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Test: Yamaha Reface, quattro assi nella manica

Rapporto qualità/prezzo7.7
Componenti8
Sound8
Interfaccia8
I nostri voti per la serie Yamaha Reface
7.9
Reader Rating: (1 Rate)7.8

Sono ormai anni che il mondo delle tastiere aspettava novità da Yamaha e, con sorpresa, il colosso giapponese sforna una serie di tastiere per entrare nel settore più vivo, quello dei prodotti sotto i 500 euro.

I modelli della serie Reface sono caratterizzati dallo stesso hardware digitale (a esclusione di DX) con motori di sintesi però differenti, con identica mini tastiera con meccanica proprietaria, stesse connessioni ma interfacce fisiche differenti, adattate per il controllo ottimale secondo lo scopo finale del prodotto. Reface si compone al momento dei modelli CS con motore virtual analog derivato dal precedente AN1X per l’emulazione dei classici vintage, DX con sintesi FM a quattro operatori ma con varianti importanti rispetto a quanto già conosciuto della serie DX11/TX81Z, CP per l’emulazione di Rhodes, Wurlitzer e Yamaha CP e, infine, YC emula organi gli elettromagnetici Hammond, VOX, Farfisa, Ace Tone e Yamaha.

Come prevedibile, alcune funzioni sono comuni a tutti i modelli, per esempio lo slider di volume e la scelta dell’ottava assegnata alla tastiera, la cui meccanica a 37 note è identica per tutti i modelli e sensibile alla velocity. La meccanica è di produzione Yamaha. L’alimentazione utilizza un trasformatore esterno di piccole dimensioni o le batterie con slot posteriore. Tutti i modelli sono dotati di due altoparlanti da due Watt da tre cm, per l’amplificazione on board, uscita stereo R e L su jack, uscita cuffia, ingresso Aux In per collegare altre sorgenti audio, ingresso per Foot Controller FC3 su CS e YC e per pedale switch (FC4 o FC5) su DX e CP (per quest’ultimo si può usare anche FC3), connessione MIDI su cavo proprietario fornito di serie, pulsante di accensione e porta USB (non alimentata) 1.1 o 2.0 collegabile anche a iPhone e iPad oltre che al computer. Quest’ultima funziona anche come interfaccia MIDI quando collegata al computer, così da poter utilizzare Reface come controller esterno. A eccezione di DX, che dispone di un display con menu per la navigazione, le funzioni accessorie (come lo spegnimento automatico, l’abilitazione degli altoparlanti, il controllo MIDI, il Local Control, il sustain, il canale di trasmissione, l’inversione del Pitch Bend, la selezione del pedale e il reset) si attivano usando specifici tasti della tastiera all’accensione. Ogni modello dispone di effetti digitali inseriti secondo la finalità. In fatto di hardware, i quattro modelli condividono molte parti comuni: i convertitori sono gli ottimi AKM AK4396 fino a 192 kHz a 24 bit, è presente un convertitore A/D BB PCM1804 192/24, memorie SDRAM Windbond in numero variabile secondo il modello, un microcontoller Spansion FM3 per gestire pannello di controllo e USB e un integrato Yamaha che è il cuore del sistema. Nel DX è presente anche la batteria per le memorie, assente sugli altri modelli

 

Reface CS

01 Reface CS e il suo pannello

Yamaha ha scelto di concentrare tutti i parametri utilizzando gli slider su pannello: CS si programma quindi in tempo reale e non ha una RAM interna, per cui è necessario passare dall’applicazione per gestire i suoni memorizzati. La polifonia massima è di otto note e la tastiera è sensibile alla dinamica. Oltre al Pitch Bend, selezionabile in ottava o due semitoni, l’organizzazione del pannello segue i dettami dell’analogico classico con interessanti varianti. Si parte dal volume, dalla scelta dell’ottava assegnata alla tastiera, dalla funzione looper per registrare un loop MIDI fino a 2.000 note o 10 minuti a 120 bpm a otto note di polifonia massima su tastiera con Tempo programmabile a lato. Le modulazioni comprendono un LFO, con Depth e Speed, da assegnare all’oscillatore con modulazione secondo il modello di oscillatore scelto, al pitch, al filtro o all’amplificatore.

