Quando si parte per un tour molto lungo, ma soprattutto che si svolge per la quasi totalità all’estero, ci sono molte cose da tenere in considerazione per quanto riguarda la strumentazione. In primis l’ingombro è una cosa che va considerata, in secondo luogo i problemi tecnici che sono sempre dietro l’angolo. In questo articolo cercherò di darti dei suggerimenti su come pensare e sistemare la strumentazione in modo da poter gestire ogni show in totale sicurezza, con qualche dritta direttamente dal tour Europeo di Vinny Appice di cui faccio parte.
ORGANIZZARE LA STRUMENTAZIONE
La prima cosa da fare è capire di cosa si ha realmente bisogno e di cosa invece si potrebbe fare a meno. Questo ci evita inutili spese e ci consente di ottimizzare al massimo l’occorrente.
Un consiglio: metti da parte voglie strane! Sì, perché ogni volta è sempre la solita storia: “quel pedale potrebbe servirmi” oppure “però una nuova chitarra potrebbe tornarmi utile”. A meno che non si abbia realmente bisogno di qualcosa che non abbiamo già a disposizione nel nostro “arsenale”, ti consiglio di non spendere soldi inutilmente.
Per questo tour con Vinny Appice ho deciso di portarmi poche cose, il minimo indispensabile. Avrò bisogno sostanzialmente di due, tre suoni al massimo, pochi pedali perché sfrutto i canali dell’amplificatore che sarà un testata e cassa come richiesto da Vinny. Ho scelto una Orange Rockerverb 100, una testa molto semplice con due canali, clean e distorto, che mi saranno sufficienti per coprire la gamma dei suoni che il tipo di lavoro richiede.
Per quanto riguarda la pedaliera ho cercato di ridurre al minimo i pedali per privilegiare la purezza del suono dell’ampli: un boost per aumentare il gain nelle parti soliste, un wah wah che ci sta sempre bene, l’indispensabile accordatore e un delay messo nel send/return dell’ampli.
La chitarra è una Stratocaster, che ho dal ‘94, alla quale ho fatto molte modifiche nel corso degli anni per renderla di volta in volta sempre attuale. Oltre a questo corde e plettri in abbondanza e qualche attrezzo per far fronte alle varie evenienze: pinze, cacciaviti, tronchesi per tagliare le corde, avvolgicorde, accordatore a clip con pile di ricambio, boccettina di olio nel caso avessimo bisogno di lubrificare ponte e meccaniche, carta vetrata a grana fine nel caso avessimo l’esigenza di levigare le sellette e fusibili di ricambio per l’amplificatore: in giro la corrente non è sempre pulitissima e ci può stare che salti un fusibile.
CABLAGGIO E SETTAGGI
Nel cablare la pedaliera è indispensabile fare in modo che ogni singola parte sia sostituibile nel giro di pochi minuti. Può capitare che un cavo inizi a dare problemi poco prima dell’inizio dello show e abbiamo bisogno di sostituirlo velocemente, quindi è indispensabile mantenere un certo ordine.
Stessa cosa vale per la parte dedicata all’alimentazione dei pedali: fai in modo che ogni cavetto sia immediatamente riconducibile al pedale. Io da anni utilizzo del nastro di carta gommata, che solitamente attacco sotto la pedaliera a fianco all’alimentatore, dove segno i cavetti di alimentazione in modo da riconoscerli velocemente (Vedi Foto Sopra).
Per quanto riguarda il routing del segnale uso un accorgimento che negli anni si è verificato essere una scelta vincente in termini di qualità sonora: escludo sempre l’accordatore dal percorso del segnale. Questo perché a volte il bypass dell’accordatore non è sempre pulito e di solito porta via un po’ di segnale anche da spento. Se ho spazio in pedaliera uso un pedale volume e collego l’accordatore all’apposita uscita “tuner out”, se invece, come in questo caso, lo spazio è limitato, uso un A/B switch sfruttando un’uscita per l’accordatore e un’altra per la catena dei pedali che andrà all’amplificatore. In questo caso ho anche una comodissima funzione di mute nel caso avessi bisogno di staccare la chitarra. Il segnale entra nell’A/B switch, da qui un’uscita va all’accordatore mentre nell’altra il segnale entra nel wah wah, poi nel boost e va diretto all’amplificatore.
