Steve Lukather, classe 1957, è noto ai più come “il chitarrista dei Toto” mentre per gli addetti ai lavori è semplicemente Steve, uno dei più grandi chitarristi e autori viventi.
Ha suonato praticamente con tutti i migliori musicisti del mondo, collezionando Grammy Awards e sfoggiando collaborazioni in ogni genere, dagli Earth Wind & Fire ad Alan Sorrenti, da M. Jackson a Cristopher Cross. Forse molti non sanno che sue sono le chitarre (e alcuni arrangiamenti) del super successo "Physical" (1981) di Olivia Newton John, sue le chitarre e il basso di Beat it di M. Jackson (fatto salvo per l'assolo che è di Eddie Van Halen), e potremmo continuare…
Ovviamente sono sue infine tutte le chitarre dei TOTO, nelle molteplici formazioni dovute a lutti e addii, ma con Steve sempre presente!
Definire il suono dei Lukather è impossibile. Forse lui più di altri ha impersonato la figura del “turnista” (all’italiana) ovvero del “session-man”, di colui cioè che presta la propria opera e genialità per altri artisti. Oggi è una figura comune, ormai addirittura in disuso, ma a cavallo tra gli anni ’80 e ’90 era una novità! Non più un chitarrista famoso legato indissolubilmente alla sua band, ma al servizio di altri autori e interpreti.
Questo ovviamente ha fatto si che Steve sviluppasse uno stile del tutto personale, ma non troppo caratterizzante, e soprattutto poliedrico sia in termini esecutivi che timbrici. Non troppo rock, non troppo blues, diciamo genericamente pop, non troppo graffiante, leggermente, ma sempre melodico e cantabile. Questi gli aggettivi che definiscono il playing di Steve!
Certo nella sua carriera solista e negli stessi Toto, Steve adotta timbri abbastanza Rock Blues, senza mai disdegnare i "super-clean" sopratutto nella seconda metà degli anni ’80.
Oggi prenderemo in esame une dei brani più famosi della carriera dei TOTO, “Rosanna” da Toto IV, per poi dedicarci nella prossima puntata alla parte più ottantiana di "Home of he Brave".
Anche riassumere l’equipment di Lukather è impossibile. Dopo l’accoppiata storica Gibson/Marshall di fine ’70 ai tempi di "Hold the Line", negli anni ’80 utilizzerà tutta la tecnologia a rack disponibile sul mercato, da Lexicon a TC Electronics, da Line 6 ad Eventide, avvalendosi anche dello staff di progettazione di Steve Vai proprio per l’allestimento del suo outboard. Di questo periodo sono i suoi suoni più raffinati ed effettati, con delay e modulation accoppiati, con chitarre acustiche super-clean e cristalline ma con un crunch solo sul delay, esperimenti di sound design che continuano ad ispirare moltissimi strumentisti!
Il brano "Rosanna", da Toto IV, è certamente uno dei più rappresentativi del “Lukather’s sound”. Fu un grande successo tra il 1982 e il 1983, anno di uscita dell’album, accompagnato anche da un videclip con una famosa attrice di quel periodo, proprio Rosanna Arquette a cui pare il brano fosse dedicato.
Playing funk oriented sulla strofa e assolo decisamente rock, il brano è costituito fondamentalmente da due timbri: il primo è il classico clean della posizione 2 sulla Fender, inutile girarci troppo intorno, chi ha usato una Fender ha ben presente quel timbro inconfondibile, cristallino e “medioso” al contempo. Di fondamentale importanza in questo caso sono gli ambienti. La chitarra infatti sembra essere ripresa in una room abbastanza ampia, con un effetto “riflessione” che in realtà valorizza moltissimo il groove, già di per se galoppante e sempre preciso come nello stile di Steve. Una buona compressione in ingresso quindi per dare linearità al tutto ed un riverbero abbastanza corto ma ben in evidenza che con Guitar Rig 5 otteniamo utilizzando il componente Studioverb (in combinazione con la control room del cabinet), messo in cascata dopo una testata Vox, in realtà probabilmente un Marshall per Steve, ma comunque certamente una matrice valvolare alla fonte.
Il suono dell’assolo invece potrebbe apparire come un rock sound “standard”, ma in realtà ha un paio di finezze non da poco. Innanzitutto la combinazione vincente di delay e riverbero che conferiscono non solo un buon sustain al suono, ma anche un suo preciso posizionamento nel piano sonoro, non troppo “davanti” ma comunque ben in evidenza. Non abbiamo paura allora di utilizzare buoni valori di delay, sempre con molta cura e attenzione alla quantità.
Infine un intervento massiccio sull’equalizzazione per enfatizzare le alte frequenze: un intervento insolito che rischierebbe di far diventare il suono troppo tagliente ma che invece contribuisce a staccare dal mix, e soprattutto dai fiati, il timbro della chitarra con una curva importante intorno ai 12 kHz.