 

02 La sezione dedicata al Portamento e all'LFO

 

La funzione di Portamento permette anche di impostare le modalità Mono e Poly. Sono cinque i modelli di oscillatore presenti, che tuttavia diventano di fatto molto di più quando si combina Texture (che modifica il rapporto tra i due oscillatori o l’effetto di rig modulator e sync) con Mod, che introduce ulteriori modulazioni prefissati sui due oscillatori. Il filtro a 24 dB/Oct è dotato di cutoff, resonance ed è possibile modulare il cutoff con l’inviluppo. A questo proposito, CS dispone di un solo inviluppo il cui effetto condiviso tra amplificatore e filtro è controllato dallo slider EG Balance; questo consente per esempio di applicare l’inviluppo al solo amplificatore o al solo filtro, oppure di trovare valori intermedi così da avere lo stesso inviluppo su filtro e cutoff a differenti livelli di intervento. Una buona idea. L’inviluppo è un classico ADSR. Gli effetti previsti per CS sono un distorsore, un Chorus/Flanger, un Phaser e un Delay, i cui principali parametri si controllano con gli slider Depth e Rate. Il Phrase looper permette di registrare e sovraincidere più frasi sovrapposte e registrare anche i valori degli slider delle sezioni LFO, Portamento, Osc, Filter ed EG. Si può infine quantizzare la registrazione a sedicesimi.

Gli oscillatori

03 La programmazione degli oscillatori e del filtro

 

La particolarità maggiore di CS sono gli oscillatori, che vanno ben oltre la classica selezione di forme d’onda. Ogni voce è formata da due oscillatori secondo il tipo scelto. Multisaw è basato su onde a dente di sega, con possibilità di aggiungere il sub oscillatore un’ottava sotto e sovrapporre più onde con leggero detune. LFO controlla l’intonazione dell’oscillatore principale e non viene applicato al sub oscillatore. Pulse è la classica onda quadra, con facoltà di detune della seconda onda applicata, controllo della percentuale di impulso e modulazione della stessa quantità con l’LFO. Oscillator Sync ha il secondo oscillatore in sincronizza con il primo, con controllo dell’intonazione tra i due e il grado di modifica. L’LFO è agganciato all’intonazione del secondo oscillatore. Ring Modulator prevede la gestione dell’intonazione per primo e del secondo oscillatore. Frequency Modulation è un semplice motore in FM con una modulante e una portante, con impostazione dell’indice di modulazione, modifica del rapporto del modulante sulla portante e modulazione con LFO dell’indice di modulazione.

IN PROVA

L’attesa verso il CS è elevata: da tempo Yamaha non presentava qualcosa nel settore dei virtual analog e CS, pur essendo basato sul motore AN, è molto interessante. I controlli sono intuitivi e ci vuole pochissimo tempo per arrivare a un timbro utile. La verifica di quanto sia facile e impulsivo si ha lavorandoci sopra: più volte siamo atterrati su colori timbrici inaspettati, anche se analogici. Il manuale non racconta tutta la storia: Texture e Mod aprono le porte a una combinazione di forme d’onda molto interessanti. Per Osc Sync, per esempio, si ottiene un suono filtrato con Mod e per Frequency Modulation si sente l’effetto del feedback. Sempre Mod aggiunge rumore bianco alla Multisaw. La combinazione di Mod e Texture su Osc Sync amplia il range di semitoni disponibili per il sync. La modulazione dell’LFO, da applicare con Pitch Bend, entra nel campo audio offrendo ulteriori possibilità di creazione di bande laterali. Il controllo di resonance è stato ottimizzato, tanto che usare una resonance al massimo con tutto il filtro aperto genera un livello di volume molto elevato. La programmazione dell’inviluppo è ottima: finalmente c’è una buona escursione nella prima parte del range dei valori di tempo, che permette una grande facilità di produzione di suoni percussivi. Altri synth dal costo molto più alto non hanno questa accortezza! Il bilanciamento dell’inviluppo tra filtro e amplificatore consente di ottenere ottime emulazioni di Minimoog, soprattutto sui bassi. La curva dell’inviluppo è molto naturale. Il suono del generatore passa dalla compattezza del Minimoog alla brillantezza di un Roland Jupiter 8 senza mai spappolarsi sui bassi! Il distorsore interagisce con lo stato di cutoff e risonanza, dando quindi ampio spazio a suoni lead molto efficaci, la specialità di CS.