Il delay invece lo inserisco nel send/return dell’ampli perché, usando il canale distorto, se collegato in front risulterebbe ingestibile. Da qualche anno uso un TimeLine Strymon per situazioni più complesse, dove cioè ho bisogno di impostare delay diversi in base al brano. Per aumentare la capacità di utilizzo di questo pedale mi sono fatto costruire un controller con il quale posso “navigare” tra i vari banchi in maniera molto veloce. Una cosa molto interessante che il TimeLine mette a disposizione è la possibilità di settare un boost nel preset, questo torna molto utile quando la quantità di delay richiesta rende il suono meno presente. In questo caso grazie al boost potremmo aumentare il suono di qualche decibel quando il preset è acceso, in modo che il suono torni ad essere presente.
Nell’amplificatore invece cerco di settare il clean con una leggera saturazione, in modo da uscire sempre dal mix e permettere al mio strumento di spiccare meglio. I suoni estremamente puliti fanno più fatica ad uscire. Sul distorto invece faccio in modo di avere una saturazione che possa gestire con il potenziometro del volume della chitarra, così da arrivare quasi ad un clean nel caso lo chiuda leggermente; quando invece ho bisogno di più saturazione uso un boost. Questa scelta mi permette di avere una buona dinamica anche con livelli di gain più elevati. In questo caso ho scelto di usare un boost di volume per non intaccare il suono dell’ampli, altre volte preferisco usare dei pedali overdrive con volume al massimo e drive al minimo, in questo caso posso caratterizzare ulteriormente il suono (Vedi la Mia Pedaliera nella Foto).
Per quanto riguarda l’equalizzazione è importante fare una considerazione: la chitarra nel mixer si colloca in un range di frequenze medie e medio basse. Questo va tenuto presente quando lavoriamo sul suono, quelli che per noi sono gli alti, per il mixer sono i medi, e sui medi si concentra l’intelligibilità del suono. Spesso siamo soliti tagliare gli alti e aumentare i bassi per rendere il suono più “fluido”, più gradevole, ma questo è un grosso errore perché in questo modo limitiamo di molto la presenza e la capacità del nostro suono di “bucare il mix”. Non avere paura di aumentare i medi e gli alti.
CONSIGLI PRATICI
In un tour molto lungo come questo è importante prevedere l’imprevedibile. Questo significa che dobbiamo doppiare ogni cavo, compresi i cavi di alimentazione. Dobbiamo avere un alimentatore di riserva per la pedaliera, io di solito mi porto un paio di One Spot oltre alle pile che a volte sono utili quando la corrente è talmente sporca da generare molto fruscio.
Importante far controllare per bene la chitarra dal liutaio perché poi quando si è fuori è difficile trovarne uno che possa risolvere il problema in tempi brevi. A me è successo di avere un problema al ponte, nonostante avessi fatto sistemare la chitarra prima della partenza, ed ero in Polonia. Fortunatamente sono riuscito a trovare un liutaio che è riuscito a risolvere velocemente il problema, ma non è stato per niente facile!
Una cosa alla quale in Italia non siamo più molto abituati è l’affetto del pubblico, e anche se sei un perfetto sconosciuto capita spesso che arrivino persone con la tua foto stampata a chiederti un autografo e un plettro. Questa è una cosa che mi ha un po’ destabilizzato, in positivo naturalmente, e soprattutto mi ha obbligato a comprare altri plettri da poter regalare. Oltre a questo è utile organizzarsi con una piccola “farmacia portatile” per far fronte ad eventuali piccoli problemi di salute che potrebbero verificarsi.
Lorenzo Carancini
Chitarrista e Insegnante presso Lizard Accademie Musicali (Chiaravalle)
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