E’ il 1978 quando il mondo del rock e dei chitarristi viene sconvolto dall’arrivo di qualcosa di impensabile, che porta il nome di Eddie Van Halen. Il panorama Hard and Heavy in quegli anni era fatto di suoni poco più che crunch e la distorsione Hi-Gain di Eddie era qualcosa di mai sentito prima, per non parlare della velocità con cui suonava quelle note.
In un epoca dove il video non era ancora molto diffuso e YouTube non esisteva, si faceva fatica ad immaginare come potesse suonare un assolo come “Eruption”. Solo molto tempo dopo il tapping divenne una tecnica comune per poi evolversi in forme anche più complesse. Ma il successo di Eddie e dei suoi Van Halen non sarebbe stato tale se non caratterizzato anche da un timbro estremamente personale ed innovativo. Negli anni di carriera dei VH lo stesso suono ha subito varie evoluzioni, sia per il passaggio dall’analogico al digitale (e quindi l’avvento di nuova effettistica oltre ad un nuovo sistema di registrazione e produzione e post-produzione audio) sia per l’evoluzione stilistica della band che ha visto via via l’introduzione di tastiere, soprattutto con timbri “brass”. Un suono “totale” come amo definire quello di Eddie, non avrebbe lasciato spazio a dei brass, timbricamente già di per se “ingombranti”; ed ecco allora il timbro di chitarra plasmarsi con il resto del mix per lasciare spazio ad altri strumenti, diventando leggermente più piccolo e decisamente armonioso grazie all’uso di flanger e chorus.
Vogliamo però in questo articolo dedicarci al suono che ha visto nascere il mito di Eddie, esaltandone le peculiarità stilistiche, laddove tutto ebbe inizio fino alla sua evoluzione e alla creazione non solo di chitarre signature, ma anche di amplificatori progettati dallo stesso Guitar Hero (vedi la Peavey 5150).
Ci concentreremo quindi sul primo album, che proietta nella storia del rock almeno tre song, ovvero la riedizione di un vecchio brano dei Kinks, "You really got me", preceduto dalla funambolica "Eruption", oggi ormai snobbata dagli shredder ma che allora fece impallidire migliaia di chitarristi in erba. Infine la particolare "Ain’t Talking About Love", il cui riff fu poi ripreso anche per versioni dance negli anni ’90 e 2000.
Proprio di quest’ultima ci siamo divertiti a riprodurre il sound utilizzando questa volta il software Guitar Rig 5, utilizzando una emulazione della testata 5150, un compressore ed un phaser. Per non rendere questi articoli troppo lunghi e complicati abbiamo fatto la scelta di ricreare un suono rappresentativo al 100% dell'artista, anche se talvolta non storicamente sincronizzato con il pezzo suonato. Questo permetterà anche a voi di costruire un suono signature perfettamente riconoscibile da usare in ogni occasione. Se volete entrare nel dettaglio della storia dei suoni e dell'evoluzione del setup di Van Halen, potete leggere l'articolo che ogni mese precederà Virtual Guitar e che vi farà scoprire ancora più dettagli e curiosità (Vai all'Articolo: VAN HALEN - LA STORIA DI UN SUONO CHE HA FATTO EPOCA).
Non trascuriamo l’accordatura dello strumento che per Eddie, come per molti altri di quel periodo, è un semitono in meno (quindi in Mib). Ciò comporta un timbro leggermente più grave, sicuramente una maggiore maneggevolezza dello strumento ma anche un impatto diverso degli armonici. I valori assoluti delle note e della loro frequenza esistono in fisica…
Importante l’uso di un riverbero (in abbondanza) che furbescamente il sound engineer usò per dare stereofonia e “panorama” al suono.
Importante gestire la sequenza soprattutto della sezione DSP. Se è abbastanza ovvio che il riverbero vada dopo il cabinet, potrebbe essere invece meno evidente dove inserire il delay. Per mantenere una certa pulizia è bene che il delay sia prima del riverbero, per evitare di dare ulteriore feedback al riverbero. Anche il posizionamento del phaser è strategico: inserirlo dopo il cabinet produrrebbe un effetto di sfasamento anche sulla control room, annullandone peraltro il panorama stereo, mentre l’effetto deve essere quello prodotto da uno stomp (quindi nella sezione pre).
I valori di gain sono ovviamente molto alti ma non devono mai essere tali da annullare l’attacco della pennata e il suono della corda: eccessivi valori di gain produrrebbero un effetto compressione indesiderato che annullerebbero il lavoro di “arpeggio” tipico del playling di Eddie!