 

04 I controlli per l'inviluppo e gli effetti

 

Chorus e Flanger aggiungono un minimo di ambiente con una produzione di distorsione armonica molto evidente e piacevolmente analogica. Bello anche il delay, che assomiglia più a un nastro che non a un digitale. L’unico artefatto che tradisce la natura digitale del motore è la presenza di aliasing sull’ultima ottava, che si fa sentire su tutte le forme d’onda e in particolare su Pulse. Il giudizio su CS è però positivo senza ombra di dubbio visto il prezzo: facilissimo da programmare, fornisce ottimi risultati timbrici anche a chi non ha grande esperienza. Si candida per bassi corposi e suoni distorti in quantità, sempre con un calore analogico e una dinamica realistica per un prodotto da meno di 400 euro!

 

PRO

Facile da programmare

Buona flessibilità sonora

Inviluppo percussivo

 

CONTRO

Funzioni nascoste per gli oscillatori

Un unico filtro LPF

 

Secondo Noi

Rapporto qualità/prezzo 8

Componenti 8

Sound 8

Interfaccia 8

 

 

Reface DX

00 Il pannello di controllo di Reface DX

Bentornati al 1982! L’ultimo synth di Yamaha ad aver fornito l’FM è stato l’indimenticabile, e ora ricercatissimo, FS1R di enorme complessità e potenza. Il piccolo Reface DX riparte dal classico schema di FM a quattro operatori, il cui più noto rappresentante è stato TX81Z. Su Reface DX, però, Yamaha ha rimescolato le carte, introducendo un motore FM particolarmente customizzato per non creare i classici artefatti digitali dell’FM, rivedendo l’interfaccia utente, togliendo la scelta della forma d’onda (qui sono solo sinusoidi) e introducendo il feedback indipendente per ognuno dei quattro operatori. La sola presenza di questi feedback giustifica l’acquisto di Reface DX per chi ama l’FM, perché apre orizzonti sonori piuttosto inediti e semplici da raggiungere in fase di programmazione. La polifonia si ferma a otto note, la tastiera è sensibile alla velocity.

 

01 Le connessioni di Reface DX sono identiche agli altri modelli

 

L’interfaccia utente si compone dello slider per il volume e per l’ottava, seguito da quattro slider touch con led centrale che funzionano come data entry o switch secondo quanto mostrato dal display a destra. A sinistra trovano posto i pulsanti per richiamare le quattro pagine principali di programmazione FM (frequenze, livelli, algoritmi e feedback), quelli per richiamare i banchi di suoni e per l’accesso all’editing, e infine otto pulsanti per gestire le singole pagine dei quattro operatori, il rate e il livello degli inviluppi, la modulazione LFO e il pitch EG. Chiudono i pulsanti per il richiamo delle funzioni, degli effetti, del looper e per il salvataggio della patch, essendo Reface DX l’unico della serie con batteria interna e RAM per la memorizzazione (32 memorie in tutto su quattro banchi). La navigazione avviene per pagine che, quando sono presenti, sono segnalate come cerchietti. Le funzioni richiamabili comprendono la trasposizione globale in semitoni, le modalità Poly, Mono Full e Mono-Legato, il Portamento, il range di Pitch Bend, il canale di trasmissione MIDI e di ricezione MIDI, l’attivazione dei Control Change per gestire i parametri delle pagine Freq, Level, Algo e FB, e il Local On/Off. È possibile disattivare lo spegnimento automatico dopo 30 minuti e disabilitare gli altoparlanti interni, definire il tipo di pedale collegato (scegliendo tra i modelli FC3, GC4 e FC5) e il contrasto del display. Nelle funzioni Job troviamo il recall e l’inizializzazione della voce, oltre al factory reset. Gli effetti disponibili comprendono un distorsore, un Wah Wah, un chorus, un flanger, un phaser, un delay e un riverbero. È possibile utilizzare un massimo di due effetti contemporaneamente. DX integra anche le funzioni di store con immissione del nome della patch da memorizzare. Il Phrase Looper è gestito con i quattro slider e le relative funzioni sono mostrate sul display. Durante il playback, è sempre attivo l’editing, consentendo così di creare dei movimenti timbrici in tempo reale. La tastiera è dinamica.

