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Virtual Guitar - Il suono di Joe Satriani #2


Il secondo capitolo dedicato al Maestro Joe Satriani focalizza quella che potremmo chiamare la “seconda fase” del Guitar Hero. L’onda d’urto del movimento chitarristico della seconda metà degli anni ’80 inizia ad avere una flessione, il mercato discografico non è più florido e vivace come nel decennio precedente e soprattutto la scena musicale inizia ad essere affollata. Joe però va avanti per la sua strada, non senza evolversi intendiamoci, ma a differenza di molti suoi “colleghi” che abbandonano l’idea di album solamente strumentali per indirizzarsi verso produzioni discografiche sicuramente più appetibili in termini di ascolto e di pubblico (vedi Y. Malmsteen con una virata decisamente AOR o Steve Vai con David Lee Roth prima ed i Whitesnake poi), pubblica nel 1992 un altro caposaldo del genere: The Extremist.

 

Il titolo forse è già una chiave di lettura, racconta infatti di una scelta artistica non semplice ma precisa: rimanere nell’alveo “chitarristico” (almeno per ora) abbandonando la tentazione di indirizzarsi verso una discografia più “nazional popolare” in un certo senso. Satriani lo farà tempo dopo (successivamente alla breve esperienza live con i Deep Purple) ed in tempi molto più recenti con la formazione dei Chickenfoot.

Ciò premesso, spiega in realtà l’evoluzione epocale del “Satriani sound” a cui assistiamo con la pubblicazione di "The Extremist". La composizione è enormemente più melodica e orecchiabile, la band vede alla batteria e al basso due mostri sacri del panorama mondiale (i fratelli Gregg e Matt Bissonett) e il suono della chitarra è, per così dire, meno “sperimentale” degli esordi, per abbracciare ed avvicinarsi a timbriche più classic rock e addirittura pop in alcuni episodi.

 

Cresce invece l’uso di effettistica, tendenza in realtà abbastanza diffusa nei primi Anni ’90. Anche in questo episodio discografico rimane la peculiarità di Joe nel caratterizzare ogni brano con timbriche differenti ma il suono delle ritmiche è pressoché costante: aperto e non troppo saturo, brillante e non molto compresso, con ambienti abbastanza ampi (anche sulla batteria), potremmo citare ad esempio proprio il riff del brano di apertura (Friends). E’ sulle parti tematiche che invece Joe esprime tutta la sua dedizione non solo alla tecnica esecutiva ma anche al sound design: delay e riverberi, che anche tecnologicamente e qualitativamente hanno raggiunto livelli molto più alti rispetto al passato, non sono solo elementi di contorno ma parte integrante del timbro stesso. Il tema di "Friends" con una riflessione del delay impostata intorno agli 80 ms non è solo un 'ambiente' ma un elemento ritmico.

 

 

Le parti tematiche più interessanti anche dal punto di vista del sound design sono sicuramente le cellule melodiche più narrative, sempre intervallate da momenti più virtuosi. Il punto più alto in termini compositivi in questo senso è sicuramente la 'ballad' dell’album, l’immancabile lento, ovvero "Crying".

 

Un brano (Il Brano!) narrativo dal sapore evocativo, in cui Joe esprime tutta la sua poesia nel fraseggio ma anche tutta la sua ricerca timbrica. Merito di una composizione minimalista in termini di strumenti ma altissima da un punto di vista armonico. Un pad di tastiere con armonie abbastanza articolate, basso e batteria ed un tema di chitarra con un suono a dir poco… epico. Ampi i valori del riverbero, un delay con buoni valori di feedback (ma non troppo in evidenza) che conferisce profondità al timbro ed un piano sonoro ben preciso. La saturazione, grazie anche ad un pickup ricco di armonici, porta spesso la chitarra verso armonici che si trasformano in feedback sulla tonica o sull’ottava superiore. Il timbro è incredibilmente chiaro sulle alte frequenze ma a differenza di quanto potremmo attenderci non è mai freddo o spigoloso, merito degli ambienti che smussano un suono che rischierebbe di perdere corpo e calore.

 

I valori di compressione sono importanti, per compensare una tessitura molto larga che include note altissime e fraseggi sulle note medio basse.

Per ricreare il timbro userò questa volta Amplitube 4 con le library aggiuntive previste e acquistabili dal Custom shop.

Nella sezione pre uso due Stomp: un Overdrive, un Tube Screamer in pratica, ed un Eq che mi aiutano ad eccitare a dovere le 'valvole' della testata, alzando i valori di gain in ingresso e conferendo già da ora un curva abbastanza generosa sulle alte frequenze.

 

 

Per l'amplificatore ci affideremo ad un collaudato Marshall, effettivamente spesso utilizzato da Joe con settaggi abbastanza standard ed una particolare attenzione alla microfonatura del cabinet. Alti valori sulle frequenza medie ci aiuteranno ad enfatizzare gli armonici, mentre l'utilizzo di un SM 58 e di un Condensatore per il cabinet conferiranno presenza ma anche calore al timbro, smussando (grazie al condensatore) la parte più tagliente del suono.

 

 

Delicatissima la parte riservata agli effetti: un riverbero dai valori generosi ed un delay con poco feedback ma abbastanza in evidenza daranno il giusto ambiente e piano sonoro al tutto.

 

 

Filtriamo il tutto con un gate in ingresso perchè gli alti valori di gain e di compressione genereranno rumore. Il resto della pulizia e del calore, del feeling e del playing è opera nostra e del nostro divertimento!

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