualche modifica da parte di Eddie che cerca di sviluppare e limare ulteriormente il suo suono per continuare in uno studio ed una evoluzione che non si sono mai arrestati. La 5150 III rimane sempre una testata completamente valvolare ma passa a tre canali, otto valvole 12AX7 per il pre e sei 6L6 nel finale. Eddie sviluppa meglio il suo utilizzo del suono crunch, dedicandogli quindi un canale apposito più dinamico e meno compresso rispetto al canale Lead. Il primo modello fu da 100W ma oggi, per venire incontro alle esigenze di tutti quei chitarristi che non possono sfruttare a pieno questa potenza elevata, sono stati introdotti anche modelli più gestibili da 50W.
Sono sicuro che ora non vedete l'ora di leggere e sentire la nostra rubrica Virtual Guitar, che arriverà nei prossimi giorni, in cui Frank Caruso ci introdurrà alla ricostruzione digitale dei suoni di Eddie Van Halen.
Noi invece ci ritroviamo il mese prossimo con un altro chitarrista epico di cui ricostruire e studiare assieme la strumentazione!