La programmazione FM

02 La programmazione delle frequenze per i quattro operatori, in alto lo schema dell'algoritmo

 

Occorrerebbe un numero intero di AudioFader per entrare nei segreti dell’FM, ma è chiaro che DX è stato concepito per chi di FM non sa quasi niente. L’approccio è sul modello prova e ascolta. Così accade che nella pagina delle frequenze sono mostrate le quattro frequenze degli operatori, sovrastate dal disegno dell’algoritmo dove l’operatore individuato da un quadrato è un portante e quello in un cerchio è un modulatore. Il pulsante Algo consente di vedere meglio la struttura e di richiamare i dodici algoritmi. Oltre alle frequenze, i livelli dei modulatori definiscono direttamente il contenuto armonico: la pagina Level serve a controllare i quattro livelli, assieme alla pagina FB che permette di attivare il feedback positivo e negativo per ogni singolo operatore, vera novità in ambito FM che consente di superare abbondantemente i limiti della sola sinusoide come forma d’onda, per arrivare a timbri da onda quadra. È anche la prima volta che su un synth Yamaha troviamo livelli positivi e negativi di feedback.

03 La programmazione dell'inviluppo è la parte più complessa

L’editing degli inviluppi è relegata a una serie di pagine, richiamando l’operatore su cui si vuole lavorare. Dal punto di vista tecnico, la modulazione di frequenza di DX consente di usare gli operatori in Ratio (da 0,5 a 31,99) e in Fixed (da 1 Hz a 9772 Hz), con detune da -64 a +63. Sono presenti i Key Scaling per ogni inviluppo dell’operatore, con i classici andamenti lineari o esponenziali. L’inviluppo d’ampiezza prevede quattro livelli e quattro Rate, con l’ultimo livello e rate per il key off. L’LFO dispone di sette forme d’onda, di cui due Sample&Hold, con valori di Speed, Delay e intensità d’azione sul pitch e sull’ampiezza per ogni singolo operatore. L’inviluppo per il pitch ha la stessa struttura di quelli di ampiezza, con valori anche negativi per Level, con escursione da -48 a +48 semitoni e abilitazione per ogni singolo operatore.

 

In prova

Amiamo l’FM visceralmente fin dal primo DX7. In studio abbiamo tutte le incarnazioni dell’FM declinata da Yamaha. Pochi secondi e capiamo che il piccolo DX è un synth FM diverso dai precedenti. Se pensate al suono del vecchio DX7 o TX81Z, con tutte le sue sfaccettature digitali e quella rumorosità digitale poco apprezzata, sappiate che su Reface DX non le troverete. Il lavoro di programmazione dell’algoritmo di sintesi sono un capolavoro di buon compromesso tra la dinamica timbrica dell’FM, conservata ed esaltata, e filtraggio sulle componenti disarmoniche proprie dell’FM. In altre parole, DX suona più analogico e con meno difetti dei precedenti digitali, tanto che non si sentono soffi o aliasing esagerati. Ne risultano timbri compatti, organici e più controllabili rispetto al classico TX81Z. Se l’introduzione del feedback positivo e negativo per ogni operatore è una ventata di novità nell’FM hardware, il limite di 1 Hz a frequenza fissa è insormontabile. Alcune patch in FM fanno largo uso di un operatore con frequenza fissa a 0 Hz, qui non possibile. L’impostazione dell’interfaccia utente determina il tipo di suoni che si possono ottenere velocemente: pad ricchi di armoniche o modifiche del contenuto armonico sono immediate, usando feedback e livelli. Qualche volta può capitare di modificare erroneamente anche il valore dell’operatore accanto usando i cursori. La programmazione degli inviluppi è semplificata dal fatto che il richiamo delle pagine di Level e Rate è ricordato a richiamo, così è possibile spostarsi in continuazione sui due valori dello stesso operatore. Manca una funzione di copia e incolla degli inviluppi e forse era meglio invertire la posizione del display rispetto ai cursori. La possibilità di usare i Control Change assegnati ai parametri importanti dell’FM, permette di controllare da superfici di controllo, compresi dispositivi iOS, il piccolo DX con performance live inedite per l’FM. Yamaha ha in catalogo l’App iOS Faders & Pad che programmata all’uopo è perfetta per gestire più parametri contemporaneamente. Per la prima volta un synth FM hardware può esprimersi in tempo reale meglio che nel passato.

 

PRO

La dinamica dell’FM senza rumore

Più facile da programmare

Feedback positivo e negativo

 

CONTRO

Assente Zero Hz come frequenza

Inviluppi difficili da programmare

 

Secondo Noi

Rapporto qualità/prezzo 7

Componenti 8

Sound 8

Interfaccia 8

 

Reface CP

00 Il pannello di controllo di Reface CP

 

Modellato sui performanti pianoforti CP di Yamaha, ha una polifonia di 128 note e unisce il campionamento AWM con la sintesi SCM, che utilizza componenti a modelli fisici e impiegata sui grandi CP. Il piccolo non potrebbe essere più semplice da programmare: dopo il solito slider Volume e ottava, compare un selettore per richiamare i due Rhodes, uno più chiuso e l’altro più brillante, il Wurlitzer, il Clavinet, il CP 80 e un toy piano, seguito da un controllo Drive per la distorsione del suono.

