
Richie Blackmore con i Rainbow al Madison Square Garden nel Marzo '84., New York. (Photo by Larry Marano/Getty Images)
Richard Hugh Blackmore, per noi tutti semplicemente Ritchie Blackmore, è forse una delle figure più importanti nel panorama chitarristico Hard Rock, capostipite di un genere e riferimento per una generazione di chitarristi. La sua fama è legata fondamentalmente a due band, i Deep Purple e i Rainbow, che hanno segnato un epoca e che nel caso soprattutto dei Rainbow, ha dato il via ad un genere musicale ponendo le basi dell’Heavy Metal made in Europe, diverso da quello di stampo USA. Dibattiti accesi in ambito di critica musicale su questo aspetto, c'è chi ritiene che Blackmore sia da sempre sottovalutato e chi al contrario lo ritenga sopravvalutato, soprattutto in termini chitarristici. Rimane il fatto che a lui si devono alcuni fra i Riff più famosi del Rock, da Smoke on the water ad Higway Star, o brani come Burn che, seppur sconosciuto ai neofiti, ha influenzato la maggior parte delle band del pianeta in ambito rock. Non ultimo in termini di importanza il suo approccio neo-classico che già si intravede nell’album con orchestra dei Deep Purple nel 1969, che arriva al suo pieno compimento con i Rainbow dove, abbandonato l’uso esclusivo della scala pentatonica, farà ampio uso del modo frigio e soprattutto di fraseggi neo-classici che saranno poi fonte di ispirazione per esperimenti più funambolici del suo naturale successore Y.J. Malmsteen.
La carriera di Blackmore si estende praticamente per 45 anni, dalla fine degli anni ’60 ai ’90 e oltre il 2000, e non è semplice inquadrare lo stile e il suono in un arco temporale così ampio dove anche la tecnologia ha subito importanti upgrade. Potremmo sicuramente però identificare tre fasi stilistiche: la prima di matrice “hendrixiana”, che va dalla fine degli anni ’60 ai primi anni ’70; la seconda fase diciamo dal 1974 agli anni ’90 che per Blackmore ha coinciso a grandi linee con la fine dei Deep Purple (nella formazione Mark 3) e la formazione dei Rainbow; la terza acustica con il progetto Blackmore’s Night. A ben vedere infatti in album come Burn e Stormbringer (soprattutto la title track) si intravede già il sound dei futuri Rainbow. Questi ultimi poi abbandoneranno definitivamente il fraseggio Blues per spostarsi verso atmosfere più cupe e neo-classiche, ad eccezione degli ultimi esperimenti “pop” a cavallo dei primi anni ’80 con hit come Since you’ve Been Gone e I Surrender (composte infatti non da Ritchie ma da Russ Ballard, autore del più noto Voices).
In questo viaggio stilistico, il suono di Blackmore si evolve, ma non cambia mai la sostanziale matrice iniziale. Graffiante e ruvido, molto squillante e sempre ben definito. Utilizza Phaser e flanger, ricordiamo la splendida "Mistreated" dall’album Burn, ed un echo a nastro (visibile nelle immagini di made in capanna un gran bel registratore a bobina dedicato proprio a questa funzione!)
Nel mondo Deep Purple il timbro della chitarra era complementare all’Hammond di Jon Lord, con esperimenti di mix azzardati ma davvero funzionali con chitarra a sinistra ed Hammond a destra, a creare un panorama stereo davvero rock! Nei Rainbow questo aspetto è superato e la chitarra, spesso doppiata, è rinvigorita da un flanger presente anche sulle parti ritimiche, o da un phaser.
La chitarra più utilizzata da Blackmore lungo tutta la sua carriera è una Fender Stratocaster (a parte la Gibson degli esordi) di cui Ritchie scollega il Pick up centrale utilizzando solo quello al ponte e al manico, fino ad arrivare ad un modello Signature negli anni ’80 con tastiera scalopped e pick up Seymour Duncan (2, il pick up centrale è “fasullo”, solo estetico) coassiali per valori di Gain più importanti come richiesto dal Rainbow sound.
A livello di amplificazione come per tutta la generazione di chitarristi degli anni ’70, dopo gli esordi con un Vox AC30, c'è l’immancabile Marshall nella versione dell’epoca (JCM 800) fino ad arrivare ad un modello con il suo nome a marchio ENGL che di fatto replica, in modo più moderno e tecnologicamente avanzato, la filosofia e il design di casa Marshall. In ogni caso l’amplificazione di Blakcmore è ottenuta con una testata valvolare di altissima potenza, “british style” ovviamente, con un timbro equalizzato sulle medio-alte frequenze.
Ho realizzato il timbro di Highway Star utilizzando un plugin non molto diffuso ma a mio avviso validissimo, Bias di Positive Grid. Il plugin ha delle ottime emulazioni di amplificatori valvolari e consente di controllare esattamente i parametri delle valvole (da qui il nome BIAS), fino ad arrivare ad una precisa personalizzazione del timbro. E' abbastanza semplice ottenere un timbro molto vicino al Blackmore Sound utilizzando una emulazione dello storico Marshall JCM 800 ed alzando i valori di ingresso dello stadio valvolare.
Unico neo del plugin, una scarsa gestione della control room relativa agli ambienti di ripresa. Meglio inserire una piccola stanza utilizzando un plugin esterno, in questo caso semplicemente Rooomworks di Steinberg, utilizzando una DAW con Cubase per emulare una piccola stanza di ripresa ed un minimo di effetto "riflessione".