 

01 Il selettore del modello di piano elettrico

 

Il resto del pannello è occupato dai controlli per i quattro gruppi di effetti: Tremolo o Wah Wah con gestione di Depth e Rate con comportamento differente del Tremolo per Rhodes e CP rispetto a Wurlitzer, Clavinet e Toy Piano; Chorus o Phaser con Depth e Speed; Delay digitale o Delay analogico con Depth e Time, e infine Reverb con Depth. La tastiera di CP è dinamica. Non è prevista alcuna funzione di memorizzazione sulla tastiera.

In prova

Se cercate un generatore timbrico di pianoforti elettrici classici a buon prezzo, CP è la vostra scelta. Ai due Rhodes sono associati i rumori del martelletto, il cui livello può essere aumentato lavorando su Drive. I Rhodes potevano essere più ricchi di basse frequenze.

 

02 I controlli di Tremolo o Wah e di Chorus o Phaser

 

L’inserimento di Wha Wha e Chorus può modificare sensibilmente il volume d’uscita. Il Clavinet è molto percussivo con un rilascio corretto, un po’ carente sulle basse frequenze. Nulla che non sia risolvibile con un buon eq, che qui manca. Il modello CP80 è eccellente, con Drive che può renderlo più metallico e un Chorus molto anni ’80. Il Wurlitzer è sufficientemente realistico con effetti di delay e phaser perfetti per sound anni ’70, ma non troppo personalizzato. L’attacco non è del tutto convincente e manca un controllo per dare un sustain maggiore.

 

03 I controlli delay e di riverbero

 

Non ci è piaciuto il riverbero, troppo pulito e rigido per sposarsi con il suono dei pianoforti. Nessun giudizio sul Toy Piano, che non ci sembra così necessario e utile. La qualità dei preset è buona e musicale, con un corpo piacevolmente pieno e una dinamica, anche suonando la mini tastiera, efficace e realistica, anche se occorre un periodo di apprendimento per non passare da livelli di pianissimo a fortissimo.

 

PRO

Il modello CP suona molto bene

Delay e Phaser

 

CONTRO

Riverbero troppo pulito

Attacco del Wurlitzer

 

Secondo Noi

Rapporto qualità/prezzo 7

Componenti 8

Sound 7

Interfaccia 8

 

Yamaha YC

00 Il pannello di controllo adattato per l'esecuzione organistica

 

Dedicato agli organi, con 128 voci di polifonia e tastiera sensibile al tocco, utilizza la leva del pitch bend per controllare il Leslie la velocità (Fast e Slow), lo Stop o la sua completa disabilitazione. Sono cinque i modelli d’organo disponibili, tutti campionati: Hammond, Vox, Farfisa, Ace Tone e Yamaha YC45D. Come di tradizione, YC include una sezione di nove drawbar, in forma di slider, con i pulsanti per l’attivazione del Vibrato o del Chorus, con relativo controllo Depth, e della percussione con due livelli d’intonazione e un controllo Lenght per il decadimento. In particolare, nell’emulazione Hammond la percussione assume diversi comportamenti secondo il modo di suonare e lo stato dei drawbar. Quando è attivata, per esempio, il nono drawbar non suona. Gli unici due effetti presenti sono un distorsore e un riverbero, la cui intensità è controllata dai relativi slider.

02 La leva del Pitch Bend è usata per il controllo del Leslie

In prova

Di YC non si può non vantare la precisione nei dettagli timbrici. Pur essendo campionato, Yamaha è stata attenta a inserire il rumore di leakage nell’Hammond, togliendolo sul Vox. Sul modello Farfisa si sente chiaramente il divisore degli oscillatori, con l’inversione delle componenti come sull’originale. Nel modello Yamaha è presente aliasing. Ben realizzata anche la percussione. L’Hammond è veritiero ma non caldissimo, Vox è decisamente tagliente, il Farfisa è molto aperto e si presta a timbri tra organo e synth, Ace Tone ha una componente più ricca sulla frequenze basse e sulle alte.

 

03 I drawbar

 

Stranamente l’Electone si presenta piuttosto rigido e digitale. Il distorsore è molto ricco di armoniche e con una escursione molto ampia. Non abbiamo amato il riverbero, qui troppo trasparente, leggero e digitale, non in grado di avvicinarsi al suono del riverbero a molla. La qualità dell’emulazione degli organi, a cominciare dall’Hammond, è comunque interessante: dimostra che è possibile realizzare buoni timbri elettromagnetici anche con un campionamento intelligente, distribuendo le singole componenti rumorose come si addice ai modelli reali. Un’attenzione ai particolari che non sfigura affatto confrontandosi con i modelli fisici, tuttavia rimane una certa rigidità nei timbri che tradisce l’origine campionata alla base dei timbri.

04 La sezione effetti, con pulsanti e cursori da organo

 

PRO

Controlli da pannello

Distorsore

 

CONTRO

Riverbero freddo

Un solo modello di Hammond

 

Secondo Noi

Rapporto qualità/prezzo 7

Componenti 8

Sound 7

Interfaccia 8

 

Reface e il mondo

Yamaha è sempre stata tra i produttori di tastiere meno orientati al web, ma con Reface le cose cambiano radicalmente. Da una parte c’è l’App Reface Capture, per iOS con Camera Kit, che consente di gestire le patch inserendo immagini e tag, per funzioni di ricerca e ordinazione come in un applicazione librarian. Attraverso i QR Code è possibile anche scambiare patch via email. La sorpresa più grande però è l’integrazione con la tecnologia di Google Chrome che dalla versione 43 include il supporto diretto di hardware MIDI che, dal punto di vista storico, è una rivoluzione quasi quanto il MIDI stesso e che aprirà le porte a DAW e synth direttamente su Internet invece che sui computer. I siti web che utilizzano il supporto MIDI di Chrome sono quindi in grado di dialogare direttamente con hardware MIDI. Al momento del test l’integrazione non era ancora disponibile e il progetto era in fase avanzata. Ci vuole poco a capire che si aprono le porte per la condivisione di esperienze e suoni come prima non era mai accaduto, dando smalto all’intero settore dei sintetizzatori in un prossimo futuro.

 

CONCLUSIONI

Mettere le mani sui modelli Reface equivale a un giro sull’ottovolante della storia del synth, del piano elettrico e dell’organo. I due modelli più interessanti per l’elettronica sono CS e DX, mentre CP e YC sono prodotti per musicisti che amano suonare, in cerca di portabilità e qualità sonora al pari di modelli ben più costosi e pesanti, da affiancare a master keyboard o meccaniche di tastiera di qualità per avere tutto il potenziale espressivo a portata di dita. Sappiamo che la domanda ricorrente è il motivo per cui spendere soldi per qualcosa che può essere facilmente emulato in software. Nel caso di CS l’interfaccia utente e il motore di sintesi sono due elementi non disponibili in software e, anche volendo dotarsi di keyboard controller esterni, l’investimento è ridotto rispetto all’acquisto di un buon soft synth e un controller esterno (sempre che poi sia in grado di interfacciarsi al meglio). Per DX la storia è diversa: se pensate di ottenere gli stessi suoni e la stessa facilità d’uso con un qualsiasi modello DX/TX del passato, scordatevelo. L’algoritmo è sufficientemente differente per distinguersi dal passato e dal software, e l’integrazione con gli effetti e il controllo rendono DX un modello inedito nel mondo dell’FM, pur mantenendo la magia della sintesi FM. YC e CP sono l’equivalente di un expander di qualità, con una tastiera e un’integrazione MIDI adatta per essere portati anche sul palco. L’integrazione infine con Chrome e iOS porteranno la serie Reface al livello più recente raggiunto per lo sharing e l’organizzazione dei suoni, aprendo interessanti prospettive. Globalmente la serie Reface darà filo da torcere al settore delle tastiere sotto i 500 euro. Il mondo non è più quello di venti anni fa e oggi lo spazio (leggi dimensioni) e l’integrazione sono elementi prioritari nella scelta, senza sacrificare il suono. Il futuro potrebbe riservare altre sorprese in casa Yamaha, nel frattempo è chiaro a tutti che il sintetizzatore hardware sta tornando a essere di moda come non lo era ormai da troppi anni.

 

INFO

Yamaha Music Europe Branch Italy

www.yamaha.com

Prezzo: € 407,00 + IVA

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